There's nothing you can say to make me change my mind.
[Così, dopo più di dieci
anni, i Radiohead all'arena di Verona (Kid A/Amnesiac Tour - 2001) non possono
far altro che scendere ed accomodarsi sul gradino di mezzo del mio
personalissimo podio.]
La
sensazione è di aver partecipato ad una cosa irripetibile, di quelle
che racconterò ai miei nipoti, se mai ne avrò.
Gli dirò di esser stato più volte sull’orlo del pianto, con l’orgoglio dell’uomo a petto nudo che si tampona gli occhi tra la folla con la scusa del sudore (almeno qui, qui e qui, anche se il video non renderà mai giustizia alla realtà). Dirò che non ho potuto godermelo anni prima, solo perché la data di nascita non si sceglie. E che per lo stesso motivo non c’erano Mason né Gilmour, lì sopra quel muro che si costruiva pian piano insieme ai fantasmi di Pink, prima di crollare.
Gli dirò di esser stato più volte sull’orlo del pianto, con l’orgoglio dell’uomo a petto nudo che si tampona gli occhi tra la folla con la scusa del sudore (almeno qui, qui e qui, anche se il video non renderà mai giustizia alla realtà). Dirò che non ho potuto godermelo anni prima, solo perché la data di nascita non si sceglie. E che per lo stesso motivo non c’erano Mason né Gilmour, lì sopra quel muro che si costruiva pian piano insieme ai fantasmi di Pink, prima di crollare.
“Nonno,
ma tu non eri di quelli che volevano un palco scarno, con solo gli
strumenti protagonisti?”, “Sì bimbi, l’ho detto, ma pensate
davvero che nonno sia così stolto?”.
Racconterò
di come non sia stata la stanchezza a svuotarmi e nemmeno il caldo. Ma la
musica. Per una volta slegata dai ricordi di donne e sbronze, amici e
risate, viaggi e pianti. Solo quel doppio cd consumato dal laser e
mandato in loop per l’ennesima volta sin dal mattino.
“Per qualcuno non è cinema, per altri è una delle più sconvolgenti esperienze
vissute davanti lo schermo”, per qualche motivo m’è venuto in mente Mereghetti
(nella recensione di Blue - Dereck Jarman, 1993), mentre pedalavo nella notte verso casa, con la pelle ancora eccitata e il vento caldo a tapparmi la bocca, in preda alla morbidezza di Goodbye Cruel World. Nel silenzio della Roma ormai già in agosto.
Continuerò ancora per molto e tra una canzone ed un'altra, dirò pure che l'unica birra in vendita era l'odiatissima Ceres, che c'era l'unità cinofila all'ingresso e che il maiale volante si era trasformato in cinghiale, diventando nero e con un bel paio di zanne.
Poi, di fronte all'incredulità, gli dirò che no, ero sincero: c'ero davvero. E che era andata proprio così.
Poi, di fronte all'incredulità, gli dirò che no, ero sincero: c'ero davvero. E che era andata proprio così.
2 commenti:
"She wont let you fly, but she might let you sing".
la signora col pancione
non so chi sia sto tipo/a, l'ho trovato girando per caso. e ne condivido in pieno la recensione:
http://conversazionimetropolitane.wordpress.com/2013/07/29/the-wall-roger-waters-stadio-olimpico-roma-29072013/
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