sabato 27 settembre 2008

La fotografia di Paolo Uomonuovo

Nel periodo di stage a Contrasto, anni fa, sul muro alla destra della mia postazione, c’era appesa – ma non mi dire – una fotografia, sotto vetro e con cornice nera, sui 70x100 cm. Non l’avevo mai vista.
Raffigurava una piccola platea di persone, principalmente uomini, sedute e con lo sguardo rivolto verso un probabile oratore.
Il ragazzo in primo piano era diverso da tutti gli altri. Innanzitutto era l’unico in maglietta, bianca come il calzino che si intravedeva soltanto perché poggiato sulla seduta della sedia di fronte, con magnifica strafottenza da bulletto della classe. Lo sguardo deciso, il bicipite lungo e tornito e il gomito spigoloso.
Quel tipo lì, mi son detto, o è diventato qualcuno che conosco oppure è morto per overdose qualche hanno dopo. La didascalia in basso, diceva più o meno così, buona la prima Cirè: ”Paul Newman shoted in a class at the Actor’s Studio."

Beh, la foto è questa qui (non sono riuscito a trovarne una con risoluzione migliore) e ogni volta che la vedo penso alla predestinazione, penso al destino, penso che in fondo quando si nasce, si nasce per fare qualcosa. Si nasce per donare. Si nasce con una capacità migliore di qualsiasi altra. Chissà la mia.

martedì 23 settembre 2008

Daje Ste'!

Ha aspettato il 5 settembre scorso per dircelo tramite il sintetizzatore, perché con la lingua atrofizzata non c’è altro modo per parlare, sussurrare e sentire quella voce che non sembra neanche più la tua.
Dopo averne annientati e uccisi molti altri, la Sla ha fatto breccia anche nel corpo che fu sgusciante di Stefano Borgonovo.
Sclerosi laterale amiotrofica, e qualcuno prima o poi mi dovrà spiegare perché le malattie in genere, quelle più subdole in particolare, abbiano questi nomi da supercazzola. Come le medicine.

“Al mattino prima di far colazione mi prende una pillola di Dimoxil 2g, poi una di Martinox a metà mattina. Dopo pranzo scioglie in acqua 7 gocce di Castopan, mi raccomando dopo pranzo, a stomaco pieno. La sera, magari dopo una bella tisana, dovrebbe chiudere il ciclo (doppia sottolineatura sotto il nome che solo dopo capisci riferito a delle supposte) con una compressa di Ciclovir.”

Ora, non so se il Dimoxil, il Martinox, il Castopan e il Ciclovir esistano davvero, sono convinto però che si potrebbero sostituire i corsivi con quelli coniati dal Conte Mascetti, tipo Tarapiatapioco, Antani, Scribal, Posterdati e non cambierebbe nulla, almeno per me. Chissà come dev’essere infilarsi nel di dietro una compressa di Cofandina.

Va be’, sto tergiversando, tutte queste inutilità per dirvi che, letta la notizia, non mi è stato difficile tornare a rivivere uno dei momenti più esaltanti della mia storia di spettatore calcistico:
27 settembre 1992, quarta giornata di andata del campionato di serie A, allo Stadio Adriatico di Viale Pepe, il Pescara ospita il Torino. Arbitra Cesari di Genova di fronte a circa 20mila spettatori di cui 12mila abbonati (altri tempi cazzo, altri tempi).

In Curva Nord, armati di abbonamento, Cirello (in sciarpa “Bronx Pescara”) e La Signora (in sciarpa biancazzurra non identificata, rigorosamente legata al polso destro) sono ai loro posti ben prima del calcio di inizio.

Il Pescara viene da un inizio di campionato che i tifosi non dimenticheranno mai: vittoria all’esordio per 1-0 all’Olimpico contro i giallorossi (gran gol da centrocampo di Totò Nobile con evidente complicità di Cervone) e sconfitta casalinga per 4-5 contro il Milan di Capello al termine di una partita memorabile, con i biancazzurri in vantaggio per 4-2 al 23° del primo tempo (…) salvo poi lasciarsi annientare dal tipico scellerato entusiasmo galeoniano prima e da una tripletta sontuosa del cigno di Utrecht, un certo Marco Van Basten, poi (da vedere e rivedere lo stop sul secondo gol dopo l’assist di Savicevic, il ”genio”).
Ma tutto questo meriterebbe un post a parte al contrario della sconfitta a Brescia per 1-0 la giornata successiva.

PREPARTITA:
27 settembre ‘92 dicevo, ancora con qualche granello di sabbia tra i (pochi) peli, raggiungiamo la nostra solita zona di competenza, proprio sopra i tamburi, tra un Orso con indosso il classico bomber griffato "Bad Boys", Franco Imperiale e Marcello Bocchino a cavalcioni sul parapetto, rigorosamente con la faccia verso casa mia e la schiena a guardare il campo.

