martedì 22 dicembre 2009

Scampoli d'assenza

Poi uno si accorge che non scrive su queste pagine da troppo tempo e che ogni volta che decide di scrivere una cosa, su qualcosa, la detta cosa perda di importanza nel secondo successivo e allora ti rendi conto di essere un po’ vittima di questo sistema, che ti bombarda senza lasciarti il tempo di pensarci su, di startene seduto semplicemente a pensare.
Che so, magari in stazione se solo ci fossero ancora le panchine nelle stazioni, in quelle nuove o lucidate intendo, perché in quelle di una volta le panchine c'erano, e c'erano addirittura le sale d’attesa, magari tra un binario e l’altro, semplicemente per ripararsi dal freddo. Allora ci pensi mezzo secondo e capisci che le sedie e le panchine non ci sono più solo perché erano rifugio dei miserabili, di quelli che stavan lì a cercar calore. Semplicemente. E poi uscivano via la mattina, quasi per pudore.
Invece poi viene fuori ancora quello lì, a dire che l’amore vince sull’odio, quasi a considerarsi depositario dell’amore. Dio mio che bestemmia! Che basterebbe magari ricordarsele le cose, le offese ripetute, e la voglia di sentirsi diversi, di poter odiare senza utilizzarne il verbo.
Allora viva anche le guglie in miniatura. Chissà quanto sia difficile rimettere a posto una faccia finta: si riuscirà mai a farla tornare veramente finta come prima?
Così uno fatica a crederci, ma quello lì alla televisione (diverso da quello delle televisioni) è riuscito a portare anche l’arma del fallito attentato in studio, e risulta davvero strano dover rimpiangere i modellini in scala di case e appartamenti o biciclette con pedali insanguinati. Sì, devo proprio dire che il neo aumento del canone (da 107,5 a 109 euro) è davvero meritato.
In ogni caso buon Natale e scusate la voglia di non scrivere ma si trema in questi giorni e le energie sono tutte spinte verso il tremolio.
Poi chissà, forse il mare d’inverno farà partire un polverizzatore natalizio o una cronaca del “classico” Palma contro Pacmania o forse niente, il vento continuerà a pungere senza colorarci di bianco e tu di nuovo a maledire la stagione che un tempo anche sulla riva si dava un sacco da fare, e tra pupazzi e pallate ti dava anche da fare.
Ma si sa, le stagioni non sono più quelle di una volta.

venerdì 27 novembre 2009

G

Fu un periodo d’oro quello tra la fine degli anni 80 e la prima metà dei 90, specialmente in due categorie di peso, medi (limite 72,58 kg) e supermedi (76,20). Parlo di pugilato ovviamente.

C’erano un sacco di atleti, pugili dal talento più o meno spiccato. Tutti neri come il carbone. E tutti, per dirla in gergo, che “facevano male”. E non è questione di muscoli o altre cose, nessuno la saprà mai spiegare questa cosa qui ma il pugile ci nasce così, hai voglia a far pesi e figure in palestra, se “fai male” lo fai a prescindere. Bum, luci spente.

Si chiamavano Bernard “The Executioner” Hopkins, Roy Jones “Junior”, James “Lights Out” Toney, Thulani “Sugar Boy” Malinga, Chris “Simply the Best” Eubank, Micheal “Second to” Nunn, Iran “The Blade” Barkley, Julian “The Hawk” Jackson, e bastava osservarli sul ring o leggere dei loro risultati per smettere di sorridere ascoltandone i soprannomi.

“The Dark Destroyer” e “The G-Man” ad esempio, si incontrarono una volta sola, il 25 febbraio del 1995, con in palio il titolo mondiale dei supermedi versione WBC. Nessuno si dimenticherà più di quell’incontro, non solo perché venne definito “Fight of the Year” da KO Magazine.

Il distruttore nero rispondeva al nome di Nigel Benn, trentuno anni, inglese dei sobborghi di Londra, indiscusso campione in carica da tre anni, alla settima difesa del titolo. Due sconfitte, un pari e 39 vittorie, 32 delle quali per KO.

La G invece stava per Gerald, Gerald McClellan, ventisettenne statunitense di Freeport, nell’Illinois, 31 vittorie, 2 sconfitte, 29 KO. Nell’ultimo anno e mezzo, per capirci, “The G-man” aveva difeso per tre volte il titolo dei medi senza mai sentire la seconda campana: tre vittorie al primo round. Come contro Jeff Bell, finito al tappeto dopo venti secondi, a seguito di un terrificante montante sinistro al plesso solare: il più veloce ko nella storia dei mondiali dei pesi medi.

Poi la mancanza di stimoli e i sempre più frequenti problemi con la bilancia ed eccoci al 25 febbraio, a casa del detentore, in una London Arena gremita fino al soffitto.

Gli scommettitori danno sfavorito il campione 4-1 ma il pubblico sembra non curarsene. Almeno fino all'inizio del match, almeno fino a quando si rimane ad ascoltare le presentazioni del biondo Jimmy Lennon Jr, il ring announcer figlio d’arte più famoso d’america.
Poi si inizia e McClellan è una furia, il destro è una saetta e il gancio sinistro – il suo marchio di fabbrica – pronto a chiudere ogni combinazione. Benn, prova a schivare molto basso e molto veloce, come suo solito, ma non serve: bastano 35 secondi e il distruttore è investito da una serie di colpi che lo scaraventano fuori dalle corde, con la schiena quasi sul tavolo dei giornalisti.

L’arbitro, il francese Alfred Asaro, inizia la sua pessima prestazione contando in maniera molto lenta, permettendo al campione di scuotere la testa e rientrare, prima di venire nuovamente aggredito da G-Man. E’ una prima ripresa da incubo per Benn, che cerca di legare e sfuggire giocando con le corde, aiutato ancora dall’arbitro, autore di una serie di interventi incomprensibili (“What is this guy doing?”, si chiede incredulo il telecronista). A 22 secondi dal termine, Benn mette a segno un gancio sinistro di rimessa, McClellan è costretto ad indietreggiare per la prima volta. Non sarà l'ultima.

Inizia così una battaglia selvaggia con i due a massaggiarsi fianchi e mandibole in mezzo ad una bolgia che pare di essere all’Old Trafford in cui ogni colpo somiglia al gol decisivo.
Così alla seconda ripresa, alla terza, quarta e quinta e sesta, quando un gancio destro di Benn fa volare il paradenti di McClennan tra l’esultanza di Frank Bruno, appostato a bordo ring nell’imponenza della sua giacca rossa.

A trenta secondi dalla fine dell’ottava è un diretto destro ad aprire la strada, Benn è alle corde, ne subisce un altro e un altro ancora prima di cadere in avanti sul suo stesso disperato tentativo di rientrare col gancio sinistro. E’ il secondo conteggio.
Il primo colpo della nona è ancora un diretto destro, ancora di G-man, ma è Benn a venire fuori a metà ripresa, con un gancio destro molto preciso ma talmente sbracciato e scomposto da farlo sbilanciare verso il rivale. Le due teste si toccano, i dredd del campione finiscono negli occhi di McClennan che si lamenta tra i fischi del pubblico e la nullafacenza dell'arbitro.

Decima ripresa:
McClellan sembra più in palla, saltella e gira intorno al campione che pare subirne la freschezza. Dopo un minuto però, è Benn a scegliere bene il tempo, incrociando il sinistro di G-Man con un destro che non credi sia più definitivo degli altri. Passa un secondo e McClellan mette un ginocchio a terra. L’arbitro inizia il conteggio fissando il pugile negli occhi. G-man si alza al sette, sul cronometro ancora 1 minuto e 51 secondi. Il campione incalza lo sfidante che cerca disperatamente di legare. Poi ancora un montante destro e il ginocchio di G è di nuovo al tappeto:
le telecamere indugiano sul suo volto, con le palpebre che sbattono con più frequenza del solito così come il fiato dalla bocca e gli occhi a guardare il delirio degli spalti e le mascelle che si contraggono. L’arbitro continua il conteggio con G sempre nella stessa posizione, il ginocchio destro a terra e il braccio sinistro poggiato sull’altra gamba, pronto a far forza per rialzarsi.
Lo farà, ma all’undicesimo secondo, dirigendosi verso l’angolo con calma e senza curarsi delle braccia al cielo di Benn.

Arrivato all’angolo G rimane per un attimo in piedi, prima di sedersi per terra rifiutando lo sgabello, con le braccia poggiate alle corde.
G fa appena in tempo a muovere un po’ la testa e forse a rispondere ad un paio di domande del dottore prima di infilarsi in un abisso dal quale non uscirà più.

Gerald McClellan viene trasportato al Royal London Hospital. Il giorno dopo gli verrà asportato dal cervello un ematoma di cinque centimetri di diametro, ma non servirà ad assicurargli la vita di prima.

Dopo undici giorni di coma e speranze, McClellan torna a casa. Cieco, con l’80% di invalidità e praticamente senza memoria.
Abbandonato dalla moglie e dai tre figli, vive sotto la costante cura della sorella e delle cugine che continuano ad ipotecare beni per poter proseguire le cure di Gerald. “This is my money maker”, ripete balbettando G stringendosi il pugno.

Da quel 25 febbraio nessun pugile a parte Roy Jones Jr (fondatore anche della fondazione McClellan) è mai andato a trovare G-Man, forse per lo spettro di potersi ritrovare in quella situazione, senza riuscire a camminare o a tenere un bicchiere in mano. O più probabilmente per vigliaccheria.

Con 12 anni di ritardo, il 24 febbraio del 2007, il mondo della boxe si riunisce a Londra per McClellan, c’è anche Nigel Benn, “il distruttore nero”, che nel frattempo si è trasferito a Maiorca, dov'é diventato un ministro di culto di fede cristiana.
Nel corso della serata sono stati raccolti 175.000 dollari a favore di McClellan e 25000 dollari a testa da parte dei padri padroni del pugilato contemporaneo, Don King e Frankie Warren.

Un grande gesto, considerando che quel 25 febbraio 1995, Don King, organizzatore della serata, intascò tra spese e percentuali, il 70% dei 400 milioni di borsa.

www.geraldmcclellan.com

giovedì 26 novembre 2009

Influenze

Andare ad ascoltare i Tortoise dopo aver passato buona parte del pomeriggio nella curva Maratona a sentire le varie versioni di Sloop John B in salsa granata, è stata un'esperienza piuttosto interessante.

Se ci mettete anche la serata di Champions League lasciata volentieri ad ammuffire nel televisore spento (e meno male a 'sto punto), si capisce subito perché stanotte mi è parso di dormire in una bolla di sapone, fluttuando in un settore qualunque di uno stadio qualunque.

mercoledì 18 novembre 2009

Tutto merito dei baffi

Si va be', questi ci stanno per privatizzare pure l'acqua (la prossima vittima pare sia l'aria, come la vedete una società del tipo "Aria di Roma S.p.A.?) ma la notizia del periodo è sicuramente quella legata al mio nuovo mito ufficiale: Marco Predolin.

martedì 10 novembre 2009

Gegiù

Non intendo cantare la gloria
né invocare la grazia e il perdono
di chi penso non fu altri che un uomo
come Dio passato alla storia
ma inumano è pur sempre l'amore
di chi rantola senza rancore
perdonando con l'ultima voce
chi lo uccide fra le braccia di una croce.


