Venerdì 11 aprile ore 19
Se non avete di meglio da fare...
per maggiori INFO (e soprattutto se non vi va di leggere tutto il delirio sottostante) cliccate qui.
DAY RETURN TICKET
Lorenzo Casali, CM, Serena Porrati
a cura di Francesca Referza e Massimo Arioli
dall' 11 aprile 2008 ore 19
fino al 31 maggio 2008
via Panisperna, 100
00184 Roma
dal martedì al sabato dalle ore 17 alle 20
mattina su appuntamento
chiuso lunedì e festivi
per informazioni:
tel. 06 4741881 - mobile 392 0318164
info@spaziosenzatitolo.org
www.spaziosenzatitolo.org
CONTENERE, RIPETERE, DEFINIRE di Massimo Arioli
Quello del fotografare è un atto nel tempo,
nel quale qualcosa
viene strappato al suo momento
e trasferito in una diversa forma continuità
Wim Wenders, Una volta, 1993
Parlare ancora di "quotidiano"? Isolarne il concetto significa accettare come inevitabile la normalità, la banalità, l'impossibilità di liberarsi dalla schiavitù di un'abitudine. Procedere in questo lavoro d'astrazione, rimanda ad una dimensione temporale più vasta, ad una idea di durata destinata alla frammentazione.
Intendere il quotidiano equivale ad inserire in questo flusso un tratto discontinuo, un corpo estraneo nell'ingranaggio del tempo, un elemento centrale che acquista senso e forza per ciò che si trova ai margini, qualcosa che è, in tutto e per tutto, analogo all'immagine video-fotografica.
Accade sempre più spesso di avere la sensazione di non capire ciò che guardiamo. Questo avviene ancor più drammaticamente di fronte ad un paesaggio, reale o virtuale, che sfili velocemente davanti ai nostri occhi. Nelle immagini di CM, traguardate attraverso i vetri sporchi di un vagone ferroviario, l'inconscio ottico, quel momento in cui diventa visibile ciò che la percezione non è riuscita a catturare, ci viene in soccorso quale funzione primaria del dispositivo fotografico. L'operazione si riduce nel contenere, nel tenere a freno il desiderio di dare un senso e nello smussare l'ansia di colmare l'inadeguatezza. Lo sguardo prova ad ancorare la visione ad una sorta di marginatore con cui fissare le coordinate di quanto avviene davanti a noi. Il problema allora si trasforma: Che cosa vediamo quando guardiamo?
Ogni gesto e ogni interrogativo di questo procedere verso l'ignoto per renderlo noto; ogni istante in cui poniamo in discussione l'urgenza stessa della domanda; ogni sguardo che va verso un mondo e da un mondo proviene è legato ad una giostra che si muove in maniera impercettibile e le cui figure non possono non ripresentarsi. Per Lorenzo Casali che presenta il video "Scansione", tutto è connotato dalla ripetizione, dall'assistere al movimento che scandisce ossessivamente la stessa porzione di viaggio: percorrere il reale nei due sensi; lo spazio si presenta nell'entrare ed uscire quotidianamente ed incessantemente. Nel loop resta una sola traccia dell'accidentalità di quanto abbiamo vissuto. Pochi pixel, armati di voce propria, stanno a testimoniare la caducità del tutto e introducono un nuovo elemento di discontinuità e di irriducibilità.
Porre un limite al mondo dominato dalla visione diventa indispensabile. Visione che si configura come un deposito di memorie e si rivela per la facoltà di far crescere immagini moltiplicandole per numero ed amplificandone i significati. Siamo nel campo di chi vuole definire. Per Serena Porrati nel video Beyond Nature, definire equivale a stabilire l'inquadratura, il taglio e la posizione nello spazio disponibile. Alla stessa maniera di chi decide i tempi e i diaframmi per influenzare l'esposizione e la profondità di fuoco, Porrati arricchisce l'immagine proprio nell'esclusione dell'elemento umano e nel ribaltamento di valori e luoghi specifici dell'immagine familiare. Portando in primo piano lo sfondo, anteponendo il paesaggio, si stabilisce come regola l'inversione di ruoli in cui riabilitare è determinare un limite interno che affranchi, moderi le forze ma agiti fino a condizionare una nuova visione del reale.
7 commenti:
In bocca al diaframma, Cire'! Ci si vede per la rustella?
Sor
pronto alla rustella.
Ngulo..
Ngulo lo dico io!
come farai a non parlare del nano (quello coi tacchi)?
bisogna rivisonare l'antica credenza che i nani portano fortuna.
ma il nano non era una carogna di sicuro?
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