lunedì 22 dicembre 2008

Mi serve un polverizzatore Thompson (1)

Dopo il grande successo della puntata pilota, ecco a voi il primo numero ufficiale della nuova rubrica del lunedì. In redazione ci si poneva il problema di scegliere un titolo adatto ad omaggiare Gianni Mura senza essere troppo riverenti né criptici ma solo coglioni al punto da rappresentare al meglio il direttore di testata. Alla fine di un'interminabile riunione in notturna nella sede del Pigneto, in barba ai sentimentalismi, si è giunti alla soluzione che vedete.


- Si definiva un “buon prussiano, pragmatico e con i piedi per terra”: l’ispettore Derrick, l’anemico Horst Tappert (voto 7,5), ha deciso - a 85 anni - di scavare un paio di metri più in basso e sotterrarsi col suo impermeabile. Appena appreso di non essere stato invitato a presenziare ai funerali – pare per volere del defunto stesso – Fritz Wepper, alias Harry Klein (voto 6 di compassione) ha fugato ogni dubbio, convincendosi finalmente di essere stato “il braccio destro” più inutile nella storia della telefilmografia mondiale.
- Dopo aver assistito a numerosi concerti Heavy Metal e Hard Rock, due ricercatori australiani dell’università di South Wales, hanno osservato che scuotere la testa al ritmo di 146 battiti al minuto può causare danni (di entità comunque modesta) quando l’ampiezza del movimento del cranio supera i 75°. Secondo gli esimi studiosi (voto 1 che diventa 2 al microscopio) sarebbero utili appelli alla cautela sulle confezioni dei cd. Un calibro o ancor meglio un goniometro in ogni custodia sarebbero più indicati. Si prevedono mucchi (mucchietti per la questura) di cadaveri sgozzati da improvvisati misuratori di angoli craniali al prossimo concerto dei Sepultura. Ai tagli migliori in regalo un tecnigrafo.
- Dopo 72 anni di storia, gioie e bestemmie, la Pescara Calcio S.p.A. (10 col cuore) è fallita. Centinaia di tifosi fuori dal tribunale. Il biondo Trisi (un atletico 9 per lui) è pregato di versare i 4 milioni di euro necessari per estinguere i debiti: più o meno la cifra che è riuscito a sottrarre alla società (voto 2 per esasperazione) sommando gli ingressi guadagnati scavalcando i cancelli dell’Adriatico con occhio vigile e passo ghepardesco.
- Ad affiancare questa bella notizia, Paolo Rumiz (Repubblica di ieri) ci informa sul delirio – pesantissimo – in cui versa (oltre che il sindaco, la regione tutta e i suoi massimi imprenditori) il fiume Pescara e quello che gli sta intorno. Tra le altre cose, il più grande centro commerciale del Centro Sud, il Megalò, l’orgoglio dei teatini (voto 0 ora e sempre) pare sia stato costruito aggirando le rigide regole relative alle concessioni edilizie stabilite dopo il delirio alluvionale di Sarno&c. A consolarmi, in caso di disastro (annunciato, senza voto per la tristezza, che il 1992 non vi sia di lezione) una sola consapevolezza: il Mono (voto 9,5, lo 0,5 lo uso come risarcimento dei – suoi - danni) uscirà dalle acque da par suo, passando tra i fiotti con il celebre “Delfino della maremma” (invotabile). Chi non sa di cosa sto parlando non può neanche immaginare cosa si è perso, si perde e si perderà.
- “Potrei presentarmi alle primarie”, Alba Parietti (voto 4,5) risponde così a chi (chi?) si chiedeva cosa avesse fatto in questi anni più della Carfagna, della Carlucci e della Gardini (rispettivamente 7 5 e 8,5, alla fregnaggine s’intende). Adesso lo sappiamo: ha imparato ad usare il condizionale. Alla domanda: “per quali primarie e soprattutto di quale partito?” Bruno Vespa si è nascosto dietro una poltrona bianca. Poi hanno suonato alla porta, era Clarissa Burt. Allora è partito l’applauso.
- “Guerra del curry fra condomini”, apprendo dal corriere on line come siano in aumento le liti condominiali causate dagli “odori tipici della cucina etnica” (7 da soggetto non soggetto ad emorroidi). In attesa di capire bene quali siano gli “odori tipici della cucina etnica” e se l’odore di pasta con le sarde venga ritenuto tale a Bolzano oppure se i fumi di un succoso arrosticino di pecora abruzzese (voto 72, come il mio primato personale) siano causa di pistolettate a Biella, do un bel 2 agli intolleranti per principio e un 9 da innamorato all’odore top: il soffritto di cipolla.
- Cronaca local fantacalcistica: va bene, l’Hajduk Cirelli non è una squadra di fenomeni, va bene, segnamo poco, va bene anche che i miei giocatori migliori si infortunino al ritmo della band di – vedi sopra - Max Cavalera (prima) e Derrick Green (adesso), ma vorrei segnalare a tutti come il mio portiere saracinesca, Samir Handanovic (Lubiana, 14 luglio 1984), abbia preso 16 gol nelle ultime 5 partite (3,2 come i gol subiti per partita). Urge cambiare serratura.

venerdì 19 dicembre 2008

E' successo, tutto finito. Si ricomincia. Forse.

Qualunque cosa succeda adesso, i biancazzurri saremo sempre noi. Grazie a tutti per gli schioffi sui gradoni, le urla a perdifiato, le canzoni scritte a macchina sui fogli e distribuite in curva, le promozioni da maracanà, le retrocessioni da provinciale, la nomea di "piazza calda" che non morirà mai, lo striscione "cozze e vongole" col cannone acceso come sottolineatura, tutti gli allenatori che c'hanno provato, i giocatori che hanno sputato sangue (coro: "Undici, undici, undici Gaudenzi, noi vogliamo undici Gaudenzi"...voce dal nulla: "'ngulo, 'nghi undici Gaudenzi vaffinì a coltellate!") e quelli che pascolavano, i presidenti senza soldi, lo zio col mega mazzo di chiavi, la porta della nord che si vede da casa di Valdo, il 4a5 con il Milan, il 5a1 con la Juve, quell'1a0 firmato da Bosco con la scritta serie A, i cappelli bagnati per resistere al sole "stretti stretti con la passion nel cuor", la cipolla che stordì il guradalinee Godeas, il maledetto gol di Luzardi al 93esimo, il muro giallorosso a tentare di schiacciare la nord, "Onda onda onda" e il vecchietto che scavalca tutti per farla partire, lì su, al confine con la tribuna majella, l'indiano dei rangers, Bubù che se n'è andato prima, prima di morire d'infarto pe' sta notizia, i commenti al bar Midas, le pizze e i calzoni al forno da "Smeralda", le sciarpe legate ai polsi per farle roteare al meglio, i titoli vinti su "Supertifo", il gol di Nobile da centrocampo all'olimpico, Sliskovic e Galvani che espugnano San Siro.
Un sacco di cose insomma, chissà se accadranno di nuovo:

Dalla Cancelleria del Tribunale Civile e Penale di Pescara
Pescara, 19 dicembre 2008

"Estratto di sentenza dichiarativa di fallimento n. 43/2008 R.F.

Il Tribunale Civile di Pescara, in Camera di Consiglio, ha pronunciato la seguente sentenza (omissis)

DICHIARA IL FALLIMENTO di:

1. S.p.a. Pescara Calcio, con sede legale in Pescara via Sandro Pertini n.25 (C.F. 00118110683)

2. Nomina Giudice Delegato la dott.ssa Anna Fortieri;

3. Nomina curatore il dott. Saverio Mancinelli, con studio in Pescara, via Conte di Ruvo n.153;

4. Dispone l'esercizio provvisorio dell'impresa ai sensi dell'art. 104 comma 1 L.F.

5. Ordina al legale rappresentante dell'impresa fallita di depositare entro tre giorni i bilanci e le scritture contabili e fiscali obbligatorie non che l'elenco dei creditori presso la cancelleria fallimentare di questo Tribunale

6. Dispone che il curatore proceda ai sensi dell'articolo 84 l.f. all'immediata apposizione dei sigilli su tutti i beni mobili che si trovino nella sede principale dell'impresa non che su tutti gli altri beni della fallita ovunque essi si trovino e che non appena possibile rediga l'inventario a norma dell'articola 87 l.f.

7. Fissa per il giorno 9 aprile 2009 alle 9:30 lo svolgimento dell'adunanza per l'esame dello stato passivo che avrà luogo dinanzi al suddetto giudice delegato."

giovedì 18 dicembre 2008

Quanto fa male la municipale

Nel mese scorso ho lavorato part-time per il comune di Roma.

- Parcheggio la macchina il lunedì, torno a prenderla venerdì ma non c'è più: il posto è nel frattempo diventato - causa lavori in corso - divieto di sosta. I vigili sono nel giusto (secondo la legge) perchè per loro basta apporre il cartello 48 ore prima dell'entrata in vigore del divieto stesso: 120 euro di carro attrezzi e deposito + 36 di divieto di sosta.

- Dopo anni torno in zona testaccio, c'è Giulio Corda che presenta il disco, andiamolo a salutare va, lui e la mandria di pescaresi che inevitabilmente incontro. Serata tranquilla. Esco e recupero la macchina nel deserto delle spine di pesce di colore blu. Palla: "Cirè ma che t'hanno fatto la multa?", vallo a sapere che a testaccio devi pagare il parcheggio fino alle 2 di notte: 36 euro per non aver esposto il titolo di pagamento, il solerte tutore dell'ordine Canicchi William passava di lì alle ore 00:49.

- Arriva in studio una multa per passaggio col rosso. Chi ha preso la macchina quel giorno? Dunque...17 settembre...controllo: "Io, io, l'avevo io, ma che cazzo, non ci passo mai col rosso, figurarsi con la macchina non mia!". Va beh, evidentemente era uns emaforo di quelli che ti inculano se sei distratto: 154 euro gentilmente pagati dal boss ma sei punti in meno sulla patente dello scrivente.

- Ieri pomeriggio, per motivi indipendenti dalla mia volontà mi trovo su via Mario de' Fiori, Piazza di Spagna, parcheggio il motorino di fianco ad altri 20 (peraltro parcheggiati perfettamente, senza intralciare alcunché), a tre metri da me, due vigilesse chiacchierano amabilmente, i nostri sguardi si incrociano per un paio di secondi mentre metto il bloccadisco. Entro in un negozio ed esco, tempo 3 minuti: 36 euro per parcheggio in zona rimozione. E lì la mia calma zen acquisita con gli anni stava per vacillare, fortunatamente (per loro) le due simpaticone erano già altrove. Al solito ognuno si fa i cazzi propri. Ok, colpa mia, dovevo accorgermi del divieto. Ma cosa diavolo vi costava dirmelo?

Devo assolutamente rifarmi con i poker natalizi. "Vedo". "Come". "Parola". "Cip". "Non apro". "Dammene due". "Fino a 10". "Non basta". "Rilancio". "Leggo".

E ricordatevi che odio le frasi fatte.

lunedì 15 dicembre 2008

E' partitaaaaaaa.....

Sarebbe bello essere pagati per scrivere una cosa tipo Sette giorni di cattivi pensieri di Gianni Mura (voto 10) sul domenicale di Repubblica. Più che altro sarebbe bello riuscire ad avere la capacità di sintesi, l’ironia e la barba di Mura, insomma, scrivere come Gianni Mura che tra l’altro la sa talmente lunga da gestire pure la rubrica di critica gastronomica (con Paola) sul Venerdì, che di riflesso vuol dire farsi delle magnate della madonna almeno una volta la settimana.

