In cerca di Kay
I loro sguardi si incrociarono. C’era qualcosa di mutato, in lei, ma Combe non riusciva a capire cosa fosse. Il volto, la massa dei capelli non erano più gli stessi. La sua pelle era fresca, senza ombra di trucco; aveva viaggiato tutto il giorno, eppure aveva i lineamenti distesi.
Gli andava incontro sorridendo, un sorriso ancora un po’ timido e come impacciato, e lui ebbe l’impressione quasi sacrilega di assistere alla nascita della felicità.
(Tre camere a Manhattan - Georges Simenon, 1946)
1 commento:
Non è che ti ho contagiato la febbre gialla del citazionismo? (Meglio la febbre del sabato sera...) Comunque, gran libro perdio... Andrò tosto a scovarlo tra polverosi scaffali pescaresi e stagioni vibranti "di vertigine e di esistenza inutile"...
(Ahi, the fever..)
Sor
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