(da Si chiamava Gesù, in Volume I - Fabrizio De André, 1967)



A. Fermo restando il mio totale ateismo della seconda ora (perché durante la prima no, proprio no) vorrei comunicare in scioltezza delle cose di una banalità sconcertante.
Rubo allora da Corrado Augias quando rispose così a chi lo interpellava sulla questione crocifisso in classe a seguito della sentenza della corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo:

Primo: il crocifisso è un simbolo religioso, non politico o sportivo. Secondo: questo simbolo identifica una precisa religione, una soltanto. Terzo: dunque la sua esposizione obbligatoria nelle scuole fa violenza a chi coltiva una diversa fede, o altrimenti a chi non ne ha nessuna. Quarto: la supremazia di una confessione religiosa sulle altre offende a propria volta la libertà di religione, nonché il principio di laicità delle istituzioni pubbliche che ne rappresenta il più immediato corollario.

B. Successivamente, ad un lettore che lo accusava di non capire – ma qui si passa all’ora di religione – che “la cultura giudaico-cristiana fa parte – le piaccia o meno – delle nostre radici storico-culturali come anche la libertà di aderire o meno a questi insegnamenti”, ribatteva argomentando questa frase che per quanto mi riguarda basta da sola:

la scuola pubblica di uno stato laico è un luogo dove si insegnano delle discipline, non una fede. Per conseguenza se un prof di religione racconta la storia del cristianesimo e di altre religioni, le compara e ne discute, io non ho obiezioni.


Detto ciò, sarebbe interessante analizzare - tornando al punto A – le farneticazioni del nostro ministro della difesa, che non è Walter Samuel (quand’era in maglia giallorosa) ma Ignazio La Russa, ospite qualche giorno fa all’interno della seconda vita di Lamberto Sposini su questa terra:

1. - La Russa (parlando del matematico Piergiorgio Odifreddi): “Non ha alcun titolo scientifico per essere un esperto di religione.”

Ora, considerando la completa idiozia di questa affermazione, vorrei che a rispondere fosse un giudice di Springfield, nella puntata in cui la sempre scettica Lisa Simpson è l’unica a non credere che lo scheletro trovato sotto terra, sia davvero quello di un angelo (infatti poi si scoprirà essere una pubblicità di un centro commerciale di prossima apertura):

- Giudice di Springfield: “Riguardo la scienza contro la religione emetto un’ordinanza restrittiva: la religione deve tenersi a duecento metri di distanza dalla scienza.”

2. Non contento, il ministro prosegue: “Dicevano delle sciocchezze enormi, hanno pure detto che il crocifisso deriva da una legge fascista e lei non gli ha detto niente.”

Chiamo qui a rispondere "la legge fascista" e precisamente la circolare del ministero della Pubblica istruzione n. 68 del 22 novembre il 1922:

In questi ultimi anni, in molte scuole primarie del Regno l’immagine di Cristo ed il ritratto del Re sono stati tolti. Ciò costituisce una violazione manifesta e non tollerabile e soprattutto un danno alla religione dominante dello Stato così come all’unità della nazione. Intimiamo allora a tutte le amministrazioni comunali del regno l’ordine di ristabilire nelle scuole che ne sono sprovviste i due simboli incoronati della fede e del sentimento patriottico.

E ancora (articolo 118 del Regio Decreto n. 965 del 30 aprile 1924: regolamento interno degli istituti d’istruzione secondari del Regno):

Ogni scuola deve avere la bandiera nazionale, ogni aula il crocifisso e il ritratto del Re.

3. A chiusura del suo prezioso intervento (senza contare che era stato invitato per parlare della Giornata delle Forza Armate), il ministro vien fuori da par suo, di gran classe, tessendo in poche righe una sorta di elogio della coerenza:

“E comunque non lo leveremo, il crocifisso. Possono morire. Il crocifisso resterà in tutte le aule della scuola, in tutte le aule pubbliche. Possano morire. Possano morire, loro e quei finti organismi internazionali che non contano nulla.”

Qui non ho testi a mio favore. Sono morti tutti dal ridere. O almeno così mi hanno detto.

martedì 3 novembre 2009

Dopo 17 anni

Così, al volo:
Santoro mi è antipatico e spesso anche la redazione che lo circonda.

Però ieri ho visto la puntata "Verità nascoste" sul caso Ciancimino e i rapporti tra mafia e politica (andata in onda l'8 ottobre scorso) e ancora una volta mi sono reso conto che trasmissioni del genere, almeno qui da noi, in Italia, non esistono.

Nuove rivelazioni, interviste fatte come si deve, il pubblico in sala che incredibilmente non applaude né fischia, nomi e fatti documentati.
Insomma, quello che dovrebbe essere giornalismo (ok, non siamo alla perfezione ma mi accontento).

E allora che ne invochino pure la chiusura, io resterò in attesa che un enorme culo (quello che sicuramente sostituirebbe Annozero) li seppellirà.
Che a pensarci bene, non è manco un brutto affare.

lunedì 2 novembre 2009

Che ci faccio io qui?

Lo so, questo pensiero d'essenza sarà letto tra qualche ora su ogni quotidiano.
Però è bello. Come l'adattamento non coordinato al momento storico e con le esigenze di molti - forse troppi - e il destino che ti vuole all'esterno solo per il piacere di chi si troverà dentro in futuro. La mente fuori giri e la cinghia mai a tempo con gli alberi senza che la potenza ne risenta.

Chissà, forse siamo noi a crescere i geni. Con il nostro continuo tentativo di legarli:

"Sono una piccola ape furibonda. Mi piace cambiare colore. Mi piace cambiare di misura".

Alda Merini (1931 - 2009)

venerdì 30 ottobre 2009

Prospettive

In ritardo come qualsiasi treno battente bandiera Trenitalia (come ad esempio tutti quelli presi negli scorsi tre giorni), vorrei chiudere definitivamente ogni polemica e questione - socio, psico, antropo, pneumo, scato e tutte le cose che si possono anteporre a logica - associate al caso Marrazzo.
In realtà, ancora una volta, scopiazzo come neanche fecero Zeman e Sacchi con Galeone, prendendo in prestito un botta e risposta scritto da mani sapienti sullo sciacquone del bagno degli uomini al Piccolo di Piazza Verdi, a Bologna:

- Prima mano: "W la figa!"
- Seconda mano: "Hai mai provato il cazzo?"

lunedì 26 ottobre 2009

40

L'amore è uno smisurato ossario
di decadenza,
Il latte versato degli eroi,
Distruzione di fazzoletti di seta
causata da tempeste di polvere,
Carezza d'eroi legati ai pali con una benda sugli occhi;
Vittime di delitti ammessi a questa vita,
Scheletri che barattano dita e giunture,
La carne tremolante degli elefanti della gentilezza
dilaniata da avvoltoi,
Concetti di delicate rotule,
Paura di ratti strillanti di batteri,
Fredda Speranza del Golgota per la Speranza d'Oro,
Umide foglie d'autunno contro
il legno delle navi,
La delicata immagine di colla del cavalluccio marino,
Non più sentimentali "Ti amo",
Morte per lunga esposizione alla degradazione,
Esseri misteriosi spaventosi affascinanti
che nascondono il loro sesso,
Pezzi della materia di Buddha congelati
e microscopicamente affettati
In Obitori del Nord,
Mele peni che vanno in malora,
Le gole tagliate più numerose della sabbia -
Come baciare il mio micino sulla pancia
La morbidezza della nostra ricompensa


(230a strofa, in Mexico City Blues - Jack Kerouac, 1959)

E sì che me l'ero anche segnato in agenda (dovete sapere che ho un'agenda, serve per far finta di avere impegni): "40° anniversario morte ti-jean", perché volevo omaggiarlo a dovere in questo mondo dove le cosiddette "cifre tonde" hanno più importanza di altre. Chissà perché poi.

Allora lo faccio adesso, citando una ricostruzione in cui ci si possono trovare un sacco di cose.
E perché, come scrivevo ieri (ma non andate a cercare in queste pagine, ero da tutt'altra parte), con certe persone, pochissime in realtà, non ci sono scadenze:

The night of Sunday October 19, he couldn't sleep and lay out-side on his coat to watch the stars. The next morning after eating some tuna, he sat down in front the TV, notebook in hand, to plan a new novel; it was to be titled after his father's old shop: "The Spotlight Print."
Just getting out of bed Stella heard groans in the bathroom and found him on his knees, vomiting blood.
He told her he didn't want to go to the hospital, but he cooperated when the ambulance attendants arrived. As they were leaving , he said, "Stella, I hurt", which shocked her because it was the first time she had ever heard him complain. Then he shocked her even more by saying, for the second time since they had married, "Stella, I love you."

Less than a day later, on the morning of October 21, after twenty-six blood transfusions, Jean Louis Kerouac died in St. Anthony's Hospital of hemorrhaging esophageal varices, the classic drunkard's death.
On Dizzy Gillespie's birthday.


(da Memory Babe - a critical biography of Jack Kerouac - Gerald Nicosia, 1983)

martedì 20 ottobre 2009

"Amici sportivi, buonasera."

E’ che erano diversi i tempi, allo stadio si potevano addirittura suonare i tamburi senza chiedere il permesso alla questura, i cancelli aprivano davvero ore prima ma nonostante il terrificante anticipo finiva sempre che ti ritrovavi scomodo, tu, piccolino, rigorosamente in piedi per tutta la partita in mezzo a quei buzzurri che amavi e odiavi e che alla fine prendevano sempre i posti migliori nonostante l’orgoglio non troppo esibito da noi finti adulti glabri. E dovevi pure considerarti fortunato a trovare sui gradoni ghiacciati un posto per il tuo culetto durante l’intervallo.

Così capitava che i fumogeni scagliati a raffica con relativa sciarpa a coprire naso e bocca, il bordello tipico della curva e il mega bandierone che puntualmente ti sventolava davanti gli occhi, ti facessero perdere un qualsiasi gol durante i primi 5 minuti, soprattutto se capitava dall’altra parte, sotto alla sud.
Accadeva allora che l’unico modo per capire come l’avessero buttata dentro - il vantaggio di Allegri col Milan o quello di Bivi contro l’Ancona ad esempio - era arrivare a casa e attendere le 18e10. Rai Uno. 90° minuto. Ovviamente.
E dovevi pure arrivare puntuale di fronte al televisore, perché spesso capitava che le squadre e le partite meno importanti venissero mostrate per prime. Pescara, i biancazzurri, non sfuggivano a questa legge.
Altre volte, quando la traferta era troppo distante e i nastri non arrivavano in tempo in redazione, quando si era in B o addirittura in C come negli ultimi anni, toccava aspettare il lunedì dopo pranzo, appena tornati da scuola, verso le 14e20, in coda al TgRegionale su Rai3.

