lunedì 20 novembre 2006

"Alla ungherese"

Non so perchè, ma io e miei amichetti di Porta Nuova, quando - col pallone nella busta d'ordinanza - ci recavamo alla pineta per intraprendere l'avventura sognante di quel gioco universale denominato "Passaggi e tiriinporta" (si, si, senza spazi, si pronunciava tutto di un fiato, troppa era la voglia di decidere quale fosse la porta), avevamo deciso che il tiro "alla ungherese" era quel tiro in cui la rincorsa del giocatore verso il pallone da calciare era parallela alla linea di porta: in poche parole io, mancino di lunga data, partivo con il fianco destro perfettamente rivolto verso il portiere, correvo come per andare verso la linea del fallo laterale, e poi calciavo d'interno collo, con un movimento di quelli da ledere perennemente i crociati di entrambe le ginocchia.
Ora, le conclusioni non erano mai un granchè, ma se facevi gol, anche con papera (frequente) del portiere, beh, lì veniva giù lo stadio. Se solo ce ne fosse stato uno.
Fa niente se parecchi anni più tardi scoprii che il famoso tiro "alla ungherese" era tecnicamente opposto a come ce lo immaginavamo noi sbarbatelli: senza caricare il tiro, quasi da fermo, di collo esterno ma con minore effetto rotatorio rispetto ai brasiliani. Perfetto.

Questo, per chi non l'avesse ancora capito, era il mio omaggio a Ferenc Puskas (83 gol in 84 partite con l'Ungheria, 357 in 354 con la Honved, 153 in 179 con il Real Madrid), morto venerdi scorso a settantanove anni.

Per gli amanti degli aneddoti come il sottoscritto, lascio la parola al mio mentore sportivo, Gianni Mura, nei suoi "Sette giorni di cattivi pensieri" (voto 10) di domenica:

- "Raymond Kopa, che gli fu compagno nel Real, ha detto una cosa molto giusta, che da l'idea di Puskas: I portieri cominciavano ad aver paura quand'era a 35 metri dalla porta."

- "Un'altro del Real, Gento, ricorda un giochetto che facevano sotto la doccia. Lui tirava un sapone bagnato a Puskas, che lo addomesticava e ci palleggiava."

- "Di Stefano, non uno qualunque, lo chiamava il Professore. Uno talmente furbo da capire, il primo anno a Madrid, che sarebbe stato uno sgarbo alla saeta rubia vincergli il trofeo del pichichi (il miglior marcatore) sotto il naso. All'ultima partita erano arrivati segnando lo stesso numero di gol. Puskas dribblò anche il portiere, lo mise a sedere con una finta, e a porta vuota preferì toccare indietro per Di Stefano, che non respinse l'omaggio."

8 commenti:

Anonimo ha detto...

caro cirello
una lacrima solca il mio giovane viso di fanciullo quando mi riporti alla memoria gli eventi chr rigurdano la puerile storia calcistica....

ma sopratutto,il tiro alla ungherese aveva una valenza numerica deficitaria per il portiere nel gioco alla tedesca??????

Fre ha detto...

Grande rispetto per l'uomo e il calciatore. Ma alla "tedesca" ci giocavate?

Anonimo ha detto...

...ovvio!!!e cirello finiva sempre in porta....

Anonimo ha detto...

... e pagava sempre una frega di scozze!!!

Anonimo ha detto...

monte', ero il reuccio della tedesca!!
ma rovesciata 4 punti o 3? di tacco 2 o 3?

in ogni caso solo grossi numeri..

Gallit! ha detto...

Quella finale non si poteva perdere. 8 a 3 alla Germania dell'Ovest nei turni eliminatori sembravano una garanzia sufficiente, insomma, si che il calcio è imprevedibile e la palla è rotonda (nella Tabula di Cebete Tebano, all'inizio del cammino verso la vita l'uomo incontra la virtù, seduta su di una roccia cubica, e la Sorte o Fortuna, intenta a non cadere dalla sua sfera instabile. Non so se voi riuscite a stare in piedi su di un pallone.), ma un 8 a 3 non si vede tutti i giorni. Primo tempo incredibile dunque per l'Ungheria, 2 a 0 e una valanga di occasioni sciupate incredibilmente. Poi l'intervallo. Le grida di vittoria dallo spogliatoio magiaro che riecheggiano in quello teutonico. Può bastare la rabbia a cambiare le sorti di un confronto? Per il Liverpool ad Istanbul è stato possibile, regalandomi una delle più belle pagine di tifo antisportivo e di soddisfazione indiretta, ma per quella Germania?
Riallacciandomi ai ricordi d'infanzia di Ciro, fu un numero di Topolino nel Maggio 1986 a farmi parte dei sospetti su quell'incontro. Ogni settimana, prima di Mexico '86 usciva una striscia dedicata alle precedenti edizioni del mondiale. Quell'anno mi ricordo che il capocannoniere con 13 reti (record ancora imbattuto) fu Fontaine, francese di chiare origini magrebine. Ma ho ancora ben chiaro il ricordo di una vignetta, probabilmente ricopiata da una foto reale, in quella striscia. "Il Grande deluso", così iniziava il commento all'immagine. Ebbene, ce ne sono stati altri di delusi nel calcio, ma quando da piccoli giocavamo a passaggi e tirinporta a casa di mia zia, si pigliava per il culo Franzè per la sua pancia. E mio nonno, grande appassionato del calcio e di Orsi, mezz'ala bianconera degli anni Trenta,ricordava a noi giovani imberbi, che con una pancia così, tempo addietro, un uomo quasi vinse un mondiale, e per colpa di qualche grammo di troppo non vi riucì.

