Ne ero certo, ricominciata la cosiddetta campagna elettorale, Silvio Berlusconi prende vigore a forza di stronzate. Da buon venditore non gli interessa dire cose nuove, gli basta ripetere fino allo sfinimento (ormai sono più di due lustri) quelle che le aziende inculcano ai loro cavalli nei corsi di formazione.
Se ne parli bene o male, basta che se ne parli. E quanto è ancora più odioso con quel sorriso immediatamente successivo ad un'affermazione agghiacciante (l'ultima l'altro ieri su raidue)!
Non so come si faccia a votare un uomo del genere, uno che ammette candidamente di essere quello che di cui i suoi avversari lo accusano di essere.
Ogni giorno che passa non riesco a capacitarmene.
Tanto lui ride, è un bonaccione, uno che si è fatto da solo, certo, uno che anche l'altra sera si bullava - seppur totalmente fuori contesto - di quanto i quartieri da lui costruiti anni fa siano tuttora all'avanguardia (ci siete stai che so, a Milano 2? Beh, io sì, per questo parlo), uno che l'altra sera prometteva un contratto a tempo indeterminato (dopo i primi 12 mesi) ad almeno il 50 per cento dei nuovi lavoratori precari, uno che l'altra sera continuava a sparare percentuali incredibili, letteralmente, per ogni essere umano dotato di un minimo di capacità di rielaborazione personale delle informazioni, uno che l'altra sera...poi ho cambiato, dopo circa 5 minuti.
Silvio Berlusconi, chissà cosa diranno i miei figli leggendo di lui nei libri di Storia.
Ok, ti inculo io, per quello che possa valere:
in questi spazi non parlerò più di Silvio Berlusconi. Silvio Berlusconi. Silvio Berlusconi, il simbolo della deriva al silicone di questa nazione.
Silvio Berlusconi, "la faccia serena, la cravatta intonata alla camicia".
Via di qui.