mercoledì 10 ottobre 2007

Questione di bellezza

“E' una frase rivelatrice della cultura e della mentalità di questo governo, che vede nell'imposizione fiscale una sorta di misura salvifica rispetto al peccato commesso da chi guadagna con il suo lavoro o la sua impresa",

questa il commento di Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore di Forza Italia, alla frase di Padoa Schioppa sulle bellezza insita nelle tasse.

Ora, consapevoli del fatto che parlare di bellezza significhi parlare della storia delle “teorie del bello” e quindi di quella che nel 1753 è stata chiamata (il termine fu introdotto dal filosofo tedesco Alexander Baumgarten) estetica (partendo da Platone per arrivare alle teorie delle avanguardie storiche dei primi decenni del Novecento e ai filosofi contemporanei come Croce o Heiddeger), mi sembra chiaro che sarebbe bastato ascoltare nella sua totalità la frase del ministro

”Dovremmo avere il coraggio di dire che le tasse sono una cosa bellissima, un modo civilissimo di contribuire insieme al pagamento di beni indispensabili come salute, ambiente, pensioni.”

per capire che la bellezza (della tassa) fosse da ricercarsi non nella materialità ma nella sua identità concettuale.
Dico, era tanto difficile? In quanti davvero hanno il coraggio di non essere d’accordo con quello schioppato di Tommaso?

Ricordo una storia nel mondo di Paperopoli intitolata, se non sbaglio, Qui, Quo, Qua e il rifiuto dei rifiuti.

il morale a terra delle nostre Giovani Marmotte era causato dalla scarsa sensibilità dei paperolesi verso l’inquinamento, la sporcizia e l’incuria ("Perchè hai buttato la carta per terra?", "Anche il mio papà lo fa") in cui versava la città. Zio Paperone, sempre benvoluto dal sindaco in quanto maggior contribuente, ha un’idea: una bella lotteria patrocinata dal comune con un super premio in palio.
Il cittadino avrà diritto a tot numero di biglietti a seconda del suo grado di civiltà (uno per non buttare carte per terra, due per la raccolta differenziata, tre per il giusto smaltimento dell’olio usato e così via).
Va da sé che i paperolesi iniziano una furibonda battaglia a suon di buone azioni per accaparrarsi il maggior numero di biglietti, con il risultato di ritrovarsi di fronte ad una Paperopoli mai così tirata a lucido.
Tempo dopo, in una piazza centrale gremita, il sindaco cede l’onore dell’estrazione al prode Zione, che di botto, zittisce tutti:

”Non ci sarà nessuna estrazione!"

La folla inizia a mugugnare prossima alla rivoluzione, ma Zio Paperone riesce ad essere più chiaro di Padoa Schioppa o forse, più semplicemente, sono gli interlocutori ad avere più sale in zucca (nei fumetti può succedere):

Il premio è di tutti, il premio è la città, pulita come non si era mai visto. Ed è tutto merito dei cittadini. E’ bastato che ognuno facesse il suo dovere, che ognuno desse il suo piccolo contributo per trovarsi di fronte a qualcosa di bello. Appunto.
Siamo nel mondo della fantasia, certo, ma io ci credo da sempre: è vero che la sabbia è fatta da tanti minuscoli granelli com’è vero che se tutti provassimo a fare gli stessi sacrifici, l’entità del sacrificio stesso, sarebbe molto più lieve per tutti.
Insomma, per dirla con Gaber:

Qualcuno era comunista perché credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.

(da Qualcuno era comunista in E pensare che c'era il pensiero - Giorgio Gaber & Sandro Luporini, 1995)

13 commenti:

Anonimo ha detto...

grande

Sor Vichi ha detto...

Siete tutti bravi! Però sulla salma di quel porcone evasore di Pavarotti, tutti agiograficamente dimentichi.
Che poi, capirei se le tasse si rifiutasse di pagarle la gente comune che di quei servizi, nella migliore ipotesi scadenti, ha bisogno... Ma che evadano i miliardari è solo valore aggiunto alla disonestà che è spesso all'origine delle loro fortune.

Trovo, invece, sensato e nemmeno troppo ideale l'uovo di Colombo dello Zio Paperone. Peccato che in una pubblica piazza italica l'avrebbero preso a monetine!
(O, invece, acclamato come Miracolo Paperopolese? Mah..)

Perdonate i toni, ma è troppo che non si tromba!

Sor Onan

Anonimo ha detto...

bella cirè...sono sicuro che il prof Nanni, rinomano docente d'estetica dell'alma mater, sarebbe in totale disaccordo aulla questione "paternità del termine Estetica" atribuita a Baumgarten...lo so..tutti i manuali riportano quella data e affibbbiano al crucco la paternità del termine...ma Nanni è un estroso..un fanatico dell'estetica, uno che ha sfanculato Anceschi, suo relatore, durante la discussione della sua tesi, uno che basta che ti siedi all'esami dopo la prima domanda se sei andato male e hai fatto scena muta alza gli occhi al cielo e dice:"non posso metterle meno di 25"....


montelli..che con Nanni ha preso 29
dopo essersi sorbito la sua cazzapippola contro Anceschi(del quale ha comunque un libro in programma!)

