La cravatta
Ebbene sì, anche il vostro bloggaro preferito ha dovuto cedere per esigenze di copione lavorativo a questa triste importanza che il vivere contemporaneo associa all'apparenza: lunedi 11 dicembre 2006, come faceva notare il solito calabrotto di turno (...), per la prima volta ho imprigionato il mio collo intorno ad una cravatta. Niente di eccezionale devo confessare, solo maggiore difficoltà nel grattarsi le parti sottostanti quella seta nazista ed impietosa. Affascinante comunque, non l'ho mai negato. Però indossata da altri.
Il fatto che il cappio sia accompagnato alla sua sinistra da una targhetta di nome security fa diventare il boia più autoritario di un arbitro in mala fede: ulteriore motivo per alimentare il fastidio. Conosco Selma, viva visione dalla Bosnia, gambe dorate e occhi incantati, e allora penso subito ai facili innamoramenti giornalieri del neo vecchio Montelli (in bocca al lupo a tutti per la serata che mi appresto a vivere) ma la magia del corpo si rivela - inevitabilmente mi verrebbe da dire - direttamente proporzionale all'immobilità stantia del cerebro, a metà tra la capacità di calcolo di un ferro da stiro e quella di ragionamento di un comodino laccato di bianco. Fa niente mi dico, in questi momenti contano altre cose. O forse no.
La sveglia suonerà alle 05:36, l'autobus numero 28 mi aspetterà in Via Indipendenza alle 06:25. Almeno così dicono i cartelli gialli con la scritta nera.
1 commento:
...cravatte, security, visioni, comodini laccati e ferri da stiro che ragionano...????....
..torna presto cirè!!!
baci, C
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