sabato 22 dicembre 2007

Rallegramenti

- Giocatore 1: “Apro di mille.”
- Johnny Firpo: “Piatto ricco mi ci ficco.”
- Parapolis detto Il Greco: “Scusa ma quando gioco a poker le frasi fatte mi fanno venire il nervoso.”
- JF: “Sì, anche a me.”
- Giocatore 2: “Ecco i miei.”
- Greco: “Quante carte?”
- JF: “Il piatto piange.”
- Giocatore 1: “Tre carte.”
- JF: “Come.”

(Luciano Catenacci e Terence Hill, in Pari e Dispari - Sergio Corbucci, 1978)

Si spera sempre nel tavolo tondo, in una luce dall'intensità giusta e ben indirizzata. Poi le ciabatte portate da casa, la tradizionale scorta di sigarette e relativa nebbia ad abbracciare di probabilità la circonferenza, un panno verde senza troppi pelucchi, carta e penna per il “conto poste”, da prendere rigorosamente dopo il seguente scambio di battute:

- “Allora, da quanto la facciamo una posta?”
- “Facciamola da…aspe’ che prendo carta e penna.”

Successivo summit per decidere la durata dello scontro dopo quest’altro scambio di battute con la consapevolezza che tanto si finirà a casa sempre alla stessa ora, alle 8 o giù di lì:

- “A che ora finiamo?”
- “Alle 4 chiamiamo giro?”
- “Mmm…alle 4?”
- “Alle 5?”
- “Facciamo così: alle 3 si fa pausa e si decide.”
- (In coro) “Perfetto.”

Tentativo - solitamente infruttuoso - di recuperare tanti posacenere quanti sono i giocatori, angolo scimmie non troppo distante dall’arena, bottiglia d’acqua ai piedi del cerchio (“Chi c’ha l’acqua?”).

- “Full vestito teresina?”
- (in coro) “Sì, sì.”
[…]
- “Un giro di teresa e poi poker?”
- “Ma…mani in petto?”
- “Sì, cioè, chi inizia non rida’.”
- (In coro): "Perfetto."

Bicchiere personale (aaah il tumbler basso!) a controllo delle fiches,

- “Come facciamo? Il cartaro mette il doppio o tutti uguale?”
- “No, no, il cartaro mette il doppio.”
- (In coro) “Perfetto.”

Tra le tante, ecco la formazione non soggetta al logorio della frenesia contemporanea:

- "Monte' fa i posti, ché io riconto le fiches.":

1. Callara, detto "Teodomiro" per la capacità di mandare a puttane una mano dopo la semplice visione di un asso di picche.

2. Sig. Valdoni, conosciuto anche come "Lillino" per la nota faccia di cuoio durante la fase di truzzicamento.

3. Montelli, detto "Colore" per l’ormai nota adorazione verso il bronzo dei punti. Due quinti, un quinto, tre quinti? Vado a colore!

4. Cirello, conosciuto in Nord America come "Alcol free" per la tendenza a privarsi degli alcolici durante il rito cartaceo.

Che vinca il migliore.

E ricordatevi che se entro la prima mezzora non avete capito chi è il pollo...

mercoledì 19 dicembre 2007

Mi manca chiunque.

Lenore aiutò il fratello ad alzarsi. I due si avvicinavano alla spiaggia in cima alla collina, dove l'erba diventava secca e marrone. Rick non aveva più bisogno d'aiuto. Ci furono voci, dagli uni agli altri. L'Anticristo aveva problemi a reggersi in piedi.
L'ultimissima porzione di sole venne risucchiata dietro la palestra, a occidente. Un'ombra fresca colmò di sé il campo, poi risalì la collina e raggiunse il War Memorial. L'ombra avviluppò le quattro figure nell'istante del loro unirsi, e le inghiottì.

(La scopa del sistema - David Foster Wallace, 1987)

lunedì 17 dicembre 2007

Sosiando

"Che cos'è il genio? E' fantasia, intuizione, decisione e velocità d'esecuzione."

(commento allo scherzo del Necchi, in Amici Miei - Mario Monicelli, 1975)



Ieri pomeriggio, su Canale5, c'era un tipo che somigliava parecchio allo scrivente. O almeno così mi hanno detto.
Stamattina, al risveglio, mi è tornata in mente una cosa:

nel 1910, a San Francisco, Charlie Chaplin partecipò ad un concorso per sosia di Charlie Chaplin. Arrivò terzo.

giovedì 13 dicembre 2007

"Aspe', sta a carica'."