- Ad esempio si potrebbe dire dell’incredibile verità svelata da George W. nell’ultima visita alle sue truppe in Afghanistan: “No, la guerra non è finita” (voto 2, ma solo perché lo zero lo lascio a Giorgio Terruzzi), meritandosi un magnifico lancio di scarpe da parte di un giornalista locale (voto 10 all’esasperazione, 6 di stima alla mira).
- Per non essere da meno, il miglior amico (in Italia) di Giorgino confida il suo segreto per uscire dalla crisi, ovverosia comprare, spendere soldi così le fabbriche continuano a produrre e l’economia a girare. Con quali soldi si debba fare tutto questo, non ci è dato saperlo. voto 8 per la perseveranza nel ramo stronzate.
- Piogge torrenziali a Roma, Alemanno: “non usate la macchina”, ringrazio il sindaco e gli do 8 per l’idea e 4 per la capacità di problem-solving. By the way appoggio un bel 4 ai super esperti che prevedevano l’ormai leggendaria esondazione del Tevere alle 12, poi alle 18, poi durante la notte, e poi Giorgia c’ha già scritto un pezzo abbastanza ripetitivo.
- Sbotta il Presidente del Consiglio, “la lega mi ha stufato”, Bossi smorza i toni e invita alla calma (considerando che l’aveva detto sì e no altre 20 volte dal 94 ad oggi, darei un 5 al PdC per la ridondanza e un 7,5 al senatur, se non altro per lo spirito natalizio dimostrato).
- Battiato dedica un pezzo a Gertrude Stein e poi non la manda a dire, “si rimane allibiti di fronte alla violenza di pazzeschi, stronzi nazisti”, voto 10 a Franco per l’originalità, probabilmente nessuno aveva mai chiamato quei bastardi “stronzi”.
- Tornano a grande richiesta le luminarie natalizie, davvero molto belle ma l’idea che basterebbe lasciarle in soffitta – o evitare proprio di comprarle - per sfamare qualche miliardo di bambini sparsi per il globo si fa ogni volta più pressante. Sto facendo la fine di Lino Banfi, lo so, e per questo, vi giuro una tantum, mi do 9 per il qualunquismo.
- Dopo ieri sera, qualcuno a Milanello (voto 4) deve finalmente aver pensato che un difensore ogni dieci mezze punte sia un rapporto un tantino squilibrato, voto 8,5 a Thiago Silva che, nel frattempo, prenderà una barca di soldi per “allenarsi con la squadra e disputare amichevoli con i compagni” (Ancelotti).
- Aumentano le denunce (art. 624 del codice penale) verso nani dal vestito rosso e barba bianca, i centralinisti della questura (voto 6, media aritmetica tra il 7 dei centralinisti e il 5 della questura) hanno già pronta una sparata della madonna sui babbi natale appesi alle finestre (voto 1), probabilmente l’invenzione più insulsa del decennio.
- Cronaca di quartiere: voto -10 al proprietario di quello scooterone brutto che si ostina a parcheggiare sotto casa con scientifica precisione, riuscendo ad occupare entrambi i posti macchina disponibili. Il rispetto prima di tutto. Per gli altri. Pensarci, agli altri. O non andremo da nessuna parte.

Sì, sì, potrebbe piacermi sta rubrica. Ci penso su va. Anche ad un eventuale titolo.

lunedì 1 dicembre 2008

Allontanare gli intrusi dalle nostre emozioni

(sfondo nero e caratteri maiuscoli bianchi a sovrimpressionare le foto dei protagonisti, credo fosse a firma Forza Nuova. O simili.)

“MOGGI - VELTRONI: STESSA SQUADRA STESSI IMPICCI.”


Nel livellamento verso l’equilibro – o verso lo zero se preferite – tra destra e sinistra, una cosa stava ancora sfuggendo alla logica auspicata dal piano di rinascita piduista: le strategie di comunicazione.

Non per essere spocchioso (lo sono?), ma se c’era un dettaglio che ancora differenziava i due macroschieramenti era la ricerca del non brutto, la compostezza e quella convinzione propria di chi pensava ancora di rivolgersi ad un elettorato di teste pensanti e non di lobotomizzati.

In fondo ci piaceva il Bertinotti (almeno fino a quando continuava a parlare agli operai e non ai fagiolini) col porta occhiali, ci piacciono tuttora le prime pagine mai banali del Manifesto (con addirittura il nome dell'autore della foto), in un dibattito politico provavamo un sottile godimento nel vedere l’uomo di destra sistematicamente maleducato e inutilmente livoroso rapportarsi con quello di sinistra, pacato, mai sopra le righe e con la reale voglia di farsi capire dagli ascoltatori, senza proclami demagogici di sorta; un ghigno di soddisfazione ci attraversò nel sentire Marcello Veneziani dire che “in Italia è difficile essere un intellettuale di destra: quelli di sinistra non ti leggono perché sei di destra, quelli di destra non ti leggono poiché non leggono", pensavamo che sì, di Berlinguer ce n’è stato solo uno, però almeno lo stile… E invece no.

A dirla tutta ci era anche piaciuto il plagio del yes we can, quel “si può fare” passato in video da volti più o meno noti con i muscoli rilassati, il bianco e nero che fa sempre fico e il montaggio senza fronzoli, semplice come le cose belle, lontano anni luce da quel video terrificante - inferiore al peggior servizio matrimoniale della storia - che accompagnava uno slogan altrettanto sconfortante: "Meno male che Silvio c’è", che solo a vederlo avrebbe dovuto far cambiare idea agli indecisi. Non andò così. La nuova civiltà televisiva firmata dal biscione negli anni 80 aveva già infranto imeni e compiuto i suoi sfracelli.

A me personalmente piacque anche vedere la faccia stremata di Fassino annunciare a notte fonda la vittoria delle elezioni: che cavolo ci frega del cerone e del trapianto tricologico a noi mancini, noi siamo qui per governare, per dare acqua e case non per portare i tacchi o le bandane. Chiaro che tutto fosse già finito da tempo.
E forse siamo riusciti a spannare il vetro davanti alle pupille solo adesso che manca gente dentro all’emiciclo.

Al tempo la faziosità dei vari Santoro ci dava meno fastidio, forse perché era davvero meno fazioso, in ogni caso lo studio era sempre curato, la scenografia fatta bene, la presenza della fregna non necessaria, le luci piazzate in un certo modo, i servizi, le inchieste (con la I maiuscola), i reportage (con la R), parevano davvero dare voce alle due campane senza sbilanciarsi, senza retoriche di partito. “Senza se e senza ma”, ecco, ‘ste frasi del cazzo, ‘ste espressioni da dire tra un sorso di cappuccino e un morso di cornetto, una volta le dicevano solo gli altri. Adesso no.

Adesso (da qualche tempo) giro per la capitale e vedo ‘sti manifesti senza senso alcuno, strillati, ripetuti ed esibiti con la stessa identica tattica del signor B, del venditore che s’infila in casa con la scusa della dimostrazione salvo poi tirare fuori contratto e penna a conclusione dell'ennesima prova di forza dell’aspirapolvere di turno. E non dimenticherò mai mia madre annichilirne uno di fronte alla richiesta di “una firmetta qui”: andò via con la coda tra le gambe e l’aspirapolvere imballato. Chissà quante vecchine sarà riuscito a fregare con la forza del sorriso e del “meno polvere per tutti”.

Manca il pudore, non mi stancherò mai di dirlo, uno volta c’era chi si suicidava per una figura di merda, adesso fa parte della strategia. Maledetti. Vi odio. Come odio quelli che lasciano affondare la barca della memoria:

(il corsivo che segue è uno sfogo nello sfogo, scusate, ma non riesco a non ripeterlo ogni volta, magari un giorno convincerò anche il sangue del mio sangue. Va da sé che potete anche fare a meno di leggerlo e passare oltre)

ad esempio è riuscito a convincere i suoi votanti di essere la centro di una persecuzione giudiziaria e di essere stato sempre assolto dai processi penali che lo vedevano imputato (17 in tutto). Assolto certo, ma nei soli 4 (due con formula ampia e due per insufficienza probatoria) a cui è stato concesso di arrivare al termine. Altri 4 sono in corso (compreso quello per corruzione giudiziaria del teste David Mills che finirà in prescrizione grazie alle abili mosse degli avvocati) mentre nei restanti 9 la maggioranza vi dirà che il loro beniamino è stato assolto, quando invece la sentenza sarebbe stata esattamente opposta se solo non si fosse fatto le leggi da solo: falsi in bilancio All iberian/2 e Sme-Ariosto perché “il fatto non è più previsto dalla legge come reato” visto che l’imputato stesso l'ha depenalizzato nel 2002. Falsa testimonianza sulla P2 e falso in bilancio sui terreni di Macherio: reato amnistiato nel 1990. All Iberian/1 (finanziamenti illeciti per 23 miliardi a Craxi) e Lodo Mondadori (corruzione giudiziaria del giudice Metta tramite Previti, entrambi condannati): prescrizione. Falsi in bilancio del Milan per l’acquisto Lentini; del gruppo fininvest 1988-92; bilancio consolidato Fininvest (1500 miliardi di fondi neri su 64 società offshore): prescrizione grazie all’abbreviamento dei termini previsto dalla riforma del falso in bilancio del 2002.

I manifesti dicevo.
Noi che ci credevamo diversi, che votavamo per quelli che pensavamo diversi ci dobbiamo ora stropicciare gli occhi senza fortuna: (a caratteri cubitali, firmato Partito Democratico) “ROMA NEL CAOS. E ALEMANNO CHE FA?”

La domanda non è quella ma questa, ve la giro: che cazzo vuol dire, cosa cazzo vuol dire? Che diavolo di senso ha?

Porca troia, erano “loro” i proprietari di queste tristezze, non “noi”.
Va be’ dai, forse è solo perché sono andato a pagare la seconda multa immeritata (credetemi, ha senso) in pochi giorni.

Spero solo che i campioni di questo sconforto rimangano gli altri. In questo gioco di tette finte mi tengo una prima. E pure scarsa. Ma naturale. A patto che il culo sia come si deve, intendiamoci.

venerdì 28 novembre 2008

Cose importanti

Immaginatevi la mia faccia.

Largo Goldoni, Palazzo Fendi, 2° piano, interno giorno.

Un tipo (la corporatura di Danny De Vito, la faccia di Enzo Braschi e l'abbigliamento di Armani Giorgio):

- "In pratica abbiamo restylizzato la lampada partendo da quella che aveva Jacqueline Kennedy nella sua casa di Newport."

giovedì 20 novembre 2008

Sheeps and beers


Era giunto il momento di mettersi in viaggio verso occidente. Sì, i giornali dicevano il vero: c'era neve dappertutto in Irlanda. Cadeva ovunque nella buia pianura centrale, sulle nude colline; cadeva soffice sulla palude di Allen e più a ovest sulle nere, tumultuose onde dello Shannon. Cadeva in ogni canto del cimitero deserto, lassù sulla collina dov'era sepolto Micheal Fury. S'ammucchiava alta sulle croci contorte, sulle pietre tombali, sulle punte del cancello, sugli spogli roveti. E la sua anima gli svanì adagio adagio nel sonno mentre udiva lieve cadere la neve sull'universo, e cadere lieve come la discesa della loro estrema fine sui vivi e sui morti.

(da I morti, in Gente di Dublino - James Joyce, 1914)

lunedì 17 novembre 2008

Il più bel fior ne coglie

Dal greco poli (prefisso che indica molteplicità) + rema (parola, verbo, frase) con aggiunta del suffisso -ica (indica -anche- una disciplina, un’attività).