Anonimo ha detto...

dimenticavo...nanni è lui!!

http://www3.unibo.it/parol/staff/nanni.htm

Sor Vichi ha detto...

C'avrei scommesso sulla profetica barba sale e pepe... Mamma mia, di una cattiveria!
Dai, Monte'.. che hai fatto bene a prepararlo con calma il suo esame!
(Uah ah ah...)

Anonimo ha detto...

ma il fattore pavarotti non c'entra una cippa in questo caso.
cioè, quando morirà diego armando stai pur certo che lo esalterò come fenomeno dl pallone, non me ne può fregare di meno che sia un cattivo padre o un tossico di merda.
cy

Sor Vichi ha detto...

Era ovvio che non c'entrava. Ma, ti ripeto, non si ficca. Con qualcuno dovrò pur prendermela, no? E se penso che quel bummone stava pure co' una che gli poteva esse nipote..
Vabbè, mi ritiro su badoo, va'...

Anonimo ha detto...

ma un pò di amore mercenario!!??!?!

casa e chiesa, chiesa e casa...e checazzo a vichi...non ti riconosco quasi...vabbè va...vorra dire che la prossima volta neutralizzo la filippina e facciamo da me...guarda là...che spreco!

montelli

Sor Vichi ha detto...

Mia mamma m'ha organizzato un bel minestrone da riscaldare. Se tu mi organizzi due belle troie da chiavare... parliamone.
E saluti al conte, anzi al vis..conte!

Unknown ha detto...

In ogni caso, strappa un sorriso l’affermazione che le tasse siano belle e civili: infatti, esse appaiono come uno strumento per costringere la gente a pagare per dei servizi che potrebbe avere comunque spendendo meno, o addirittura non avere nel caso non ne abbia bisogno. Le tasse sono, in effetti, il mezzo della spoliazione di tutti da parte di tutti ("Lo Stato è quel grande inganno in nome del quale tutti vogliono vivere a spese di tutti gli altri" Frédéric Bastiat), nel senso che i vari gruppi di pressione che muovono la politica attraverso la loro interazione ambiscono ad aggiudicarsi benefici – assoluti o relativi – per mezzo del fisco.

Alessandro Vichi ha detto...

Sant'Agostino ha detto che quando i tributi e i balzelli sono troppo onerosi, non è peccato il non pagarli.
Ed io, quando una cosa non è peccato, vado dritto per la mia strada. Ragioniere! (Studio Curto, nda) Faccio bene se cerco di non arrivare nudo alla meta?

Anonimo ha detto...

quali sono i servizi che si potrebbero avere spendendo meno tra quelli citati?
la salute (la cosiddetta sanità gratuita, certo, perchè la paghiamo con le tasse)? le pensioni?

qui non si tratta di "decidere" se le tasse siano troppo onerose, ma se sia giusto pagarle o no, e per avere che cosa.
e poi è chiaro, visto che siamo 60 milioni, che non si può accontentare tutti.
d'altronde, "se fossi stato al vostro posto...ma al vostro posto non ci so stare".
legalità.
cy

Anonimo ha detto...

Il problema, se lo vogliamo affrontare, e che secondo i dati del ministero delle finanze (li approssimo, ma solo per far capire), se il 20% degli italiani possiede l'80% delle ricchezze, vuol dire che l'80% degli italiani possiede il restante 20% (mio dio come mi sento Fausto!)
Ma quel 20% contribuisce a rimpinguare l'erario statale soltanto con un misero 15% di entrate fiscali. Come è possibile?
L'evasione conta fino ad un certo punto in questo caso, visto che la maggior parte di quella che è considerata la ricchezza non viene tassata, ma sopratutto non vengono tassate adeguatamente le super rendite che il denaro da (i soldi si fanno con i soldi, è certo no?), indi per cui, c'è chi non fa un emerito cazzo e solo perchè ha 200 milioni di euro investiti vive da nababbo con le rendite del suo patrimonio. Ma come è che il patrimonio da rendite? Chiedere a chi paga i mutui, o gli interessi dei prestiti, singoli cittadini, commercianti, imprenditori che rischiano del loro, non categorie separate ma un unica categoria di "lavoratori", dipendenti e non, che
non speculano sul denaro fittizio di fondi, azioni e cazzi vari.Questo si che mi fa incazzare.
Poi viene l'enorme problema della legalità, per cui, anche se paghi le tasse il più delle volte ti accorgi che certi servizi funzionano male per il mancato rispetto di certe regole e per il malgoverno e per mille altre cause, fino a quelle personali che ci portano a non pagare certi servizi se si può, e a fottere il prossimo come se il prossimo non vivesse nello stesso mondo con te (in fin dei conti ci hanno insegnato a porgere l'altra guancia).
Carlo, citare il maestro del "laissez faire" qui in Italia mi sembra proprio una bella provocazione, peccato che i nostri liberali abbiano travisato molto le sue teorie, liberi di fare quel cazzo che si vuole, sempre se i soldi ce li hai, tanto le tasse ci penserà qualcun'altro a pagarle.
Gallit