giovedì 27 giugno 2013

Daje Stè, mo è tutta discesa.

ANSA.it

Addio a Stefano Borgonovo 
Ha legato il suo nome a lotta alla Sla

27 giugno, 19:32 
E' morto oggi Stefano Borgonovo, ex calciatore del Milan, della Fiorentina e della nazionale che lottava da lungo tempo contro la Sla.

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Copio e incollo, il post che scrissi il 23 settembre 2008, quando Borgonovo comunicò la sua malattia.
Ciao Stè, sempre sotto la curva.

 
DAJE STE'

Ha aspettato il 5 settembre scorso per dircelo tramite il sintetizzatore, perché con la lingua atrofizzata non c’è altro modo per parlare, sussurrare e sentire quella voce che non sembra neanche più la tua.
Dopo averne annientati e uccisi molti altri, la Sla ha fatto breccia anche nel corpo che fu sgusciante di Stefano Borgonovo.
Sclerosi laterale amiotrofica, e qualcuno prima o poi mi dovrà spiegare perché le malattie in genere, quelle più subdole in particolare, abbiano questi nomi da supercazzola. Come le medicine.

“Al mattino prima di far colazione mi prende una pillola di Dimoxil 2g, poi una di Martinox a metà mattina. Dopo pranzo scioglie in acqua 7 gocce di Castopan, mi raccomando dopo pranzo, a stomaco pieno. La sera, magari dopo una bella tisana, dovrebbe chiudere il ciclo (doppia sottolineatura sotto il nome che solo dopo capisci riferito a delle supposte) con una compressa di Ciclovir.”

Ora, non so se il Dimoxil, il Martinox, il Castopan e il Ciclovir esistano davvero, sono convinto però che si potrebbero sostituire i corsivi con quelli coniati dal Conte Mascetti, tipo Tarapiatapioco, Antani, Scribal, Posterdati e non cambierebbe nulla, almeno per me. Chissà come dev’essere infilarsi nel di dietro una compressa di Cofandina.

Va be’, sto tergiversando, tutte queste inutilità per dirvi che, letta la notizia, non mi è stato difficile tornare a rivivere uno dei momenti più esaltanti della mia storia di spettatore calcistico:
27 settembre 1992, quarta giornata di andata del campionato di serie A, allo Stadio Adriatico di Viale Pepe, il Pescara ospita il Torino. Arbitra Cesari di Genova di fronte a circa 20mila spettatori di cui 12mila abbonati (altri tempi cazzo, altri tempi).

In Curva Nord, armati di abbonamento, Cirello (in sciarpa “Bronx Pescara”) e La Signora (in sciarpa biancazzurra non identificata, rigorosamente legata al polso destro) sono ai loro posti ben prima del calcio di inizio.

Il Pescara viene da un inizio di campionato che i tifosi non dimenticheranno mai: vittoria all’esordio per 1-0 all’Olimpico contro i giallorossi (gran gol da centrocampo di Totò Nobile con evidente complicità di Cervone) e sconfitta casalinga per 4-5 contro il Milan di Capello al termine di una partita memorabile, con i biancazzurri in vantaggio per 4-2 al 23° del primo tempo (…) salvo poi lasciarsi annientare dal tipico scellerato entusiasmo galeoniano prima e da una tripletta sontuosa del cigno di Utrecht, un certo Marco Van Basten, poi (da vedere e rivedere lo stop sul secondo gol dopo l’assist di Savicevic, il ”genio”).
Ma tutto questo meriterebbe un post a parte al contrario della sconfitta a Brescia per 1-0 la giornata successiva.

PREPARTITA:
27 settembre ‘92 dicevo, ancora con qualche granello di sabbia tra i (pochi) peli, raggiungiamo la nostra solita zona di competenza, proprio sopra i tamburi, tra un Orso con indosso il classico bomber griffato "Bad Boys", Franco Imperiale e Marcello Bocchino a cavalcioni sul parapetto, rigorosamente con la faccia verso casa mia e la schiena a guardare il campo.

PRIMO TEMPO:
Il Pescara non c’è e dopo un quarto d’ora ci pensa uno dei talenti più inespressi di quegli anni a metterla dentro: Vincenzino Scifo, 0-1.
Poco più di venti minuti e il migherlino della coppia offensiva granata raddoppia, probabilmente (non ricordo) servito di testa da Casagrande, Pato Aguilera beffa “saponetta” Savorani: 0-2 e sciarpata rimandata. Per il momento.

INTERVALLO:
“Noccioline gommeeeeeee!!! Ceci, fave…e semini!!!”

