martedì 19 dicembre 2006

L'ancora nei pantaloni

Dalle mie parti, i superstiziosi ti proibiscono di utilizzare una candela per accendere la sigaretta: “No, fermo, non lo sai che muore un marinaio?”
Io superstizioso non sono (e tanto meno fumatore di tabacco assoluto), succede però che sigaretta o non sigaretta, candela o non candela, i marinai muoiano davvero. E quando accade mi sembra sempre che se ne vada un pezzo di sogno.
Allora inizio già ad immaginare l’emozione che coccolerà l’omaggio di tutti gli uomini di mare che potevano essere inghiottiti al posto di Remo, col silenzio nascosto dalle sirene ululanti portate a spasso da tonnellate di lamiere. In fila e poi in cerchio intorno al luogo della tragedia, perché le morti in mare non hanno altro nome, sono tragedie anche e soprattutto nel senso teatrale del termine, perché sottendono un viaggio, una spedizione in-consapevole verso la catastrofe chiarificatrice e liberatrice.
Maria Cristina era una vongolara in legno, lunga dodici metri e pesante oltre dieci tonnellate, non è servito, il mare se l’è portata con sé in meno di un minuto, in un'alba autunnale qualunque, con l'acqua calma e il buio a sovrastarla.
“Se avesse potuto scegliere sarebbe voluto morire così”, o forse non sarebbe voluto morire affatto aggiungo io, perché quando uno ama non ha alcuna voglia di allontanarsi dal suo amore.
Io di riflesso penso ai piedi d’amianto e alle gambe da calciatore mancato di Don Peppino, che ora, mentre scrivo, dopo aver tirato su le reti dal profondo e il sole dall’orizzonte, starà vendendo il suo pescato sulla spiaggia di Francavilla sotto l’occhio vigile del gabbiano monogamba.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

...gambe da calciatore,baricentro basso,uno che a centrocampo faceva la legna come pochi...grande don Peppe!!!

Anonimo ha detto...

Bravo cirè,
brividi per me.
T.

Gallit! ha detto...

Il capitano, sul ponte di comando della nave respira a pieni polmoni l'aria fresca del mattino. Sta già pensando quali ordini dare alla ciurmaglia diseredata che si trova a comandare. Non so il perchè, ma tre volte su quattro vi ritroverete a navigare controvento. Rari i momenti in cui in poppa si viaggia a svariati nodi, e il vento ti colpisce la schiena e il collo. Lui, il capitano, sorride, perchè respira quell'aria vergine per primo, pulita.
Non si è accorto che a prua, sull'alberetto, un marinaio gli regala solo aria di scarto.
Sarà per questo che le leggi del mare sono così dure, tentano l'impossibile; limitare la libertà dell'acqua, comandare i venti e le correnti. Ma il mare non sta fermo mai.
E come dice Melville, se ognuno di noi sfrega la schiena all'altro senza lamentarsi, tutto andrà bene a questo mondo.