In ogni caso, la linea la prendeva sempre lui, Mario Santarelli, con il suo marchio di fabbrica, quel “Amici sportivi, buonasera” che apriva le danze, insieme con la classica fotografia dell’Adriatico gremito alle sue spalle. O con la piscina de Le Naiadi e il palazzetto di via Elettra, quando vincevamo in Europa con la pallanuoto e galleggiavamo in serie A con la pallacanestro. I magnifici anni '80.

Un pezzo della mia infanzia, la colonna portante dei miei ricordi sportivi abruzzesi. In Rai, redazione sport, da prima che io nascessi, per arrivare alla recente pensione giusto un paio di anni fa. Lui che ovviamente era diventato uno di casa, fino a vedergli i capelli sfumare sul bianco e il volto segnarsi di saggezza, con le gote rossastre, quasi da nonno, uno che lo capivi dalla faccia se il Pescara o la Vastese (un po’ meno la Juve) avessero vinto o perso.
Lui, con la cadenza chiaramente abruzzese e la voglia di elevarsi a cronista nazionale, con quelle espressioni, quei vocaboli un po’ meno comuni, forse perché non troppo pertinenti o più probabilmente perché in disuso, figli di un calcio in agonia: “compagine”, “a protezione dei sedici metri”, “zona nevralgica del campo” per citarne alcuni. Non dimenticherò mai la sua classica “Brutta battuta d'arresto per la compagine biancazzurra”, detta con voce contrita, dispiaciuta, quasi controvoglia. No, non possiamo aver perso.

Mario Santarelli è morto il 17 ottobre scorso, proprio alla vigilia della partita che avrebbe riportato il Pescara in vetta, in testa. Come piaceva a lui.

Allora non potevo che dirgli grazie, per tutte queste cose. Perché sono cresciuto anche con lui. In serie A.

venerdì 16 ottobre 2009

Un calendario per Matteoli


C'è il sole e l'aria punge, allora, prima di uscire vorrei segnalare che il ministro Matteoli, a Skytg24, ha dichiarato che i lavori per la costruzione del ponte inizieranno il 23 dicembre 2009. Mercoledì.

Ora, non ci vuole un genio per ricordarsi che il 25 si canta "tanti auguri Gesù Cristo", il 24 si parte con i preparativi, il 26 sarà sabato e il 27 - a meno che qualcosa non mi sfugga - sarà domenica, giorno in cui persino il figo in barba sfatta e capelli lunghi, si è riposato. Perlomeno la mattina.

Poi ci sarà il 31, San Silvestro, il tipico ultimo giorno dell'anno che, oltre a mani, dita mozzate e qualche morto, porta inevitabilmente all'inizio dell'anno nuovo, capodanno appunto. 1° gennaio.

Così si arriva al 2 gennaio 2010, un sabato che al solito precederà la domenica, in programma, salvo comunicazioni dell'ultimora, il 3 gennaio.
La befana, pardon, l'epifania del Signore, arriverà il 6 che è un mercoledì, in rosso (festa comandata si diceva una volta) sia sul calendario di frate indovino che su quello di Mara Carfagna.

Insomma, se tutto fila liscio, l'11 gennaio si incomincerà quantomeno a dire agli abitanti delle due sponde che dovranno lasciare le loro case. E mi sembra un buon modo per iniziare l'anno e dare un calcio alla crisi.
Sento già i brindisi da laggiù, con i bicchieri nelle mani di chi comanda sul serio.

Insomma, chi ben comincia è a metà dell'opera, anzi, della grande opera.

Ringraziando per la segnalazione Altintop, il terzo bronzo di Riace (che quei mari li solca che manco Achab), invito tutti i lettori ad andare a vedere quella meraviglia, prima che una colata di cemento escluda il nostro sguardo. Non si sa mai, magari lo tireranno sù per davvero.

martedì 13 ottobre 2009

Numeri e puntini.

Anche se sempre meno tassonomico del signor Valdoni, mi piacerebbe mettere un paio di puntini sulle i, anche se poi sulla i ce ne va uno solo.
Per farlo, vorrei partire da questa frase del miglior presidente degli ultimi 150 anni, all’indomani della bocciatura della consulta al Lodo Alfano:

“Meno male che Silvio c’è. Se non ci fosse Silvio con tutto il suo governo, con un supporto del 70 per cento degli italiani, saremmo in mano a una sinistra che farebbe del nostro paese quello che tutti sapete. Quindi va bene così.”

Al solito, secondo non si sa bene quali sondaggi, siamo quindi al 70 per cento. Per mettere i puntini, saccheggio a piene mani dal blog di Zucconi. Niente di nuovo c'è da dire, ma mi accorgo che alcuni dei suoi elettori - almeno quelli con cui ho parlato domenica a pranzo, di fronte a degli ottimi maltagliati con porcini e asparagi - ci credono sul serio. Rieccoci allora al motivo dei puntini:

"- La percentuale di voti conseguiti dall’alleanza di Centro Destra nell’aprile del 2008 è, come si può vedere dal sito ufficiale del Ministero degli Interni, del 46,8 %, naturalmente più della coalizione opposta (37,5%). E’ dunque una maggioranza soltanto relativa, ben lontana da quel plebiscito che ora viene spacciato confondendolo con la cifra del sondaggio casareccio. La maggioranza degli italiani che votarono nel 2008, scelsero di NON votare per il centro destra (53,2%). Mentre il partito con il suo nome ottenne appena il 37,4%, non proprio una vittoria per acclamazione.

- Alle Europee del 2009, il neonato Popolo della Libertà ebbe il 35,3%, arretrando nettamente rispetto alle politiche del 2008.

- Dalla discesa in campo nel 1994, il partito o i partiti con il marchio di Berlusconi non hanno mai ottenuto più che una vittoria relativa, al massimo poco più di un terzo del voti, grosso modo quello che otteneva la DC.

- Quando ci si chiede dove siano tutti questi elettori di Berlusconi che a volte si fatica a individuare tra i propri conoscenti e amici, basta ricordare che da 15 anni, testardamente 2 italiani su 3, e molti di più contando gli astenuti, rifiutano di votare per lui."


Detto questo, continuo a fare man bassa di scritti e letture altrui, e questa volta, ringraziando il sempre ottimo Lucha, non posso non continuare a citare uno che vedeva un po’ meglio di molti altri. E no, non era una questione di occhiali.
Chiamatela civiltà dei consumi, chiamatelo Berlusconismo. Chiamatelo come vi pare. Questo è, buona lettura:

“Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l’adesione ai modelli imposti dal Centro, è tale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati. L’abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la “tolleranza” della ideologia edonistica voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana. Come si è potuta esercitare tale repressione? Attraverso due rivoluzioni, interne all’organizzazione borghese: la rivoluzione delle infrastrutture e la rivoluzione del sistema d’informazioni. Le strade, la motorizzazione ecc. hanno oramai strettamente unito la periferia al Centro, abolendo ogni distanza materiale. Ma la rivoluzione del sistema d’informazioni è stata ancora più radicale e decisiva. Per mezzo della televisione, il Centro ha assimilato a sé l’intero paese che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un’opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè – come dicevo – i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un “uomo che consuma”, ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane. L’antecedente ideologia voluta e imposta dal potere era, come si sa, la religione: e il cattolicesimo, infatti, era formalmente l’unico fenomeno culturale che “omologava” gli italiani. Ora esso è diventato concorrente di quel nuovo fenomeno culturale “omologatore” che è l’edonismo di massa: e, come concorrente, il nuovo potere già da qualche anno ha cominciato a liquidarlo. Non c’è infatti niente di religioso nel modello del Giovane Uomo e della Giovane Donna proposti e imposti dalla televisione. Essi sono due persone che avvalorano la vita solo attraverso i suoi Beni di consumo (e, s’intende, vanno ancora a messa la domenica: in macchina). Gli italiani hanno accettato con entusiasmo questo nuovo modello che la televisione impone loro secondo le norme della Produzione creatrice di benessere (o, meglio, di salvezza dalla miseria). Lo hanno accettato: ma sono davvero in grado di realizzarlo?
No. O lo realizzano materialmente solo in parte, diventandone la caricatura, o non riescono a realizzarlo che in misura così minima da diventarne vittime. Frustrazione o addirittura ansia nevrotica sono ormai stati d’animo collettivi.[...] La responsabilità della televisione, in tutto questo, è enorme. Non certo in quanto “mezzo tecnico”, ma in quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. È il luogo dove si concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. È attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere. Non c’è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l’aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l’anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione), non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata, bruttata per sempre”.


Pierpaolo Pasolini, “Corriere della Sera”, 9 dicembre 1973

giovedì 8 ottobre 2009

Sono andato a letto presto

(ANSA) - ROMA, 7 OTT - La Consulta ha bocciato il 'lodo Alfano' per violazione dell'art.138 della Costituzione. Vale a dire l'obbligo di far ricorso a una legge costituzionale (e non ordinaria come quella usata dal 'lodo' per sospendere i processi nei confronti delle quattro piu' alte cariche dello Stato). Il 'lodo' e' stato bocciato anche per violazione dell'art.3 (principio di uguaglianza).

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- Max: "E' questo il tuo modo di vendicarti?"
- David "Noodles" Aaronson: "No, è il mio modo di vedere le cose."

(James Woods e Robert De Niro, in C'era una volta in America - Sergio Leone, 1984)

mercoledì 7 ottobre 2009

Diciamo che sono d'accordo

- "La stampa francese ha dedicato molti articoli, molto spazio alle vicende personali e alla vita privata di Silvio Berlusconi: guardando da qui, dalla Francia, che idea si è fatta?"

- "Credo che la vita privata debba rimanere tale, salvo quando, come in questo caso, non diventa pubblica e non mette a rischio il funzionamento delle istituzioni pubbliche, altrimenti tutto diventa dispersivo e sposta il dibattito politico su un terreno di voyerismo e in questo caso lo deploro.

Se la vita privata mette a rischio l'esercizio del potere, le decisioni che vengono prese o la dignità stessa del potere, diventa per forza di cose una faccenda pubblica ma se rimane nella sfera prettamente privata allora no. E questo è vero per Berlusconi che ha sconfinato nel campo pubblico, quindi è normale che ci sia un dibattito nel modo in cui la sua vita è stata rivelata.

Penso che la cosa importante sia il tipo di politica che fa Berlusconi e che valori incarna: trovo che i valori che incarna siano dei controvalori, non sono valori morali né di dignità, non sono valori di onestà, non sono valori di condivisione né di solidarietà ma di esibizionismo contrari alla serenità e alla dignità della politica.

Ovviamente si possono amare e apprezzare questo tipo di comportamenti ma io credo che la politica meriti cose più serie e pacate."


