venerdì 28 settembre 2007

Verso l'Eldorado

Il sole sulle rocce ad asciugare culi di costumi bagnati. E poi, tra le tante, la storia di Ali, che da 38 anni non lascia Kinaliada, un'isoletta di Istanbul. Dicono sia malato, mentre gira per l'isola con il sale in mano, gettandolo di tanto in tanto nel mare, perchè il grado di salinità delle acque dev'essere sempre equilibrato, tenuto sotto controllo.

A breve - alle 16e15 - scatta il big match nei campi di Pippo "La Foca". La palla arancione è ancora bella alta: si suderà parecchio.

lunedì 24 settembre 2007

L'isola

E se il Magma fosse troppo caldo? Dall'alto della mia decennale esperienza, mi paro il culo (e non solo quello): in valigia non macherà il costume (oltre ad un sole di terracotta, un callifugo, un potenziometro, un saldatore, un quadro del Mantegna, un F10, un cicchetto alla calata, una sega circolare. lo sbruffo, i parrucchini di Pippo Baudo, un filibustiere armeno, un tornello, il tarallo del cesso ed altre simpatiche amenità inserite nella valigia da un gruppo di cerebrolesi. Il 3 agosto scorso).

sabato 22 settembre 2007

Le sette meraviglie del Medioevo

1. Il Colosseo di Roma
2. Le Catacombe di Alessandria
3. La Grande Muraglia in Cina
4. La Torre di Pisa
5. La Torre di Porcellana di Nanchino
6. Il Monumento Megalitico di Stonehenge
7. La Basilica di Santa Sofia a Costantinopoli

giovedì 20 settembre 2007

Pardon...gusti!

Eccomi qui, al solo secondo tentativo di Fantacalcio nonostante un storia ricca di malattia verso il pallone.

Sono in tanti (forse troppi) a ricordarsi della mia prima esperienza: arrivai ultimo dopo un’asta estiva con i controfiocchi, allestita in quel di Venere (stabilimento balneare della riviera pescarese) in un’estate che segnò parecchio. All’epoca venni fuori con la peggior coppia di portieri della storia, Turci e Razzetti della Cremonese (valanga di gol subiti per loro) e un acquisto importante pagato sopra ogni ragionevole aspettativa: ohi ohi ohi, ohi ohi ohi, Luca Vialli segna per noi! Campionato sufficiente il suo, con il mega picco raggiunto con una tripletta al toro nel derby. Non bastò.

Il Fantacalcio on-line di questa stagione ci priva dell’asta sanguigna a noi tanto cara, ma al contempo riesce a farci sembrare più adulti anche se non ce ne fotte un cazzo di sembrarlo.

A mercato concluso non vedo particolari favoriti, anche se l’attacco della Checenko fc (Amauri, Miccoli, Mutu, Montella, Del Piero, Spinesi) guidata dal Tizzo, potrebbe dire la sua.

Nel reparto più arretrato vedo in pole la compagine del Quannuvedepilus'aizza fc, che schiera tra le sue fila gente del calibro di Nesta, Cassetti, Mexes, Pasqual, UjFalusi e Maxwell. C’è da dire che la squadra guidata dal saggio barbuto Pane Carasau si dimostra consistente anche nella zona nevralgica del campo, grazie agli innesti di De Rossi, Pirlo, Emerson, Gattuso e Liverani.

Il Roberto (il brasiliano di Holly e Benji) de noantri, Gallit (alla guida dell’Atlhetic Pierozzi), risponde con un centrocampo tutto bollicine: Kaka, Perrotta, Montolivo, Barone, Jankovic, Salihamidzic. Valanghe di gol nelle gambe di ‘sti ragazzi.

In lotta per non retrocedere (ma soprattutto per non venir preso per il culo a vita) l’Atletico Varnelli di mister Luchino of Joy che, oltre al peggiore trittico di estremi difensori (Ballotta, Bassi, Chimenti, neanche un titolare per lui) della lega, denominata con arguzia "Il Degrado", vanta in avanti un esagono particolarmente insidioso, che nonostante gli sfottò, potrebbe regalar sorprese: Totti (il più pagato dell’asta), Zampagna, Bogdani, Budan, Chiesa, Floro Flores.

Con diversi anni sul groppone il Baracca e Meneghini 1912, comandata a suon di finta democrazia dall'emerito Professor Antonio Quagliani. Occhio ai vecchi da questa parte: Seedorf, Corini, Morfeo, Galante, Cruz, Inzaghi e Crespo, tutte cariatidi che potrebbero aver ancora diverse frecce (magari non esplosive come quelle di John Rambo) nella faretra.

