lunedì 2 aprile 2007

Giochiamo a ficozze?

(ANSA) - MODENA, 30 MAR - E' morto nella tarda mattinata a Modena l'editore Franco Cosimo Panini. Aveva 76 anni. Assieme ai fratelli Giuseppe, Umberto e Benito, negli anni '60 fu protagonista della nascita della celebre impresa specializzata in figurine.

In fin dei conti non mi è mai importato granchè di completare l’album delle figurine. Non ero interessato a cercare come un cane da tartufo le figurine mancanti (ad esempio Pedro Antonio Troglio dell’Ascoli piuttosto che Massimo Ciocci del Cesena), l’unica cosa per la quale sfoderavo i mastini era la foto di squadra: se possedevo un mezzo Empoli o una mezza Roma mi dannavo per trovare le loro anime gemelle, provavo troppo fastidio nel vedere quella cosa attaccata lì in alto così tranciata di netto.
A parte questo dettaglio, come dicevo, non me ne poteva fregare di meno di eliminare tutti gli spazi bianchi dalle pagine, per me l’album poteva anche non esistere. A me interessavano le ficozze. Era fichissimo giocare a ficozze, un po’ come può essere fregnissimo parlare di fregna.
Alla ricreazione era un superclassico, ognuno col suo "paccozzo" elasticato d’ordinanza, con le schiene poggiate sui muri del corridoio oppure davanti al bagno o in qualsiasi altro posto in cui due persone si possano guardare in faccia a distanza ravvicinata:

- “Cesena, c”
- “Inter, tuo”


Il gioco era il classico rubamazzetto, solo che al posto dell’asso di mazze c’erano le facce dei nostri eroi accanto a quelle di perfetti sconosciuti.
Si poteva scegliere se giocare per iniziale della squadra (se giravi la Juventus, con la sua cosiddetta – dalle mie parti - i cionga, la “i” sbilenca, non ce n’era per nessuno) o del giocatore (sei io giro una “c” di Carannante e l’altro una “c” di Cuoghi, il mazzo formatosi nel frattempo va nelle mani di quel bastardo del mio avversario) fino ad arrivare alla mia regola preferita: nome e cognome.
Lì si raggiungevano momenti di grande calcio, ad esempio la debacle di Antonio Benarrivo al cospetto di Abel Balbo o di Adriano Piraccini contro Andrea Pazzagli. Grossi numeri.

Poi qualche anno fa, entrando in libreria feci l'acquisto che ti porta in serie A: Il Superalbum Panini – Le figurine dei calciatori 1960 – 2000.
La certezza di aver aggiunto alle mie letture un'opera d'importanza capitale arrivò qualche ora dopo, quando gli occhi si fermarono a pagina 420. Anno 1987-88, le stelle del campionato, riga relativa alle mezzeali sinistre. Tre fenomeni l’uno di fianco all’altro, spalla a spalla, da sinistra:
in divisa viola e sponsor Crodino: il sorriso meccanico di Roberto Baggio;
a seguire, in maglia azzurra e Buitoni sul petto: gli occhi semichiusi di Diego Armando Maradona;
poi veniva il turno della Cassa Risparmio Pescara e L.A. (non Los Angeles ma Loreto Aprutino, intendiamoci) a sovrapporsi alle strisce biancazzurre: il folto baffo e il collo taurino di Blaz “Baka” Sliskovic.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

super album panini...ce l'ho!!!

montelli

Sor Vichi ha detto...

Le figurine sono un altro edificante capitolo della mia infanzia da Albero degli zoccoli. Di solito i miei simpaticissimi compagni di scuola, novelli yuppies rampanti dai nomignoli creativi quali Dani, Alo, Nico etc. si presentavano direttamente con le scatolette di cartone da milioni di pacchetti - che noi bambini poveri eravamo soliti ammirare con le pupille di fuori quando l'edicolante ne tirava fuori le 2 misere bustine a noi concesse -
Quindi, capirete, che il divertimento dello scambio tra compagnucci della parrocchietta moriva un po' sul nascere con gente che completava le raccolte in una settimana.
E poi, chissà perche, con cotali figuri abbiamo sempre trovato più divertente lo scambio di zampate e schiaffatoni (spesso e volentieri assestati all'aria..), più che di ficozze.