venerdì 14 settembre 2007

Il sol dell'avvenire

Banchieri, pizzicagnoli, notai
coi venti obesi e le mani sudate
coi cuori a forma di salvadanai
noi che invochiam pietà fummo traviate.

Navigammo su fragili vascelli
per affrontar del mondo la burrasca
ed avevamo gli occhi troppo belli:
che la pietà non vi rimanga in tasca.

Giudici eletti, uomini di legge
noi che danziam nei vostri sogni ancora
siamo l'umano desolato gregge
di chi morì con il nodo alla gola.

Quanti innocenti all'orrenda agonia
votaste decidendone la sorte
e quanto giusta pensate che sia
una sentenza che decreta morte.


(da Recitativo, due invocazioni e un atto d’accusa;
Corale, leggenda del re infelice, in Tutti morimmo a stento - Fabrizio De Andrè, 1970)


Chissà, forse è l’inizio del – lunghissimo, c’è da giurarci - cambiamento: il governo cinese ha chiesto ai propri giudici maggior (per così dire) comprensione nel sentenziare condanne a morte.

”La pena capitale dovrà essere inflitta soltanto ad un ristretto numero di criminali”, così è scritto nel sito internet della Corte Suprema cinese (lo mastico come pochi).

Secondo Amnesty International (la Cina non fornisce dati ufficiali sul numero degli omicidi commessi in nome del governo), sarebbero state almeno 1770 le esecuzioni nel solo 2005 (pari all’80 per cento delle esecuzioni mondiali).
A beneficiare di questa “svolta” saranno, tra gli altri, i condannati per omicidi passionali, ma solo se verrà pagato un risarcimento alla famiglia della vittima, e i condannati per reati economici, come ad esempio l’appropriazione indebita: il Corriere della Sera mi ricorda di un dirigente della Banca dell’Agricoltura fucilato per aver sottratto fondi all’istituto.

Nel frattempo, ogni volta che ci penso, continuo a non capire. E a questo punto potrei voler ballare la disco-music, ma chissà perché, non mi va.

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