Sembra essere troppo attaccata ai gol di Trezeguet e alle parate di Gigi Buffon la JoeCanasta F.C., con al timone il più promettente dei fratelli Altintop. Certo, scommesse del calibro di Hamsik (bastardo!), Raggi, Criscito e Giovinco (sempre che quei coglioni lo facciano giocare), affiancate all’esperienza del Gibbone “Morpheus” Zalayeta, potrebbero fargli vincere il premio Ciccio Pasticcio. Staremo a vedere.

Dal canto mio sono fiero della campagna acquisti. Due rimpianti, entrambi persi per un solo fantamilione: Amauri e Doni (il portiere). Qui di seguito ecco la rosa del temibilissimo, cinico e sornione (oltre che ingegnoso) Hajduk Cirelli, instradato in gabbianesco verso il calcio spettacolo dal sempre verde Charlie Firpo, perennemente in piedi davanti alla panchina in consueto cappotto scuro:

PORTIERI
Fontana
Bucci
Curci

DIFENSORI
Panucci
Domizzi
De Rosa
Lucarelli
Zapata
Boumsong
Falsini
Sottil

CENTROCAMPISTI
Aquilani
Milanetto
Gargano
Semioli
Ambrosini
Mudingayi
Barreto
Tedesco

ATTACCANTI
Rocchi
Quagliarella
Bellucci
Maccarone
Mascara
Caracciolo

martedì 18 settembre 2007

The wind cries Jimi - 18 settembre 1970

“Ero a New York quando un amico mi telefonò:

- Un tuo amico e morto.
- E chi sarebbe?
- Hendrix.

Riappesi. Ero senza parole. Paralizzato. Ci credevo eppure non potevo crederci. Era troppo giovane per morire. Aveva appena ventisette anni. Uscii deciso ad ubriacarmi.”


(Noel Redding, in Standing Next To a Mountain, su Musicians n°94, agosto 1986)

Dopo il concerto del 30 agosto all’Isola di Wight, Jimi Hendrix era tornato a Londra, partecipando a qualche jam-session con i War.
Tra tutte le ragazze che gli leccavano i piedi e qualcos’altro, Monika Dannerman, una sua fan tedesca, era di quelle più stabili.
La sera del 17 settembre, Jimi chiese a Monika di accompagnarlo a Marble Arch ma le disse di non entrare: quelli erano amici che non gli piacevano, era solo una questione di affari.

Monika tornò a prenderlo un’ora dopo per riportarlo in albergo (il Samarkland Hotel, al numero 22 di Lansdown Crescent). Cenarono, presero i consueti sonniferi e andarono a letto.
Monika uscì tre ore dopo a comprare le sigarette. Quando tornò si accorse che qualcosa non andava. Allora telefonò ad Eric Burdon (leader degli Animals) che le consigliò di chiamare aiuto.

Quando arrivò l’ambulanza Jimi era ancora vivo, il personale di soccorso pensò che fosse una buona idea tenerlo seduto durante il tragitto in ospedale e nel corso del trasporto, Jimi vomitò e tossì, e vorrei pure vedere, con 400 ml di fluido libero nell’emitorace di sinistra e con il polmone sinistro parzialmente collassato.
Jimi era ancora vivo quando entrò in ospedale, ma non si sa cosa successe nei venti, quaranta minuti successivi perché nessuno, nemmeno l'inchiesta ufficiale, si sognò di chiedere lumi agli infermieri di quell’ambulanza né a quelli che lo accolsero in ospedale, né ai due poliziotti che arrivarono sul posto mentre Jimi veniva portato via.

”Quando morirò voglio che la gente suoni la mia musica, impazzisca, sballi, faccia tutto quello che ha voglia di fare.” (Jimi Hendrix al Daily Mirror, 11 gennaio 1969).

Dentro il suo corpo, oltre a delle pillole tedesche chiamate Vesperax, trovate in quantità nove volte maggiore rispetto a quella normale (non letale, ma di effetto devastante se mischiata con alcol), vennero rinvenute anche tracce di Durophet D; di un’anfetamina da 2 mg nota come blackbomber; di particelle di Seconal; di una sostanza con proprietà simili al Brallobarbitone, e naturalmente, nicotina. Nessuna traccia di eroina.