Una “polirematica” è un gruppo di parole che ha un significato unitario, non desumibile da quello delle parole che lo compongono, sia nell'uso corrente sia in linguaggi tecnico-specialistici come in italiano vedere rosso “adirarsi” o scala mobile “crescita dei salari al crescere dell’inflazione”.

In Rotta per casa di Dio (in Nord Sud Ovest Est, 1993), Max Pezzali e il suo fido compagno Mauro Repetto (da rivalutare il suo unico album da solista, Zucchero filato nero, 1995) poetavano:

"Con le facce tese tutti incazzati neri
e con le pive nel sacco
persi in queste strade che sembrano sentieri
stanotte niente di fatto"


Ieri sera, complice un derby acceso quanto un cerino bagnato, la compagine de I Divanoidi al completo, accompagnata da illustri ospiti, si produceva in uno degli interrogativi che l’hanno resa celebre:

sappiamo che con il termine “sacco” - oltre ad indicare un tempo la banconota da mille lire, almeno qui nella capitale – ci si riferisce ad

un recipiente di tela, carta o plastica, generalmente lungo e stretto e aperto in alto, usato per contenere o trasportare materiali incoerenti od oggetti di piccole dimensioni

ma cosa diavolo sono ‘ste pive?

Da una rapida quanto esaustiva ricerca risulta che il termine “pive” è una designazione generica per vari strumenti musicali a fiato come il piffero, lo zufolo e in particolare la cornamusa.

L’espressione polirematica “con le pive nel sacco”

deriverebbe dall'antica usanza militare ancora diffusa di suonare la tromba o la cornamusa durante le marce di trionfo dopo una vittoria. In caso di sconfitta l'esercito si ritirava invece in silenzio, senza suonare gli strumenti musicali che rimanevano chiusi negli appositi sacchetti di custodia oppure negli zaini dei soldati (nel sacco).

Insomma, un po’ come quando uno inizia a farsi due film per il solo fatto di aver ricevuto "un bacio nelle vicinanze dell’angolo esterno della bocca" e poi si ritrova a casa, da solo, con mestizia e delusione per non aver ottenuto quello che voleva.

venerdì 14 novembre 2008

Noleggio Con Conducente

[...]
- Cirello: "Tu, invece, tutto a posto?"
- NCC: "Sì sì, a gennaio divento papà!"
- Cirello: "Ottimo, complimenti, avete già deciso il nome?"
- NCC: "Ethan"
- Cirello: (...)
- NCC: "Eppoi nun poi capì, me so dato ala sarsa, 'no tsunami de fregna!"

giovedì 13 novembre 2008

This will be the last

Succede che le cose vadano in pezzi.
Succede che i pezzi sopravvivano alle cose.
E poi che finiscano anche i pezzi.
Lasciando solo il ricordo delle cose.

La Jimi Hendrix Experience ha cessato di sopravvivere ieri sera, a Portland, Oregon, Stati Uniti. Insieme a John “Mitch” Mitchell.

Allora mi fermo di fronte alle mensole di fianco al letto, metto su Manic Depression (in Are you experienced, 1967), prendo il libro e trascrivo. Senza senso alcuno.

Mitch si affidò sempre a batterie Ludwig, Premier o Gretch. Durante il lavoro in studio con Jimi, Mitch preferì sempre una batteria piuttosto piccola mentre per le esibizioni dal vivo fece diversi esperimenti con la doppia cassa (questo già a partire dal novembre 1966 quando a Monaco di baviera si fece prestare la seconda cassa dal gruppo spalla). Il suo pregevole lavoro con la doppia cassa può essere ascoltato sull’album Cry Of Love.

giovedì 6 novembre 2008

Mother should I trust the government

Che ne so, magari mi legge pure qualcuno che di fronte a determinate situazioni fa finta di niente oppure dimentica. Magari un giorno a mandarli a cacare saremo noi, se non altro per evitarci quella sensazione perenne di presa per il culo.




Parola a Michele Serra da Repubblica di oggi:


“Non è per contraddire Barack Obama, ma “il paese dove tutto è possibile" non sono gli Usa. E’ l’Italia. Dove è possibile che il capogruppo del partito di maggioranza commenti l’elezione di Obama dicendo che fa contenta Al Qaeda. E’ possibile che il leader di un altro partito di governo abbia definito “bingo bongo” gli africani. E’ possibile che un altro leader autorevole di quel partito abbia definito “culattoni” gli omosessuali. E’ possibile che un sindaco del nord inviti a trattare gli immigrati come “leprotti”, a fucilate. E’ possibile che Marcello Dell’Utri (interdetto dai pubblici uffici, e però senatore della repubblica: è possibile anche questo) ammonisca le giornaliste del Tg3 perché abbassano il morale della Nazione. E’ possibile che il premier, proprietario di televisioni, nel pieno del suo ruolo istituzionale inviti gli imprenditori a non destinare investimenti pubblicitari ai suoi concorrenti. E’ possibile che, in piena crisi finanziaria, lo stesso premier esorti ad acquistare azioni indicandone il nome. E’ possibile che una trasmissione della televisione pubblica sia oggetto di una spedizione punitiva di squadristi. E’ possibile che un ex presidente della Repubblica rievochi la violenza e gli intrighi di Stato come metodo repressivo delle manifestazioni studentesche. E sono possibili mille altre di queste meraviglie, nel solo vero paese dove veramente tutto è possibile. Così possibile che si è già avverato.”

mercoledì 5 novembre 2008

YES WE DID

ALL YOU FASCISTS (Woody Guthrie, 1936)

I’m gonna tell you fascists
You may be surprised
The people in this world
Are getting organized
You’re bound to lose
You fascists bound to lose

Race hatred cannot stop us
This one thing we know
Your poll tax and Jim Crow
And greed has got to go
You’re bound to lose
You fascists bound to lose.

All of you fascists bound to lose:
I said, all of you fascists bound to lose:
Yes sir, all of you fascists bound to lose:
You’re bound to lose! You fascists:
Bound to lose!

People of every color
Marching side to side
Marching ‘cross these fields
Where a million fascists dies
You’re bound to lose
You fascists bound to lose!

I’m going into this battle
And take my union gun
We’ll end this world of slavery
Before this battle’s won
You’re bound to lose
You fascists bound to lose!

martedì 4 novembre 2008

Guru meditation

In attesa dell’uscita di Windows 7, ci pensa nientemeno che il presidente di Microsoft Steve Ballmer a dirci (anzi, a dirvi: io mi tengo stretta la mia mela) che in fondo ci avevano con tranquillità preso per il culo. Adesso finalmente gli utenti Windows avranno un sistema operativo che funziona come si era pubblicizzato in passato:

“Windows 7 is Windows Vista, just a lot better.”

lunedì 3 novembre 2008

Tremonti uno di noi.

ROMA, 31 ottobre, ore 12:45:

"Dobbiamo tutti insieme costruire un mondo basato sul primato dell'etica, sul primato delle leggi sulle prassi, sul primato dei valori sugli interessi".

Lo ha detto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, concludendo il suo intervento alla Giornata mondiale del risparmio.

Un saluto affettuoso ai ragazzi della "Tremonti e Associati S.r.l." di via Crocifisso numero 12.


- "Ora lavoro con mio padre, Kay. È stato male, molto male."
- "Ma tu non sei come lui, Mike. Credevo che non saresti mai diventato come tuo padre, l’avevi detto tu stesso."
- "Mio padre non è diverso da qualunque altro uomo di potere, da chiunque abbia la responsabilità di altri uomini: come un senatore, o un presidente…"
- "Non vedi com’è ingenuo quello che dici?"
- "Perché?"
- "Senatori e presidenti non fanno ammazzare la gente."
- "Chi è più ingenuo, Kay?"

venerdì 31 ottobre 2008

Ci siamo (no, non c'entra Carlo Verna).

Salve piedi freddi, bentornati.


LES FEUILLES MORTES

Oh ! je voudrais tant que tu te souviennes
Des jours heureux où nous étions amis.
En ce temps-là la vie était plus belle,
Et le soleil plus brûlant qu'aujourd'hui.
Les feuilles mortes se ramassent à la pelle.
Tu vois, je n'ai pas oublié...
Les feuilles mortes se ramassent à la pelle,
Les souvenirs et les regrets aussi
Et le vent du nord les emporte
Dans la nuit froide de l'oubli.
Tu vois, je n'ai pas oublié
La chanson que tu me chantais.

{Refrain:}
C'est une chanson qui nous ressemble.
Toi, tu m'aimais et je t'aimais
Et nous vivions tous deux ensemble,
Toi qui m'aimais, moi qui t'aimais.
Mais la vie sépare ceux qui s'aiment,
Tout doucement, sans faire de bruit
Et la mer efface sur le sable
Les pas des amants désunis.

Les feuilles mortes se ramassent à la pelle,
Les souvenirs et les regrets aussi
Mais mon amour silencieux et fidèle
Sourit toujours et remercie la vie.
Je t'aimais tant, tu étais si jolie.
Comment veux-tu que je t'oublie ?
En ce temps-là, la vie était plus belle
Et le soleil plus brûlant qu'aujourd'hui.
Tu étais ma plus douce amie
Mais je n'ai que faire des regrets
Et la chanson que tu chantais,
Toujours, toujours je l'entendrai!


(Jacques Prévert & Joseph Kosma, 1946)

lunedì 27 ottobre 2008

La prova tv non serve.

"In questi spazi non parlerò più di Silvio Berlusconi" (Cirello, 14 marzo 2008)

Forse lo fa perché gode. Allora ci proverò anch’io: al posto di una pippa andrò in bagno a smentirmi.

Delle ultime (chiudiamo i mercati e mandiamo le forze dell'ordine nelle università) ancora se ne parla, volendo però, si può andare anche un po' più a ritroso nel tempo.

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Smentire, v. tr. (smentisco, smentisci, ecc.). 1. Asserire o dimostrare la falsità o l’ìnfondatezza di affermazioni o notizie: s. una notizia; le previsioni sono state smentite dai fatti; con l’oggetto della persona: nessuno può smentirmi. 2. Ritrattare: s. una deposizione / Deludere con un comportamento contrastante e difforme dall’abituale: s. il proprio buon nome.

, pron. rifl. Forma accentata nella declinazione del pronome riflessivo, opposta alle forme atone si e se (non accentate) / Spesso è rafforzato con stesso e medesimo: in tal caso può avere l'accento o esserne privo.

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- La casa agli italiani. Sorrento, 11 novembre 2005, Berlusconi lancia il suo progetto davanti ai giovani di Forza Italia: "Daremo una casa a tutti gli italiani in difficoltà. Sono il 19% della popolazione, ma abbiamo un piano fattibile". Il giorno dopo precisa: "Non ho detto a tutti gli italiani, ma solo a quelli sfrattati"

- Pensione a 68 anni. 3 novembre 2005: "Un orizzonte che non dobbiamo precluderci, l'innalzamento dell'età pensionabile a 68 anni". Il 15 novembre spiega: "Io non ho proposto di spostare l'età pensionabile a 68 anni".

- Bush e le elezioni italiane. 31 ottobre 2005. A Washington, parlando con i giornalisti dopo l'incontro con il presidente Usa, dice: "Bush teme un cambio di governo in Italia". Vittorio Zucconi di Repubblica, gli chiede: "Presidente, a scanso di equivoci, lei ci sta dicendo che il presidente Bush ha espresso a lei una preferenza elettorale contro il centro sinistra?". Il premier, allora, precisa: "Non mi ha detto esattamente così Bush, ma è evidente che sentendo le dichiarazioni dei leader della sinistra che affermano che se vincessero le elezioni farebbero come Zapatero ritirando le truppe dall'Iraq, basta fare uno più uno per capire come la pensa il presidente americano. Come sempre gli Stati Uniti non interferiscono nei problemi interni di altri paesi, specialmente nei periodi elettorali e pre-elettorali".

