sabato 16 dicembre 2006

Cappelli e finestre

Tra il 1784 e il 1811 il governo inglese impose una tassa sulla vendita dei cappelli. La progressione andava da 3 penny (per cappelli che costavano meno di 4 scellini) a 2 scellini (per cappelli che costavano più di 12 scellini). I fornitori di cappelli erano tenuti ad acquistare una licenza (2 sterline a Londra, 5 scellini fuori) ed esporre un cartello che recitava Commerciante in Cappelli al Dettaglio.
Per la corretta applicazione dell'imposta vennero stampati dei bolli da incollare alla fodera di ciascun copricapo. L'evasione della Tassa sui Cappelli, da parte del rivenditore o di chi li indossava, era sanzionabile con una multa, mentre la falsificazione dei bolli divenne punibile con la morte. Per non si sa quale ragione la tassa si applicava solo ai cappelli da uomo.
Fra le tasse analoghe dell'epoca si ricordano: la Tassa sui Guanti (1785-94), la Tassa sugli Almanacchi (1711-1834), l'Imposta sui Dadi (1711-1862), la Tassa sulla Cipria per Capelli (1786-1869), la Tassa sul Profumo (1786-1800) e la Tassa sulla Carta da Parati (1712-1836).
In questo marasma di imposte assurde, la più nota resta probabilmente la Tassa sulle Finestre, introdotta per la prima volta nel 1697 per rimpiazzare le entrate perse con la limatura delle monete. Con l'andare del tempo la tassa finì per privare i residenti (in particolare quelli delle aree più disagiate) della luce del sole e divenne sempre più impopolare. Fu definitivamente abolita nel 1851.

3 commenti:

Unknown ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

poffarbacco, chi è che commenta e poi si autocensura?
c.

Gallit! ha detto...

Nel 1934 Mario Camerini, regista e maestro del cinema dei "telefoni bianchi", chiamò a recitare nel grande schermo i due fretelli De Fillippo. La commedia era tratta da un'opera spagnola del '600, "Il cappello a tre punte" (rifatto poi dallo stesso Camerini negli anni cinquanta con Mastroianni, Loren e De Sica, titolo "La bella mugnaia"), ed era un inocuo film in costume.
Ma in una scena di massa la folla esausta delle gabelle imposte dal signorotto della situazione, si ribella, e nella confusione esce chiara la voce di Peppino che dice: "prima o poi ci faranno pagare anche la tassa sulla pioggia!".
Fece adirare così qualche capoccia fascista (ma è un dettaglio) dell'epoca, e Camerini per più di un anno non girò film. Considerando che era il regista più in voga, sarà che qualcuno si sia sentito defraudato dell'idea?