Forza azzurri
Il ddl sulle intercettazioni è dunque passato al senato.
Ma cosa volete che ce ne importi, stanno per incominciare i mondiali e la nazionale, notoriamente, dà il meglio nei momenti difficili.
Su tutti, da leggere l'articolo di quei comunistacci dell'Economist, equilibrato quasi come non mai. E che finisce così, giusto per dire che basterebbero poche righe per continuare a sostenere che "finché li cerco io, i latitanti sono loro":
“Un giudice antimafia siciliano ha detto che nessuno dei due grandi ‘capi dei capi’ di Cosa Nostra arrestati sarebbe finito in carcere se questa legge sulle intercettazioni fosse stata in vigore all’epoca degli arresti. Un monito che i legislatori italiani dovrebbero prendere più seriamente del diritto di Berlusconi ad avere una vita sessuale privata“.
AGGIORNAMENTO
Alcuni casi che non potremmo più sapere
(qui nel dettaglio, da La Stampa):
- Mafia, nulla su Ciancimino e addio a Gomorra
- La «cricca», tre anni per far emergere gli affari sui grandi appalti
- Furbetti del quartierino, le imprese di Ricucci e la caduta di Fazio
- Caso Scajola, addio alle notizie sulla casa con vista sul Colosseo
- Protezione civile, le discutibili amicizie di Bertolaso
- La caduta di Prodi, dopo le telefonate di Lady Mastella
- Lo scandalo escort, inutilizzabili i nastri della D'Addario
- Il caso Minzolini, le pressioni sul Tg1 e l'Authority
- La morte di Cucchi, le foto del pestaggio non le avreste viste
- Le dimissioni di Saccà, c'erano una volta le veline raccomandate dal Cavaliere
- Rignano Flaminio, nessuno spazio ai dubbi sulle violenze
altri ancora (da Repubblica)
7 commenti:
Giudice in composizione collegiale, limitazione delle intercettazioni, ridimensionamento dell’uso delle ambientali. Bisogna leggere il provvedimento, approvato dal Senato, per capire lo scempio e il colpo durissimo che il governo e la maggioranza hanno inferto alla lotta alla mafia e al crimine diffuso. E i numeri dei latitanti arrestati non bastano più per giustificare un provvedimento che fa cadere la maschera a questo esecutivo che, nei fatti, aiuta il crimine organizzato riducendo gli strumenti a disposizione dei magistrati. Nicola Gratteri conosce bene la ‘ndrangheta, la combatte da anni, la mafia calabrese ha più volte progettato di ammazzarlo. Prima di fare una legge porcata, come questa, che disciplina materie delicatissime bisognerebbe ascoltare chi quotidianamente combatte il crimine. Ma i suggerimenti, gli appelli, le richieste di modifica sono cadute miseramente nel vuoto. Abbiamo raggiunto Gratteri, procuratore aggiunto a Reggio Calabria, al telefono. L’amarezza di un giusto, la frustrazione degli onesti. Gratteri non vuole sentire parlare dei successi contro le mafie, rivendicati dal governo. “ Mi deve spiegare lei, l’intervento del ministro della giustizia e dell’interno per favorire l’arresto dei latitanti. Mi dice una cosa che hanno fatto concretamente? Cosa hanno modificato dal punto di vista degli uomini a disposizione, dal punto di vista normativo? Nulla. E’ frutto del lavoro, il sudore esclusivo di chi fa polizia giudiziaria, anche oltre le ore di lavoro previste, sapendo che le ore straordinarie saranno pagate solo in parte”.
Si cambia registro sulle intercettazioni. E’ preoccupato?
“E’ un grave errore di strategia contro le mafie. Anche se la limitazione investe i reati fine è ovvio che se devo indagare su un mafioso, io non parto intercettando un capo mafia, o un notorio mafioso, parto sempre da gente quasi insospettabile. Voglio dire che le indagini sull’associazione a delinquere nascono indagando su reati minori. Porre queste limitazioni è un grosso vantaggio per le mafie, per le organizzazioni criminali
Costano troppo le intercettazioni, dicono
Non è vero. L’intercettazione è il mezzo più economico e garantista che esista. Io se metto sotto controllo un telefono con 11 euro più iva, io per 24 ore conosco dove si sposta questa persona. Per avere lo stesso risultato devo fare un pedinamento con due,tre macchine e allo stato costa almeno 2-3 mila euro
Il testo modifica anche le ambientali?
Le ambientali sono state la grande svolta dagli anni ’90 ad oggi nella grande investigazione. I maggiori risultati dal punto di vista probatorio le abbiamo avute dalle ambientali, la voce naturale di due mafiosi che parlano corrispondono in termini di valore alle dichiarazioni di venti collaboratori di giustizia .
Il testo prevede che le intercettazioni devono essere autorizzate da un giudice competente, che decide in composizione collegiale.Cosa ne pensa?
Quella è una follia. Ogni mattina io penso a questi pulmini che partono da Castrovillari, da Rossano, da Vibo per andare a Catanzaro per portare le richieste di intercettazioni al tribunale distrettuale di Catanzaro e anche per una proroga. Ma non portare solo la richiesta di 20-30 pagine, ma portare 20-30, 100 faldoni. Ci sono fascicoli composti da 180 faldoni. Portare ogni volta 180 faldoni da Cosenza a Catanzaro vuol dire una giornata, il giudice poi deve leggere e le carte devono tornare indietro. Siamo all’età della pietra, torniamo all’inchiostro e calamai. Nel 2010 dovremmo puntare all’informatizzazione. Dovremmo
Aumentano gli arresti dei latitanti? Un successo del governo?