- Centristi traditori. 16 agosto 2005. Intervistato dalla Stampa, riferendosi ai centristi della Cdl, dice: "C'è chi pensa di salvarsi offrendosi al vincitore, ma parte da una valutazione errata". Immediata la reazione di Follini: "L'evocazione di doppigiochi, tradimenti e passaggi di campo nei confronti di un partito coerente e sicuro come l'Udc è semplicemente miserevole. Ci aspettiamo dal presidente del Consiglio una smentita chiara e netta". E la smentita arriva puntuale, affidata a Boniauti: "Nessuno in Forza Italia, tantomeno il presidente Berlusconi, ha pronunciato parole legate al concetto di tradimento o di traditore nei confronti dei nostri alleati".

- Risanamento Alitalia. 29 aprile 2005: Berlusconi annuncia che il piano di risanamento dell'Alitalia è stato accettato dalla Commissione europea. Immediata la smentita di Bruxelles: "Nessuna decisione è stata presa".

- Andiamo col ter. Non ci sarà nessun Berlusconi bis (17 novembre 2004).
Questa storia del Berlusconi bis mi pare una vera buffonata, e io non faccio il buffone (14 aprile 2005. Il 23 aprile nasce il Berlusconi bis).

- Andare a Nassiriya. "Non sento alcun bisogno di andare a Nassiriya, sarebbe solo una operazione dimostrativa e retorica" (26-3-2004). Il 10 aprile Berlusconi va in visita a Nassiriya.

- Unto e bisunto. "Io unto del Signore? Non ho mai pronunciato questa sciocchezza" (9-3-2004). "Io sono l'unto del Signore, c'è qualcosa di divino nell'essere scelto dalla gente. E sarebbe grave che qualcuno che è stato scelto dalla gente, l'unto del Signore, possa pensare di tradire il mandato dei cittadini" (25-11-1994).

- Lifting forzato. "Io il lifting non lo volevo fare. Sono stato tirato dentro a farlo. È stata Veronica a spingermi a fare il lifting" (27-1-2004). Poi Veronica lo smentisce: "Il lifting è stata un'idea sua".

- Fascismo buono. "Mussolini non ha mai ucciso nessuno: gli oppositori li mandava in vacanza al confino" (intervista a 'The Spectator', 4-9-2003). Il 17 Berlusconi cerca di smorzare l'intervista allo 'Spectator': "Eravamo alla seconda bottiglia di champagne". Ma gli intervistatori lo smentiscono: "Abbiamo bevuto solo tè freddo" (19-9-2003).

- Conflitto di interessi. “Il conflitto d’interessi sarà risolto nei primi cento giorni del mio governo” (5-5-2001). “Il conflitto d’interessi è una leggenda metropolitana” (19-12-2003).

- Giudici matti. Nella stessa intervista a "Spectator", il premier disse anche che i magistrati: "Per fare i giudici bisogna essere dei disturbati mentali". Protestarono un po' tutti: dall'Anm, alle sorelle di Falcone e Borsellino. Fini parlò esplicitamente di "gaffe". Allora spiega: "Io non sono un politico, non bado alle critiche. Dico quello che pensa la gente".

- Legge Gasparri. Berlusconi, uscendo dal Quirinale, annuncia che Ciampi è d'accordo sulla legge Gasparri. Il Quirinale smentisce: "Non ne abbiamo mai parlato" (2-8-2003). Berlusconi deve rettificare dando la colpa ai giornalisti.

- Lodo Maccanico. "Io non c'entro nulla con questo Lodo: è stata un'iniziativa autonoma del Parlamento, sostenuta dal presidente della Repubblica" (30-6-2003). Immediata la smentita del Quirinale, cui segue la precisazione del sottosegretario Paolo Bonaiuti: "Il lodo Maccanico è una iniziativa parlamentare. E a questa proposta il presidente della Repubblica è ovviamente estraneo".

- Conflitto di interessi. "Il conflitto d'interessi sarà risolto nei primi cento giorni del mio governo" (5-5-2001). "Il conflitto d'interessi è una leggenda metropolitana" (19-12-2003).

- Condono per gli altri. "Mediaset non farà alcun ricorso al condono fiscale" (30-12-2002). Cinque mesi dopo 'L'espressò scopre che Mediaset ha regolarmente fatto ricorso al condono, risparmiando circa 120 milioni di euro di imposte. Un anno dopo accade di nuovo.

- Armi sì, armi no. "Credo che ormai in Iraq non ci siano più armi di distruzione di massa" (16-10-2002). "Non ho mai detto che Saddam non ha armi di distruzione di massa. Dico solo che ha avuto il tempo di distruggerle o di metterle da qualche altra parte" (17-10-2002).

- Guerra senza Onu. "Se Saddam non cede, l'attacco sarà a gennaio e sarebbe inutile una seconda risoluzione come chiede la Francia, sarebbe un nonsenso" (14-9-2002). "Siamo per una risoluzione dell'Onu che dia termini precisi a Saddam e stabilisca l'intervento militare se Saddam non dovesse accettare la risoluzione" (25-9-2002). "Con realismo bisogna dire che non c'è alternativa alle due risoluzioni dell'Onu " (16-10-2002).

- Nesta mai. "Comprare Alessandro Nesta? Sono cose che non hanno più nulla di economico, di morale. Nel calcio abbiamo sbagliato tutti, ora basta"(23-8-2002). L'indomani il Milan annuncia l'acquisto di Nesta.

- Legge Cirami. "Non capisco tutta questa fretta per la legge Cirami sul legittimo sospetto" (31-7-2002). "La legge sul legittimo sospetto è una priorità per il governo" (30-8-2002).

- Ok dall'Europa. "Ho fatto un'esposizione sommaria della legge finanziaria e ho trovato un'ottima accoglienza sia da Prodi sia dal commissario Pedro Solbes" (10-10-2001). Prodi cade dalle nuvole. Solbes lo smentisce. Berlusconi fa retromarcia: "Io ho illustrato l'azione del mio governo, Prodi e Solbes mi hanno ascoltato in silenzio".

- Scontro di civiltà. "Noi dobbiamo essere consapevoli della superiorità della nostra civiltà... Dobbiamo evitare di mettere le due civiltà, quella islamica e quella nostra sullo stesso piano... La nostra civiltà deve estendere a chi è rimasto indietro di almeno 1.400 anni nella storia i benefici e le conquiste che l'Occidente conosce." (26-9-2001). Poi di fronte alla richiesta di scuse presentata da una serie di governi arabi dice al giornale 'Asharq al-Awsat':"Perché dovrei scusarmi? Per qualche cosa che non ho detto? Non ho detto nulla di sbagliato, loro (alcuni giornalisti, ndr) mi hanno fatto dire qualche cosa che non ho detto". (2-10-2001)

- La discesa in campo. Se io facessi la scelta politica dovrei abbandonare le televisioni e cambiare completamente mestiere. Un partito di Berlusconi non c’è stato, né ci sarà mai (13 settembre 1993).

martedì 21 ottobre 2008

Adesso che ci penso

Notte un po’ così, la sconfitta del Lokomotiv, i ragazzi che mangiano uva, il servizio assistenza Apple che da punti a tutti e la stanza che sembra improvvisamente vuota nonostante i vestiti ammucchiati e il verde che sorride. Ma forse è solo perché manca ancora una tenda a coprire il terribile alluminio anodizzato degli infissi.

Poi la mattina. Il sole, la bici. Prima sosta al semaforo a led di via Da Giussano, proprio di fronte a “La belva del deserto”, il fruttarolo all’angolo. Verde, svolta a sinistra verso casa vecchia e rosso di fronte al benzinaio che sembra Hawk dei Legion of Doom, peccato, stavo prendendo velocità. Sacchiana ripartenza e leggera salita non più fastidiosa ad inseguire i binari sulla Prenestina che all’imbrunire sarà lasciata ai replicanti di proprietà della Tyrell Corporation.

Porta Maggiore, schivo le rotaie del tram e mi infilo in quella via di cui non ho mai imparato il nome e che porta su Piazzale Tiburtino, sulla destra, appena passato il mini tunnel. L’ottobrata romana aiuta e sembra come se l’illusionista Astolfo de La settimana enigmistica si trovi dietro di me, in motorino, a spingermi con la gamba tesa come si faceva da ragazzi quando si rimaneva in panne e magari capitava pure che ci si portasse a casa una sagoma in cartone di Roberto Baggio presa in prestito da un qualsiasi benzinaio IP della costa adriatica. Oppure un cartello stradale con su scritto “due incroci” da abbandonare in spiaggia, di notte, sulla sedia del bagnino di Saturno.

Via Tiburtina, discesa morbida direzione Verano, svolto a destra su via Dei Sardi lasciando passare una signora evidentemente reduce dal mercato rionale prima di alzarmi sui pedali, 20 metri e piccolo contromano verso sinistra: Via dei Volsci 94.

La Palestra Popolare è appena aperta, Paolo è a bordo ring a dare gli ultimi colpi di straccio, un cenno, dev’essere stata una serata dura.
Spogliatoio. Si parla della riunione di sabato e di quante mani si debbano stringere ogni volta: “’Na vorta so tornato a casa, m’ha aperto mi padre e j’ho dato ‘a mano pur’allui, ce credi?”.

Due magliette, calzini, pantaloncini e scarpe, fasce, paradenti e guantoni che serviranno dopo. Esco, Paolo ha finito di pulire ma è ancora lì col culo poggiato sul sostegno dell’angolo rosso. Di botto sembra rinvigorito. Allora mi accorgo che non siamo soli, c’è Ivan Graziani dalle casse: Agnese. Mamma mia.
Al solito entra una bellissima luce dai vetri sul soffitto.

La corda inizia a girare intorno a me senza farsi vedere dallo specchio.

E mi accorgo come sul mio manubrio mancasse proprio Agnese. O chi per lei.

sabato 18 ottobre 2008

Ho visto anche questa

Me ne avevano parlato, ma vedere dal vivo una tipa (settantenne, truccatissima e di riflesso terribile) bere con la cannuccia un "caffè al vetro con due cucchiaini di schiumetta", provoca nel barista Cirello una serie di sensazioni indicibili e, per queste righe, incrivibili.

martedì 14 ottobre 2008

Il senso del dovere

"Nel 2008 chiuderanno 300 mila aziende: 300 mila! E le altre piccole aziende sono in mano alle banche con dei debiti che arrivano a 780 miliardi di euro. Non fallirà solo lo Stato. Falliranno le banche e ve ne accorgerete quando l'Esercito, invece dell'immondizia di Napoli, presidierà l'Unicredit e le banche vicine..."

(Beppe Grillo in collegamento diretto con la manifestazione di Piazza Navona, 8 luglio 2008).

Perchè solo chi "si innamora non deve dirlo a nessuno."

venerdì 10 ottobre 2008

His hands were gentle, his hands were strong

Ho ancora gli occhi intrecciati e le dita che continuano a scorrere più veloce di quelle di John Cusack al settimo piano e mezzo, negli archivi della LesterCorp (Essere John Malkovich – Spike Jonze, 1999).
No, fortunatamente l’alzheimer non si è ancora impossessato di me, è solo che la libreria Rinascita di via delle Botteghe Oscure ha deciso – causa rinnovo locali - di mettere in svendita (meno 50%) buona parte della sua discoteca.

