Era meglio, altrove?
Izzo è disarmante.
Come la disperazione che ti ficca dentro. Senza difese, come nei sogni. Né riscatto. Che non sia la speranza di un amore già finito.
E' terminato con Il sole dei morenti (Jean-Claude Izzo, 1999) il mio tipico periodo di blocco del lettore. Con un pianto trattenuto a stento seduto al 21A. Finestrino.
Con l'oceano stampato fisso negli occhi e il ricordo della risacca a rimboccare le coperte (con le ultime spiagge). Funziona così con Izzo. Almeno nelle parentesi di vita in cui si vorrebbe scrivere come lui. Con i dubbi sputati fuori da sentenze. E la sicurezza del ritrovarsi. Perduti. Sempre. Nel sentirsi dire cose che non si sapeva di sapere. Allora zitti.
Non rimane altro che prendere la matita mangiucchiata tra le labbra e sottolineare. Tipo l'ideale risposta al post di qualche tempo fa:
"Sai, la felicità ti fa sentire a casa."
Leggetelo.