Ci volle più di una settimana al coroner per raggiungere un verdetto che non fu mai reso pubblico.
La causa della morte venne ufficialmente attribuita ad aspirazione di vomito dovuta a intossicazione da barbiturici ma, poiché non vi era prova dell’intenzione di commettere suicidio, il coroner suggerì che un verdetto aperto sarebbe stata la soluzione migliore. La giuria accolse la proposta.

Poco contava comunque: il 18 settembre 1970, James Marshall Hendrix, il più grande chitarrista della storia, venne dichiarato morto.

Penso che al mio funerale verrò arrestato. (Jimi Hendrix al Melody Maker, 8 marzo 1969)

Il funerale si svolse il 1° ottobre, nel luogo dove - il 27 novembre del 1942 - Hendrix era nato, Seattle.
Come elogio funebre Freddie Mae Gautier lesse Angel e le note di copertina scritte da Jimi per l’album di Buddy Miles Ex-pressway to your skull:

Il rapido ha ormai superato la curva, lo vediamo correre lungo la ferrovia vibrante di forza, vibrante di ritmo, vibrante di emozioni, vibrante di vita…
Mentre saliamo a bordo il macchinista ci dice: “Stiamo partendo per la chiesa elettrica”.
E così il rapido se li portò via e da allora vissero tutti felici e funky.
Ma ora scusatemi, sento arrivare il mio treno.


Monika Dannerman morirà suicida nel 1996, forse custode di almeno una verità in più rispetto a tutti noi.

lunedì 17 settembre 2007

Franca e Jolanda

Ogni tanto è bene ricordare perchè poi il tempo passa e capita che i ricordi sbiadiscano e con loro, spesso, anche i fatti di cui sono depositari. E poi sarà solo questione di libri di storia. O di diritto dell'informazione.

Saccheggio a piene mani da tal Luigi L. (scovato online) che mi sembra riassuma bene la situazione. La notizia a cui si riferisce è dello scorso 12 settembre.

La Corte di giustizia Ue ha oggi di fatto rinviato al Consiglio di Stato la
giurisdizione sull'annosa questione dell'assegnazione a Centro Europa 7 (una
emittente privata italiana che ha ormai cessato le trasmissioni) di
frequenze televisive occupate da Rete 4 di Mediaset.

Come atteso, oggi l'Avvocato generale della Corte di giustizia delle
Comunità europee ha dato il suo responso ribadendo che concessioni per la
trasmissione tv devono essere assegnate a operatori privati e che deve
essere "data piena attuazione" all'esito di tali gare di assegnazione e che
spetta ai giudici nazionali esaminare tali questioni.

Nelle conclusioni si legge infatti che "i giudici nazionali devono esaminare
attentamente le ragioni addotte da uno Stato membro per ritardare
l'assegnazione di frequenze ad un operatore che così ha ottenuto diritti di
radiodiffusione televisiva in ambito nazionale e, se necessario, ordinare
rimedi appropriati per garantire che tali diritti non rimangano illusorio".

Attorno alla questione di Centro Europa 7 ruota gran parte della
legislazione italiana in materia di questi anni.
L'emittente si vide assegnare nel 1999 frequenze per la trasmissione
analogica in chiaro sull'intero territorio nazionale, frequenze al tempo
occupate da Rete 4. Autorizzazioni ministeriali permisero però deroghe a
Rete 4 per la cessione delle frequenze.

Sulla questione sono intervenuti vari gradi della giustizia amministrativa e
nel 2002 interviene anche la Corte Costituzionale che ribadisce (come già
aveva fatto nel 1994) che Mediaset non può possedere più di due reti e che
Rete 4 deve quindi cessare le trasmissioni analogiche.
A questo punto si rimette in moto il legislatore con la legge Gasparri che
in un primo momento viene rinviata dal Capo dello Stato alle Camere proprio
per eccezione di costituzionalità in base alla sentenza del 2002 (ma Rete 4
continuerà a trasmettere ugualmente grazie ad un decreto legge del governo
Berlusconi), ma che poi viene reiterata dal Parlamento nell'aprile 2004.

Nel frattempo il proprietario di Centro Europa 7 si appella al Consiglio di
Stato e chiede un risarcimento di 3 miliardi allo Stato per la mancata
attività televisiva.
Il Consiglio di Stato aveva chiesto alla Corte di giustizia Ue di
pronunciarsi nel merito, risposta che è giunta oggi rinviando al massimo
giudice amministrativo italiano la competenza di giudizio.


Certo, il baffetto che scruta da sopra il cassero avrebbe al tempo potuto far qualcosa. Invece no.