Il vostro Cirello, purtroppo con qualche giorno di ritardo, era sul posto stamattina, ore undici zero zero, muovendosi tra gli scaffali che parevano quelli di un supermercato di Varsavia prima del crollo del muro (così come mi raccontava il buon Tomek), curioso e zompettante come un bambino che vede il suo bastoncino di zucchero filato prendere vita.

Ero partito dandomi venti euro di budget, saliti ben presto a venticinque e successivamente a trenta (paletto piantato) con un leggero sforamento una volta in cassa.
In breve, schematico che manco Walter Zenga durante l’esame a Coverciano, ecco le mie scelte, spesa totale 32,50 euro:

- Aoxomoxoa (The Grateful Dead, 1971)
- Live at Max’s Kansas City (The Velvet Underground, 1972)
- One Hot Minute (Red Hot Chili Peppers, 1995)
- Crossroads - The Soundtrack (Ry Cooder, 1986)
- Tic&Tac (Area, 1980)
- Live In Italia (Pete Seeger, 1977)

A questi se ne sarebbe dovuto aggiungere un altro, scovato da consumato segugio sotto agli scaffali ma "No no, quelli non sono scontabili”, ah ecco, chissà quando diavolo troverò il Koln Concert di Jarrett in offerta.

E ora il compito più difficile: riuscire a levare l’odiatissimo bollino SIAE senza portarmi appresso tutto la confezione.

mercoledì 8 ottobre 2008

Arriverà primavera?

Sul messenger, scambio di battute fugaci col Gallit:

Cirello: "Ho capito adesso la tua citazione sulla primavera che tarda ad arrivare."
Gallit: "Davvero? La volevo levare ma è sempre attuale. Non so quando levarla, di sto passo mai."
C: "Sì, non mi ricordavo che la canzone facesse così."
G: "Povera patria...infatti."
C: "Potresti sostituire la frase con altri passi della canzone."

[...] (Per non sprofondare nella tristezza si cambia discorso, direzione fantacalcio)

Gallit: "Scatenato sul mercato Mister Firpo (guarda che Acquafresca è meglio di Palladino) e pure Shevchenko è libero."
C: "Sheva non lo voglio."
G: "Prima o poi la butta dentro, ahahahah."
C: "Palladino è un mio vecchio pupillo."
G: "Quel frocio di sheva...ma Sanchez?"
C: "Poi ho un grande bisogno di titolari e punto sull'italianità."
G: "Appena Kerlon ritorna taglio Tissone."


E comunque visto che ci sono, concludo il discorso da cui è nato il tutto:

POVERA PATRIA (Franco Battiato, in Come un cammello in una grondaia, 1991)

Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos'è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.

Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore...
ma non vi danno un po' di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?

Non cambierà, non cambierà
no cambierà, forse cambierà.

Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.

Non cambierà, non cambierà
sì che cambierà, vedrai che cambierà.

Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po' da vivere...

La primavera intanto tarda ad arrivare.

martedì 7 ottobre 2008

AXN è un gran canale

Non che io sia quel che si dice un cuor di leone, però sedersi a tavola per pranzo e sentirsi gli occhi gonfi quando Kit Latura (ovvero Sly Stallone in Daylight, trappola nel tunnel - Rob Cohen, 1996) si trova costretto ad abbandonare a morte certa un tipo infermo dentro a sto cazzo di tunnel mi sembra davvero troppo.

giovedì 2 ottobre 2008

Due cuori e una capanna

Uno torna a casa alle 4 del mattino, si stravacca un attimo sul divano, accende la tv e inizia a cincischiare con il telecomando nel nulla satellitare. Decide di fermarsi sul resoconto giornaliero de L'isola dei famosi, se non altro per andare a dormire con la visione celestiale del culo di Belen e invece si trova davanti questa sovrimpressione:

"Valeria Marini mostra a Massimo Ciavarro la capanna costruita da lei e Vladimir Luxuria."

Era giunta l'ora di ritirarsi sotto coperta.

sabato 27 settembre 2008

La fotografia di Paolo Uomonuovo

Nel periodo di stage a Contrasto, anni fa, sul muro alla destra della mia postazione, c’era appesa – ma non mi dire – una fotografia, sotto vetro e con cornice nera, sui 70x100 cm. Non l’avevo mai vista.
Raffigurava una piccola platea di persone, principalmente uomini, sedute e con lo sguardo rivolto verso un probabile oratore.
Il ragazzo in primo piano era diverso da tutti gli altri. Innanzitutto era l’unico in maglietta, bianca come il calzino che si intravedeva soltanto perché poggiato sulla seduta della sedia di fronte, con magnifica strafottenza da bulletto della classe. Lo sguardo deciso, il bicipite lungo e tornito e il gomito spigoloso.
Quel tipo lì, mi son detto, o è diventato qualcuno che conosco oppure è morto per overdose qualche hanno dopo. La didascalia in basso, diceva più o meno così, buona la prima Cirè: ”Paul Newman shoted in a class at the Actor’s Studio."

Beh, la foto è questa qui (non sono riuscito a trovarne una con risoluzione migliore) e ogni volta che la vedo penso alla predestinazione, penso al destino, penso che in fondo quando si nasce, si nasce per fare qualcosa. Si nasce per donare. Si nasce con una capacità migliore di qualsiasi altra. Chissà la mia.

martedì 23 settembre 2008

Daje Ste'!

Ha aspettato il 5 settembre scorso per dircelo tramite il sintetizzatore, perché con la lingua atrofizzata non c’è altro modo per parlare, sussurrare e sentire quella voce che non sembra neanche più la tua.
Dopo averne annientati e uccisi molti altri, la Sla ha fatto breccia anche nel corpo che fu sgusciante di Stefano Borgonovo.
Sclerosi laterale amiotrofica, e qualcuno prima o poi mi dovrà spiegare perché le malattie in genere, quelle più subdole in particolare, abbiano questi nomi da supercazzola. Come le medicine.

“Al mattino prima di far colazione mi prende una pillola di Dimoxil 2g, poi una di Martinox a metà mattina. Dopo pranzo scioglie in acqua 7 gocce di Castopan, mi raccomando dopo pranzo, a stomaco pieno. La sera, magari dopo una bella tisana, dovrebbe chiudere il ciclo (doppia sottolineatura sotto il nome che solo dopo capisci riferito a delle supposte) con una compressa di Ciclovir.”

Ora, non so se il Dimoxil, il Martinox, il Castopan e il Ciclovir esistano davvero, sono convinto però che si potrebbero sostituire i corsivi con quelli coniati dal Conte Mascetti, tipo Tarapiatapioco, Antani, Scribal, Posterdati e non cambierebbe nulla, almeno per me. Chissà come dev’essere infilarsi nel di dietro una compressa di Cofandina.

Va be’, sto tergiversando, tutte queste inutilità per dirvi che, letta la notizia, non mi è stato difficile tornare a rivivere uno dei momenti più esaltanti della mia storia di spettatore calcistico:
27 settembre 1992, quarta giornata di andata del campionato di serie A, allo Stadio Adriatico di Viale Pepe, il Pescara ospita il Torino. Arbitra Cesari di Genova di fronte a circa 20mila spettatori di cui 12mila abbonati (altri tempi cazzo, altri tempi).

In Curva Nord, armati di abbonamento, Cirello (in sciarpa “Bronx Pescara”) e La Signora (in sciarpa biancazzurra non identificata, rigorosamente legata al polso destro) sono ai loro posti ben prima del calcio di inizio.

Il Pescara viene da un inizio di campionato che i tifosi non dimenticheranno mai: vittoria all’esordio per 1-0 all’Olimpico contro i giallorossi (gran gol da centrocampo di Totò Nobile con evidente complicità di Cervone) e sconfitta casalinga per 4-5 contro il Milan di Capello al termine di una partita memorabile, con i biancazzurri in vantaggio per 4-2 al 23° del primo tempo (…) salvo poi lasciarsi annientare dal tipico scellerato entusiasmo galeoniano prima e da una tripletta sontuosa del cigno di Utrecht, un certo Marco Van Basten, poi (da vedere e rivedere lo stop sul secondo gol dopo l’assist di Savicevic, il ”genio”).
Ma tutto questo meriterebbe un post a parte al contrario della sconfitta a Brescia per 1-0 la giornata successiva.

PREPARTITA:
27 settembre ‘92 dicevo, ancora con qualche granello di sabbia tra i (pochi) peli, raggiungiamo la nostra solita zona di competenza, proprio sopra i tamburi, tra un Orso con indosso il classico bomber griffato "Bad Boys", Franco Imperiale e Marcello Bocchino a cavalcioni sul parapetto, rigorosamente con la faccia verso casa mia e la schiena a guardare il campo.

PRIMO TEMPO:
Il Pescara non c’è e dopo un quarto d’ora ci pensa uno dei talenti più inespressi di quegli anni a metterla dentro: Vincenzino Scifo, 0-1.
Poco più di venti minuti e il migherlino della coppia offensiva granata raddoppia, probabilmente (non ricordo) servito di testa da Casagrande, Pato Aguilera beffa “saponetta” Savorani: 0-2 e sciarpata rimandata. Per il momento.

INTERVALLO:
“Noccioline gommeeeeeee!!! Ceci, fave…e semini!!!”

SECONDO TEMPO:
Nella ripresa il profeta cerca di ritrovare aggressività inserendo la futura bandiera Ottavio Palladini in luogo dello spento (quando mai…) e fresco campione d’Europa John Sivebaek. Il Pescara fatica a creare azioni degne di nota con il Toro sempre in controllo e mai in affanno nemmeno dopo l’uscita del fin troppo estroso compagno di sbronze Baka Sliskovic e l’ingresso del quasi campione del mondo (nel 1982 gli venne preferito Selvaggi proprio in extremis) Edi Bivi.

Insomma, una di quelle partite che non valgono il prezzo del biglietto.
Almeno fino all’89esimo:
palla in verticale di Allegri verso Borgonovo poco prima dei 25 metri, semi-veronica a seguire per mandare al bar il sandwich di Cois e Annoni e staffilata all’angolino che non lascia scampo a Marchegiani (dal secondo 22). 1-2.
L’Adriatico rumoreggia, sembra crederci e vuole l’assalto finale. A parte mio padre, che una volta a casa confessò di aver lasciato la tribuna alla Boniperti maniera, qualche minuto prima della fine della gara. Mai scelta fu più infausta.

91esimo:
palla spedita dentro l’area, Borgonovo è all’altezza del dischetto, spalle alla porta marcato da Pasquale “O animalo” Bruno. Il numero 9 biancazzurro controlla di coscia e si gira, ora vede la porta, tocco a liberare il destro e botta che s’infila a mezza altezza verso il palo alla sinistra di Marchegiani.
2-2 e conseguente, inevitabile delirio. Non ricordo l’esultanza dei giocatori in campo per il semplice fatto che ero impegnato a non lasciarci la pelle in quel turbinio di energumeni, bestemmie gioiose, scarpe e occhiali perduti e voli per nulla pindarici sui gradoni della nord.

Vedrò la corsa a perdifiato di Stefano solo a Novantesimo, descritta con orgoglio da Mario “il bianco” Santarelli.

La stagione fu un totale disastro, il Pescara chiuse tristemente ultimo a 17 punti e Borgonovo con 9 reti all’attivo.
Però all’ultima giornata, già da tempo retrocessi in serie cadetta, battemmo la Juve 5-1. E queste so' soddisfazioni.


