lunedì 10 settembre 2007

You are red and blue

Blu Notte – Misteri italiani. G8 di Genova. Luglio 2001. Ieri sera.

Stamattina, occhi pesti, una caccola per ogni pelo delle ciglia.
Al risveglio, apprendo le prime reazioni seguite alla trasmissione:
per Roberto Salerno, deputato del movimento di Francesco Storace "La destra": il programma di Lucarelli e' stato ''Una rappresentazione faziosa, politicizzata e gravemente lesiva dello stato e delle forze dell'ordine''. ''Nella giornata di domani - ha aggiunto Salerno - presentero' un esposto alla procura della Repubblica per verificare che vi siano gli estremi di una azione penale nei confronti di una tv pubblica quale e' Raitre".

Nelle migliaia e migliaia di foto e ore di girato che fortunatamente (per una volta) hanno violentato Genova, una mi era sfuggita, in tutti questi anni di nervoso. Due scatti immediatamente successivi:

1) Carlo Giuliani è già a terra, supino, gambe e braccia larghe. Centinaia di agenti intorno come paravento in tenuta antisommossa. Alla sinistra della testa del ragazzo c’è un sasso piuttosto grande, quasi un pezzo di pavè, pulito come può essere pulito un sasso.
2) Carlo Giuliani è sempre lì, dove vuoi che vada con un proiettile conficcato sotto l’occhio? Il sasso no invece, il sasso non è più a sinistra ma a destra. E non è più pulito “come un sasso”, è sporco, strasporco di sangue, come la fronte del ragazzo del resto.

Ora, non so se Carlo fosse già morto o meno (anche se lo zampillo di sangue che gli sgorga dalla faccia - visibile in un'altra immagine - farebbe propendere pesantemente per la seconda ipotesi), non voglio nemmeno far nascere l’ennesima discussione che non ci porta da nessuna parte, né tantomeno gonfiarmi il petto di convinzioni e retorica spicciola.

Resta il fatto che pensare alle dinamiche successive allo sparo, immaginare un carabiniere, o un altro uomo qualunque, prendere deliberatamente un sasso in mano e infierire su di un’altra persona quasi morta sull’asfalto, lascia davvero tanta amarezza, tanta non-saliva, senza moralismi (so di esserne sempre a rischio con questi scritti), davvero.
E sappiamo quanto può essere violento il gusto dell’amaro. Quasi come il dolce.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

a tavola. io e mio padre. tv accesa e zapping nevrotico per sperare che questo lunedì sera di settembre venga trasmesso qualcosa di interessante. finalmente raitre, blu notte, su genova.
"fico, adesso me lo sparo tutto", penso e ad alta voce dico: "aaah grande, lucarelli su genova".
mio padre (che dava le spalle al televisore) si volta e osserva: "l'altro giorno c'è stato un convegno con ospite il padre di carlo giuliani. mi sembra assurdo che abbiano santificato quel ragazzo". 'quel ragazzo' lo dice con aria quasi schifata. 'quel ragazzo' detto in quel modo che conosco significa 'quel ragazzo col passamontagna che stava per tirare un estintore addosso al defender dei carabinieri' e significa pure 'quel ragazzo è/era un delinquente' ergo 'la sua morte/vita non vale'.
rispondo: "preferirei sparassero a berlusconi, un delinquente ripulito; piuttosto che ad un ragazzo. te lo dico sinceramente".
dopodiché silenzio. consapevole che nessuna mia spiegazione - sicuramente accalorata dall'atteggiamento di mio padre - avrebbe fatto meglio di quelle immagini e di quella ricostruzione che stava per cominciare in tv. sapevo che le osservazioni di mio padre (uno che, certo, tra i manifestanti e la polizia sceglie quest'ultima - non nel senso fascista, intendiamoci) dipendevano da una scarsa conoscenza dei fatti.
restiamo due ore (forse di più?) davanti al mistero italiano più recente. ogni volta che vedo ricostruzioni su genova 2001 mi sembra che spuntino fuori nuove immagini, nuove testimonianze, più sangue. ma la cosa che ieri mi ha colpito di più sono state le testimonianze di funzionari ed ex funzionari della polizia, di rappresentanti dei sindacati di polizia: tutti hanno ammesso che le colpe stanno da una parte.
il silenzio di due ore era spezzato solo da qualche risatina nevrotica e incredula del genitore e dal suo commento ogni volta che lucarelli faceva notare che gli unici violenti da fermare subito - i black bloc - hanno agito indisturbati: "e perché non li hanno fermati?", si chiedeva ad alta voce mio padre.
lucarelli spiega che avrebbero potuto fermarli alla frontiera (la maggior parte di loro erano stranieri e il trattato schengen era sospeso in quei giorni); avrebbero potuto fermarli quando si armavano in una piazz di cui non ricordo il nome, piazza segnalata in due rapporti del sisde circolati prima del g8, avrebbero potuto fermarli in mille occasioni nei giorni delle manifestazioni. non è successo.
posso anche ingenuamente pensare che 'l'esercito' schierato a difesa dei grandi della terra e chi lo comandava sia stato così stupido da lasciarseli scappare ognuna di queste volte, ma il perché delle cariche al corteo della rete lilliput prima e dei disobbedienti poi proprio non lo capisco.
"hanno caricato le tute bianche...ma porco giuda!", è il sonoro originale della sala operativa della polizia. non l'ho detto io, l'ha detto la polizia. non c'è bisogno che io dica nulla. l'ha detto la polizia. e mio padre della polizia si fida ciecamente.

Anonimo ha detto...

era piazza manin forse?

Sor Vichi ha detto...

Caro Cirello,
è necessario continuare a ricordare, informare, ragionare su certa vergogna collettiva. Rifuggendo giustamente la retorica ma liberando tutto lo sdegno possibile.
Su Genova (tralasciando la vicenda Giuliani che meriterebbe un discorso a parte) la vergogna è collettiva, credo.
Del Potere che, come da sua natura, si emoziona (passami la citazione) "nel ruolo più eccitante della legge". Di quella parte di società (quanto calza Faber..) che ha "preso per buone le verità della televisione". Ma anche di quell'altra che non ha saputo insegnare ai suoi figli ciò che aveva, spesso dolorosamente, imparato sul Potere. Lasciandoli armati solo del loro sdegno e condannandoli, certo involontariamente ma non per questo meno colpevolmente, a pagare per colpe non loro.