mercoledì 21 febbraio 2007

Servizi Sociali

Cesare Previti è stato condannato in via definitiva a 6 anni per corruzione in atti giudiziari. In soldoni, ha corrotto dei giudici per pilotare una sentenza. E questo è un fatto.

Andiamo con ordine:

Il 30 agosto 1970 a Roma, il marchese Camillo Casati Stampa ha ucciso la moglie Anna Fallarino e il suo amante, poi si è tolto la vita. L'unica erede, Annamaria, ha appena 19 anni. Previti la assiste legalmente (come tutore) e si incarica della mediazione con Silvio Berlusconi, un giovane imprenditore milanese, per la compravendita della settecentesca residenza familiare, la cosiddetta villa San Martino in località Arcore.

La villa, 3mila 500 metri quadri, circondata da un parco immenso passa di mano per un prezzo vantaggioso: 500 milioni per giunta dilazionati nel tempo, mentre il valore effettivo dell'immobile è di oltre 1 miliardo e 700 milioni dell'epoca come risulta dalle stesse stime legate all'eredità. Alla fine del '74 Berlusconi si insedia ad Arcore, ma Previti "suggerisce" alla sua "assistita" di posticipare il rogito catastale che verrà fatto nel 1980 e senza pagare una sola lira di tasse.

Prima ancora che Berlusconi "scenda in campo", Previti viene messo sotto inchiesta per la corruzione di giudici (processo SME per una vicenda che risale al 1985).

Nel 1994, da esponente di Forza Italia, Previti diviene senatore e Berlusconi, ottenuto l'incarico di formare un governo, tenta di farlo nominare Ministro di Grazia e Giustizia, ma trova l'opposizione del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, quindi Berlusconi lo propone per il Ministero della Difesa, carica che Previti ottiene e conserva dal maggio al dicembre 1994 (e per interim fino al gennaio 1995).

Nel novembre 2003, dopo molti rinvii (comunque ininfluenti nel computo della prescrizione), viene condannato in primo grado a 5 anni di reclusione (ne erano stati chiesti 11).
Il 2 dicembre 2005, il parlamentare è condannato in appello nel caso SME a 5 anni di carcere dalla Corte d'Appello di Milano per corruzione semplice. Successivamente, il 4 maggio 2006 la Cassazione esprime il verdetto definitivo, condannando Previti a 6 anni di detenzione per l'accusa di corruzione nella vicenda Imi-Sir.

Il 5 maggio, Previti afferma di essersi dimesso dalla carica di parlamentare e si presenta al carcere di Rebibbia, dove viene rinchiuso, essendo arrivato da Milano il provvedimento della Procura Generale di esecuzione della pena.
Il 10 maggio, dopo 5 giorni di carcere, ottiene la detenzione domiciliare, usufruendo di un emendamento della legge - varata dall'ultimo governo Berlusconi - detta "ex-Cirielli" (dal nome del deputato di Forza Italia che l’ha presentata ma che poi ha ritirato la firma). L'emendamento presentato dal relatore Luigi Vitali (Forza Italia) prevede anche - sommandosi alla drastica riduzione dei tempi di prescrizione dei reati già prevista da Cirielli - che la sospensione o l'interruzione del processo non dipendente da autorità straniera, alla fine vengano conteggiate, sempre ai fini del calcolo della prescrizione. La Camera poi ha anche approvato la norma del testo che elimina il carcere per chi ha compiuto 70 anni di età, a meno che non sia un pedofilo o un delinquente abituale o professionale. Da questo momento la ex-Cirielli diventa per tutti la legge salva-Previti.

A tutt’oggi in Parlamento non risulta essere stata presentata nessuna "lettera di dimissioni" da parte dell'on. Previti, che secondo disposizioni giudiziarie dovrebbe anche essere da tempo interdetto dai pubblici uffici. Ma lui è ancora lì, condannato a percepire quei 5 mila e rotti euro mensili che gli spettano come parlamentare.

Alla “fine” di tutto questo (anche grazie all’indulto "voluto" dall’uomo di Ceppaloni) su Previti grava una pena residua di un anno e sette mesi che, secondo la sentenza di pochi giorni fa, dovrà scontare svolgendo attività presso la Ceis (Centro Italiano di Solidarietà) di Castel Gandolfo.
Gli orari a cui sarà tenuto Previti «sono quelli che dovranno essere stabiliti dalla Ceis» - si spiega - ma devono essere "contenuti" nella "forbice" prevista dal magistrato, che va dalle 7 del mattino alle 23 di sera. L'ora di ritorno nella sua abitazione è però tassativa, si ripete.
Chissà se le finestre siano o meno provviste di sbarre in quell’attico che s’affaccia su di una delle piazze più belle del mondo. Immagino di no.

Dal canto mio andrò a fargli un ceppetto (dicesi ceppetto l’atto consistente nel bloccare il pulsante di un citofono – con un pezzo di legno, uno stuzzicadenti piuttosto che con un bastoncino del lemonissimo - in modo tale da costringere alla discesa il proprietario di casa onde evitare la perdita dell’udito ma soprattutto una piccola rottura di coglioni).
In ogni caso, per uno che doveva passare 6 anni “ar gabbio”, mi sembra una proposta da non poter rifiutare.

E ora ditemi la verità: qualcuno di voi ha pensato a teste di cavallo mozzate sotto alle lenzuola?
Ah, se ci fosse Don Vito.

1 commento:

Sor Vichi ha detto...

Bella Cirè!!Ci vuole un pò di blogghismo di denuncia, ognitanto: ekkekkazzo!! Ah, per il ceppetto, già che ti trovi ad uscire, avrei una discreta lista di domicili da sottoporti...
"Senatore, io e lei siamo due facce della stessa ipocrisia."