PRIMO TEMPO:
Il Pescara non c’è e dopo un quarto d’ora ci pensa uno dei talenti più inespressi di quegli anni a metterla dentro: Vincenzino Scifo, 0-1.
Poco più di venti minuti e il migherlino della coppia offensiva granata raddoppia, probabilmente (non ricordo) servito di testa da Casagrande, Pato Aguilera beffa “saponetta” Savorani: 0-2 e sciarpata rimandata. Per il momento.

INTERVALLO:
“Noccioline gommeeeeeee!!! Ceci, fave…e semini!!!”

SECONDO TEMPO:
Nella ripresa il profeta cerca di ritrovare aggressività inserendo la futura bandiera Ottavio Palladini in luogo dello spento (quando mai…) e fresco campione d’Europa John Sivebaek. Il Pescara fatica a creare azioni degne di nota con il Toro sempre in controllo e mai in affanno nemmeno dopo l’uscita del fin troppo estroso compagno di sbronze Baka Sliskovic e l’ingresso del quasi campione del mondo (nel 1982 gli venne preferito Selvaggi proprio in extremis) Edi Bivi.

Insomma, una di quelle partite che non valgono il prezzo del biglietto.
Almeno fino all’89esimo:
palla in verticale di Allegri verso Borgonovo poco prima dei 25 metri, semi-veronica a seguire per mandare al bar il sandwich di Cois e Annoni e staffilata all’angolino che non lascia scampo a Marchegiani (dal secondo 22). 1-2.
L’Adriatico rumoreggia, sembra crederci e vuole l’assalto finale. A parte mio padre, che una volta a casa confessò di aver lasciato la tribuna alla Boniperti maniera, qualche minuto prima della fine della gara. Mai scelta fu più infausta.

91esimo:
palla spedita dentro l’area, Borgonovo è all’altezza del dischetto, spalle alla porta marcato da Pasquale “O animalo” Bruno. Il numero 9 biancazzurro controlla di coscia e si gira, ora vede la porta, tocco a liberare il destro e botta che s’infila a mezza altezza verso il palo alla sinistra di Marchegiani.
2-2 e conseguente, inevitabile delirio. Non ricordo l’esultanza dei giocatori in campo per il semplice fatto che ero impegnato a non lasciarci la pelle in quel turbinio di energumeni, bestemmie gioiose, scarpe e occhiali perduti e voli per nulla pindarici sui gradoni della nord.

Vedrò la corsa a perdifiato di Stefano solo a Novantesimo, descritta con orgoglio da Mario “il bianco” Santarelli.

La stagione fu un totale disastro, il Pescara chiuse tristemente ultimo a 17 punti e Borgonovo con 9 reti all’attivo.
Però all’ultima giornata, già da tempo retrocessi in serie cadetta, battemmo la Juve 5-1. E queste so' soddisfazioni.


IL TABELLINO

PESCARA - TORINO 2-2 (0-2)
Pescara: Savorani, Sivebaek (al 46' Palladini), Nobile, Dicara, Righetti, Mendy, Ferretti, Allegri, Borgonovo, Sliskovic (al 59' Bivi), Massara. A disposizione: Marchioro, Alfieri, Compagno. All.: Galeone.
Torino: Marchegiani, Bruno, Sergio, Mussi (al 79' Cois), Annoni, Fusi, Sordo, Casagrande, Aguilera (al 72' Aloisi), Scifo, Venturin. A disposizione: Di Fusco, Zago, Silenzi. All.: Mondonico.
Arbitro: Cesari di Genova.
Marcatori: Scifo 14' (T), Aguilera 39' (T), Borgonovo 88', 91' (P)
Spettatori: 17.822 di cui 12.364 abbonati e 5.458 paganti.

venerdì 19 settembre 2008

Gone with the Wind

Leggo sul forum di Grasso che Flavia Vento, la mente che tutti vorremmo avere, abbia proferito queste parole mentre si trastullava nelle acque del Mar dei Caraibi insieme ad un sacco di altra gente famosa tipo Veridiana Mallman (Veridiana Uomodacentrocommerciale) e Michi Gioia (che apprendo essere la "madrina del fortunato gioco Canto anch’io"):

"Che bello, starei sempre in mare come il Leopardi".

giovedì 18 settembre 2008

1 euro e sessanta

Ero lì a concedermi un cappuccino e cornetto mattutino al bar mellini mentre Tiziano Ferro infastidiva la radio e il barista poggiava sul tavolo il carico, quando entra un tizio, evidentemente non proprio sconosciuto:

Barista: "Solo che pensavo a quanto è inutile farneticare e credere di stare bene quando è inverno..."
Tizio: "Aahh ma quindi ancora nun vanno fatto chiude!"
Barista: "Anvedi chicc'è, ben alzato eh, tutto bene?"
Tizio: "E chi m'ammazza a mme, nun faccio un cazzo da la matina ala sera!"
Barista: "Ma vedi d'annartene a fanculo va."

martedì 16 settembre 2008

E famoselo va

E io che volevo ringraziare Richard Wright almeno per quell'intro che si riconosce al primo tasto che va giù di The great gig in the sky e poi durante la notte mi se ne va pure il signor Rossi che ne sapeva sicuro di più dei due fratelli a cui pago l'affitto.

