martedì 18 settembre 2007

The wind cries Jimi - 18 settembre 1970

“Ero a New York quando un amico mi telefonò:

- Un tuo amico e morto.
- E chi sarebbe?
- Hendrix.

Riappesi. Ero senza parole. Paralizzato. Ci credevo eppure non potevo crederci. Era troppo giovane per morire. Aveva appena ventisette anni. Uscii deciso ad ubriacarmi.”


(Noel Redding, in Standing Next To a Mountain, su Musicians n°94, agosto 1986)

Dopo il concerto del 30 agosto all’Isola di Wight, Jimi Hendrix era tornato a Londra, partecipando a qualche jam-session con i War.
Tra tutte le ragazze che gli leccavano i piedi e qualcos’altro, Monika Dannerman, una sua fan tedesca, era di quelle più stabili.
La sera del 17 settembre, Jimi chiese a Monika di accompagnarlo a Marble Arch ma le disse di non entrare: quelli erano amici che non gli piacevano, era solo una questione di affari.

Monika tornò a prenderlo un’ora dopo per riportarlo in albergo (il Samarkland Hotel, al numero 22 di Lansdown Crescent). Cenarono, presero i consueti sonniferi e andarono a letto.
Monika uscì tre ore dopo a comprare le sigarette. Quando tornò si accorse che qualcosa non andava. Allora telefonò ad Eric Burdon (leader degli Animals) che le consigliò di chiamare aiuto.

Quando arrivò l’ambulanza Jimi era ancora vivo, il personale di soccorso pensò che fosse una buona idea tenerlo seduto durante il tragitto in ospedale e nel corso del trasporto, Jimi vomitò e tossì, e vorrei pure vedere, con 400 ml di fluido libero nell’emitorace di sinistra e con il polmone sinistro parzialmente collassato.
Jimi era ancora vivo quando entrò in ospedale, ma non si sa cosa successe nei venti, quaranta minuti successivi perché nessuno, nemmeno l'inchiesta ufficiale, si sognò di chiedere lumi agli infermieri di quell’ambulanza né a quelli che lo accolsero in ospedale, né ai due poliziotti che arrivarono sul posto mentre Jimi veniva portato via.

”Quando morirò voglio che la gente suoni la mia musica, impazzisca, sballi, faccia tutto quello che ha voglia di fare.” (Jimi Hendrix al Daily Mirror, 11 gennaio 1969).

Dentro il suo corpo, oltre a delle pillole tedesche chiamate Vesperax, trovate in quantità nove volte maggiore rispetto a quella normale (non letale, ma di effetto devastante se mischiata con alcol), vennero rinvenute anche tracce di Durophet D; di un’anfetamina da 2 mg nota come blackbomber; di particelle di Seconal; di una sostanza con proprietà simili al Brallobarbitone, e naturalmente, nicotina. Nessuna traccia di eroina.

Ci volle più di una settimana al coroner per raggiungere un verdetto che non fu mai reso pubblico.
La causa della morte venne ufficialmente attribuita ad aspirazione di vomito dovuta a intossicazione da barbiturici ma, poiché non vi era prova dell’intenzione di commettere suicidio, il coroner suggerì che un verdetto aperto sarebbe stata la soluzione migliore. La giuria accolse la proposta.

Poco contava comunque: il 18 settembre 1970, James Marshall Hendrix, il più grande chitarrista della storia, venne dichiarato morto.

Penso che al mio funerale verrò arrestato. (Jimi Hendrix al Melody Maker, 8 marzo 1969)

Il funerale si svolse il 1° ottobre, nel luogo dove - il 27 novembre del 1942 - Hendrix era nato, Seattle.
Come elogio funebre Freddie Mae Gautier lesse Angel e le note di copertina scritte da Jimi per l’album di Buddy Miles Ex-pressway to your skull:

Il rapido ha ormai superato la curva, lo vediamo correre lungo la ferrovia vibrante di forza, vibrante di ritmo, vibrante di emozioni, vibrante di vita…
Mentre saliamo a bordo il macchinista ci dice: “Stiamo partendo per la chiesa elettrica”.
E così il rapido se li portò via e da allora vissero tutti felici e funky.
Ma ora scusatemi, sento arrivare il mio treno.


Monika Dannerman morirà suicida nel 1996, forse custode di almeno una verità in più rispetto a tutti noi.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

giassai

montelli

Anonimo ha detto...

La ballata di Renzo

Quel giorno Renzo uscì, andò lungo quella strada
e una Ferrari contro lui si schiantò
il suo assassino lo aiutò e Renzo allora partì
verso un ospedale che lo curasse per guarìr. Quando Renzo morì io ero al bar
La strada era buia si andò al San Camillo
e lì non l'accettarono forse per l'orario
si pregò tutti i Santi ma s'andò al San Giovanni
e lì non lo vollero per lo sciopero
Quando Renzo morì io ero al bar
era ormai l'alba andarono al policlinico ma lo si mandò via perchè mancava il vicecapo
c'era in alto il sole si disse che Renzo era morto
ma neanche al Verano c'era posto
Quando Renzo morì io ero al bar, al bar con gli amici bevevo un caffè

Anonimo ha detto...

amen
fredo

Anonimo ha detto...

..e se diventassi buddista???

montelli

Anonimo ha detto...

Magari preserveresti il tuo fegato dalle torture che gli infliggono (oltre alle pinte)gli sconsiderati nerazzurri. Invece di perdersi in polemiche con la Rometta, BelCiuffo farebbe meglio a pensare agli affari domestici. O no?

Un amico con la bombetta

Anonimo ha detto...

sai dove te la devi mettere la bombetta???

montelli

Anonimo ha detto...

nel culo?

Anonimo ha detto...

Cire', dopo 'sto post non posso non farci un salto al Samarcand's ed arrivare quanto prima (oltreche' alla pecorina) con puntuale reportage fotografico! Gia' mi vedo, stile Carlo Verdone/Bernardo Arbusti biografo rock. See ya soon! And mind the gap, perdio!

La bombetta al curaro

Anonimo ha detto...

Pardon, Samarkland! Sto andandooo!!

Anonimo ha detto...

ma quanto è bello quel "e vissero tutti felici e funky"??