martedì 5 dicembre 2006

Il restauro olivastro

Effettivamente l’autunno riesce a dare pennellate pastellose che neanche Schiele dopo una pera di morfina. I rami apparentemente secchi, le olive mimetizzate meglio di Dutch nella giungla del Centro America (Predator – John McTiernan, 1987), tappeti di foglie paracadutiste, tutte le tonalità possibili del verde, compresa quella delle reti stese ad abbracciare tronchi rugosi, appena infastiditi dalla mia tenuta rosso acceso, cimelio dell’adolescenza vissuta da calciatore sul campo terroso dell’antistadio.
La radio in filodiffusione del vicino di contrada Beniamino (Cosimo, Ilario, Marfisia, è per certi versi curioso come ai lavori di una volta si associno con gigantesche venature nostalgiche i nomi di un tempo: ma che bisogno abbiamo dei vari Kevin, Natascia, Jessica, piuttosto che Dylan o Micheal?) solitamente accompagna il fruscio del vento con amenità in stile Laura Pausini o Gigi D’Alessio, ma domenica, il giorno ufficiale del raccolto, i transistor decidono di omaggiare i giovani intellettualoidi poco distanti fin dalle sette del mattino. Allora si comincia con Fellini Circus di Nino Rota, seguito (e qui le olive cadevano da sole) da War Pigs dei Black Sabbath decisi a far proseguire sulla loro ala – volete vedere che Beniamino legge ‘sto Blog - la sigla di Gigi La Trottola (ebbene sì) che crossa al centro per l’incornata imperiosa del Cervo a primavera del vietnamita Cocciante.
Per buoni 30 minuti tutte e dieci le estremità delle dita rischiano seriamente l’ipotermia prima dell’arrivo imperioso del dottor Sole che lenisce e sorride, scalda e rinnova.

Per i distratti copio e incollo i dati che il fattore ha provveduto ad inserire nel post precedente:
“Mi sento in dovere, a questo punto, di ufficializzare i dati di questa raccolta.

Olive raccolte: 460 kg.

Olive molite: 240 kg.

Olio prodotto: 41 kg (50 litri circa).

Acidità: 0,4 gradi.


Quantità scarsa ma ottima qualità, la migliore da quando facciamo le olive in contrada Santo Scalone.
Per chi non lo sapesse, un olio può essere considerato extravergine solo sotto 1 grado di acidità quindi ci siamo alla grande.”

Per dovere di cronaca ma soprattutto per farvi rosicare, comunico a tutti che il Signor Cosimo Padova e la sua lingua cinquecentesca godono di ottima salute. La formazione tipo (Il fattore Altamura, l’elaiotecnico ligure Gallit e l’operaio terriero Cirello) ha portato a casa il seguente risultato: due fritti di calamari, una zuppa di pesce (con orate), 1,5 litri di Primitivo per la cifra di 15 euro. Totali s’intende.
I discorsi sostenuti all’interno dell’osteria meriterebbero un saggio di Eco, allora vi rimando ad altri appuntamenti. Anzi, ci vediamo lì. Se la luce è accesa, Cosimo brilla con lei.

1 commento:

Gallit! ha detto...

Appello ai lettori del Blog:

Cercasi giovane donna di bella
presenza, senza figli che sappia cucinare e prendersi cura di un docile uomo ostunese privo di tutto tranne che dello stipendio.
Preferibilmente rumena.