Because you're mine

Attendo stormi di sogni per stanotte, deliri che sicuramente faranno seguito all'appena terminata visione di Walk the line (James Mangold, 2006).
Dite che faccio ancora in tempo a diventare una rockstar?

I hear the train a comin´
it´s rolling round the bend
and I ain´t seen the sunshine since I don´t know when,
I´m stuck in Folsom prison, and time keeps draggin´ on
but that train keeps a rollin´ on down to San Anton..
When I was just a baby my mama told me. Son,
always be a good boy, don´t ever play with guns.
But I shot a man in Reno just to watch him die
now every time I hear that whistle I hang my head and cry..

I bet there´s rich folks eating in a fancy dining car
they´re probably drinkin´ coffee and smoking big cigars.
Well I know I had it coming, I know I can´t be free
but those people keep a movin´
and that´s what tortures me...

Well if they´d free me from this prison,
if that railroad train was mine
I bet I´d move just a little further down the line
far from Folsom prison, that's where I want to stay
and I´d let that lonesome whistle blow my blues away.....


(Folsom Prison Blues - Johnny Cash, 1956)

sabato 15 settembre 2007

Punto

Insieme con l’anno bloggifero, torna anche le consueta rubrica del sabato.
Ecco a voi la prima puntata (2007/2008) de Per stupire mezzora basta un libro di notizie inutili:

Nello spazio tipografico, il punto è un’unità di misura pari a un dodicesimo di riga (0,376 mm nel sistema Didot; 0,351 mm nel sistema Pica).

venerdì 14 settembre 2007

Il sol dell'avvenire

Banchieri, pizzicagnoli, notai
coi venti obesi e le mani sudate
coi cuori a forma di salvadanai
noi che invochiam pietà fummo traviate.

Navigammo su fragili vascelli
per affrontar del mondo la burrasca
ed avevamo gli occhi troppo belli:
che la pietà non vi rimanga in tasca.

Giudici eletti, uomini di legge
noi che danziam nei vostri sogni ancora
siamo l'umano desolato gregge
di chi morì con il nodo alla gola.

Quanti innocenti all'orrenda agonia
votaste decidendone la sorte
e quanto giusta pensate che sia
una sentenza che decreta morte.


(da Recitativo, due invocazioni e un atto d’accusa;
Corale, leggenda del re infelice, in Tutti morimmo a stento - Fabrizio De Andrè, 1970)


Chissà, forse è l’inizio del – lunghissimo, c’è da giurarci - cambiamento: il governo cinese ha chiesto ai propri giudici maggior (per così dire) comprensione nel sentenziare condanne a morte.

”La pena capitale dovrà essere inflitta soltanto ad un ristretto numero di criminali”, così è scritto nel sito internet della Corte Suprema cinese (lo mastico come pochi).

Secondo Amnesty International (la Cina non fornisce dati ufficiali sul numero degli omicidi commessi in nome del governo), sarebbero state almeno 1770 le esecuzioni nel solo 2005 (pari all’80 per cento delle esecuzioni mondiali).
A beneficiare di questa “svolta” saranno, tra gli altri, i condannati per omicidi passionali, ma solo se verrà pagato un risarcimento alla famiglia della vittima, e i condannati per reati economici, come ad esempio l’appropriazione indebita: il Corriere della Sera mi ricorda di un dirigente della Banca dell’Agricoltura fucilato per aver sottratto fondi all’istituto.

Nel frattempo, ogni volta che ci penso, continuo a non capire. E a questo punto potrei voler ballare la disco-music, ma chissà perché, non mi va.

giovedì 13 settembre 2007

Con il luppolo in cassaforte

Si esce e si prende una birra. E io m'incazzo, senza particolari rancori intendiamoci, però m'incazzo.

Perchè devo pagare 5 fottutissimi euro per una fottutissima birra media (tra l'altro resta sempre da capire perchè qui a Roma usino il termine birra "media" quando di birre "grandi" nemmeno l'ombra, ma ne parleremo in altre occasioni) - per lo più sgasata dalla cattiva manutenzione del sistema di spillatura - servita in un bicchiere di plastica? Perchè?

Perchè, se al venditore gli costera sì e no 80 centesimi al litro? Perchè il guadagno dev'essere intorno al 900 per cento?

E poi venitemi a dire che non hanno ragione quelli sfiammati degli spagnoli, tutti in coro contro Aznar e sua moglie, la signora Ana Botella (lungo la Gran Via, a Madrid, qualche anno fa):

"No a la Botella, sí al botellón"

martedì 11 settembre 2007

Il match

Caesars Palace, Las Vegas, 10 marzo 1986.