Ségolène Royal (intervista a SKY TG24, 7 ottobre 2009)

lunedì 5 ottobre 2009

Mi serve un polverizzatore Thompson (8)

- Via con lo scudo fiscale. Ale' Pesco, vai col turborovescio (ma questo era per Camporese se non sbaglio). Evviva. Giorgio poteva rimandarla indietro (per poi firmarla successivamente), certo, ma prima ancora sarebbero da mandare indietro, anzi a casa per manifesta unsaccodicose (almeno)

59 esponenti del PD
1. Argentin
2. Bersani
3. Boccuzzi
4. Boffa
5. Bucchino
6. Calearo Ciman
7. Calgaro
8. Capodicasa
9. Carra Enzo
10. Ceccuzzi
11. Cesario
12. Codurelli
13. D’Alema
14. Damiano
15. D’Antoni
16. De Micheli
17. Esposito
18. Fiano
19. Fioroni
20. Franceschini
21. Gaglione
22. Garofani
23. Giacomelli
24. Gozi
25. La Forgia
26. Levi
27. Lolli
28. Losacco
29. Maran
30. Marchignoli
31. Martino Pierdomenico
32. Meta
33. Mogherini Rebesani
34. Mosella
35. Picierno
36. Pistelli
37. Pollastrini
38. Pompili
39. Porta
40. Portas
41. Realacci
42. Rosato
43. Sani
44. Servodio
45. Tenaglia
46. Turco Livia
47. Vaccaro
48. Vassallo
49. Vernetti
50. Villecco Calipari
51. Zampa
IN MISSIONE
52. Bratti
53. Bindi
54. Cavallaro
55. Farina
56. Lusetti
57. Mecacci
58. Migliavacca
59. Rigoni
8 esponenti del UDC
1. Cesa
2. Ciccanti
3. Drago
4. Galletti
5. Mannino
6. Pisacane
IN MISSIONE
7. Volontè
8. Buttiglione
2 esponenti del IDV
1. Barbato
2. Cimadoro

- L’inter vince ancora una volta a tempo scaduto con lo Speciale Uno (che non è l'approfondimento in seconda serata di Rai1) che esulta che manco Mazzone contro l'Atalanta, mentre il nuovo che avanza (basta mettersi una bella camicia bianca) Ciro Ferrara, si ostina a fare entrare Grygera invece di uno cha la passa, magari alta, a quei tre caproni lì davanti. Grande vittoria dei biancazzurri contro la capolista e peccato per la magnifica rovesciata di Ganci (min 2:16) che, per dirla col telecronista di TVsei, “è un lusso che per poco non finisce in vetrina”. Chiudete le valigie, si va a Portogruaro!

- Intanto leggo che Berlusconi è ritenuto corresponsabile (perlomeno civilmente, sul penale sappiamo com'è andata) nella vicenda Mondadori-Cir-Fininvest e insomma, a volte capita che la legge la pensi come un normale cittadino, nel senso che sì, insomma, usano i tuoi soldi per favorirti e tu non ne sai nulla? Sai com’è gira talmente tanto denaro che 3 miliardi mi possono sfuggire. Dai su, non ci si può credere.

- Sulla stessa scia, domani la consulta vaglierà la costituzionalità del lodo Alfano. Un normale cittadino come la pensa secondo voi?

- Poi non so, ma questo fango che affoga Messina mi sembra percepito e mostrato come la Coppa Italia, una cosa da far vedere poco, parlarne ancora meno e con peso specifico che non appartiene manco più alla Coppa Uefa, pardon, Europa League. Così si potrebbe anche dire che il cordoglio a comando, espresso molto bene ormai dal minuto di raccoglimento su tutti i campi e dallo stucchevole applauso che accompagna la paura del silenzio, si è svolto questa volta solo negli stadi in cui erano impegnate le squadre siciliane. Padania libera e daghela al terun. Lombardo promette “Mai più abusi edilizi”. E questa, scusate, me la segno in agenda.

- Sul corriere, i 103 che hanno cavalcato contemporaneamente l’onda a Città del Capo risultano più importanti del gol di testa (da 45 metri) di Martin Palermo, del ritorno in vita del Petruzzelli e del McDonald’s che aprirà dentro al Louvre. Speriamo almeno in un impianto di aerazione migliore di quello alla stazione di Bologna dove oramai, come in tutte le stazioni (e non solo), le notizie non arrivano più in un baleno.

- Nel frattempo è morta Mercedes Sosa: gracias a ti, oltre che a la vida. Sarebbe stato bello vederti per l’ultima volta nel “Salone dei passi perduti”. Chissà se mai li ritroveremo.

- A proposito di donne con le palle, la nazionale di pallavolo - femminile, s'intende - ha vinto l’europeo schiantando l’Olanda in finale. Se avessero vinto gli uomini forse non sapremmo neanche che nel programma francese “Chi sarà il miglior sosia?”, la finta Pamela Anderson, ha fatto irruzione nuda nello studio. Era stata estromessa l’anno prima per lo stesso motivo. In un mondo non alla rovescia avrebbe vinto in entrambe le edizioni.

- In Grecia vincono i Socialisti. Vien da pensare che nella merda fino al collo, prima o poi si tenta di cambiar strategia. Insomma, come si diceva una volta: “quando l’acqua ti arriva al culo, cominci a pensare di imparare a nuotare.”
Caramanlis si è congratulato con Papandreou per la vittoria: “La sola strada onesta e responsabile per me è di assumere la responsabilità di questa sconfitta e di mettere in atto una procedura per convocare un congresso eccezionale del partito fra un mese. E’ chiaro che non sarò candidato”.
E’ chiaro? Ma davvero?!?.

- Fuori contesto - come tutto del resto - si potrebbe parlare anche del gran ritorno di Woody Allen e di Dio gay in quanto arredatore e della scarsa fiducia nell'umanità che ha bisogno di un cesso automatico perché non ha voglia manco di tirare ogni volta la catena. "Tirare la catena! Capisci?!?".

- Grazie a Woody mi sono ricordato perchè non andassi più al cinema di domenica pomeriggio: 7 euro per stare ai lati della seconda fila nonostante l'arrivo con venti minuti di anticipo (che sono forse una follia superiore ai 7 euro e al vendere biglietti per posti che potrebbero minare la salute delle spettatore).
Per i romani: ero al Tibur, mica all'Adriano.

- Questa edizione del Polverizzatore Thompson è stata pubblicata in versione ridotta, senza voti, per solidarietà verso Minzolini. Facci e fatti un favore Augu', la prossima volta non mandare in onda alcun servizio (come avevi già fatto peraltro), rischi di fare figura migliore.

venerdì 25 settembre 2009

Valdanito

Ci sono delle persone che nascono per fare qualcosa. Giocare a pallone e fare l'attaccante per esempio.
E se è vero che essere un attaccante puro vuol dire essere una punta, un centravanti, è anche vero che per essere una punta, di quelle vere, devi fare gol.
E per fare gol devi capire dove va il pallone in anticipo, specie sul tuo marcatore, senza bisogno di fare finte, cambi di direzione o quant'altro: la punta fa gol perché arriva prima. Punto.
Altrimenti gente che a malapena riesce a stoppare la palla e mai a saltare l'uomo - à la Inzaghi per intenderci - starebbe facendo tutt'altro mestiere, invece di buttarla dentro.

Detto questo, c'è una cosa che un difensore non può sopportare, e non parlo di tunnel, rulete, sombreri o doppi passi subiti, ma della frustrazione derivante dall'essere anticipati sotto porta, la tua porta, la porta che dovresti barricare.
E il fastidio, l'odio verso gli dei del pallone diventano massimi quando tutto questo accade in seguito ad un movimento che non ha un nome preciso, ma si può riassumere nella capacità che il numero 9 - quello di una volta - sente sua più dei coglioni: attaccare il primo palo.

E a me, che attaccante non sono, i gol che arrivano da questo taglio fantastico e candido insieme, questi gesti di meraviglioso dinamismo - magari dopo una mezza luna appena dentro l'area ad evitare il fuorigioco, prima di fiondarsi dal dischetto in direzione del fondo, perché sì, la palla arriverà lì - fanno riconciliare con 'sto sport che ci vogliono far odiare, perché sono gesti che non arrivano dopo briefing, businness plan, turn over, week end, salary cap e democratic party e transition strategy. Vengono così, come le canzoni, come i fiori. Come i sogni.

Signori, Hernan Crespo. Giù il cappello.

mercoledì 23 settembre 2009

Stick around!

Consiglio vivamente - soprattutto a chi non ha trovato niente di sconcertante nell'ennesimo atto, per l'occasione a reti unificate, del Berlusconi/Vespa show - di vedere l'intervista di David Letterman a Barack Obama (ieri sera). E magari pensare anche al senso di frustrazione immenso che ne consegue, una sorta di ansia da prestazione già passata in giudicato.

Niente che rimanga nella storia della tv, intendiamoci, ma se ti sintonizzi su Ballarò subito dopo (ospiti Fassino, Urso, Lupi, Di Pietro), rischi di morire ingoiato da una serie di mostri dalla gola mai secca armati di nullismo.

FERMO IMMAGINE: Letterman invita Obama a parlare della riforma più importante e spinosa del suo mandato, quella sulla sanità: "Presidente, cos'è che non capisco?"

lunedì 21 settembre 2009

Dei professionisti

Va bene che oramai ci pigliano per il culo tutti, va bene che al prossimo giro ci faranno probabilmente il culo pure a pallone, va bene che non v'invidieremo mai fish&chips però...niente, però un cazzo. Grandissimi Muse!

La beffa dei Muse alla Ventura
I componenti del gruppo ospite a «Quelli che il calcio» si sono scambiati i ruoli. La conduttrice non se ne accorge.

MILANO — Incredibile beffa dei Muse ieri pomeriggio ai danni di Simona Ventura. Il gruppo era ospite di «Quelli che il calcio» dove ha eseguito il brano in promozione dell’ultimo album. Se non che il trio inglese si è presentato a ruoli invertiti. Il cantante Bellamy alla batteria (eseguendo di proposito dei movimenti assurdi senza assolutamente andare a tempo visto che non è il suo mestiere), il batterista Howard nella parte del cantante e Wolstenholme (bassista) alla chitarra.

Naturalmente sul piano sonoro andava tutto bene visto che trattavasi di playback totale. La Ventura (e quel che è peggio gli autori) non si accorge di nulla e alla fine dell’esibizione è convinta di parlare con il cantante dei Muse (mentre in realtà è il batterista che continua imperterrito a mascherare il suo vero ruolo). Un gioco degli equivoci assolutamente esilarante e un infortunio non male per una «esperta» di musica come la Ventura.
(da www.corriere.it)

sabato 19 settembre 2009

SPQR

Come preannunciato nel "polverizzatore" del 19 giugno, per la soddisfazione di Gaetano Saya, ieri si è svolta la prima uscita ufficiale della Guardia Nazionale Italiana, simpatici gruppetti conosciuti col nome di "ronde nere".
Ora, fermo restando che basterebbe guardare queste foto per essere colti da un profondo senso di tristezza o da un più generale sentimento di mortificazione, viene da dire, come nello scritto precedente, che questa volta mai avrei pensato di essere d'accordo con Gianni "la mia croce celtica è solo un simbolo religioso" Alemanno, che ha chiesto a prefetto e questore di

"intervenire per evitare che la nostra città venga segnata da una vergognosa pagliacciata."

