sabato 8 giugno 2013

Gli eroi son tutti giovani e belli

L’altro giorno, dopo cena, per motivi indipendenti dalla mia volontà (ma probabilmente dal mio sottile lato masochista), mi sono trovato sul divano di casa a vedere gli ultimi 40 minuti di Come un Delfino, tipica fiction fatta con i piedi (ma brutti brutti) in onda su Canale 5.

Ora, mettendo da parte quelle cose che si notano dopo 10 secondi di visione, tipo la pessima regia e l’inguardabile fotografia, l’orribile recitazione e gli agghiaccianti dialoghi, i terrificanti green screen e le facce da fotoromanzo, vorrei qui soffermarmi sulla sceneggiatura, il testo che decide il susseguirsi degli eventi. La storia. Il racconto. 

Qui di seguito, provo a descrivervi quello di cui sono stato testimone, roba da far impallidire le mirabolanti iperboli di nonno Simpson:
il protagonista, Raoul Bova (che poi scoprirò essere anche il regista del capolavoro) è un atleta, precisamente un nuotatore professionista e, sorpresa delle sorprese, specialista nello stile del delfino.
Il nostro tursiope si guadagna col sudore la qualificazione ai mondiali di nuoto di Roma, ma viene scoperto positivo al doping proprio nella gara che gli aveva garantito l'ingresso tra i migliori.

Subito dopo, non so dirvi come e perché, viene fuori che è stata la mafia a volerlo far fuori, per ordine di un un boss siciliano, interpretato, indovinate un po’, da Tony Sperandeo, alla sua duecentesima "variazione" del ruolo.

Dopo una serie di vicissitudini, il nostro eroe viene scagionato, il tempo fatto nelle qualifiche considerato di nuovo valido e la sua riammissione alla rassegna iridata comunicata in diretta durante una conferenza stampa nei locali con vista sulla piscina dei mosaici del foro italico, durante la quale, il delfino tricolore lancia un’accusa indignata e pesantissima contro i mafiosi, la malavita, il valore dell'esistenza terrena e via discorrendo (e ora, per favore, immaginatevi uno che non sa recitare nelle vesti di indignato).

Da un’ignota campagna siciliana, Tony Sperandeo – alternato al volto all’eroe in un montaggio serratissimo – segue in diretta l’evento (sul Tg5!!!!) e giura vendetta fumando un grosso sigaro cubano.

Nonostante il poco allenamento successivo alla squalifica, il nostro pesce guadagna la finale grazie ad un terzo posto in batteria, con un crono che non lascia troppe illusioni.
Uscito dalla vasca, guardando gli spalti, Raoul si accorge dell'assenza di una sua amica (o qualcosa di più) e va in puzza.

Nel dopo doccia, la lontra umana riceve un sms dall’amica di cui sopra che lo invita “alla vecchia discarica” per rivelargli scottanti novità sui mafiosi che l’avevano incastrato.
Ovviamente è una trappola. L’amica, precedentemente rapita di fronte Castel Sant’Angelo (…) non era che un’esca (ma non mi dire...).

Segue una pietosa sparatoria, in cui la polizia (arrivata in loco grazie ad una microspia piazzata addosso a non ho capito chi) riesce ad evitare il peggio: 

i mafiosi muoiono, la ragazza si salva (grazie al tonno, in versione Stallone nella scena madre di Cliffangher), mentre l’amico, che aveva tradito l’anfibio vendendolo ai malavitosi per storie di debiti, muore nella tipica maniera del redento, ovvero frapponendosi tra lo squalo e la pallottola, non prima, però, che un alro proiettile sparato dal cattivone mafioso con la barba di due giorni, colpisca in pieno il quadricipite destro del salmone nazionale.

Purtroppo, il giorno dopo c’è la finale dei 100 delfino e naturalmente non c’è modo che un uomo possa parteciparvi con la coscia annientata da un colpo di pistola sparato praticamente a bruciapelo. 
Per i comuni mortali forse, non per il marlin de noartri.

Raoul si presenta ai blocchi di partenza della finale con una vistosa fasciatura, si tuffa in acqua (segue interminabile inquadratura subacquea con il sangue che fuoriesce dalle bende e si fonde col cloro in controluce) e alla fine, dopo esser passato quarto alla virata dei 50 metri, va a vincere. 
Sì, arriva primo.

Ecco, i divanoidi, ormai in brodo di giuggiole - e in evidente delirio da Hooligans con litri di birra in corpo - non volevano crederci: Raoul Bova vince la medaglia d’oro nei 100 delfino ai mondiali.
E 24 ore prima (o forse meno) gli avevano sparato in pieno - non di striscio - nel bel mezzo della coscia. 
"L’immensa gloria di un oro olimpico" (era il mondiale, va bene,, ma la citazione di Bisteccone ci sta sempre tutta). Roba da far impallidire anche la sospensione dell'incredulità

Pensavo di metterci meno a spiegarvi questa serie di idiozie (ah, m’ero dimenticato le scene con Ricky Memphis in versione prete sotto scorta…) ma invece la cosa si è rivelata più coinvolgente del previsto.

Allora capisci perché l’auditel segna quasi 5 milioni, mentre pensi al sagace e mai fuori moda signor Valdoni e al suo ormai sempre verde: “E poi dice che vince Berluscone!”

4 commenti:

Anonimo ha detto...

il tursiope lo ricordiamo anche nel capolavoro "piccolo, grande amore" con ambra angiolini (giusto?).
Molta stima caro Paparella...per quante volte ci abbia provato alla fine sono durato scarsi 7 minuti davanti a fiction/sitcom/telefilm/minifilm/episodi/distrettidipoliziavari

è comunque un'esperieza

montelli

Anonimo ha detto...

spettacolo...
fredo

Anonimo ha detto...

ecco, aldo grasso sulla nuova fiction di cnale 5, con manuelona arcuri. naturalemtne non l'ho vista, ma la video-recensione del prof, mi trova completamente d'accordo:

http://video.corriere.it/pupetta/80b40576-d400-11e2-9edc-429eec6f64c6

Anonimo ha detto...

maledetto spoiler. avevo registrato la puntata