Con in palio il titolo unificato dei supermedi IBF-WBC-WBA, si sfidano tra le sedici corde, il campione in carica Marvin “Marvelous” Hagler – 61 vittorie (51 per KO), 2 sconfitte e 2 pareggi - e lo sfidante ufficiale, l’ugandese John Mugabi, imbattuto e con un soprannome, The Beast, che rende giustizia al suo palmares: 26 incontri, 26 vittorie. 26 KO.

“Uno dei più grandi match al quale mi sia mai stato dato modo di assistere”,

avrà sicuramente commentato il buon Tommasi di fronte a quest'incontro straordinario.

Hagler è quello di sempre, agile, potente, veloce, a suo agio quale che sia la guardia, con i piedi sempre in una posizione tale da garantirgli l’equilibrio ideale;
il più giovane Mugabi non sembra avere timori di riverenza, prova a tenere il centro del quadrato piazzando con puntualità le bordate terrificanti con le quali aveva abbattuto chiunque gli sbarrasse la via, come il montante destro - il suo colpo, il suo marchio di fabbrica - a 19’’ dalla fine della quarta, che passa in mezzo ai gomiti dell'americano e lo colpisce in pieno mento: KO per chiunque, non per Hagler.
Il pugile di Newark sente la testa alzarsi e gli occhi puntare i riflettori, ma poi è di nuovo lì, in un istante, con le spalle leggere, i piedi veloci e le gambe morbidissime. Pronto a martellare.

Dopo un minuto e 4 secondi dall’inizio della sesta ripresa, è un gancio sinistro in semi spostamento (superbo) di Hagler ad inasprire le ostilità e consegnare l’incontro alla leggenda: due minuti di battaglia faccia a faccia, una quantità enorme di colpi arrivati a bersaglio, due ganci destri consecutivi di Hagler nello spazio di mezzo secondo, con Mugabi a ribattere colpo su colpo, entrando col destro nella guardia mancina del campione. I due si sorreggono a vicenda senza perdere mai un briciolo di lucidità in attesa che Mills Lane li separi ben oltre il suono della campana, con l’americano ancora a tirare sinistro e destro, destro e sinistro con una fluidità imbarazzante, come se stesse facendo lo specchio in palestra. Fantastico.
E’ qui che Mugabi perde il match, incapace di gestire la superiorità mentale del campione, sempre in avanti, sempre in attacco, con la guardia alta e la testa mai ferma. “Il match lo gestisco io”, sembrava dirgli Hagler.

Dalla settima Mugabi pare un po’ appesantito mentre Hagler sciorina spostamenti e rientri da manuale della boxe, roba da far sussultare Jack Broughton nella tomba.
Prima della nona, l’angolo di Mugabi capisce che la Bestia non riesce più a reggere quel ritmo:

“You’ve got the fight won!”, gli dicono, nella speranza di farlo ragionare. Ma la bestia non ne vuol sapere, vuole vincere per KO.

La ripresa fila liscia, senza particolari sussulti ma con la fine sempre incombente. Hagler continua a sembrare il più fresco.
Alla undicesima l’epilogo. Ancora un gancio destro ad aprire la strada, la bestia ha le unghie ormai consumate e le braccia penzoloni. Ancora 3, 4, 5 colpi. Le corde reggono l’urto.
E’ KO (97-94, 96-95, 97-94, i cartellini dei giudici fino a quel momento, tutti a favore di Hagler).

Sarà idealmente l’ultimo incontro per entrambi:
Mugabi combattè ancora per molti anni (si ritirò definitivamente nel 1999), alternando vittorie mediocri e sconfitte per KO nei match importanti, anni di inattività e pietosi ritorni sul ring. Ma per tutti, La Bestia morì su quel quadrato, il dieci marzo dell'ottantasei, all'undicesimo round;
Hagler perse il titolo l'anno dopo, nel match contro Sugar Ray Leonard (fino ad allora il suo score contava di sole due sconfitte agli esordi, per mano di Bobby Watts e Willie Monroe), ritirandosi e intascando probabilmente molto di più della borsa stabilita per quella serata.
D’accordo, come si dice nell’ambiente “Un match truccato non è mai un brutto match”, ma quello contro Sugar Ray non era Hagler, era qualsiasi altra cosa. Non certo Il Meraviglioso.
Il migliore di sempre, almeno per me.

lunedì 10 settembre 2007

You are red and blue

Blu Notte – Misteri italiani. G8 di Genova. Luglio 2001. Ieri sera.