E comunque, ancora una volta, vorrei dirvi che "io li odio i nazisti dell'Illinosis!"

giovedì 17 settembre 2009

Sono alla frutta

Inevitabilmente, lo dice la vita, capita di sostenere conversazioni che non si vorrebbero fare, che ci si trovi da una parte o l’altra della barricata.
In ogni caso, si giunge sempre - almeno – ad una conclusione: la formula esatta non c’è, non esiste. Un po’ come il moto perpetuo. O le matite che non si spuntano.
Succede allora che non posso non scrivere una cosa che porta dritto e senza fallo al titolo di questo post, perché davvero non avrei mai creduto di dover citare, soprattutto in questo spazio, una delle scoperte di Maurizio Costanzo (forse prima ancora di Pierangelo Bertoli): Luciano Ligabue, proprio lui, il rocker di Correggio.

Ma tant’è, l’altro giorno è successo, per filo e per segno. Maledetta Lifegate Radio (per Neil Young, s’intende):

“Certe notti la radio che passa Neil Young sembra avere capito chi sei.”

(da Certe Notti, in Buon Compleanno Elvis – Luciano Ligabue, 1995)

domenica 6 settembre 2009

E' un fenomeno

"Mi contraddico? E va beh, mi contraddico. Io sono vasto, contengo moltitudini."

Walt Whitman

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"Per coloro che vogliono provare nuove possibilità di vita e lavoro occorre aumentare la possibilità di entrare legalmente in Italia e negli altri paesi europei.
E poi bisogna dire che gli italiani sono stati un popolo che ha lasciato l'Italia e che è emigrato in altri paesei soprattutto in quelli americani.
Ciò ci impone il dovere di guardare a quanti vogliono venire in Italia con una totale apertura di cuore e di dare a coloro che vengono in Italia la possibilità di un lavoro, di una casa, di una scuola per i figli e la possibilità di un benessere che significa anche la salute e l'apertura di tutti i nostri ospedali alle loro necessità. Questa è la politica del mio governo."


Chi l'ha detto?

giovedì 3 settembre 2009

E poi, va bè...

E poi che devi dire in mezzo a tutto il ciarpame di cui sotto quando ti ricordano che 20 anni fa moriva Scirea?

Magari solo ricordarlo.
Perché mai come oggi mancano quelle persone che davano il più classico e mai anacronistico "buon esempio".
Quegli uomini come lui, che "per firmare gli autografi si fermava vicino alle cabine per non infastidire i vicini di ombrellone."

Che cosa guardate stupiti?

In realtà ci sarebbe da parlare del caos nel mondo dell'informazione, di quelli che bloccano il trailer di un film perché parla semplicemente dell'Italia e di come si è arrivati a vedere nei telegiornali cani scondinzolanti tra una tetta, un culo e un controesodo, prima di arrivare alle "ultime sui vip"; di quello che denuncia tutti solo perché gli fanno delle domande, di quello che no "risolverò il conflitto di interessi come prima cosa" e di quegli altri, baffo in testa, che "risolveremo il conflitto di interessi come prima cosa".

Invece eccolo qui, bello che vivo e vegeto, in tutte le sue dimensioni. Forse anche i più disperati adulatori, dopo 15 anni, se ne stanno accorgendo. Ma in tutta probabilità è solo perché gli criptano il segnale Rai su piattaforma Sky proprio durante la partita di pallone senza un motivo logico. E invece, il motivo, è sempre lui.

In ogni caso, una ragione per farci 4 risate ci sarà sempre. E magari un giorno, finalmente ci seppelliremo sotto quelle risate, pazienza se quelle risate, al tempo, dovevano essere di tutt'altra pasta:

"[...] hanno leso anche la identità personale presentando l’on. Berlusconi come soggetto che di certo non è, ossia come una persona con problemi di erezione."

(Avv. Nicolò Ghedini, nell'atto di citazione contro L'Unità)

venerdì 28 agosto 2009

Quell'espressione un po' così

"Il duce era meglio di Berlusconi: era più onesto."

Enrica "Ridarella" Canepa, figlia di Giovanni Battista Canepa detto "Marzo", antifascisti - Genova, 26 agosto 2009.

domenica 23 agosto 2009

Desideri controproducenti

"Ma quando cazzo finisce st'estate? Sto a pezzi...!"

(Il Topo, ieri sera, durante il canonico bagno da capodogli dopo l'ennesimo sabbione di corpi sudati e piedi ardenti, quando il sole scende morbido davanti agli occhi, cento metri più in la', proprio dietro le coline)

mercoledì 19 agosto 2009

Tuo, Cirello

Appena tornato. Distrutto. Accendo la mela e leggo. Ci sei tu, col caschetto e il sorriso dolce, quelli di sempre.
Così nella doccia che toglie il sudore di una giornata penso a troppe cose che non riuscirò a scrivere perché il cuore trasferisce il sussulto sulle dita che si muovono tremule.
Allora vorrei dirti solo questo cara Nanda, e te lo scrivo ancora in accappatoio, col culo ad inumidire la sedia: senza di te sarei una persona peggiore, ti voglio bene.

Fernanda Pivano (Genova 1917 - Milano 2009)

lunedì 17 agosto 2009

Carisma

"Incominciai a capire il significato della parola carisma."

(L'agente Gridelli, parlando del commissario Lo Gatto)

lunedì 10 agosto 2009

Mille bolle blu

Tra le cose che non capirò mai, c’è quel terrore, quella fretta senza senso che porta i più a scappare dal mare e fuggire dalla spiaggia alla prima goccia di pioggia, invece di star lì a farsi massaggiare il naso mentre con la lingua giochi con quel rivolo scivolato sulle labbra già salate.
Una pioggia al limite dell’apprezzabilità, che cade senza bagnare quasi venisse giù da nuvole caricate a salve.
Allora il sabbione dà più gusto anche perché tiratissimo, con le piante dei piedi già provate dalla sera precedente sotto il portico del microcalcetto, in ricordo sempre vivo di quelle domeniche pomeriggio di facce brufolose con 90° minuto pronto al triplice fischio.
Finirà dieci a otto dopo quasi due ore di corpi sudati, falli maliziosi e grappoli di polemiche inevitabili, scritti nel dna di porte senza reti né traverse, di falli laterali limitati dalla risacca del mare da una parte e linee sbilenche scritte dai talloni sulla sabbia dall’altra.
E poi ti accorgi che il gol decisivo e relativa corsa a culo di fuori verso quella che è stata e sarà l’alba è ancora più sapido del solito perché no, in un sabbione non mi puoi chiamare un fallo per un’inventata entrata a piedi uniti o ancor peggio per una spallata, proprio tu poi, lo sconosciuto confinante, forte quanto vuoi, ma troppo “ex calciatore” (la Treccani gli concederà una voce prima o poi) per vincere una partita di questo tipo.
Prendi e porta a casa allora, e se un giorno tornerai da queste parti, ricordati di salutare prima di andar via.

Tutto questo per dire che poi è tornato il sole. Con le oche inevitabili.
E se ancora non si fosse capito, c’avrei scommesso gli occhi.

venerdì 31 luglio 2009

Farewell, my lovely

Lei tornò col bicchiere, le sue dita gelate per aver toccato il ghiaccio sfiorarono le mie, io le trattenni per un attimo e poi le lasciai andare così come si abbandona un sogno, lentamente, quando ci si sveglia col sole in faccia dopo essere stati in una valle incantata.

(Addio mia amata - Raymond Chandler, 1940)

lunedì 27 luglio 2009

Fluid Canvas

Solo per dirti grazie. Per quella sera di qualche anno fa. Per quel bellissimo viaggio.


Merce Cunningham (Centralia, 1919 - New York, 2009)

venerdì 24 luglio 2009

Avevo detto "mai più"?

"E' tutto scritto negli occhi, figliolo."
(Ingmar Bergman)

Domenica scorsa, di fronte a delle ottime fettuccine (cotte in brodo) con tartufo nero, mi son ritrovato per l'ennesima volta a parlare, poco per fortuna, del perché uno dovrebbe votare l'uomo che ci governa e soprattutto, perché si dovrebbe stimare quest'uomo. E - soprattutto al cubo - perché (questa l'accusa più infamante che mi tocca subire ogni volta, io e tutti quelli che la pensano come me) dovrei essere invidioso di quest'omino mentre mi prendo la colpa (?) di averlo perquisisto un miliardo e passa di volte e bla bla bla.

A me, in realtà, basterrebbe avere una risposta che non è mai stata data ad alcuno, che non è scritta sui libri, né sui registri contabili, né nel meraviglioso “Una Storia Italiana”, fattoci arrivare a casa a firma Sandro Bondi: dove hai preso i soldi?

Quello che io contesto da sempre con semplicità, è che chi lo vota non conosce la sua storia. Non credo sia possibile il contrario. Gli elettori drogati non sanno/non ricordano che l'immaginifico fu fuorilegge da prima di quando lo conoscono tutti e anche dalla sua nascita mediatica, perchè a voler ricordare, si potrebbe dire che il 16 ottobre 1984, Canale5, italia1 e Rete4, vennero oscurate perché trasmettevano su tutto il territorio nazionale nonostante la legge dicesse il contrario. 4 giorni e ci pensò l'amico Bettino con un decreto apposito, conosciuto con il nome dell'unico beneficiario.

Perchè, a parte le figure di merda internazionali e non

(le corna alla foto di gruppo; il cucù alla merkel, la stessa merkel che deve attenderlo 20 minuti - prima di spazientirsi e andar via - perché l'omino sta parlando al telefono in diretta mondiale; costringere alle scuse ufficiali gli ambasciatori italiani in Finlandia perché si era vantato di aver usato le sue armi da playboy con la presidente, e in argentina, dopo aver detto che per i desaparecido quelle “erano belle giornate…li facevano scendere dagli aerei…”; lo strillare “mr obamaaaaaaa” per la gioia della regina che lo richiama stizzita; quando disse che servirebbe un militare per ogni bella donna; quando disse che "Le vittime del terremoto dovrebbero vivere l'esperienza come un weekend in campeggio"; quando mimò il mitra con le mani verso una giornalista russa; oppure quando, davvero illuminato di fronte all'attuale crisi finanziaria internazionale, affermò che si potrebbe giungere anche ad una sospensione mondiale dei mercati a tempo indeterminato; quando a Porta a Porta disse che "io sarei felicissimo di conoscere papà Cervi a cui va tutta la mia ammirazione" con uno sconsolato Bertinotti che rispondeva: "Papà Cervi purtroppo è morto..."; per chiudere con quella volta magnifica al parlamento europeo, era il 2003, quando, in una risposta assurda, diede del kapò a Martin Schultz con la disapprovazione e le risa e la richiesta di scuse da parte di tutta l’assemblea)

ci sarebbero un sacco di cose da sapere, cose che io non dimentico, ad esempio l’istituto dove lavorava Berlusconi padre, Luigi, quella banca Rasini di cui erano clienti Pippo Calò, Riina e Provenzano passando per acquisizioni con dentro altri nomi simpatici tipo Sindona, Calvi, Gelli e l’onnipresente monsignor Marcinkus (il bello di notte, ah no, quello era Boniek). E poi Dell'Utri e Mangano e cose che dovremmo sapere tutti.

