venerdì 29 luglio 2011

La foto in una berretta

Si va. E mi vedo così, D'ä mê riva (in Crêuza de mä - Fabrizio De André, 1984).
Che dedico alle partenze e alle perdite, ai malumori e gli stomaci chiusi, ai letti insonni e ai messaggi notturni, ai peli e alle lingue, alla città sconosciute e ai vicoli amici, alle case vuote e alle stanze piene e semibuie, alle bottiglie ancora da aprire e alle sedie sui muri, alle strade in discesa sulle finestre dai cuori aperti, ai piedi bagnati e ai culi sudati, alle madri coraggiose e ai padri bambini, alle schiene alate, alle corde sfiorate e le canzoni sussurrate, ai brutti ciccioni, a chi cade e si rialza, ai bicchieri nelle vie, ai mobili impolverati, alla Biancazzurra e alla Brizzolata, ai nasi umidi, alle matite spuntate, alle foto mai scattate, ai tempi mai fermati.
A chi si sente perso e solo. Senza esserlo davvero mai. Già.


DALLA MIA RIVA

Dalla mia riva
solo il tuo fazzoletto chiaro
dalla mia riva
nella mia vita
il tuo sorriso amaro
nella mia vita
mi perdonerai il magone
ma ti penso contro sole
e so bene stai guardando il mare
un po' più al largo del dolore
e son qui affacciato
a questo baule da marinaio
e son qui a guardare
tre camicie di velluto
due coperte e il mandolino
e un calamaio di legno duro
e in una berretta nera
la tua foto da ragazza
per poter baciare ancora Genova
sulla tua bocca in naftalina.

lunedì 25 luglio 2011

Il punto di vista di dio

A seguito della tragedia norvegese, in uno sconcertante editoriale apparso domenica sulle pagine de Il Giornale, Magdi Cristiano Allam sostiene (male, a dir la verità) che "multiculturalismo e razzismo sono di fatto due facce della stessa medaglia".

Ora, a prescindere dall'aggravante di leggere queste cose sul quotidiano di proprietà del Presidente del Consiglio e non su di un foglio gratuito di propaganda estremista regalato fuori dalle università, c'è davvero da tirarsi pizzicotti (o cazzotti) per svegliarsi. Peccato di non stare realmente dormendo.

Leggere l'opposto di quello che l'uomo (o almeno quelli in cui la parte umana ha superato quella animalesca) ha iniziato a capire più o meno dall'invenzione delle navi o più semplicemente dall'idea del viaggio, mette addosso uno sconforto senza eguali:
va bene che lo specchio di chi dovrebbe dare il buon esempio è rotto da tempo, ma insomma, credevo che nessuno (tra i non animali di cui sopra) potesse mettere in discussione il fatto che è proprio nelle società monoculturali e chiuse che si sviluppano i più beceri germi del razzismo e dell'intolleranza.

Forse Allam non è mai stato in un asilo ultimamente, non ha amici con frugoletti piccoli che si lanciano aerei di carta con altri bimbi dai nomi impronunciabili, figli di mammaepapà cinesi/senegalesi/nigeriani/iraniani/albanesi/quellochevipare che parlano romano quasi meglio di Mario Brega.

Forse Allam non sa leggere la speranza nei gesti che sono all'ordine del giorno, come quello di Nura (l'ultimo di cui si ha notizia), ragazza pakistana che a Bologna ha tentato di uccidersi per fuggire da un matrimonio combinato.

Forse Allam non sa che sarebbe rimasto al Cairo se gli altri non "avessero anteposto l'amore per il prossimo alla salvaguardia dei legittimi interessi nazionali della popolazione autoctona".

Forse Allam, nell'incapacità di accettare la persona che è - come tutte - diversa da lui, non capisce di essere lui stesso un fondamentalista.

Forse Allam (è l'unica soluzione che mi viene in mente) ha comprato la laurea in sociologia: parla di multiculturalismo ma non sa manco cos'è.

E a quelli che portano il nome di tutti i battesimi non può venire altro che da piangere.

mercoledì 20 luglio 2011

Sono cose che dispiacciono, nella vita si può anche morire...

La crisi, in fondo, era stata drammatizzata dai media e soprattutto era “alle nostre spalle, per fortuna, l’Italia ne sta uscendo meglio di altri in Europa.” E poi cavolo, maledetti voi porta sfortuna, ottimisti bisogna essere, comprare, comprare anche senza soldi, così si rilancia un paese!

Non è che ci avessimo creduto, intendiamoci. Però, dicevano così questi mascalzoni.
Adesso, invece, il paragone è il Titanic. Con le scialuppe che non bastano. Anzi, bastano per loro.

Così, nel cazzeggio di letto notturno, ripenso a Gian Maria Volonté, meraviglioso rivoluzionario pentito che si trasforma in bandito. Per poi pentirsi di nuovo: 

“E tu non comprare pane con questo dinero! Hombre... compra dinamite! Dinamite!”
(Quien Sabe? - Damiano Damiani, 1976)

martedì 12 luglio 2011

Come quando gli uccelli se ne migrano

Caldo. E culo sudato. Suonano gli Smiths nel giallo della tenda. Samantina cerca terra e lingua in fresco. Poco fa c’era Jessica Biel, che ve lo dico a fare. No, non ho cambiato le lenzuola per lei, stamattina. Forse per la chitarra, ormai sempre più sola, insieme. La voglia. In mezzo a tante. Spaghetti col pomodoro fresco a pranzo. L’A-team di sottofondo, il film dico. Non male, così su due piedi. O su tre. Ero nudo? Chissà. Comunque ecco spiegata la presenza di Jessica Biel. Per il film, dico. Anche se l’essere senza vestiti avrebbe il suo senso. Di più. Parchetto deserto, solo balle di fieno a rotolare. Pare che il 5 luglio ci sia stata un’assemblea dei possessori di cani. I cani ascoltavano. Io non c’ero ma lo so. E la palla pelosa che un giorno girerà per casa si chiamerà Cane, Peter Falk capirà. “A San Lorenzo se dice che pe fregà du fratelli ce vojono du fiji de ‘na mignotta”, grazie Paolo, mi mancava. Mazzinghi, Klitschko, Spinks, Proietti (di Testaccio), Venturi (Enrico e Vittorio, di San Lorenzo). Ecco spiegato il “se dice”. Back to the old house. E che cazzo, mo li tolgo sti Smiths. Anche se il dito andrà su qualcosa di peggiore. “La verità non è sempre rivoluzionaria”, si diceva ieri sera, o meglio, lo dicevano a Lino Ventura nei panni dell’ispettore Rogas. Boh. A stento riesco a leggermi, figuriamoci la rivoluzione. Al limite la verità. Si dorme male. La temperatura come scusa. Sempre un discorso valido nei bar. Portatemi fuori allora. Va bene, quella birra non è pastorizzata. Sì, t’impegni e sul serio, davvero, mi dispiace non volerti sentire. Dammi solo quella cazzo di birra. Ah, ho passato il dito, Tom Waits.