Il silenzio è d'oro e uccide
La fabbrica di vedove volava
a diecimila metri sulla terra siciliana,
il pilota controllava l'orizzonte, la visibilità era buona.
(Francesco De Gregori, da Disastro aereo sul canale di Sicilia, in Bufalo Bill, 1976)
Roma.
Torre di controllo di Ciampino.
27 giugno 1980.
Ore 20, 59 minuti e 45 secondi. Sul punto di coordinate 39°43’N e 12°55’E scompare dallo schermo radar un velivolo civile. E’ il Dc9 I-TIGI della società Itavia, in volo da Bologna a Palermo, nominativo radio IH870. Il controllore di turno cerca di ristabilire il contatto con il pilota del Dc9. Lo chiama disperatamente una, due, tre volte. A rispondergli solo un silenzio di ghiaccio. A bordo c'erano 81 persone, tra le quali 13 bambini: tutti morti.
Di ieri 10 gennaio 2007 la sentenza definitiva: come per l’Italicus, la bomba alla stazione di Bologna, quella a piazza Fontana, “l’incidente” aereo di Enrico Mattei, anche qui non ci sono colpevoli. E quei morti galleggianti inquadrati dagli elicotteri chiederanno per sempre chi e perché.
Subito dopo il disastro il gruppo neofascista dei Nar rivendica la strage: per i giudici si tratterà di un vero e proprio depistaggio operato dal cosiddetto Super Sismi.
Nel luglio 1980 Il generale Romolo Mangani, comandante del Centro operativo regionale di Martina Franca, responsabile del controllo radar dei cieli del sud verrà accusato di "alto tradimento per aver depistato le indagini".
In quello stesso mese iniziano una serie di morti sospette e non a confermare che la vita è meglio di qualsiasi romanzo di spionaggio:
sui monti della Sila viene trovato un Mig 23 libico, forse caduto la notte del 27 giugno, la stessa della tragedia del Dc9. Il maresciallo Mario Alberto Dettori, radarista della base di Poggio Ballone (Grosseto), confessa alla moglie: "Quella notte è successo un casino, per poco non scoppia la guerra". Dettori morirà suicida nel marzo dell'87 ossessionato da una frase che, dice, non lo abbandona mai: "Il silenzio è d'oro e uccide".
Nel dicembre dell’80 L'Itavia, l'azienda del Dc9 esploso, dirama un comunicato stampa che indica come unica ipotesi valida a spiegare la caduta dell'aereo quella di un missile.
Recuperato il relitto, nel marzo 1989, dopo cinque anni di lavoro sui resti ricomposti, i periti della commissione Blasi concludono che il Dc9 è stato abbattuto da un missile.
Nel marzo 1993 un ulteriore colpo di scena, Alexj Pavlov, ex colonnello del Kgb, rivela la sua verità: il Dc9 fu abbattuto da missili americani, i sovietici videro tutto dalla base militare segreta che nascondevano vicino a Tripoli: "Fummo costretti a non rivelare quanto sapevamo per non scoprire il nostro punto di osservazione. Quella notte furono fatte allontanare tutte le unità sovietiche della zona perché sapevamo che ci sarebbe stata un'esercitazione a fuoco delle forze americane".
Nel dicembre 1993 le morti aumentano: Andrea Crociani, imprenditore toscano, viene interrogato dal giudice Rosario Priore, titolare dell'inchiesta. Crociani rivela le confessioni a lui fatte da Mario Naldini, il tenente colonnello che prestava servizio all'aeroporto di Grosseto e che la sera del 27 giugno si alzò in volo con il suo caccia Tf140 per un'esercitazione Nato. "Mario mi disse: Quella notte c'erano tre aerei. Uno autorizzato, due no. Li avevamo intercettati quando ci dissero di rientrare. All'aeroporto di Grosseto, dopo l'atterraggio, ci informarono della tragedia del Dc9". Naldini era il capo squadriglia delle Frecce Tricolori, morto a Ramstein nell'agosto dell'88 durante la disastrosa esibizione che causò la morte di 51 persone. Dieci giorni dopo doveva essere ascoltato da Priore per i fatti di Ustica.
Nel 2003 a 23 anni dalla tragedia, il tribunale di Roma, dichiara responsabili i ministeri dei Trasporti, della Difesa e dell'Interno, e li condanna in solido a risarcire all'Itavia i danni, quantificati in circa 108 milioni di euro (210 miliardi delle vecchie lire).
Il 30 aprile 2004, la terza sezione della Corte d'Assise di Roma assolve da tutte le accuse contestate i generali dell'Aeronautica Lamberto Bartolucci, Franco Ferri, Zeno Tascio e Corrado Melillo individuando responsabilità - l’accusa era di alto tradimento, tra le decine di stranezze di quella sera ricordo che in un libro di volo conservato da uno dei radar militari competenti, la pagina relativa al 27 giugno 80 venne trovata strappata di netto e riscritta, l’unica in tutto il libro ovviamente - nelle condotte dei generali Bartolucci e Ferri in merito alle informazioni che i due militari fornirono, in maniera errata, alle autorità politiche.
E poi il 10 gennaio 2007: tutti assolti.
Pare che nella finanziaria di quest’anno ci sia un comma che garantisca il risarcimento ai familiari delle vittime di Ustica e dei delitti commessi dai fratelli Savi, poliziotti che fuori dal servizio si divertivano ad ammazzare gente a bordo di una Fiat Uno di colore Bianco.
Quante cose non sappiamo e non sapremo mai, quante cose ci nasconde e manipola la gente che governa, quelli che (in teoria) scegliamo noi. Spesso mi chiedo se il mondo sarebbe migliore con persone come me (con nel fondo un briciolo di bontà quindi) ai posti di comando. Poi ripenso a Fabrizio (a proposito, ieri sono 8 anni che te ne sei andato, mi manchi ma ti vedo, sei sempre l'oculista migliore) e mi dico che si, forse non è così dura come sembri:
Se fossi stato al vostro posto…ma al vostro posto non ci so stare.
(Fabrizio De Andrè, da Nella mia ora di libertà, in Storia di un impiegato, 1973)
Per chi fosse all’oscuro di tutto questo vi consiglio la puntata di Blu Notte – Misteri Italiani di Carlo Lucarelli ma se volete di più, se vi manca la pelle d’oca allora non ho dubbi, comprate o affittate il DVD di Marco Paolini e Daniele Del Giudice - “I-TIGI Canto per Ustica”, edito da Einaudi. Io ero un giovincello va be’, ma non sono riuscito a trattenere il pianto.
3 commenti:
Belin Cirè! Oramai aspetto più il tuo quotidiano intervento che "L'amaca" del buon vecchio Serra.
Complimenti!
Beh, caro Gallit, anche a questo servono i Blog. L'intervento di Ciro vale forse piu' di quello del buon Serra, ora serve solo qualcuno che gli dia dei soldi per continuare a farlo...
eccoli qua, i liguri che esagerano...cy
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