martedì 13 marzo 2007

"Sei proprio tu John Wayne? E io chi sarei?"

Va bene, Sentieri Selvaggi (1956) è un capolavoro.
Nonostante questo, a me John Ford è stato sempre sulle palle.
L'unica motivazione che riesco a dare a quest'inconsueta (per lo scrivente) viscerale intolleranza può essere ricercata nell’ancora più profonda antipatia che nutro verso il suo attore feticcio: John Wayne.
Più in generale non riesco proprio a sopportare i presuntuosi, quelli del “io sono più bravo di te”, che ti guardano perennemente dall’alto in basso o per dirla alla Mono, che camminano a due metri da terra.
John Ford, a pelle, mi è sempre sembrato una persona di questo tipo e ieri ne ho avuto la conferma guardando il magnifico Viaggio nel cinema americano (Martin Scorsese e Michael Henry Wilson, 1995), dove, all’interno del capitolo dedicato ai western trova spazio uno sprazzo dell'intervista – datata 1971 - che Peter Bogdanovich (fuori campo) fece a Sean Aloysius O'Feeney, che poi altro non è che il vero nome di John Ford, seduto a gambe accavallate su di una sedia “da regista” se ce n’è una, sigaro gigante tra le dita e cappello baseball con su scritto LA in luogo del più classico NY a fare ombra sugli occhiali neri dalla montatura in stile La rivincita dei Nerds (Jeff Kanew, 1984).
Alle sue spalle, la prospettiva infinita del roccioso deserto americano di frontiera:

JF (prima di iniziare l’intervista): “Non ci sarà bisogno di fare più di un ciack, no?”

PB: “Signor Ford, ho notato che la sua visione del West diventava sempre più triste e malinconica con il passare degli anni. Faccio un paragone: ad esempio, fra “La carovana dei mormoni” e “L’uomo che uccise Liberty Valance”. Si era reso conto di questo cambiamento nel suo atteggiamento?

JF: “No”

PB: “Ora che gliel’ho fatto notare, c’è qualcosa che vuole dire in proposito?”

JF: “Non so di cosa stia parlando”

PB: “Posso chiederle quale elemento in particolare dei western l’ha attratta fin dal principio?

JF: “Non saprei”

PB: “Lei è d’accordo nel dire che il messaggio de “Il massacro di Fort Apache” era che la tradizione dell’esercito fosse più importante di un singolo individuo?

JF: “Taglia”

4 commenti:

Sor Vichi ha detto...

L'America è anche un paese pieno di contraddizioni, di ambiguità...
Tu, per esempio, lo sapevi che John Wayne era frocio?

Anonimo ha detto...

il vero regggista,
quello con tre g,
non parla dei suoi film,
non quando di fronte ha una cinepresa,
non sopporta l'idea di vederne l'occhio, piuttosto che indirizzarlo col proprio
rbbll

Anonimo ha detto...

vero, vero, ci può stare. basta dichiararlo però. e che cazzo, così non ti chiedo niente e amici come prima. e comunque almeno alla penultima domanda poteva rispondere allora...
cy

Sor Vichi ha detto...

A' Robbie', un certo Pier Paolo spiegava fino alla nausea i suoi lavori (e non solo per chiarire che per lui la merda non era bbona!!), specie nella sua fase di cinema d'elite - definizione sua -.
E' solo un problema di cinepresa, tu dici? O di metodo del regista?
Che poi, un conto è non spiegare ma fornire lo stesso un sacco di chiavi di lettura (à la Lynch), un conto essere degli stronzi spocchiosi (ma se perfino Pupi Avati, su quella cazzata di suo ultimo film, si infastidiva ad ogni domanda). Regalo di Natale resta uno dei miei film preferiti, beninteso...