Cose dette e ridette, mi rendo conto, cose che chi lo vota pensa siano false e allora, ammesso che una persona per un qualsiasi motivo non voglia credere a dei fatti, come diavolo fai a continuarlo a votare guardando alle leggi (sempre le prime, ad ogni mandato) approvate ad uso e consumo della sua persona?
Immune da quello, immune da quell’altro, “ah cavolo, ma Mills l’hanno condannato a Londra, maledetti comunisti, allora sai che facciamo? Cambiamo pure il codice penale, così, Dio me ne scampi, se dovessi cadere per qualche motivo, la sentenza Londinese non potrà essere usata contro di me, dai che ne so a pacchi!"

Poi si potrebbe dire che in altri paesi ci sono ministri che si dimettono perché sanno che con quella carica non puoi dire o fare le cose che dici e fai al bar la mattina, del tipo aver fatto le corna in parlamento (Portogallo), per aver messo l’acquisto di due film in nota spese (Inghilterra), per aver detto verso gli studenti “ci vorrebbero i carri armati” (Bulgaria) o essere stati (solo) accusati di corruzione (Francia), non aver pagato i contributi alla domestica (Svezia), non aver pagato il canone Tv (sempre Svezia), per arrivare a Clinton che fu costretto a dimettersi non per il pompino ma perchè aveva detto di non averne ricevuti, insomma, aveva mentito.
Invece qui, siamo un popolo libero (o della libertà) e quindi, come diceva Albanese: “facciamo un po’ come cazzo ci pare”.

Insomma, lo chiedeva Travaglio da Luttazzi, prima dell’ordine di espulsione. Un’intervista che potete vedere qui integralmente, anche se so che al solito, sempre per il fatto dell’acqua e del mulino, c’è chi si terrà stretta la sua voglia di non sapere.
Rispondici immaginifico, fallo per me: dove hai preso i soldi?

Scusate l'inevitabile noia dello scritto, ma fa caldo, ho poca fantasia, allora si va sul facile. Seppur triste, solitario y final.

lunedì 20 luglio 2009

Il rock

Well I got this guitar
And I learned how to make it talk


(da Thunder Road, in Born to Run - 1975)

La E Street Band che entra con l'aria di C'era una volta il West. Poi Badlands.
Ed è solo l'inizio.
Che potrebbe benissimo essere una fine.

Insomma, in qualunque posto e tempo, se potete, andate a sentire un concerto di Bruce Springsteen.

giovedì 16 luglio 2009

El indio Chaparral

In tutta sincerità, vorrei comunicare che ho passato un'ora del pomeriggio appena trascorso ad ascoltare questo pezzo:

Quién te lo dijo

"Hay pelotas redondas
hay pelotas que no
a que jugamos nosotros
son pelotas que no"

¿Quién te lo dijo? (coro)
me lo dijo un tal
¿Como se llama? (coro)
el indio Chaparral

"Nosotros jugamos
con la pelota oval"
ya mi me lo dijo
el indio Chaparral
el indio Chaparral
el indio Chaparral

¿Quién te lo dijo? (coro)
me lo dijo un tal
¿Como se llama? (coro)
el indio Chaparral

Hui hui hui
uh ah uh uhuh ah uh uh...


(Quién te lo dijo [Cock a doodle do] - Pedersoli, De Natale, G.De Angelis, M.De Angeli, 1978)

martedì 14 luglio 2009

Pourquoi pas?


I know I dreamed you a sin and a lie
I have my freedom but I dont have much time
Faith has been broken, tears must be cried
Lets do some living after we die

(da Wild Horses, in Sticky Fingers - Rolling Stones, 1971)

E sì che mi piace molto andare, mulinare con solo il rumore bianco ad accompagnare l’ombra dell’uomo che pedala con tutto il suo carico di fluida, meccanica precisione. Cazzo, sono davvero io?
Invece da poco le cuffie vincono col loro sapore di pulito, e proprio non dev’essere un caso che la modalità casuale faccia partire Wild Horses sotto al colosseo per due notti consecutive, stavolta subito dopo Claudio Lolli. Vaglielo a spiegare a Jagger che in bici il percorso più lungo può anche essere quello più rapido.
Allora penso che l’unica persona cui riesco a mentire sono io, ai voglia a ponderare e decidere subito dopo, è sempre una forzatura cercare appigli in solitaria: visto John Bachar?

In definitiva, nove volte su dieci bisogna essere in due, perché a crederci da soli non si fa torto a nessuno ma allo stesso tempo non si arriva da alcuna parte se non al fin troppo spremuto ma sempre rivelatore “desolato stillicidio del diventar vecchi” o al “forlorn rags of growing old”, se preferite.
Così, adesso, mentre scrivo, si fulmina la lampadina “a bassi consumi e alta efficienza” che effettivamente viveva da almeno quattro anni abarbicata in cima alla piantana alla sinistra della scrivania. E questo, scusate la franchezza, vorrà pur dir qualcosa.

domenica 5 luglio 2009

Almeno in tre

Kathe gli rivolse uno sguardo cameratesco e malizioso, come se avessero il tempo...come se partissero insieme ancora una volta per un bel viaggio.
Diceva, quello sguardo: "Lo vedi, Jim...stavolta ho vinto".
Il sorriso arcaico non era mai stato così puro.
Kathe rovesciò l'auto come una carriola.
Un urlo di Jules tracciò su loro tre un triangolo di fuoco.
I secondi si moltiplicavano per mille.
Si distese una mirabile quiete.
Il paesaggio si capovolgeva. Jim sentiva Kathe accanto a sé come un idolo rosso che lo attirava come una calamita. Si lasciava cadere verso il suo splendore. Sui fianchi di lei, raggomitolati nell'ombra, due grandi ragni chiari...ma no...si muovevano...erano le mani di Harold.


(Jules e Jim - Henri-Pierre Roché, 1953)

giovedì 2 luglio 2009

Maledetti Charlie!

SICUREZZA: DDL APPROVATO DAL SENATO, ORA E' LEGGE

ROMA - Il Senato ha definitivamente approvato il ddl sulla sicurezza, da oggi legge dello Stato. I voti favorevoli sono stati 157, quelli contrari 124 e 3 gli astenuti. Hanno votato a favore PdL, Lega Nord e MpA. Contro si sono espressi Pd, Italia dei Valori e Udc.

Tra le novità del provvedimento, su cui il governo ha posto tre fiducie, l'introduzione del reato di immigrazione clandestina, una tassa di 200 euro per la cittadinanza; la possibilità di trattenere gli immigrati fino a sei mesi nei centri di identificazione ed espulsione; l'introduzione delle ronde. (Ansa)


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Alla cultura democratica europea e ai giornali che la esprimono

Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, una straordinaria influenza sulla intera società europea, dal Rinascimento italiano al fascismo.
Non sempre sono state però conosciute in tempo.
In questo momento c’è una grande attenzione sui giornali europei per alcuni aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, però, un dovere di quanti viviamo in Italia richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica europea su altri aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si riuscirà ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell’Europa e di far arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero.
Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l’adozione di norme discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si vedevano dai tempi delle leggi razziali.
È stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non più gli ebrei bensì la popolazione degli immigrati irregolari, che conta centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti.
Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalità, l’esercizio di un diritto fondamentale quale è quello di contrarre matrimonio senza vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani.
Con una norma ancora più lesiva della dignità e della stessa qualità umana, è stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in condizioni di irregolarità amministrativa, di riconoscere i figli da loro stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere irregolari diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri e messi nelle mani dello Stato. Neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto. Infatti le leggi razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei loro figli, né le costringevano all’aborto per evitare la confisca dei loro bambini da parte dello Stato.
Non ci rivolgeremmo all’opinione pubblica europea se la gravità di queste misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse una reazione responsabile di tutte le persone che credono a una comune umanità. L’Europa non può ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi internazionali e i principi garantisti e di civiltà giuridica su cui si basa la stessa costruzione politica europea.
È interesse e onore di tutti noi europei che ciò non accada.
La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che viene dall’Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa.
A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare e far valere la propria opposizione.


Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio

L'appello è stato pubblicato il 1 luglio sul quotidiano spagnolo "El Paìs".

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mercoledì 1 luglio 2009

In risposta all'istigazione criminosa

Ricevo e giro,
grazie alla preziosa fonte.

"visto che hai deciso (giustamente) di denunciare le norme scandalose con cui questo governo sta tentando di imbavagliare pure la libera rete, mi permetto di segnalarti (con tutta l'umiltà possibile non voglio fare la professoressa ma almeno sappiamo di quello di cui si sta parlando e poi so che tu sei uno preciso) che l'emendamento che citi nel tuo ultimo post non esiste più. era stato approvato al senato nel corso dell'esame in prima lettura del ddl sicurezza (per intenderci, il provvedimento che sarà approvato domani in via definitiva con la fiducia al senato rendendo legali le ronde e reato la clandestinità) ma poi - con il casino messo su da vari blogger che (ahimé) contano - è stato soppresso alla camera. (puoi verificare qui http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=16&id=418179 all'articolo 60)

la guerra ai blog purtroppo non finisce qui. nel ddl intercettazioni (pure in dirittura d'arrivo la prossima settimana al senato) c'è una norma molto pericolosa per internet. in sostanza se entrasse in vigore - e credo che sarà così - chiunque potrà essere condannato a pagare migliaia di euro se non pubblica richieste di rettifica entro 48 ore. ne parla molto bene qui http://www.giuristitelematici.it/modules/bdnews/article.php?storyid=1686 un giurista.

ma se vuoi la norma è nel ddl n.1611 all'articolo 28

27. Dopo l’articolo 25-octies del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, è inserito il seguente:
«Art. 25-novies. - (Responsabilità per il reato di cui all’articolo 684 del codice penale). – 1. In relazione alla commissione del reato previsto dall’articolo 684 del codice penale, si applica all’ente la sanzione pecuniaria da duecentocinquanta a trecento quote».
28. All’articolo 8 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) dopo il terzo comma è inserito il seguente:
«Per le trasmissioni radiofoniche o televisive, le dichiarazioni o le rettifiche sono effettuate ai sensi dell’articolo 32 del testo unico della radiotelevisione, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177. Per i siti informatici, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono»;
b) al quarto comma, dopo le parole: «devono essere pubblicate» sono inserite le seguenti: «, senza commento,»;"

Istigo in maniera criminosa?