Anonimo ha detto...

delle regole e dei punteggi:

giocatori da 3 in su,aggiungerei un massimo di 7,anche perchè in 8 scatta il 4 contro 4 a porticelle delimitate solitamente in maniera agreste con mattoni,zaini,magliette o ciò di cui madre natura dispone.

il primo che va in porta solitamente comincia con 3-4 punti in piu'.
Si segna solo al volo,altrimenti l'errore viene punito con la sostituzione in porta.
-di piede,con tiro classico,o anche alla ungherese...scali un punto
-di testa 2
-di tacco 3(sicuramente il mio preferito!!!)
-di rovesciata 4
poi per i più agonistici pare ci sia la regola che sotto le gambe del portiere cia sia l'eliminazione diretta dell'estremo difensore!!!

questo è quanto.

se volgiamo fare una tedesca al volo...io ci sto!!!

joecanasta ha detto...

Si potrebbero, ad esempio, anche approfondire certe dinamiche psicologiche della "tedesca" causate anche dalle piccole dimensioni del gruppo sociale in questione.

Nella tedesca (a cui d'ora in poi tolgo queste scomode virgolette, tanto avete capito che non parlo di una femmina di Stoccarda) i tempi di interazione si fanno, in genere, un pò più rarefatti.
Rispetto al calcio giocato(con squadre che si oppongono, per capirci)vengono a mancare una serie di fattori importanti:
il dinamismo costante di una partita che segue la sue trame, l'elevato numero di giocatori coinvolti, la condivisione di spazi più grandi (come succede per il calcio oltre i 6-7 giocatori a squadra),e per finire, e questa è una distinzione molto importante, l'agonismo organizzato in ruoli e regole.

Nella tedesca ottimale si è al massimo in 4-5 giocatori (in questo sono d'accordo con montelli)che non sono nè coalizzati in una squadra nè opposti "tutti contro tutti" .Questo ovviamente genera una serie di comportamenti più ambigui come se ci fosse una costante improvvisazione della trama calcistica e regala una certa libertà nell'assunzione dei ruoli. Il crossatore e il finalizzatore del tiro possono scambiarsi i ruoli con molta facilità (felicità, mi verrebbe da scrivere) e, certe volte, in un brevissimo lasso di tempo e spazio. Gli animi si esaltano, la frequenza con cui certe palle galleggiano in aria pronte solo per essere colpite, illude il giocatore di essere in grado di saper fare ogni tipo di tiro.
In effetti, a parità di capacità tecnica, tutti i giocatori possono passare da un momento all'altro dal ruolo di comprimario a quello di mattatore -e questo nel calcio giocato avviene con maggiore difficoltà.
Dunque possiamo dire che nella tedesca le prodezze(positive o negative) dell'individuo abbiano più spazio e, a causa di questa interazione diretta e mutevole aumentano le battute,le derisioni, gli scherzi, in una parola: il cazzeggio.

Tutto questo per andare a parlarvi della cosiddetta "bastardata" , una regola che veniva introdotta in certe tedesche particolarmente accese della mia infanzia. La "bastardata" avveniva quando il portiere, nel rinviare la palla, colpiva uno dei giocatori in modo che la stessa gli rimbalzasse addosso e uscisse. In questa maniera, il giocatore colpito finiva in porta: una sorta di eliminazione diretta, una bastardata appunto.
Ovviamente si doveva dichiarare all'inizio della partita se la "bastardata" fosse valida o meno("vale la bastardata?")ma spesso nasceva da situazioni ambigue in cui la volontà di buttarla in caciara serpeggiava dall'inizio per poi esplodere con la prima "bastardata". A partire dalla prima "bastardata" si scivolava alla svelta nell'anarchia e/o in una vera e propria faida con tanto di regolamenti di conti e vendette trasversali. In quei casi occorrevano nervi saldi e rapidità d'esecuzione e potevano affiorare malumori antichi, antipatie nascoste, nuovi sodalizi.

Io ovviamente ero una pippa e soffrivo sempre un pò nelle tedesche(oltre a non vincere quasi mai) ma è da tantissimo che non ci gioco e, se potessi farlo, uscirei in questo momento di casa a farne una.


PS:Se poi tutto questo parlare di tedesche vi ha fatto ingrifare date un'occhiata qui:
http://www.fhmus.com/girls_lingerie.asp?cnl_id=1&stn_id=114#