IL TABELLINO

PESCARA - TORINO 2-2 (0-2)
Pescara: Savorani, Sivebaek (al 46' Palladini), Nobile, Dicara, Righetti, Mendy, Ferretti, Allegri, Borgonovo, Sliskovic (al 59' Bivi), Massara. A disposizione: Marchioro, Alfieri, Compagno. All.: Galeone.
Torino: Marchegiani, Bruno, Sergio, Mussi (al 79' Cois), Annoni, Fusi, Sordo, Casagrande, Aguilera (al 72' Aloisi), Scifo, Venturin. A disposizione: Di Fusco, Zago, Silenzi. All.: Mondonico.
Arbitro: Cesari di Genova.
Marcatori: Scifo 14' (T), Aguilera 39' (T), Borgonovo 88', 91' (P)
Spettatori: 17.822 di cui 12.364 abbonati e 5.458 paganti.

venerdì 19 settembre 2008

Gone with the Wind

Leggo sul forum di Grasso che Flavia Vento, la mente che tutti vorremmo avere, abbia proferito queste parole mentre si trastullava nelle acque del Mar dei Caraibi insieme ad un sacco di altra gente famosa tipo Veridiana Mallman (Veridiana Uomodacentrocommerciale) e Michi Gioia (che apprendo essere la "madrina del fortunato gioco Canto anch’io"):

"Che bello, starei sempre in mare come il Leopardi".

giovedì 18 settembre 2008

1 euro e sessanta

Ero lì a concedermi un cappuccino e cornetto mattutino al bar mellini mentre Tiziano Ferro infastidiva la radio e il barista poggiava sul tavolo il carico, quando entra un tizio, evidentemente non proprio sconosciuto:

Barista: "Solo che pensavo a quanto è inutile farneticare e credere di stare bene quando è inverno..."
Tizio: "Aahh ma quindi ancora nun vanno fatto chiude!"
Barista: "Anvedi chicc'è, ben alzato eh, tutto bene?"
Tizio: "E chi m'ammazza a mme, nun faccio un cazzo da la matina ala sera!"
Barista: "Ma vedi d'annartene a fanculo va."

martedì 16 settembre 2008

E famoselo va

E io che volevo ringraziare Richard Wright almeno per quell'intro che si riconosce al primo tasto che va giù di The great gig in the sky e poi durante la notte mi se ne va pure il signor Rossi che ne sapeva sicuro di più dei due fratelli a cui pago l'affitto.

Va be' va, insieme a due amici a una chitarra vi dedico quello che viene dopo.

"E solo adesso che mi dici che è finita
l'inverno gela i vetri e il freddo spacca le mie dita
e solamente adesso che mi dici che è finita
adesso arriva inverno e la mia rondine è partita."

(Stefano Rosso, da Quarant'anni, in Io e il signor Rosso - 1980)

lunedì 15 settembre 2008

Una corda e poi via

Cazzo se eri bravo.

La casa incendiata è rimasta fragilmente in piedi e tutto è in bell'ordine ma adesso tutto è nero e vuoto e leggero come piuma e quasi polvere e stormisce nel vento. Il water è intatto, e pulsa piano allo spirare del vento dai solchi tutt'attorno.

David Foster Wallace (1962-2008)

martedì 9 settembre 2008

Sussurro

Ben conscio di essere talmente lontano da Ginsberg e Dylan che invece di conscio stavo scrivendo coscio vorrei dirvi che dal 9 di agosto ad adesso

ho sentito la batteria della macchina dichiararsi morta dopo averla caricata come un uovo per il ritorno
ho visto una sola stella cadente il dodici di agosto perché l’undici ci ero andato appositamente ma ho dimenticato di alzare la testa
ho suonato Sloop John B per la prima volta sotto il cielo
ho mangiato delle ottime sagne in bianco con ricotta di capra e tritato di capperi e pepe
ho scoperto che le donne di cui mi innamoro in genere soffrono tutte di "immunità sentimentale"
ho vinto il Cacciatorino d’oro a casa di Jacopo
ho ricordato che "La sinistra, e in particolare quella massimalista propone di rendere uguali il figlio del professionista e il figlio dell'operaio"
ho raggiunto i 30 euro di sconto sulla carta Feltrinelli
ho perso l’ultimo sabbione per un rigore di cui si può continuare a parlare
ho creduto di vedere Usain Bolt volare nei cento metri in streaming sul sito della Rai dentro ad un bar di Vernazza
ho mancato i duecento perché dormivo sulla spiaggia di Maja
ho pianto di fronte alle campane per Don Gino
ho messo su 4,7 chili
ho ammirato le mutande di due pingui loschi figuri comprare delle birre al paponaro di fronte alla Lampara più o meno alle 5e30 del mattino
ho riso nel vedere gente sporgersi dalla macchina per scattare foto
ho capito che è meglio non andare in libreria poco prima dell’apertura delle scuole causa rischio galera
ho pedalato tutte le notti godendone come una bestia
ho giurato che il mare vorrò vederlo sempre
ho creduto di poter fare qualcosa ma poi vatti a fidare
ho comprato Peroni dai carabinieri e Best Brau dall’esercito
ho tifato per il meritato oro olimpico di chiunque
ho inciso con i talloni un percorso senza senso sul bagnasciuga
ho squadrato una milanese lamentarsi per un intercity che così pulito e a posto non ne vedevo da tempo
ho lapidato la superficie del mare con una serie di pietre piatte
ho poggiato la birra sul tavolo un numero variabile tra il meno ed il più infinito
ho travasato un paio di quintali di salsa di pomodoro dentro alle bottiglie
ho segnato un gran gol in sforbiciata scomposta nella porta costruita nel mare con i remi a far da pali
ho tremato di fronte al sole che scompariva dietro le montagne
ho odiato il questore di Pescara nel vederlo applicare una discutibile legge del ventennio
ho regolato a dovere l’altezza del sellino sentendomi dir grazie dalle palle
ho dimenticato una torre per farmi sconfiggere a scacchi
ho soffiato via la sabbia da sopra un cannolicchio
ho sterzato troppo tardi e la ruota anteriore ha lasciato il mio motorino nel nulla dorato dell’aventino
ho passato l’ultimo giorno al mare per 15 ore consecutive
ho cantato Nada sopra il golfo di Lerici
ho cercato un culo più amico degli altri senza trovarlo
ho dubitato di fronte ad un gruppo di tedeschi che chiedeva gin tonic per poi mischiarci la lemonsoda
ho ritrovato il traffico stupido e non mi mancava affatto
ho deciso che un periodo di Ramadan alcolico non mi farà poi così male
ho rivisto il Fabrizio che "L'uomo, senza ideali, passioni, slanci, sarebbe un mostruoso animale armato solo di istinto e raziocinio. Una sorta di cinghiale laureato in matematica pura."

E che ve lo dico a fare.

martedì 26 agosto 2008

Don Gino

Ad esempio a me piace vedere
la donna nel nero del lutto di sempre
sulla sua soglia tutte le sere
che aspetta il marito che torna dai campi


Glielo diceva sempre la Signora Melfisia di calmarsi un attimo, e invece Don Gino, il marito, proprio non ce la faceva a star fermo. Quelle mani enormi, quelle dita che identificano le generazioni di una volta non ne volevano sapere di rimanere intrecciate senza far nulla.

Sono ormai 4 volte che inizio a scrivere questa pagina, in quella situazione tipica dello scrittore Cirello, che in testa sembra un ispiratissimo Hemingway e poi si ritrova nelle dita i polpastrelli di un tristissimo Moccia.

Partiamo dalla fine allora.
Cari bevitori, gentili amanti delle cose pure della vita, estimatori del pudore di una volta e delle rughe sapienti di qualsiasi nonno: Don Gino è morto a 84 anni. Don Gino non c’è più. Almeno su questa terra. Viva Don Gino.

Eravamo passati a trovarli, DonGinoeLaSignoraMelfisia, giusto una settimana fa, e loro erano in forma come sempre, lui in nasone roseo e gli occhi ogni volta sul punto di sorridere, con indosso la camicia gialla a quadretti (tipica divisa estiva) e la sapienza dell’alchimista nel miscelare a dovere il vino con la gassosa, a prescindere dalla capacità della bottiglia; lei con il capello sempre a posto, energicamente minuta, pronta a girare la manovella di quella magnifica affettatrice di prosciutti non cotti.

Alla chiusura, rigorosamente prima di mezzanotte, l’avevamo aiutato a mettere dentro le panche e i tavoli con la tipica serie infinita di grazie e per piacere.

Camminare con quel contadino
che forse fa la stessa mia strada
parlare dell'uva, parlare del vino
che ancora è un lusso per lui che lo fa


Ironia della sorte le ultime parole parlavano di birra e di quelle bottiglie vuote prese per un ultimo sguardo sulla collina e che avremmo dovuto lasciare nelle casse a rendere. Aveva attraversato la strada per dircelo, canonicamente prima dell’arrivo del nuovo giorno.
Perché Il Cignotto, come tutti lo chiamavano infischiandone che per l’anagrafe circolesca il suo nome fosse “Circolo ACLI Madonna del Freddo”, raramente chiudeva dopo la mezzanotte, anzi. E per questo era riuscito a cambiare le nostre abitudini (per la gioia di mio padre mi verrebbe da dire): si usciva da casa immediatamente dopo cena, altro che alle undici e mezzo. Pazienza se dopo, belli carichi, si facevano le 5 di mattina ogni volta.
Da che mondo e mondo erano sempre stati i chietini a scendere verso Pescara. Il Cignotto invertì questa tendenza e dal nostro esordio, ormai più di dieci anni fa, riuscimmo col tempo a conquistare un posto importante su quei tavoli, pronti a ricevere sorrisi e attenzioni e bonari rimproveri, quando il tono di voce, complici le bottiglie vuote, inevitabilmente si alzava.

Lo sbattarello e le passatelle varie, l’asso bimbone, i battesimi di chi arrivava pensando di sapere e invece usciva carponi, le testate nel bagno esterno, la magnifica pezzetta asciugatrice di scoli, i grazie e i per piacere lanciati come petali ai piedi del sovrano di Zamunda, “non sei tu che me lo dai ma sono io che me lo prendo”, l’amore mai nascosto tra Melfisia e il Nano, che lì dentro cambiava nome in “coccia pilata”, le occhiate, le risse iniziate e mai finite, “zitt’ tu che sti bbeve la birre a lu cignotto” sentenziò un robbiello in gran forma, Lo Zio a chiamare l’hip hip in attesa dell’hurra dei viandanti alternativamente per lui o per lei e lui o lei che arrossivano ogni volta, l’orgoglio di quando riuscimmo ad avere il numero di casa, esattamente al piano superiore, “Ci facciamo un ultimo litro? Tanto è un bicchiere a testa.” “Don Gino, per piacere, ci porta un altro litro per favore? Grazie.” “Sì, sì, facciamo subito.” “Anzi, per favore, facciamo due ché siamo in tanti, grazie.”

Poi succede che chiama Le Fonce e “C’era l’epigrafe sulla serranda” che inevitabilmente fa scattare una serie infinita di lacrime e brindisi e tintinnii squillanti.
Allora si fa in tempo a salutarlo per l’ultima volta proprio alla curva che anticipava lo spettacolo, ed è una bellezza vedere così tanta gente, 3 generazioni a rendergli omaggio, il sole, le campane che suonano, gli occhiali scuri, e porca troia che ho dimenticato il fazzoletto sul letto, la Signora Melfisia sorretta a stento, e io che non mi ci abituerò mai a questa cosa che chiamano morte, con buona pace del prete di turno che cerca di convincere le guance rosse di quello che le guance non riescono a vedere semplicemente perché non c’è niente da vedere, Don Gino non c’è più, e diventa pure difficile trovare un bar aperto subito dopo, perchè chiaramente chi gestisce i bar è lì su quella piazzetta alla ricerca di una zona d’ombra, bisogna andar giù, parecchio a valle per un bicchiere calato in ricordo.

