domenica 4 febbraio 2007

Il ricordo oggettivo

Your next bold move (in Revelling/Reckoning - Ani Di Franco, 2000)

Mi sento particolarmente legato agli oggetti, sono la porta sul retro di casa. Sono i ricordi. Sono tutte quelle cose che appena toccate mi trasformano in sensitivo bombardandomi di flash dolci e aloni morbidi. E di schiaffi.
E’ particolarmente democratico voler bene agli oggetti, si esula dal loro valore materiale e si va oltre. E quando capita non se ne esce almeno per una giornata, non c’è chiacchiera, né calcetto, né film che tengano, né qualsiasi stratagemma ideato per cercare di pensare ad altro. Anzi, tutto quello che si cerca di fare sarà inevitabilmente legato a quelle immagini opache. Il contatto visivo e tattile rimarrà con te fin dentro le coperte fredde e poi nella notte onirica, di corsa per tetti surrealmente instabili (Io ti salverò - Alfred Hitchcock, 1945) o per boschi ostili in cerca di posti più sicuri (”Blasco” Rossi, in C’è chi dice no - Vasco Rossi, 1987).
“I ricordi sono inseparabili dai sogni”, diceva Ti-Jean il frenatore. Già.
Tutto ciò capiterà questa notte, perché stamattina le mie dita hanno deciso spontaneamente e soprattutto senza motivo di vedere che succedeva sul retro di casa e perché la storia anche se differente, continua ad essere sempre la medesima.

Last night I had a dream (in Fixed Water - Sophia, 1996)

Allora sfiori tra indice e pollice le ricevute di ristoranti forse falliti sicuramente non per colpa nostra, che avevamo fatto fuori primo, secondo, contorno e dolce, bottiglia di vino e ammazza caffé. Ogni voce della lista con il numero due davanti.
Mi trovo a ridere lucidamente rivivendo quella volta che avevo i capelli troppo lunghi per pensare di tagliarli, e allora sì, meglio dare loro una spruzzata di bianco insieme ai fratelli di vita e contemporaneamente provare a scolpire le facce in stile monte Rushmore.
L'impatto definitivo arriva in crescendo Rossiniano quando incontri e accarezzi orecchini e foglietti scritti al buio in corsivo comprensibile solo a chi sa, le cosiddette ciappe (o mollette) per capelli, anelli e tappi di birra Peroni. Biglietti di concerti e cinema e di partite del Pescara. Sigari mai fumati, cd con canzoni che si susseguono senza senso apparente. Fototessere, plettri e libri sottolineati a matita. Provini in bianco e nero e diapositive cristalline se guardate controluce. Biglietti da visita, pietre e quarzi rosa. Ritagli di giornale e chiavi senza più la serratura giusta. Portagioie lillipuziano a forma di cubo.
E poi uno scontrino ormai usurato dal calore e dalla vecchiaia. Con fatica capisco qualcosa, sembra sia del giugno 1998:

BAR 1.200
BAR 1.500
VARIE 2.000

TOTALE 4.700

Non ricordo alcunché, almeno adesso. Ma se è stato riposto qui, in un’improbabile scatola di stoffa per quasi dieci anni, un motivo ci sarà. Stanotte ne avrò la conferma.

You must leave now, take what you need, you think will last.
But whatever you wish to keep, you better grab it fast.
Yonder stands your orphan with his gun,
Crying like a fire in the sun.
Look out the saints are comin' through
And it's all over now, Baby Blue.


(It’s all over now, Baby Blue, in Bringing It All Back Home - Bob Dylan, 1965)

5 commenti:

vaccamobile ha detto...

aspetta....
prima di cercare: ricorda che una volta che l'avrai trovato esso diventerà un fatto o un'azione. lo assegnerai allo storicismo. e non avrai fatto altro che registrare un codice in una determinata cella. adesso la vibrazione di quello scontrino è ancora sganciata da una realtà e per esso stesso motivo quel pezzetto di carta ha un valore aulico, magico. esso rappresenta il riverbero del paradossale rapporto fra umano e divino (Benjamin). ancorandolo in un non-luogo abbatti ogni ipotetica speculazione che non può aver luogo in un non-luogo.

se rimane sogno sarà sempre
se diventa vita sarà ora

fai la tua scelta

Anonimo ha detto...

"..Ma il tempo,il tempo
chi me lo rende?
Chi mi dà indietro quelle stagioni
di vetro e sabbia,
chi mi riprende
la rabbia e il gesto,
donne e canzoni?
Gli amici persi,i libri mangiati,
la gioia piana degli appetiti,
l'arsura sana degli assetati,
la fede cieca in poveri miti?
Come vedi tutto è usuale,
solo che il tempo stringe la borsa
e c'è il sospetto che sia triviale
l'affanno e l'ansimo
dopo una corsa,
l'ansia volgare del giorno dopo,
la fine triste della partita,
il lento scorrere senza uno scopo
di questa cosa che chiami vita."

Guccini,
D'amore di morte
e d'altre sciocchezze

vaccamobile ha detto...

allora???
hai scelto la vita eh??
non ti biasimo..faccio lo stesso da 28 anni..ma quando riuscirò a volare e a far ciò che voglio in sogno, vi lascero le lacrime e mi terrò la valle più bella

Anonimo ha detto...

il sogno è un amico fedele. quando ho bisogno di lui, lui c'è.

Anonimo ha detto...

Il sogno è la realtà che preferisco..le tue parole sanno trasmettere belle emozioni.

Dea