Va be' va, insieme a due amici a una chitarra vi dedico quello che viene dopo.

"E solo adesso che mi dici che è finita
l'inverno gela i vetri e il freddo spacca le mie dita
e solamente adesso che mi dici che è finita
adesso arriva inverno e la mia rondine è partita."

(Stefano Rosso, da Quarant'anni, in Io e il signor Rosso - 1980)

lunedì 15 settembre 2008

Una corda e poi via

Cazzo se eri bravo.

La casa incendiata è rimasta fragilmente in piedi e tutto è in bell'ordine ma adesso tutto è nero e vuoto e leggero come piuma e quasi polvere e stormisce nel vento. Il water è intatto, e pulsa piano allo spirare del vento dai solchi tutt'attorno.

David Foster Wallace (1962-2008)

martedì 9 settembre 2008

Sussurro

Ben conscio di essere talmente lontano da Ginsberg e Dylan che invece di conscio stavo scrivendo coscio vorrei dirvi che dal 9 di agosto ad adesso

ho sentito la batteria della macchina dichiararsi morta dopo averla caricata come un uovo per il ritorno
ho visto una sola stella cadente il dodici di agosto perché l’undici ci ero andato appositamente ma ho dimenticato di alzare la testa
ho suonato Sloop John B per la prima volta sotto il cielo
ho mangiato delle ottime sagne in bianco con ricotta di capra e tritato di capperi e pepe
ho scoperto che le donne di cui mi innamoro in genere soffrono tutte di "immunità sentimentale"
ho vinto il Cacciatorino d’oro a casa di Jacopo
ho ricordato che "La sinistra, e in particolare quella massimalista propone di rendere uguali il figlio del professionista e il figlio dell'operaio"
ho raggiunto i 30 euro di sconto sulla carta Feltrinelli
ho perso l’ultimo sabbione per un rigore di cui si può continuare a parlare
ho creduto di vedere Usain Bolt volare nei cento metri in streaming sul sito della Rai dentro ad un bar di Vernazza
ho mancato i duecento perché dormivo sulla spiaggia di Maja
ho pianto di fronte alle campane per Don Gino
ho messo su 4,7 chili
ho ammirato le mutande di due pingui loschi figuri comprare delle birre al paponaro di fronte alla Lampara più o meno alle 5e30 del mattino
ho riso nel vedere gente sporgersi dalla macchina per scattare foto
ho capito che è meglio non andare in libreria poco prima dell’apertura delle scuole causa rischio galera
ho pedalato tutte le notti godendone come una bestia
ho giurato che il mare vorrò vederlo sempre
ho creduto di poter fare qualcosa ma poi vatti a fidare
ho comprato Peroni dai carabinieri e Best Brau dall’esercito
ho tifato per il meritato oro olimpico di chiunque
ho inciso con i talloni un percorso senza senso sul bagnasciuga
ho squadrato una milanese lamentarsi per un intercity che così pulito e a posto non ne vedevo da tempo
ho lapidato la superficie del mare con una serie di pietre piatte
ho poggiato la birra sul tavolo un numero variabile tra il meno ed il più infinito
ho travasato un paio di quintali di salsa di pomodoro dentro alle bottiglie
ho segnato un gran gol in sforbiciata scomposta nella porta costruita nel mare con i remi a far da pali
ho tremato di fronte al sole che scompariva dietro le montagne
ho odiato il questore di Pescara nel vederlo applicare una discutibile legge del ventennio
ho regolato a dovere l’altezza del sellino sentendomi dir grazie dalle palle
ho dimenticato una torre per farmi sconfiggere a scacchi
ho soffiato via la sabbia da sopra un cannolicchio
ho sterzato troppo tardi e la ruota anteriore ha lasciato il mio motorino nel nulla dorato dell’aventino
ho passato l’ultimo giorno al mare per 15 ore consecutive
ho cantato Nada sopra il golfo di Lerici
ho cercato un culo più amico degli altri senza trovarlo
ho dubitato di fronte ad un gruppo di tedeschi che chiedeva gin tonic per poi mischiarci la lemonsoda
ho ritrovato il traffico stupido e non mi mancava affatto
ho deciso che un periodo di Ramadan alcolico non mi farà poi così male
ho rivisto il Fabrizio che "L'uomo, senza ideali, passioni, slanci, sarebbe un mostruoso animale armato solo di istinto e raziocinio. Una sorta di cinghiale laureato in matematica pura."

E che ve lo dico a fare.