E voglio in questo modo dire sono o forse perché è un modo pure questo per non andare a letto o forse perché ancora c’è da bere e mi riempio in bicchiere. E l’eco si smorzato appena delle risate fatte con gli amici dei brindisi felici.

E adesso?
Come farà La Signora Melfisia?
Come fa una sedia a reggersi senza due gambe?
Perché i posti finiscono con le persone?
Perché le persone finiscono?
E io dove vado?

Rimangono il Sior Nicola e il suo Serrone, la mia medaglia d’argento e il bronzo quasi conquistato da Capriele de La Cisterna ma in entrambi i casi si parla di birra e di luoghi differenti, comunque lontani anni luce da chi sto tentando malamente di omaggiare con un Gaetano e un Guccini qua e la'.

Parole sparse perché oramai complice il sole mi metto pochi minuti al giorno su questa tastiera e le dita non scorrono come vorrei. E poi mi vengono automaticamente gli occhi lucidi con Giulia che mi ricorda di quella volta che la Signora Melfisia le chiese scusa per averla chiamata signora, “Non ti avevo guardato le mani”.

“A Don Gino. Con affetto.
Gli amici del Circolo”

Ti prometto una cosa DonGi’, come già ho iniziato a fare,
insieme “alla faccia di chi ci vo male”, “nin pozza manca mai” e “alla fregna”, nella mia routine di brindisi ce ne sarà sempre uno per te, semplice come le cose buone:
“A Don Gino uagliu’”.

Ma come fare non so
Si devo dirlo ma a chi
se mai qualcuno capirà
sarà senz'altro un altro come me.


E per Don Gino Hip Hip!
Hurra! Hurra! Hurra!

giovedì 7 agosto 2008

Una valigia di francobolli

Finalmente verso la sabbia e l'acqua salata.
Spero di star bene. Di ridere un sacco.
Le tibie sono pronte, le persone giuste mi stanno aspettando. Serrone, cignotto, sabbione, rostelli, racchettoni, gintonic, ginghelli, brocche e cicchetti, gianni, la panza di ivano, musica, spero poche risse, schitarrate, albe e tramonti, amori e sorrisi, bimbi che crescono e a 'sto giro pure un po' di montagna.

Vi lascio con il libro che leggerò insieme ai raggi:

"Spesso la gente non ha le emozioni chiare, altro che le idee."
(Non avevo capito niente - Diego De Silva, 2008)

martedì 5 agosto 2008

In agosto

Capita che vai a comprare un libro in centro e d'improvviso ti ritrovi in una sorta di guerra civile invisibile, con tutti questi ragazzi ornati da divise grigie o giallognole, smunte, quasi consumate dal sole cocente.
E con in mano dei mitragliatori giganti che manco Mac in Predator (John McTiernan, 1987):
"Gli ho sparato dritto addosso 20 caricatori dell'M60, li ho vuotati. Niente di questa terra sarebbe sopravvissuto."

(note di traduzione: in realtà il mitragliatore usato da Mac - Bill Duke - è un M134 Vulcan)

Forse è solo il caldo. Sì, la mia testa deve aver assorbito troppi raggi, vado al mare va. Al ritorno, sarà tutto scomparso. O morto.

venerdì 1 agosto 2008

Drinking all night

Non ci sono cazzi, per me la canzone da tramonto di quest'estate è senza dubbio Sloop John B versione Beach Boys (Pet Sounds, 1966).
Volume rigorosamente a palla, braccio fuori dal finestrino a lottare contro il vento, occhio socchiuso baciato dal sole che va a dormire.

Basta poco a farmi sorridere beato dentro la macchina brizzolata.
E sempre sia lodato Brian Wilson.

martedì 29 luglio 2008

You're my man

Se mai ci arriverò, chissà come sarò a 74 anni.

Ieri sera un’enorme zampa morbida d’orso ha avvolto la cavea dell’auditorium.
Leonard Cohen, in person.
Vestito, scarpe e gilet neri, camicia azzurra e cravatta assente con la giacca tolta alla prima imbracciata di chitarra. E poi il borsalino, nero anch’esso, a rispondere presente ancora una volta. Senza che vi sto a descrivere l'eleganza, che col vestiaro intendiamoci, a ben poco a che fare.

Si inizia con Dance me to the end of love e capisco subito che le perplessità sulla tenuta della voce le posso anche dimenticare:
la tonalità è ancora più bassa del solito, ma di un basso che viene dal pozzo, dal carbone più ardente presente nel camino, dalla pelle dell’animale più caldo sulla terra. Ed è un brivido ogni volta, ogni volta che il fiato sbatte contro il microfono, con il filo che si scioglie dal suo rotolo adagiato sul pavimento.

Sarà che ancora una volta mi costringono a star seduto (ok, non erano gli Iron Maiden ma voglio stare in piedi!) ma ci metto un po’ a scaldarmi, non entro in partita neanche con Hey, there’s no way to say goodbye, allora ci pensa il suono della campana di Anthem a farmi capire dove mi trovo realmente.
Subito dopo però, una pausa di 15 minuti che mi distrugge perchè ancora non so che il vecchietto dalle gambe esili e i piedi ritmanti suonerà per tre ore nette. Con la voce che guadagna in temperatura e tutta la cavea a evidente rischio ustione.
The future e poi Tower of song per spiegarci il segreto della vita stessa, che altro non è che un semplice dudu-dadada eseguito come un fiabesco carillon dalle "Sublime Webb Sisters", perfette a mai sopra le righe come tutta la band.

Suzanne - l'esecuzione clou della serata a mio avviso - cantata col trasporto e la consapevolezza dell'origine, del pezzo dal quale tutto ebbe inizio. Ripenso per un attimo alla folgorazione di Fabrizio prima che l’Halleluja meriti l’accensione del blubber e mi faccia ripiombare nella polvere di stelle.
Lo so, lo so che sei il mio uomo ma non posso far altro che chiederti di ripetermelo ripresentando la band per l’ennesima volta e con alzata di cappello sistematica.
Sisters of mercy, iniziata due volte perché gli anni sono quelli, e allora te lo puoi permettere di perderti una strofa come in spiaggia, intorno al fuoco. Perché quel falò sei tu.
Un’infinita serie di bis, a partire da So long, Marianne mio malgrado mozzata delle due strofe centrali ma riempita da un’abisso vocale che manco Tom Waits riuscirà mai a capire, per finire con una Closing Time di ridondante arrivederci saltellante.

Io c’ero ragazzi. E lo ricorderò. Mi sono inchinato per questo.

lunedì 28 luglio 2008

Frivolezze

In attesa che gli unni dell’adriatico invadano casa, ho deciso di dare una bella mazzata al mio pomeriggio ascoltando la last lecture di Randy Paush.

Per chi non lo sapesse, Randy Paush era un professore di informatica e di interazione uomo-macchina all’università di Pittsburgh.
Nel settembre 2006 gli viene diagnosticato un cancro al pancreas, morirà il 25 luglio del 2008.
“Come realizzare i sogni della vostra infanzia”, la sua ultima lezione, datata settembre 2007, è da ascoltare, vedere, mangiare.

La versione integrale (in inglese) si può vedere qui.
La traduzione, integrale anch'essa, è invece di qua.
(Consiglio di aprire due finestre e metterle una di fianco all'altra, per non perdersi niente, flessioni comprese)

Per i più pigri ci sono anche (registrati in un'altra occasione) dieci minuti sottotitolati. Meglio di niente. Anzi.

Col cuore da Cirello, siate felici. Divertitevi, dite grazie. E scusatevi quando necessario.

sabato 19 luglio 2008

Confessioni ubriacanti

Ieri notte, una voce improvvisa e sorridente, nel delirio della canonica festa estiva nel giardino di casa Gallit:

"Perché io odio l'Italia ma non gli italiani, è per questo che sto ancora qua porco dio, è tutta colpa vostra."

E poi via verso il tavolo alcolici.

giovedì 17 luglio 2008

Nella terra selvaggia

(autocitazione direttamente dalla tesi, così non mi sforzo)

Scrisse Jack Kerouac che un giorno del 1944, in Times Square a New York, fu avvicinato da tal Herbert Huncke, un hipster di Chicago, che gli disse: “Man, I am a beat”, attribuendogli il significato di battuto, stanco, depresso, sconfitto. Fu solo 10 anni dopo, che l’autore di Sulla strada, aiutato dalla fede buddista appena abbracciata, associò beat a beatitude allargando semanticamente il campo di significato del termine fino a comprenderne “beato”.

Non mi ero mai sentito battuto&beato all'uscita dal cinema. Ieri è successo. Con Into The Wild (Sean Penn, 2007).

"Prevedibile" mi hanno detto. Prevedibile? E che c'entra, che mi interessa della storia (vera peraltro, quindi se non è prevedibile una storia passata ditemi voi cos'è prevedibile), qui si sogna. Furbo proprio per la dichiarazione non celata di spingerti al brivido della libertà da cartolina?
Sincero.
Questo ho visto. Penn sembra crederci sul serio. E non voglio sentire pippe del tipo "è facile crederci con milioni di dollari in banca", che per quanto mi riguarda sono dichiarazioni stucchevoli alla pari di "hai i soldi quindi non puoi essere comunista".

Se mai mi leggeranno, ringrazio Eddie Vedder in trance da colonna sonora con l'inventore della chitarra infinita Michael Brook a fargli il controcanto con arpeggi da brividi.

Di fianco a me si piangeva dopo quell'autoscatto di Alex Supertramp col volto fluttuante e la schiena poggiata al magic bus, io invece avevo gli zigomi indolenziti, pur senza aver riso una sola volta (a parte la battuta dell'amico hippie sulla giovane chitarrista vogliosa), come drogato, in quella tipica situazione di estasi e del "no, non ho voglia di parlare adesso". E poi ti accorgi di guardare in alto, pure la luna piena ad abbracciare il chiacchiericcio di San Lorenzo ci mancava.

Allora stasera la schitarrata contro l'alemanniana legge bivacco avrà un senso in più, almeno per me, ormai da anni conscio del segreto (davvero son così saggio?), che forse si dovrebbe ancor di più, anzi sempre tirar fuori. Per travolgere tutti:

"La felicità è tale solo se condivisa."

mercoledì 16 luglio 2008

"A Gio', metti le pelli!"

Nella nuova pubblicità della Tim, una tipa (niente male peraltro, peccato non sia mora), dopo una nottata evidentemente birichina, invia a 500 persone un simpatico e per niente ansioso messaggio in cui dice di aspettare un bambino.
Alcune considerazioni alla luce delle informazioni di cui sopra:

1) La tipa, come minimo, è una gran troia.

2) Ipotizzando una notte tra le coperte relativamente breve, diciamo di sette ore, si evince che ogni rapporto (escludendo quindi eventuali doppiette e nonostante l'evidente abuso di sostanze) è durato in media 50,4 secondi.

3) Si sa "che tira più un..." però qui il maschio continua a non farci una gran figura , anzi, si conferma schiavo (spompato) della ghiandola mammaria.

4) A meno che la tipa non partorisca 500 figli si ipotizza una dura battaglia legale per stabilire la paternità dell'unico spermatozoo vincente.

5) A pensarci bene il numero può tranquillamente scendere a 499 perchè, nonostante l'evidente bravura della tipa, dubito che il vecchio dell'ultima inquadratura sia stato capace di una qualsiasi attività di conoscenza biblica.

6) La freschezza espressa dal volto della tipa, in aperto contrasto con le facce distrutte degli uomini, evidenzia senza fallo che la nostra amica altri non è che Natasha Henstridge di Species - Specie Mortale (Roger Donaldson, 1995).