Cosa concretamente hanno fatto il ministro della giustizia e il ministro dell'interno? Me lo dice lei? Cosa hanno modificato dal punto di vista degli uomini a disposizione, da punto di vista normativo? Nulla. Gli arresti sono il frutto esclusivo del lavoro, del sudore di chi fa polizia giudiziaria, anche oltre le ore di lavoro previste, sapendo che le ore straordinarie saranno pagate solo in parte.
E’ uno sfascio questo provvedimento per il sistema giustizia?
Certamente, uno sfascio.
gli articoli che non leggerete più:
http://www.repubblica.it/politica/2010/05/21/news/con_la_legge-bavaglio_non_leggerete_piu_questi_articoli-4242568/index.html?ref=search
dal Corriere della sera
Scelte preoccupanti
Il voto di fiducia con cui ieri al Senato è stato approvato il disegno di legge sulle intercettazioni segna una pagina buia per la nostra politica legislativa in materia di giustizia. Sia sul piano del metodo, sia specialmente sul piano del merito. A parte il profilo del metodo, evidentemente collegato all’abuso dello strumento della fiducia, ciò che maggiormente preoccupa sono i contenuti del progetto. A cominciare dalle disposizioni relative alla libertà di informazione. Ferma restando, infatti, la possibilità di pubblicare «per riassunto» gli atti d’indagine, una volta caduto il segreto investigativo, è stato invece ribadito un rigido divieto di pubblicazione, per l’intera fase preliminare, dei risultati delle intercettazioni, anche se non più coperti da segreto (e quindi anche se concernenti fatti o circostanze direttamente rilevanti per le indagini).
Un divieto eccessivo ed ingiustificato, come pure risultano eccessive ed ingiustificate le sanzioni penali previste a carico dei giornalisti nel caso di violazione del suddetto divieto, nonché quelle a carico degli editori per la conseguente responsabilità amministrativa. Per contro, le medesime sanzioni potrebbero ritenersi congrue e giustificate (anche alla luce di esigenze di tutela della privacy), qualora venissero pubblicate intercettazioni tuttora coperte dal segreto, o comunque esclusivamente concernenti fatti, circostanze o persone estranei alle indagini. Ancora più preoccupanti, dal punto di vista del pubblico interesse all’accertamento ed alla repressione dei reati (tante volte sbandierato da questo governo), sono le modifiche che si vorrebbero introdurre con riferimento ai presupposti delle intercettazioni ed alla relativa procedura. Quanto ai presupposti di queste operazioni — irragionevolmente estesi all’acquisizione dei tabulati telefonici, sebbene si tratti di cosa assai diversa— essi sono stati circoscritti in modo tale, con riguardo ai soggetti destinatari delle stesse, ed attraverso formule così rigide, da indurre ad escludere che, di regola, si potrà procedervi nelle inchieste «contro ignoti»: cioè nelle ipotesi in cui le intercettazioni sarebbero davvero «indispensabili» per gli sviluppi delle inchieste.
Decisamente fuori dalla realtà appare, inoltre, la disciplina dettata in materia di durata delle intercettazioni, posto che il limite massimo fissato nell’esiguo termine di 75 giorni potrebbe essere eccezionalmente prorogato dal pubblico ministero soltanto attraverso un complesso meccanismo di provvedimenti motivati in via autonoma, reiterabili di 3 giorni in 3 giorni, da sottoporsi a convalida entro altri 3 giorni da parte del tribunale distrettuale collegiale. Inutile dire quanto sarebbe farraginosa e defatigante una simile procedura, la quale potrebbe risultare spesso di fatto impraticabile (a parte le difficoltà organizzative derivanti dalla competenza del suddetto tribunale distrettuale), e, quindi, inidonea a soddisfare le esigenze investigative del caso concreto.
Non diversamente, del resto, dall’analogo congegno di scansione temporale, di 3 giorni in 3 giorni, previsto per le intercettazioni ambientali (cioè tra soggetti presenti in un determinato luogo), ove il pubblico ministero intendesse avvalersene, in assenza di flagranza di reato, operando in luoghi diversi dal domicilio: come sempre più spesso certe indagini esigono. Tutto ciò dimostra quanto siano forti i limiti che la nuova legge vorrebbe imporre all’uso dello strumento delle intercettazioni, al punto da determinare una situazione di complessiva irragionevolezza nel sistema della nuova disciplina, a tutto scapito dell’efficienza delle indagini. E questo è vero anche in rapporto ai procedimenti per delitti di criminalità organizzata. È chiaro, infatti, che le deroghe previste dalla futura legge, diversamente da oggi, per i soli delitti di natura mafiosa e terroristica, non potranno assicurare (nemmeno) il mantenimento degli attuali livelli di contrasto degli organi inquirenti contro alcune tra le peggiori forme di delinquenza associativa.
Vittorio Grevi
Ho letto poco fa l'articolo dell'Economist, l'ho trovato ottimo. Soprattutto la parte conclusiva di cui parli nel post.
Vorrei aggiungere: i mondiali e la nazionale saranno solo un'aspirina contro un febbrone da cavallo nello stato iniziale; pochi momenti di sollievo prima che la febbre arrivi a 40.
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