martedì 29 gennaio 2013

Eyes full of sorrow, never wet

Streets full of people, all alone
Roads full of houses, never home
A church full of singing, out of tune
Everyone's gone to the moon


Non so proprio su che genere andrò a parare, però state certi che, in un'altra vita, quando girerò un film, la scena madre sarà accompagnata da Everyone's gone to the moon, nella versione di Nina Simone & Piano (1969). A mio modesto parere, uno dei migliori album di sempre.
Fatevi due birre di meno e compratelo (oppure compratelo e bevetevi pure le due birre).
Ne varrà la pena.

martedì 22 gennaio 2013

Qualcuno, non loro

Non sono un tipo da compilation, neanche da playlist. E vi giuro che queste saranno le uniche due parole "non italiane" di questo post. Facciamo tre.
Sì, insomma, mi piace molto, a fine giornata, osservare la pila di cd (cazzo...) di fianco lo stereo, è come riguardarsi le immagini di una videocamera di sicurezza piazzata tra i neuroni.
Però, anni fa, in macchina, ne avevo un paio. Una era piuttosto improbabile, partiva da Elio, passava per Bowie e arrivava, in chiusura, al commento di Pizzul al gol di Del Piero contro il Messico, quando Bruno, nell'improvvisazione, riuscì a disegnare perfettamente il periodo di offuscamento del capitano bianconero: "il pallone ha un'infinita gamma di soluzione imprevedibili". Poi va beh, tornò al bar con Bulgarelli, ma il tartufo bianco era ormai servito.

Nella seconda, c'erano Dylan e Gaber, intervallati a darsi pacche sulle spalle a vicenda e contemporaneamente uniti nel costringermi ad aprire la più classica delle valigie piene di ricordi.
Credo fu la prima e unica volta, in età adulta, che piansi davanti a mia madre. E questa è una di quelle cose che non mi perdonerò mai. Insieme al fatto di non essere andato ai funerali dei miei nonni.
Ero alla guida, andavamo in montagna a raccattar salami lasciati stagionare in cantine altrui ed era un periodo, giorni direi, un po' così, di novità e partenze da una parte, di cose vecchie e arrivate dall'altra.
E quindi che ci volete fare, già mi commuovo quando muore Prima Base in Sorvegliato Speciale, figuriamoci cosa può succedere se sono io che ci sto lasciando la pelle.
Riuscii a trattenermi a stento sul penultimo pezzo (It's all right ma, I'm only bleeding) ma non potei alcunché sull'ultima traccia: così, su quel meraviglioso crescendo di storia e tamburi, indignazione e chitarre, la diga si crepò, tremò e poi crollò di fronte all'immagine dei due gabbiani ipotetici.

Tutto questo per dire che dopo pranzo mi son deciso a vedere e sentire Qualcuno era comunista, interpretata (ma son parole grosse) da Veltroni e Bertinotti (ottimo, invece, Paolo Rossi), all'interno della celebrazione officiata da Padre Fazio.
Un'esibizione che nel futuro potrebbe prestarsi ad una parodia della madonna, magari partendo dalla voce e dalla faccia dello stesso Veltroni: "qualcuno credeva di essere comunista e forse era qualcos'altro".

Così, adesso, l'unica cosa da fare è bere un tè e riascoltarsi l'originale, nella speranza di non perdere mai l'intenzione del volo.