SECONDO TEMPO:
Nella ripresa il profeta cerca di ritrovare aggressività inserendo la futura bandiera Ottavio Palladini in luogo dello spento (quando mai…) e fresco campione d’Europa John Sivebaek. Il Pescara fatica a creare azioni degne di nota con il Toro sempre in controllo e mai in affanno nemmeno dopo l’uscita del fin troppo estroso compagno di sbronze Baka Sliskovic e l’ingresso del quasi campione del mondo (nel 1982 gli venne preferito Selvaggi proprio in extremis) Edi Bivi.

Insomma, una di quelle partite che non valgono il prezzo del biglietto.
Almeno fino all’89esimo:
palla in verticale di Allegri verso Borgonovo poco prima dei 25 metri, semi-veronica a seguire per mandare al bar il sandwich di Cois e Annoni e staffilata all’angolino che non lascia scampo a Marchegiani (dal secondo 22). 1-2.
L’Adriatico rumoreggia, sembra crederci e vuole l’assalto finale. A parte mio padre, che una volta a casa confessò di aver lasciato la tribuna alla Boniperti maniera, qualche minuto prima della fine della gara. Mai scelta fu più infausta.

91esimo:
palla spedita dentro l’area, Borgonovo è all’altezza del dischetto, spalle alla porta marcato da Pasquale “O animalo” Bruno. Il numero 9 biancazzurro controlla di coscia e si gira, ora vede la porta, tocco a liberare il destro e botta che s’infila a mezza altezza verso il palo alla sinistra di Marchegiani.
2-2 e conseguente, inevitabile delirio. Non ricordo l’esultanza dei giocatori in campo per il semplice fatto che ero impegnato a non lasciarci la pelle in quel turbinio di energumeni, bestemmie gioiose, scarpe e occhiali perduti e voli per nulla pindarici sui gradoni della nord.

Vedrò la corsa a perdifiato di Stefano solo a Novantesimo, descritta con orgoglio da Mario “il bianco” Santarelli.

La stagione fu un totale disastro, il Pescara chiuse tristemente ultimo a 17 punti e Borgonovo con 9 reti all’attivo.
Però all’ultima giornata, già da tempo retrocessi in serie cadetta, battemmo la Juve 5-1. E queste so' soddisfazioni.


IL TABELLINO

PESCARA - TORINO 2-2 (0-2)
Pescara: Savorani, Sivebaek (al 46' Palladini), Nobile, Dicara, Righetti, Mendy, Ferretti, Allegri, Borgonovo, Sliskovic (al 59' Bivi), Massara. A disposizione: Marchioro, Alfieri, Compagno. All.: Galeone.
Torino: Marchegiani, Bruno, Sergio, Mussi (al 79' Cois), Annoni, Fusi, Sordo, Casagrande, Aguilera (al 72' Aloisi), Scifo, Venturin. A disposizione: Di Fusco, Zago, Silenzi. All.: Mondonico.
Arbitro: Cesari di Genova.
Marcatori: Scifo 14' (T), Aguilera 39' (T), Borgonovo 88', 91' (P)
Spettatori: 17.822 di cui 12.364 abbonati e 5.458 paganti.

martedì 25 giugno 2013

Low and behold


Questo è il modo in cui va il mondo
non puoi mai sapere
dove mettere tutta la tua fede
e come crescerà

 
mi solleverò
bruciando dei buchi neri nei ricordi bui
mi solleverò
trasformando gli errori in oro


questo è il modo in cui passa il tempo
troppo veloce da domare
improvvisamente ingoiato dai segni
guarda!


mi solleverò
troverò la mia direzione magneticamente
mi solleverò
giocherò il mio asso nella manica


(Rise, da Into The Wild, soundtrack - Eddie Vedder, 2007)
 

L'anno scorso accadde il 30 aprile. A 'sto giro molto più in là, pochi giorni prima di arrivare nel mezzo del cammin, ma ne è valsa la pena.
Con la timidezza dell'amore, del primo bacio che arriva dopo uno sguardo prolungato mentre pregusti il sapore e ne accarezzi il profumo con la consapevolezza di aver comunque aspettato troppo. Così i piedi, che indugiano nella sabbia come gli occhi negli occhi, perché sai che no, quell'acqua non si tirerà indietro. Mai. E che avrai tutto il tempo che vuoi per giocare a Ciclope.

Poi il brivido. Rinnovato. Diverso e uguale. Che sa sempre di libertà e già di birra ghiacciata.
E il riso patate e cozze successivo, altro non è che il gol capolavoro dopo una partita giocata da dio.

sabato 8 giugno 2013

Gli eroi son tutti giovani e belli

L’altro giorno, dopo cena, per motivi indipendenti dalla mia volontà (ma probabilmente dal mio sottile lato masochista), mi sono trovato sul divano di casa a vedere gli ultimi 40 minuti di Come un Delfino, tipica fiction fatta con i piedi (ma brutti brutti) in onda su Canale 5.