7) A giudicare dal delirio dell'accampamento, i ragazzi devono aver assistito ad un magnifico concerto di Cesare Cremonini.

martedì 15 luglio 2008

Non c'ero

[...]
"Nella caserma di Bolzaneto non c'è stata alcuna tortura, è questo il boccone più amaro che devono mandare giù. La sentenza del tribunale di Genova dice soprattutto questo. «L'umiliazione, l'annientamento delle persone recluse» sono le parole usate da Ranieri Miniati durante la sua accorata requisitoria. «Un luogo dove per tre interminabili giorni sono stati sospesi i diritti umani». Poi il magistrato lasciò parlare i fatti, diede voce ai racconti dei testimoni, mai messi in discussione dai difensori degli imputati durante le 157 udienze di un processo durato due anni, durante il quale sono state ascoltate quasi quattrocento persone. Fu un racconto per stomaci forti. Il taglio di capelli di Taline Ender e Saida Teresa Magana, il capo spinto verso la tazza del water a Ester Percivati, lo strappo della mano di Giuseppe Azzolina, al quale sono stati divaricati anulare e medio fino a lacerare la carne; le ustioni con sigaretta sul dorso del piede a Carlos Manuel Otero Balado. E poi la marchiatura delle guance dei ragazzi giunti dalla scuola Diaz, la particolare foggia del copricapo imposto a Thorsten Meyer Hinrric, costretto a girare nel piazzale senza poterlo togliere, un cappellino rosso con la falce ed un pene al posto del martello. Tutto questo non è tortura, secondo la sentenza di ieri. Il reato non è previsto dal nostro ordinamento, lacuna alla quale proprio lo sdegno per quanto avvenuto a Bolzaneto fece per qualche tempo da propellente per un eventuale rimedio. Non esistendo una norma penale, l'accusa fu costretta a contestare agli imputati l'abuso d'ufficio, che sarà comunque prescritto nel 2009. Ieri, nel fitto sbarramento di numeri fatto dai giudici si è capito che l'articolo 323 del codice penale, quello che sancisce questo reato, non c'era. È stato riconosciuto l'abuso di autorità nei confronti dei detenuti, versione molto più attenuata del reato scelto per fare da succedaneo alla tortura. Ma gli imputati sono tutti assolti dalle aggravanti per i futili motivi e la crudeltà che avrebbero dovuto fare da corollario a questa accusa, e anche questo è difficile da mandare giù per chi è stato vittima di certi soprusi, come le ragazze minacciate di stupro «come in Kosovo», così urlavano gli agenti."


(Marco Imarisio, Corriere della Sera, 15 luglio 2008)

lunedì 14 luglio 2008

Aspettative

Poco fa, home page di Yahoo, prima notizia:

"Questa sera si accendono le luci su Rai 4, la free Tv del digitale terrestre pensata per i giovani."

- Primo pensiero di Cirello: "Ecco qua, un'altra merda."

- Secondo pensiero di Cirello: "Sarà colpa della Rai, dei giovani o di tutti e due?"

- Terzo pensiero di Cirello: "Ma chi sono i giovani?"

venerdì 11 luglio 2008

Chi porta i bonghi?

Finalmente sappiamo dove andare per sentire dal vivo quello che l'età ci ha impedito di fare. Alle Seychelles.

E' lì che Jim Morrison si starebbe godendo la sua vita suonando Battisti intorno al fuoco. Lo ha confessato Ray Manzarek in un intervista al Daily Mail.
Nello stesso quartiere o se preferite sulla stessa spiaggia, pare siano stati intravisti anche Lennon, Hendrix, Presley, John Bonham, Jeff Buckley, Chet Baker, Cobain, Michael Hutchence, Janis Joplin e l'originale di Keith Richards (tutti sanno che quello che vediamo non è altro che un volgare ologramma).

Io porto un po' di birre gelide e il canzoniere, non sia mai che scatti una Locomotiva cantata in coro.

venerdì 4 luglio 2008

Definizioni

Ero lì con Samantina lingua penzoloni e il tartufo in cerca di un angolo più privato di altri, quando in direzione opposta (Via del Pigneto, leggera discesa verso Piazza dei Condottieri), ecco arrivare ciondolanti una nonna con nipotina al seguito, mano destra della prima stretta nella sinistra della seconda:

- Bimba (in cerca della verità): "...e quindi che cos'è l'allarme?"
- Nonna (dispensando saggezza): "E' come un circuito di elettricità che quando sente qualcosa che non va, suona."

venerdì 27 giugno 2008

Dimenticare Marco Civoli

In un pomeriggio finalmente libero, stavo gustandomi quella che sarebbe stata la prima eliminazione di lusso da Wimbledon, quella dell’imitatore testa di serie numero 3 Djokovic ad opera di Marat Safin, uno che, se solo avesse pensato meno al triangolo dell’amore, adesso probabilmente godrebbe di qualche milione di euro in più in banca e di una classifica più rispettosa del suo enorme talento.

La pioggia non ancora decide di infastidire il Centre court e compagnia allora si gioca, rigorosamente in bianco, e anche se il serve&volley è ormai puro ricordo (eccezion fatta per il buon Eaton, ragazzone di casa di ben poche speranze), è sempre una bellezza vedere quell’erba non ancora ingiallita dagli spostamenti.
Come ascoltare il binomio indissolubile Tommasi/Clerici.
Tra le chicche assolutistiche del primo (“non si capirà mai che potenza e tocco possono appartenere ad uno stesso polso”) e invidiabili prose del secondo, di cui mi accingo a riportarvi uno stralcio, magnifico peraltro, da La Repubblica del 25 giugno, è sempre un piacere starsene stravaccati sul divano:

“…Si chiamava, la tennista, Naomi, giusto come la più celebre di tutte le Naomi. Ma di cognome, invece che Campbell, faceva Cavaday. E, quanto Naomi era affascinante, la Cavaday era inguardabile.
La mascella rossastra era avvitata direttamente alle spalle. La curva del ventre si appesantiva prima di scivolare nella sottanona e fuoriuscirne tra rivoli di gelatinosa cellulite. Di fronte a lei Venus pareva l’imitazione della sua antenata bianca del Botticelli, uscita da una regale conchiglia.
Ad aggravare il confronto tra le due, Venus, ancora più top-model di sempre, mostrava velate da elegantissime bretelline due favolose zinnette fin qui riservate ad un ristretto gruppo di ammiratori.”

mercoledì 25 giugno 2008

Sant'Apollinare

La chiesa venne ricostruita nel 1742 da Ferdinando Fuga sul nucleo originario sorto dopo il 638 sul luogo dove si svolgevano i gochi apolinnari. La facciata, in stile tardo Cinquecento, è a due ordini con capitelli ionici. L'interno, preceduto da un vestibolo-nartece, (sulla parete sinistra immagine della Madonna di scuola umbro-romana del secolo XV) è a navata unica, con tre cappelle per lato, con volta a botte affrescata da Stefano Pozzi con la 'Gloria di S.Apolinnare'. Nella prima cappella a destra 'San Luigi Gonzaga' di Ludovico Mazzanti, nella seconda 'Sacra Famiglia' di Giacomo Zoboli, nella terza statua di San Francesco Saverio di Pierre Legros. Nella terza cappella statua di S.Ignazio di Loyola di Carlo Marchionni, nella prima 'Vergine e San Giovanni Nepomuceno' di Placido Costanzi.

Dai, dai che forse dopo ventanni ce la facciamo a scoprire perchè Renatino De Pedis è sepolto lì. Dai ragazzi, dai su quelle fasce!

Sicuro perdiamo quattro a zero.

giovedì 19 giugno 2008

E che sarà mai?

Piperita Patty: "Dimmi cos'è l'amore, ciccio."
Charlie Brown: "Be', mio padre aveva una berlina due porte, nera del 1934..."
PP: "Cosa c'entra con l'amore?"
CB: "Be', questo è quello che mi ha detto...c'era questa ragazza molto carina, vedi...
facevano dei giretti con questa macchina, e ogni volta lui le apriva lo sportello,
dopo che lei era salita lui lo chiudeva e girava intorno alla macchina fino al posto di guida, ma prima che lui potesse salire, lei bloccava la sicura e lo chiudeva fuori, poi stava seduta lì a storcere il naso e a fare smorfie...credo che l'amore sia questo..."

PP: "A volte non ti capisco ciccio."
CB: (Sigh)

martedì 17 giugno 2008

Senza illuminare l'aria

Erano le 10e25 del 2 agosto 1980. Bum. 85 morti, 200 feriti. La più grande strage mai avvenuta nel nostro paese in tempo di pace. Concetto peraltro tutto da definire.

L’altra sera, complice la solitudine casalinga, ho avuto la bella idea di rivedere per l’ennesima volta la puntata di Blu Notte sulla strage alla stazione di Bologna, in replica nella notte di Rai Tre.

Ed è sempre assurdo vedere quelle immagini,
vedere i corpi vuoti, senza muscoli, tirati su come fantocci, come marionette senza fili,
vedere le macerie senza senso alcuno,
vedere i taxi trasformarsi in ambulanze e gli alberghi in ospedali e gli autobus in cliniche mobili,
vedere il signor Sekiguchi arrivare tutte le volte dal Giappone e prendere appunti durante ogni udienza del processo, perché quel giorno, tra quegli 85, anche suo figlio Iwao si disintegrò nella sala d’aspetto,
vedere i volti da folli angeli di Giusva e Mambro coccolarsi come panda dietro le sbarre;
vedere Cossiga sostenere più o meno che “I servizi segreti? Certo che non sono legali, altrimenti non sarebbero segreti.”
vedere lo stesso uomo avanzare la richiesta di togliere l’aggettivo fascista accanto alla parola strage,
vedere i più alti uomini in grado dei servizi essere condannati per depistaggio, anzi, per continui depistaggi,
vedere il procuratore impazzire perché se non ti fidi delle informative dei servizi che ti spingono da una parte con decisione, e poi da un’altra, di chi diavolo ti devi fidare?
vedere il commendatore Licio Gelli, sempre lui - che di questi tempi sta vedendo parte del suo disegno compiuto – negare con la faccia del bambino colto con le mani nella marmellata, parlare di accuse inaudite salvo poi essere condannato anche lui in via definitiva,
vedere - ovviamente – tutti questi signori, colonnelli, generali e alti ufficiali, essere iscritti (tra un Calvi e un Sindona) nelle liste della P2,
vedere che le più alte cariche dello stato non vengono investite di alcuna colpa, ma allora i servizi chi li comanda?
vedere lo spettro del supersismi intrecciarsi col vaticano,
vedere i colpevoli condannati con il terribile dubbio che non siano stati loro,

ma soprattutto andare a dormire con la certezza delle decine di depistaggi confermate da confessioni e con l’equivalente terrore del non sapere - mai - il perché di quelle azioni, cosa volessero coprire, chi volessero salvare e con quale scopo.

E mo andiamoci a prendere ‘sti quarti di finale.

venerdì 13 giugno 2008

La nostra estate era già cominciata

Nonostante l'elezione di Alemanno abbia di colpo fatto scomparire la primavera romana, sono riuscito comunque ad accorgermi della bella stagione ormai incombente grazie al canonico arrivo di Reno Raines/Vince Black in luogo di Cordell Walker: ebbene sì, anche quest'anno su Rete4, più o meno a ora di cena, Walker Texas Ranger ha lasciato il posto a Renegade.

(E ricordate tutti che sulla scrivania di Chuck Norris c'è un mappamondo in scala 1:1)