"Appena ce l'hai a tiro, polverizzalo"
Qualche giorno fa, con una zuppa di patate e cipolle (avete presente la faccia del frigo vuoto?, ecco) sotto al naso, ho visto gli ultimi 15 minuti di The Apprentice, il programma in cui Flavio Briatore, con un italiano stentato e zeppo di inglesismi tipo target, deal, costumer, profiling e tristezze varie, giudica degli aspiranti manager alle prese con prove di svariata natura.
All'interno della board-room (perchè sala riunioni poteva apparire troppo cheap, suppongo), il Boss decide la squadra vincitrice della prova mentre, in quella perdente, verrà individuato il più scarso della mission svolta (che può anche essere il caposquadra, pardon, team-leader), che verrà mandato a casa e dovrà dire addio al sogno di lavorare con Flavio Briatore in persona. E magari, un giorno, anche con il suo erede Nathan Falco.
Tutto questo, per dirvi che la distanza dello scrivente da questo mondo vuoto, riempito a malapena da trolley (che tutti portano con sè fuori dalla sala riunioni, pardon...) e tacchi 12, è stata resa ancor più netta guardando il premio dato alla squadra vincitrice e la punizione afflitta agli sconfitti:
i primi, invitati "nel più esclusivo golf club di Milano", calici in mano a brindare nella Club House e a provare colpi nel campo pratica; i secondi, ad espiare le proprie malefatte in un bar spoglio di provincia, con un biliardo ben illuminato alle spalle, tavolini tondi e birre ghiacciate di fronte.
Ora, secondo voi, avrei voluto vincere o perdere?