Daghela al rùmen!
Ero lì che servivo cappuccini fumanti alla velocità della luce, quando arriva una tipa con quotidiano freepress tra le mani, pronta al commento della notizia del giorno, il raid punitivo contro i rumeni a Tor Bella Monaca.
Poi succede che uno dei cappuccinati fumantosi da me serviti, abbia voglia di condividere una sua riflessione:
"Ieri stavo a vede' la televisione, nun me ricordo che trasmissione era...c'era un servizio dalla Romania, poteva esse Bucarest, nun me ricordo...aho', se nun lo sapevo, t'avrei detto che stavano in Austria, non lo so...boh, a Salisburgo. Cioè, tutti vestiti bene, le strade asfaltate...cioè, te ripeto, se nun me dicevano che era la Romania me sembrava de sta in occidente."
Eccoci qui, a Roma, novembre 2007. Il tizio in questione, cinquantanni più o meno, fa il chirurgo plastico. E a quanto mi dicono, nel suo mestiere è pure uno abbastanza cazzuto.
A me cadono le braccia, quasi quasi le faccio tirar su con un interventino ad hoc.
3 commenti:
Pur capendone poco di siliconi e zampe di gallina, devo ammettere che anch'io ho, nella mia ignoranza, una visione simile del grande blocco di ex socialismo reale. Credo di capire il tuo voler lavorare tra le righe, alludendo che l'ignoranza o, peggio ancora, il cliché, sono primo nutrimento dell'indifferenza, quando non dell'ostilità. Ricordo Orson Welles ne La ricotta: "Ma lei non sa cos’è un uomo medio? E’ un mostro. Un pericoloso delinquente. Conformista. Colonialista. Razzista. Schiavista. Qualunquista."
Ma in questo caso, forse semplicisticamente, credo che finché ci sarà un'iniquità sociale così profonda e trasversale, pensare anche solo di arginare simili piaghe di micro e macro criminalità, rimarrà retorica da salotto. O da camera di parlamento.
Beninteso, braccia sottratte ai lavori forzati, quelle dei chirurghi plastici!
Non fosse altro che per gli atavici supplizi ormonali dalle loro "opere" inflittimi...
Senza voler trovare soluzioni, e senza partecipare alle discussioni retoriche nei salotti retorici commentando gli articoli dei nostri retorici giornali, mi piacerebbe soltanto, e penso di non chiedere tanto, che si ritorni al "caso per caso", alla particolarità di ogni individuo, ognuno diverso dall'altro.
Io per esempio mi sento italiano quando gioca la nazionale, quando devo parlare delle abitudini particolari dei miei connazionali, quando faccio assaggiare qualcosa di buono, magari un bel formaggio, ad un tedesco, magari a un rumeno, ancora meglio ad un francese, così rosica. Insomma, per farla breve.
Di uccidere sono buoni tutti, in tutto il mondo, ma il Parmigiano Reggiano lo facciamo noi. Non uccide un rumeno, è sempre un uomo ad uccidere, i rumeni magari sanno fare dell'altro, e non è detto che mi piace il fatto che lo vengano a fare in Italia, che comunque non è casa mia, ma solo il posto dove sono nato. Potevo sempre nascere alle Isole Far Oer...(in questo caso avrei giocato in nazionale?)
Gallit
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