In realtà scrivo parecchie stronzate, mai bugie, mi diverto e per di più vengo letto da una piccola tribù di stronzi come me. Senza offese. Non dovrei correre rischi per adesso.
In ogni caso, visto che già al senato è passata questa robaccia che allego qui sotto, potremmo sempre pensare di scappare da qualche parte, magari in Iran.

Il fatto che l'emendamento sia stato proposto dal senatore Giampiero D'Alia, in quota UDC, potrebbe far scaturire ulteriori riflessioni. Al solito è bene essere un poco diffidente per chi è un po differente:


Proposta di modifica n. 50.0.100 al DDL n. 733

50.0.100 (testo 3)

D'ALIA
Approvato

Dopo l'articolo 50, inserire il seguente:

«Art. 50-bis.

(Repressione di attività di apologia o incitamento di associazioni criminose o di attività illecitecompiuta a mezzo internet)

1. Quando si procede per delitti di istigazione a delinquere o a disobbedire alle leggi, ovvero per delitti di apologia di reato, previsti dal codice penale o da altre disposizioni penali, e sussistono concreti elementi che consentano di ritenere che alcuno compia detta attività di apologia o di istigazione in via telematica sulla rete internet, il Ministro dell'interno, in seguito a comunicazione dell'autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l'interruzione della attività indicata, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine.

2. Il Ministro dell'interno si avvale, per gli accertamenti finalizzati all'adozione del decreto di cui al comma 1, della polizia postale e delle comunicazioni. Avverso il provvedimento di interruzione è ammesso ricorso all'autorità giudiziaria. Il provvedimento di cui al comma 1 è revocato in ogni momento quando vengano meno i presupposti indicati nel medesimo comma.

3. Entro 60 giorni dalla pubblicazione della presente legge il Ministro dello sviluppo economico, con proprio decreto, di concerto con il Ministro dell'interno e con quello della pubblica amministrazione e innovazione, individua e definisce, ai fini dell'attuazione del presente articolo, i requisiti tecnici degli strumenti di filtraggio di cui al comma 1, con le relative soluzioni tecnologiche.

4. I fornitori dei servizi di connettività alla rete internet, per l'effetto del decreto di cui al comma 1, devono provvedere ad eseguire l'attività di filtraggio imposta entro il termine di 24 ore. La violazione di tale obbligo comporta una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000, alla cui irrogazione provvede il Ministero dello sviluppo economico.

5. Al quarto comma dell'articolo 266 del codice penale, il numero 1) è così sostituito: "col mezzo della stampa, in via telematica sulla rete internet, o con altro mezzo di propaganda".».

venerdì 19 giugno 2009

Mi serve un polverizzatore Thompson (7)

- Prosegue senza sosta la lenta agonia del giornalismo televisivo italiano ormai sempre più asservito ai voleri di quello che non controlla la maggioranza dei mezzi di comunicazione e che, al contrario, li ha tutti contro. Cosa facilmente intuibile in questo periodo, visto che non vedo né sento cenni sull’inchiesta del giorno (presunto giro di appalti milionari e squillo che l'imprenditore Gianpaolo Tarantini avrebbe organizzato lungo la rotta Bari-Roma-Porto Cervo).

1) Al Tg1, forse, avevano fatto di meglio il giorno prima, quando, invece di parlare delle migliaia di aquilani (un lupo, un orso marsicano e una pecora per la questura) in protesta sotto a Montecitorio, hanno pensato bene di aprire con un servizio sulla casa dello studente de L'Aquila che verrà ricostruita con in fondi della regione Lombardia, con tanto di collegamento con la Graziadei e intervista a Formigoni nel ruolo del pavone.
Domenica invece, il buon Minzolini ci aveva intrattenuto per quasi un minuto e mezzo sulla cena del premier a Portofino con l’inevitabile seguito di ospiti a quanto pare famosi che gli stringono la mano e “lo esortano ad andare avanti”.

2) Il one man show su rete 4 è tutto un programma, la faccia da tragedia di Emile Faith è di quelle che non si dimenticano: hai fatto bene a non dire nulla, noi abbiamo capito tutto.

3) Il Tg2 di qualche giorno fa risponde da par suo, mettendo el partido del siglo Spagna-Nuova Zelanda prima di un servizio di dieci secondi sul prossimo referendum.

4) Capolavoro del Tg5 e di Gioacchino Bonsignore (4, l’aria da bravo ragazzo non m’è mai piaciuta) durante le elezioni europee. Un fuori onda che fa intendere molte cose, semmai ce ne fosse ancora bisogno, con il suddetto che cerca di capire se il padrone abbia perso rispetto alle politiche e poi no “no, era per capire… mica lo dico in onda eh, per capire com’è andato berlusconi… il popolo della libertà…ah, non c’era il popolo della libertà?”.

5) Di Studio Aperto non parlo se non altro perché ha avuto il buon gusto (o mio Dio, sto associando il buon gusto a Studio Aperto) di decidere di non chiamarsi telegiornale.

6) Da questa lista manca il Tg3 ma solo perché non lo vedo. Ho voglia di comicità in questi giorni, non di tragedia. Ok, lo ammetto, le sopracciglia di Maria Cuffaro (5, a me le donne piacciono non truccate) meritano una segnalazione.

Proporrei una cosa a questo punto, mettere l’acronimo Tg sotto protezione, sotto tutela: solo i notiziari che rispondono a determinati criteri potranno fregiarsi del marchio, una sorta di corrispettivo del marchio DOP per gli alimenti. Primo criterio: un Tg deve dare le notizie. Non farsele dare.

- Rimanendo in tema, rischia di salire sul podio 2009 la prima pagina di Libero di martedì 16 giugno, : “Obama a Silvio: aiutami.”

- Potrebbe essere interessante notare, visto che pochi l’hanno segnalato, (per i motivi accenati in precedenza) che l’aiutante di cui sopra, ha ricevuto il più basso numero di preferenze personali dal 1994. Vuoi vedere che dopo 15 anni la casalinga di Voghera inizia a capire che uno degli uomini più ricchi d’europa, uno che si presentò dicendo di voler fare l’Italia come il Milan (sigh), uno con interessi economici enormi in qualsiasi campo, uno che si preoccupa di Noemi quando ha l'ennesimo processo per corruzione in corso (se solo si potesse processare), uno che si vanta di avere un vulcano finto nel giardino di casa (doppio sigh), in fondo, non è proprio il prototipo di “uomo del popolo”?

- Per la rubrica, “evviva il mondo dalle facce-tette-gambe-anime-culi finti”, ho riletto col ghigno beffardo di un disilluso una frase di Anna Magnani, rivolta ad un truccatore che, prima del ciak, stava per coprirle le rughe sul volto: “Lasciamele tutte. C’ho messo una vita a farmele.”

- L’immaginifico salvatore (maledetta mela e fottutissimo serpente) di Obama (siamo gli unici, tra l’altro, con le isole Bermuda, a prenderci prigionieri di Guantanamo) continua con la sua personalissima teoria: "Bisogna consumare, è logico che se qualcuno fa previsioni pessimistiche, queste si avverano. Il problema della crisi e' soprattutto psicologico".
Allora non si può non pensare che O.B., 63 anni, divorziato anni fa e con un figlio a carico, ha recentemente perso il lavoro. Ora, trovalo un lavoro, a quell’età, col figlio che vuole il gelato e la causa di sfratto in arrivo perché non riesci più a pagare l’affitto, che pressa, ti logora, ti rosicchia come un amore perduto.
Così succede che i muscoli si sfibrino e prima di annientarsi si riservino per un ultimo gesto: O.B. si è ucciso il 9 giugno scorso a Milano, lanciandosi nel vuoto dal terrazzo di casa. Un biglietto prima del salto: "Dalle visite avrei il cuore di un ventenne. Se possibile donatelo, ma non credo che lo sia".
Eccola lì, l’unica cosa che, forse, aveva ancora da consumare.

- Spettacolare iniziativa di Gaetano Saya e del nascente partito nazionalista italiano: pronte a debuttare le ronde della “Guardia Nazionale Italiana” presentate il 6 giugno durante il primo convegno nazionale dell’Msi – Destra italiana. Pur dubitando che le ronde siano “un’iniziativa apolitica”, non si può fare a meno di notare che la divisa di questi fenomeni (eccezion fatta per l’aquila imperiale romana sul basco) è tale e quale a quella vista nei Blues Brothers. Che lo spirito di John Belushi sia sempre con noi: “Io li odio i nazisti dell’Illinois!” (min 1:39)

- Al solito ho avuto il rispetto di non premere play. E parlo del rom suonatore di fisarmonica ammazzato per sbaglio a Napoli. Però ho letto dell’indifferenza della gente, ho visto i fotogrammi della moglie sola che piange, della gente che passa il biglietto per entrare, di chi parla al telefonino senza probabilmente chiamare le ambulanze. Insomma, una marea di tristezza. Allora che dire:

Uomini senza fallo, semidei
che vivete in castelli inargentati
che di gloria toccaste gli apogei
noi che invochiam pietà siamo i drogati
Dell'inumano varcando il confine
conoscemmo anzitempo la carogna
che ad ogni ambito sogno mette fine:
che la pietà non vi sia di vergogna.


(da Recitativo e Corale, in Tutti morimmo a stento – Fabrizio De Andrè, 1968)

- Così poco tempo fa, giravo per Roma sul mio cavallo d’acciaio (per dirla con il signor Ricci, quello che riuscì a mettermi 3 in pagella sotto la colonnina “orale” in corrispondenza della riga “Educazione fisica”), quando in lontananza vedo un manifesto con un volto di tre quarti, l’occhiale fume’, la faccia abbronzata e con in basso una scritta avente a che fare con il mediterraneo, una roba del tipo “dialoghi con”, “rapporti con” e via dicendo. Incuriosito da un’eventuale concerto di Bennato durante i prossimi giochi del mediterraneo in terra abruzzese, mi sono avvicinato. E ho capito: non era Bennato, nessuno dei due. Era Gheddafi.

