Come un cane senza un osso
Ma non preoccupatevi, non fatevi ingannare dai verbi al passato: Gianni e Renato “della Bilancia” sono ancora al loro posto. Come La Bilancia, del resto. E inevitabilmente anche il generosissimo e vulcanico (…) patron Sergio.
Dicevo così, per raccontare cosa succedeva nelle nostre teste durante la mezzoretta che ci separava dalla destinazione – scavallando la collina passando per Cappelle, facendoci beffe della "tigre dell'autoradio", per poi proseguire su di una strada diritta come una freccia, città addormentate, niente traffico e il rapido della Union Pacific che ci restava indietro nel chiaro di luna - in una macchina, la mia (anzi, di mia madre), sempre stipata all'inverosimile dai corpicini di passeggeri mai sotto i 90 chili. Tutti fumatori incalliti.
All'andata, praticamente in tutte le trasferte, non si poteva rinunciare ad Alabama Song (ascoltata, riavvolta, ascoltata e riavvolta a piacimento del Sig. Valdoni, sempre con il medesimo entusiasmo dei passeggeri); e da Riders on the Storm, nel boccheggiamento del ritorno. Entrambe sputate da una musicassetta (Basf, se non ricordo male) con il nastro prossimo allo sfinimento e dal fruscio ormai diventato parte integrante della partitura.
Insomma, se non si era capito, questo era il mio mestissimo omaggio ad uno dei nomi più belli della storia del rock, Ray Manzarek, che continuerà a suonare il suo organo perennemente sotto acido (ora, il fatto che non si capisca se sia lui o l'organo ad essere sotto acido, è una cosa voluta dallo scrivente), anche se non a Venice Beach. Dove la mugnaia non sanno manco cos'è, poveri loro.