Durante il caricamento si potevano fare un sacco di cose.
Ci si poteva fare una spremuta (o meglio, la faceva mamma), bere un the con una marea di biscotti dentro o persino andare al cesso per una di quelle sedute interminabili che piacciono tanto al titolare della Festicciola.
Acceso l’alimentatore, bastava scegliere la cassetta, infilarla nel registratore e digitare “load” con la consapevolezza che la macchina ti avrebbe sempre risposto allo stesso modo, con una frase che entrò a piedi uniti nel linguaggio comune di noi bimbi pestiferi non ancora brufolosi:
"PRESS PLAY ON TAPE”.

Con 18 milioni di esemplari venduti in 11 anni di produzione è tuttora il computer più venduto della storia, un record che, a guardare il mercato odierno e le sue logiche di produzione, resterà imbattuto per sempre.
Tutto 'sto preambolo per dirvi che il 10 dicembre scorso (perdonatemi il ritardo), il Commodore 64 ha compiuto 25 anni.

A dir la verità non so proprio dove andrò a parare con questo scritto, troppe cose da dire, troppi aneddoti che s’intrecciano con i pomeriggi davanti allo schermo:
le sfide con mio fratello, con “il computer” (e quella fantastica domanda che ci faceva sentire dei programmatori in stile Walter Nebicher: “Ma stai giocando contro il computer?”), con gli amici (Giulio, dove sarai ora? Avrai smesso di spacciare?) che venivano in massa con ancora l’ultimo boccone del pranzo tra i denti, la miriade di joystick rotti (e qui cito ancora mio fratello, noto lanciatore di joystick nell’etere del salotto, con automatico rimprovero proveniente dalla cucina), quelli da tavolo con le ventose che si portavano dietro il tavolo stesso in caso di partita particolarmente accesa, la rotellina per giocare ad Arkanoid (l’unico ad avere avuto l’onore di vedere mio padre negli occhi), quelli con un sacco di pulsanti inutili che premevi a caso nei cosiddetti picchiaduro (Double Dragon su tutti) nella speranza che il tuo omino ammazzasse chiunque con una formidabile quanto improbabile mossa segreta.

Lo Spectrum, grande rivale del C64, dalle parti mie non era preso neanche in considerazione. Anche su The Games Machine (per gli amici TGM) godeva di poco spazio: il Commodore 64 era Il Computer. Se solo avessero potuto parlare, anche i suoi nonni (il Vic20 e il Commodore 16) lo avrebbero ammesso.

- E poi i giochi di pallone, International Soccer su tutti, che nonostante le porte senza reti e sei giocatori per squadra pareva di essere al Maracanà.

- MicroProse soccer, con la sua rivoluzionaria vista dall’alto.

- Match Day, di una lentezza imbarazzante ma con il merito di essere stata la prima simulazione calcistica in cui si poteva regolare la potenza del tiro variando la pressione del pulsante.

- Barbarian, che non ho mai capito come riuscisse a mettermi un’ansia che neanche Lynch in paranoia dura.

- Impossible Mission (che mi ostinavo a chiamare con l'accento sulla seconda "i"), con i suoi ascensori, le sue porte scorrevoli e quella magnifica capriola che facevi anche quando non ce n’era alcun bisogno. Il primo a stupirmi per la fluidità di movimento dell’omino.

- Rainbow Islands, che farebbe tuttora la gioia dei frequentatori di un coffeeshop.

- Mi consideravo un fenomeno (anzi, lo sono) a International Karate+, avevo un tempo nel calcio volante che manco Bruce Lee sotto efedrina. 1000 punti a botta e raggiungevo il bonus (e relativo passaggio di cintura) in un attimo: eri sul lato sinistro dello schermo sotto l'occhio vigile del sensei baffuto e con uno scudo di metallo tra le mani dovevi respingere delle palle di ferro che ti arrivavano addosso, rimbalzanti e non, a qualsiasi altezza. Non credo di essere mai stato così vicino ad una crisi epilettica come in quei momenti.

- Il leggendario Ghost’n Goblins (Calla’, ti fischiano le orecchie?), che aveva l’unico torto di farti ricominciare ad inizio quadro quando perdevi il cosiddetto cannoncino. Amavo il rischio e anziché il coltello da lancio preferivo la torcia, perché dovevo calcolare bene il tempo del tiro (rigorosamente a palombella) e la durata della fiamma, nella speranza che non si esaurisse prima del passaggio del morto vivente di turno.