- Hasta la Victoria. La nipotina del Che nuda per gli animali. (Tgcom)

- Cronaca locale: dopo anni di gloriosa attività su Piazzale Prenestino angolo circonvallazione casilina, chiude i battenti (al suo posto una gelateria) lo storico Bar Paperino. Chi non ha mai avuto il piacere di gustarsi un cappuccino e cornetto - pessimi, ma ad 1,10 euro – con vista sullo scaffale della carta igienica, non sa cosa si è perso.

sabato 6 giugno 2009

Il piacere di una marmellata

Succede che fa caldo per me, figurarsi per quelli che si scambiano strumenti e salgono e scendono dal palco evidentemente troppo stretto e proprio per questo perfetto per l’ustione da jam-session blues. C’è chi arriva con la custodia di pelle marrone e tira fuori una chitarra fatta in casa, nel senso letterale del termine, e poi capita pure che la sappia suonare da Dio prima di vederlo spostarsi di fronte alla coda del piano e capire che no, non sono le corde quelle che gestisce meglio. C’è la bacchetta del batterista che si rompe e viene magicamente sostituita da quella persa dal percussionista precedente, ricomparsa d'improvviso da sotto il timpano. E poi c'è quell'aria da vecchi amici che si ritrovano senza essersi mai conosciuti.
Così di birra ce ne vorrebbe a fiumi ma c’è crisi, si risparmia, ed è davvero un peccato vederla scaldarsi sul tavolino solo per la paura che possa finire troppo in fretta.
E tra un Muddy Waters, una Lover Man che dedico a Ti-jean e una giustamente interminabile versione di Red house mi accorgo che la percentuale di maschi presenti sfiora il novanta per cento.
Allora non posso non pensare a quel documentario francese degli anni settanta e alle meravigliose rughe di un vecchio bluesman del Mississippi quando gli chiesero cosa fosse il blues: “E’ quando sei senza un soldo e la tua donna ti ha lasciato.”

giovedì 4 giugno 2009

Boh

Ma in cielo, al di sopra del Col Giana, con una strana delusione, egli non vide che nubi indifferenti, dall’espressione idiota, vesciche di vapore, mucillaggini di nebbia che si disperdevano in brandelli. Né queste nubi evidentemente potevano pensare, o essere cattive, o fare scherzi ai giovani preti di campagna. Né di sicuro si erano mai interessate di lui per tormentarlo. Nuvole e basta. La stazione meteorologica aveva infatti annunciato quel giorno: “Cielo in prevalenza sereno, qualche formaz. cumuliforme al pomeriggio. Calma di vento. Temper. stazion.”. Circa il Diavolo, neanche una parola.

(da Le tentazioni di sant'Antonio, in Il crollo della Baliverna - Dino Buzzati, 1957)

sabato 30 maggio 2009

Sempre quel tale

Non conoscevo troppo Nantas Salvalaggio (1923-2009), anzi, credo proprio di averlo letto poche volte. E a dirla tutta, in un'altra vita non l'avrei omaggiato malamente con queste righe. Da "vaschiano" della prima ora, però, c'è da dire che una parte del mio viaggio in Messico la devo a lui, a quel tale che scrive sul giornale.

lunedì 11 maggio 2009

La fortuna sorrideva come uno stagno a primavera

Accantonando per un attimo i numerosi pensieri lubrichi che canonicamente guadagnano forza quando il sole trasferisce la sua timidezza sulla nostra pelle, vien da dire che una delle cose migliori di questo periodo sta nel fatto che il pomodoro inizia a sapere realmente di pomodoro.

giovedì 30 aprile 2009

Mi serve un polverizzatore Thompson (6)

- Una donna emancipata è di sinistra
riservata è già un po' più di destra,
ma un figone resta sempre un'attrazione.


(Destra e Sinistra - Giorgio Gaber, 1994)


- E se le parole del leader dell'opposizione e rinomata attrice Veronica Lario (7,5 come stimolo per continuare ad uscire dalla noia) smuovessero le coscienze? Se davvero la gente capisse quello che andiamo ripetendo da qualche lustro - prima ancora di Elisabetta Gardini (sempre la mia preferita) o di Gabriella Carlucci (tifavo per Marco Columbro) - tipo dal decreto salva-Berlusconi (il primissimo dico, quando non ancora se li firmava da solo, quando ci pensava Bettino. Era il 20 ottobre 1984)? Dite che gli occhi si apriranno? No, eh?

- Che magnifica striscia potrebbe tirar fuori il compianto Reg Smythe (8,5 all'essenzialità) da questo esemplare di coppia? Ci provo io:
Prima vignetta - Lei: "Le veline candidate? Ciarpame senza pudore per divertire l’imperatore."
Seconda - Lui: "Le cosiddette veline, sono tutte plurilaureate ed hanno anche esperienza in politica, altrimenti non sarebbero mai state inserite nelle nostre liste".
Terza - Lei prende il matterello e cerca di darglielo in testa mentre lui se la da a gambe levate
Quarta - Lui, di spalle nella classica posizione da bar, lancia uno sguardo di complicità verso una donna in coda di cavallo al suo fianco ma il saggio barista lo invita a desistere con il tipico sguardo del barista che ne ha già viste troppe.

- Il fatto è, che come di consueto - tra un panino, una birra, una fava e un pecorino, un'altra birra e un calcetto - il giorno della Liberazione mi trovavo in piazza al Pigneto. Non vedendo uno straccio di donnina (9 per il sol fatto di essere donnina) degna di attenzione in mezzo a quel delirio, mi sono chiesto: ma davvero per vedere qualche fica bisogna andare (focalizzandosi sulle prime file) ad un congresso del PDL?

- E poi, sì che da questa parte siamo disperati, ma leggendo una lettera al Corriere della Sera di un destrorso disperso, mi son venuti in mente vecchi pensieri, domande basilari del tipo: ma uno di destra, di quella destra conservatrice e liberale che forse una volta c'era, adesso, per chi diavolo deve votare? Per essere più precisi, considerando che praticamente le opzioni sono PDL o qualche becero partito neo-fascista, la domanda è la seguente: che fine ha fatto la destra?

- Nel frattempo mi ricordo che il ministro della semplificazione normativa (leggendario) è Roberto Calderoli (2 allo scienziato che l'ha creato in laboratorio). E tutto si fa tremendamente più complicato.

- Pensando a questa cosa, vien da considerare che creare un apparato per semplificare altri apparati sia solo il primo passo per complicare ulteriormente tutto il sistema. Un po' come quando dai fustini di "detersivo ecologico" ATLAS usciva in regalo "L'orologio ecologico". Diceva bene, al tempo, Beppe Grillo: "L'orologio ecologico è quello che hai già".

- Con il pudore del campione che non ha mai più voluto mettere gli scarpini dopo la fine della carriera, neanche per una partitella tra amici, Riva ha dato solo un'occhiata rapida alle foto già messe sul sito che il figlio ha voluto regalargli per la festa del papà. Così, per invogliarvi a visitarlo, vi trascrivo la pagina introduttiva:
"19 ottobre 1970 - Stadio S. Siro di Milano. Il Cagliari ha subito infilato e umiliato l'Inter a San Siro. Oltre 70000 spettatori: se li è meritati Riva, che qui soprannomino Rombo di Tuono." (Gianni Brera)

- Questa qui non mi sento di commentarla, è troppo bella così:
E' ricordata come la 'Panterona' del Grande Fratello, e, dopo aver posato per un calendario senza veli ed aver assaporato le gioie della famiglia, Mascia Ferri adesso muove i suoi primi passi nel mondo del cinema. Nel film Backward reciteranno anche la bella Randi Ingerman, Fabio Bonini, gli ex tronisti Luca Dorigo e Antonella Perini, Max Bertolani, Karin Proia e Alessandro Genova.
Il film diretto da Max Leonida è stato scritto da Stefano Tacconi.


- Seppur con settimane di ritardo vorrei far notare che il Tg5 (meno di 5 sicuro) non si è fatto scappare, durante il G20 di Londra, lo strappo al cerimoniale della signora Obama, rea di aver toccato la Regina con un leggero abbraccio. Peccato che lo stesso giorno il proprietario del Tg5 aveva fatto molto peggio. Che tutto sia passato sotto silenzio, almeno dalle parti del biscione, è, ovviamente, una non notizia.

- Il 19 aprile scorso, James Graham Ballard è partito per un viaggio senza ritorno verso il Paradiso del Diavolo (1994). Vorrei ricordarlo dicendo che nel settembre 2005, Ballard accettò di essere intervistato da Evelyn Finger per Die Zeit. Gli venne chiesto, naturalmente, un parallelo tra le apocalissi naturali (nel caso, l'uragano Katrina) e le catastrofi che aveva raccontato nei suoi libri. A cominciare dalla primissima, quel Vento dal nulla, pubblicato nel 1961, dove il vento nasce inspiegabilmente, cresce, si alimenta in ogni parte del mondo e distrugge tutto quel che trova sul suo cammino.
Ballard rispose: "Tutti i miei libri affrontano lo stesso problema: la civiltà umana è come la crosta di lava di un vulcano. Sembra solida, ma se la calpesti, trovi il fuoco".

- Continuano le chicche di Paolo della Palestra Popolare, un re dell'aneddoto durante il riscaldamento. In questa puntata ci ricorda un frase dell'ex lustrascarpe Larry "The Easton Assassin" Holmes - 69 (KO 44) + lost 6 (KO 1)= 75, round boxati 582 : KO% 58.67 - pluricampione del mondo nei pesi masssimi: "E' dura essere negro. Se mi è mai capitato di esserlo? A me sì, una volta. Quando ero povero."

- Al via la prima iniziativa di Mya Power. Regali al femminile fino al 17 maggio.
Un canale di mediaset Premium interamente dedicato al gentil sesso. Si tratta di un vero e proprio concorso per coinvolgere il pubblico femminile con forum sull'amore e sulla bellezza. Le dieci vincitrici riceveranno in premio una chiavetta Usb ricoperta di strass.
(TgCom)

venerdì 24 aprile 2009

Non chiamarmi Wally

- “Ever notice how you come across somebody once in a while that you shouldn't have fucked with? That's me.”

Walt Kowalski (Gran Torino - Clint Eastwood, 2009)

E’ sempre un’ottima cosa uscire dal (cin-cin) cinema con l'inglese strascinato in testa e le gambe a sognare la barra poggiapiedi sempre presente, mentre il sole ancora sveglio avvolge Piazza del Popolo che gira su stessa come una giostra zingara al ritmo di un sassofono sconosciuto.

Poi uno torna a casa e da consumato socioantropologo legge alcune delle recensioni del pubblico sul sito di trovacinema:

“Film abbastanza banale e lento. Se non fosse per il finale, non varrebbe la pena nemmeno andarlo a vedere il Mercoledi' a prezzo ridotto. Clint ci aveva abituati a tutt'altro e dispiace che voglia chiudere la carriera con un film cosi'...”
Salipp

“Film di basso profilo, banale. Decisamente. Comunque guardabile, non male, ma neppure quel capolavoro che qualcuno dice. Se si togliesse la presenza del bravo Clint Eastwood il giudizio sarebbe sicuramente diverso. Sarebbe interessante se uscisse una doppia versione con e senza di lui, e tutto il resto uguale, e quale sarebbe i giudizio... Eheheh..."
Fabrizio da Pavia

“Deludente... L'idea, neanche troppo originale, è buona ma troppo accellerata e piena di luoghi comuni. salvo il primo quarto d'ora, per il resto è privo di profondità, prevedibile e si rifugia nel sentimentalismo, molto rassicurante per lo spettatore. Forse ci si è dimenticati di "fa la cosa giusta" di Spike Lee....”
Pinuccia

Io volevo dire una cosa sola a Salipp, Fabrizio da Pavia e Pinuccia: voi, di cinema, non capite un cazzo. E forse, neanche della vita.