Ora, mettendo da parte quelle cose che si notano dopo 10 secondi di visione, tipo la pessima regia e l’inguardabile fotografia, l’orribile recitazione e gli agghiaccianti dialoghi, i terrificanti green screen e le facce da fotoromanzo, vorrei qui soffermarmi sulla sceneggiatura, il testo che decide il susseguirsi degli eventi. La storia. Il racconto. 

Qui di seguito, provo a descrivervi quello di cui sono stato testimone, roba da far impallidire le mirabolanti iperboli di nonno Simpson:
il protagonista, Raoul Bova (che poi scoprirò essere anche il regista del capolavoro) è un atleta, precisamente un nuotatore professionista e, sorpresa delle sorprese, specialista nello stile del delfino.
Il nostro tursiope si guadagna col sudore la qualificazione ai mondiali di nuoto di Roma, ma viene scoperto positivo al doping proprio nella gara che gli aveva garantito l'ingresso tra i migliori.

Subito dopo, non so dirvi come e perché, viene fuori che è stata la mafia a volerlo far fuori, per ordine di un un boss siciliano, interpretato, indovinate un po’, da Tony Sperandeo, alla sua duecentesima "variazione" del ruolo.

Dopo una serie di vicissitudini, il nostro eroe viene scagionato, il tempo fatto nelle qualifiche considerato di nuovo valido e la sua riammissione alla rassegna iridata comunicata in diretta durante una conferenza stampa nei locali con vista sulla piscina dei mosaici del foro italico, durante la quale, il delfino tricolore lancia un’accusa indignata e pesantissima contro i mafiosi, la malavita, il valore dell'esistenza terrena e via discorrendo (e ora, per favore, immaginatevi uno che non sa recitare nelle vesti di indignato).

Da un’ignota campagna siciliana, Tony Sperandeo – alternato al volto all’eroe in un montaggio serratissimo – segue in diretta l’evento (sul Tg5!!!!) e giura vendetta fumando un grosso sigaro cubano.

Nonostante il poco allenamento successivo alla squalifica, il nostro pesce guadagna la finale grazie ad un terzo posto in batteria, con un crono che non lascia troppe illusioni.
Uscito dalla vasca, guardando gli spalti, Raoul si accorge dell'assenza di una sua amica (o qualcosa di più) e va in puzza.

Nel dopo doccia, la lontra umana riceve un sms dall’amica di cui sopra che lo invita “alla vecchia discarica” per rivelargli scottanti novità sui mafiosi che l’avevano incastrato.
Ovviamente è una trappola. L’amica, precedentemente rapita di fronte Castel Sant’Angelo (…) non era che un’esca (ma non mi dire...).

Segue una pietosa sparatoria, in cui la polizia (arrivata in loco grazie ad una microspia piazzata addosso a non ho capito chi) riesce ad evitare il peggio: 

i mafiosi muoiono, la ragazza si salva (grazie al tonno, in versione Stallone nella scena madre di Cliffangher), mentre l’amico, che aveva tradito l’anfibio vendendolo ai malavitosi per storie di debiti, muore nella tipica maniera del redento, ovvero frapponendosi tra lo squalo e la pallottola, non prima, però, che un alro proiettile sparato dal cattivone mafioso con la barba di due giorni, colpisca in pieno il quadricipite destro del salmone nazionale.

Purtroppo, il giorno dopo c’è la finale dei 100 delfino e naturalmente non c’è modo che un uomo possa parteciparvi con la coscia annientata da un colpo di pistola sparato praticamente a bruciapelo. 
Per i comuni mortali forse, non per il marlin de noartri.

Raoul si presenta ai blocchi di partenza della finale con una vistosa fasciatura, si tuffa in acqua (segue interminabile inquadratura subacquea con il sangue che fuoriesce dalle bende e si fonde col cloro in controluce) e alla fine, dopo esser passato quarto alla virata dei 50 metri, va a vincere. 
Sì, arriva primo.

Ecco, i divanoidi, ormai in brodo di giuggiole - e in evidente delirio da Hooligans con litri di birra in corpo - non volevano crederci: Raoul Bova vince la medaglia d’oro nei 100 delfino ai mondiali.
E 24 ore prima (o forse meno) gli avevano sparato in pieno - non di striscio - nel bel mezzo della coscia. 
"L’immensa gloria di un oro olimpico" (era il mondiale, va bene,, ma la citazione di Bisteccone ci sta sempre tutta). Roba da far impallidire anche la sospensione dell'incredulità

Pensavo di metterci meno a spiegarvi questa serie di idiozie (ah, m’ero dimenticato le scene con Ricky Memphis in versione prete sotto scorta…) ma invece la cosa si è rivelata più coinvolgente del previsto.

Allora capisci perché l’auditel segna quasi 5 milioni, mentre pensi al sagace e mai fuori moda signor Valdoni e al suo ormai sempre verde: “E poi dice che vince Berluscone!”