E tanti altri che aspettavi trepidante con il televisore gonfio di deliranti, variopinte linee orizzontali (e che terrore quando non comparivano: il gioco non funzionava!) che se le fissavi troppo finivi in un trip che neanche nel finale di 2001, mentre i numeri del registratore scorrevano lentamente, molto lentamente. International Soccer ad esempio era carico solamente a 041. Spettacolo.
Come la prima volta che tradii Chip’s di Via Milano (il baffo di Cosmos3000 su via Mazzini entrò in scena anni dopo, con l’Amiga) per entrare in quel negozio di via Bardet e scoprire che lì ti davano anche le cassette copiate, totalmente fuorilegge ma che costavano un terzo.

E quella volta che...

Ok, basta, sennò ‘sto post non lo legge nessuno.
"RUN".

Esaurito.

C'era più gente in giro con le bici stamattina. Sembrava ci fosse anche meno traffico. Ma forse era solo un'impressione.
Poi c'era il sole. E meno rumore.

lunedì 10 dicembre 2007

Pentole d'oro

Non mi era mai successo.
Il mare d'inverno con la sua spiaggia lunghissima e meravigliosamente sgombra, i gemelli pargoli del Matta trio che se la dormivano beatamente.
E poi gli arcobaleni, al plurale. Due onde multicolore che si rincorrevano dietro gli scogli.
Subito in spiaggia incurante dell'ottimo risotto fumante appena servito.
Quattro, cinque minuti, non so. E' bastato. Cazzo se è bastato. Ancora rido.

venerdì 7 dicembre 2007

.



Ditele che l'ho perduta quando l'ho capita,
ditele che la perdono per averla tradita.


(Francesco De Gregori, da Atlantide, in Bufalo Bill, 1976)

lunedì 3 dicembre 2007

A Casorate Primo ci si diverte un bel po'

L’altra sera, sotto chili di coperte, ho deciso di pescare un Dylan Dog a caso (L’uomo che visse due volte, di Sclavi&Venturi – N° 67, febbraio 1995, prima ristampa) ed elevarlo al rango di carillon ninnanannesco.
La Horror Post era quasi totalmente occupata dalla lettera di tal Michele Somma da Casorate Primo, Pavia.
Non ancora riesco a capire se il malato più grave è lui, oppure io, che impiegherò i prossimi minuti a ricopiare la sua missiva (secondo me vado a perdere…):

“Vi comunico i dati della statistica da me condotta e che riguarda i numeri dall’86 al 99, che prosegue quella di Sergio Capuzzimati pubblicata nel numero 88.
- I morti sono stati 172, di cui 86 uomini, 51 donne, 3 bambini (più 32 persone bruciate in un cinema, e di sesso non definito), con una media di 12 morti per albo e con un massimo di 54 nel numero 92.
- In dettaglio:
36 bruciati, 23 trafitti, 17 sparati, 17 accoltellati, 11 sgozzati, 7 soffocati, 6 affogati, 5 decapitati, 5 investiti da auto, 5 infartati, 5 suicidi, 4 sfracellati, 3 dylaniati, 3 sventrati, 3 bastonati, 3 strangolati, 3 con la testa rotta, 2 spappolati, 2 impiccati, 2 divorati, 1 fulminato, 1 morto di AIDS e 5 per altri motivi.

- Le battute di Groucho sono state 221, con una media di 16 per albo e con un massimo di 41 nel numero 95.
- Il campanello della porta di Dylan ha urlato 20 volte.
- Dylan ha suonato 3 volte il clarinetto, ha cercato di costruire il galeone 7 volte e ha acceso lo stereo 2 volte.
- Ha detto o pensato “Giuda ballerino” 86 volte (e una volta lo ha detto anche Groucho), con un massimo di 13 volte nel numero 94.
- Ha avuto 11 ragazze.
- E’ stato ferito 21 volte.
- Ha sparato 21 colpi.
- Ha incontrato Bloch 39 volte e gli ha parlato per telefono 4 volte.
- Dylan è inoltre morto una volta (e poi risorto) nel numero 88.”


C’è mica qualche fan dell’indagatore dell’incubo in possesso del numero 88, quello con i dati del lettore Sergio Capuzzimati?
Sarei ansioso di leggere il suo rapporto.

sabato 1 dicembre 2007

Cavallo Vapore

Unità di misura stabilita da James Watt (1736-1819), è la potenza necessaria per sollevare di 0,3048 m, 249,7 kg in 1 sec.
1 cavallo vapore (HP, Horsepower) = 745,7 watt, o 2,545 BTU (British Terminal Unit) all'ora.