Stamattina, occhi pesti, una caccola per ogni pelo delle ciglia.
Al risveglio, apprendo le prime reazioni seguite alla trasmissione:
per Roberto Salerno, deputato del movimento di Francesco Storace "La destra": il programma di Lucarelli e' stato ''Una rappresentazione faziosa, politicizzata e gravemente lesiva dello stato e delle forze dell'ordine''. ''Nella giornata di domani - ha aggiunto Salerno - presentero' un esposto alla procura della Repubblica per verificare che vi siano gli estremi di una azione penale nei confronti di una tv pubblica quale e' Raitre".

Nelle migliaia e migliaia di foto e ore di girato che fortunatamente (per una volta) hanno violentato Genova, una mi era sfuggita, in tutti questi anni di nervoso. Due scatti immediatamente successivi:

1) Carlo Giuliani è già a terra, supino, gambe e braccia larghe. Centinaia di agenti intorno come paravento in tenuta antisommossa. Alla sinistra della testa del ragazzo c’è un sasso piuttosto grande, quasi un pezzo di pavè, pulito come può essere pulito un sasso.
2) Carlo Giuliani è sempre lì, dove vuoi che vada con un proiettile conficcato sotto l’occhio? Il sasso no invece, il sasso non è più a sinistra ma a destra. E non è più pulito “come un sasso”, è sporco, strasporco di sangue, come la fronte del ragazzo del resto.

Ora, non so se Carlo fosse già morto o meno (anche se lo zampillo di sangue che gli sgorga dalla faccia - visibile in un'altra immagine - farebbe propendere pesantemente per la seconda ipotesi), non voglio nemmeno far nascere l’ennesima discussione che non ci porta da nessuna parte, né tantomeno gonfiarmi il petto di convinzioni e retorica spicciola.

Resta il fatto che pensare alle dinamiche successive allo sparo, immaginare un carabiniere, o un altro uomo qualunque, prendere deliberatamente un sasso in mano e infierire su di un’altra persona quasi morta sull’asfalto, lascia davvero tanta amarezza, tanta non-saliva, senza moralismi (so di esserne sempre a rischio con questi scritti), davvero.
E sappiamo quanto può essere violento il gusto dell’amaro. Quasi come il dolce.

giovedì 6 settembre 2007

Big Luciano

Non me ne sono reso conto subito, ma effettivamente il pavarottone era uno che ce l'aveva di brutto.
Grandissimo il ricordo (che vorrei fare mio pur non avendo mai avuto il piacere) di José Carreras:

"...lo ricorderò come amico sincero, un cuoco ottimo e un eccellente giocatore di poker."

mercoledì 5 settembre 2007

Così, giusto per rompere il ghiaccio

Oggi è arrivato il momento, anche se in realtà fin da ieri sera la cute mi prendeva a parolacce, proprio lì, lungo la via che costeggia il parco archeologico in aerea urbana più grande del mondo.
E sì che trenta gradi, a meno di mancanza d’acqua (ma allora sempre e comunque) non hanno mai fatto male a nessuno. A parte qualche cane troppo peloso magari.

Insomma, stamattina sono uscito con la mia giacchettina d’ordinanza, uno spolverino, un capo da mezza stagione (sì, i capi ci sono ancora), la tipica tenuta autunnale per intenderci, terrificante esteticamente – a meno che non si viva a Ponza, Capri o posti simili (o meglio, è terrificante in ogni luogo, ma in quei posti i criteri estetici, diciamo così, sono differenti) - ma parecchio efficace contro i primi aliti gelidi di vento.

Fino a febbraio niente sconti, si cercherà sollievo con qualche acqua termale bollente e prevalentemente abusiva (la mia presenza dico), il mio tipico maglione “Nin pu’ capì”, le pantofolone ornate di mucche e una marea di salcicce (prevedo anche quest’inverno, il maiale nel ruolo di protagonista assoluto) davanti ad un posticipo serale con il campo ghiacciato e i muscoli dei giocatori in sottile equilibrio tra lo scatto vincente e lo strappo definitivo.

E poi non ci sarà bisogno di mettere l’acqua in frigo, sarà in ogni caso bella fresca.
Arrivederci piedi infraditati, culi velati e pance dai raggi colorate. Non rilassatevi troppo però: vi tengo d’occhio.