giovedì 12 settembre 2013

Io c'ero(reprise)

Sono ormai più volte che mi cito (questo è del 21 giugno 2007). Potrei iniziare a preoccuparmi.
In ogni caso, lo ricordo solo, seduto al tavolo vicino la finestra, bottiglia di acqua Nepi e un piatto di spaghetti pomodoro e basilico.


Io c'ero

Tutto pronto per il concerto di Enrico Sbriccoli, meglio conosciuto come Jimmi Fontana, un uomo di 72 anni con la faccia di Luca Brasi e i capelli di Kirk Douglas.
Tavoli gremiti al limite della capienza (108 paganti: 40 euro, cena+concerto), temperatura elevata ma ammorbidita da un delizioso alitare di vento, terreno in perfette condizioni, e vorrei vedere, visto che il “maestoso” palco era montato a ridosso del green della buca numero 9.
Jimmi, in completo nero e girocollo nero (stile Giorgio Armani per intenderci), prova subito a scaldare la platea un po’ freddina (eufemismo gigantesco) con uno dei suoi grandi classici (La nostra favola, 1978, “Mai, mai, mai ti lascio, mai, mai, mai da sola”), che da questo momento in poi verranno presentati sempre alla stessa maniera: “Visto che siamo quasi sul green vi canto un evergreen”…

Primi applausi.

Seguono canzoni da me sconosciute in cui il nostro non perde occasione per autocelebrarsi (“Ma chi li scrive più testi così? Chi?") e raccontare della sua carriera ancora al top (“Sono appena tornato da un concerto a Bruxelles, sono l’ambasciatore nel mondo dei marchigiani nel mondo”).
Si arriva finalmente al momento che tutti, compreso lo scrivente, aspettavano, quello che pensavo, ingenuo pischelletto, fosse il clou della serata: accompagnato da una big band di ben due elementi, Jimmi dimostra ancora di avere la tonalità di un tempo, cantando Il mondo (1965) con lo stesso arrangiamento di 40 anni fa. E non per mera vanità, ma per confidarci il nome dell’arrangiatore dell’epoca: "Il premio Oscar Ennio Morricone".
Il pubblico, età media sessantacinque, comincia a risvegliare emozioni sopite, alcuni si alzano in piedi.

Il clou.

“Visibilmente” emozionato, Jimmi confessa ai fan in adorazione il suo più grande rimpianto, datato 1971: visto che ne era l’autore, avrebbe voluto esser lui e non i Ricchi e Poveri, a cantarla sul palco dell’Ariston.
“Paese mio che stai sulla collina…”, ovazione che si tramuta in tripudio al momento del ritornello (“Che sarà, che sarà, che sarààààààààààà”), non volevo crederci, scatta la panolada in stile Santiago Bernabeu, tutti ad agitare tovaglioli solo per lui: Enrico Sbriccoli, meglio conosciuto come Jimmi Fontana.
Dentro di me sentimenti contrastanti: da una parte la gioia insita nella consapevolezza di vivere una scena irripetibile; dall'altra la delusione per non avere potuto goderne appieno. Sì, perchè invece di essere tra i tavoli, a sventolare il mio personalissimo bandierone, ero in piedi col sorriso inebetito, in disparte, vestito di nero. Cameriere.

domenica 8 settembre 2013

Accontentarsi

"Cirè, il tuo problema è che non ti accontenti."
(anonimo birraiolo)


E c'era anche un'altra fortuna: una donna buona.
C'erano voluti 56 anni per trovare Linda, ed era valsa la pena aspettare. Un uomo doveva provare tante donne per trovare l'unica, e se aveva fortuna lei sarebbe stata al suo fianco. Per un uomo, sistemarsi con la prima o la seconda donna della vita è comportarsi da ignorante; non ha idea di cosa sia una donna. Un uomo deve compiere il percorso fino in fondo, e ciò non significa solo andare a letto con le donne, scoparle una volta o due; vuole dire vivere con loro per mesi e anni.

Non biasimo gli uomini che hanno paura di una cosa simile, significa mettere l'anima a disposizione di tutte. Naturalmente alcuni uomini si sistemano con una donna, rinunciano, dicono ecco, è il meglio che posso fare. Ce ne sono moltissimi, in effetti la maggior parte delle persone vive sotto la bandiera della tregua: si rende conto che le cose non funzionano in modo proprio perfetto, ma non importa, accontentiamoci, dicono, non serve a niente percorrere di nuovo tutta la trafila, che cosa danno alla tv, stasera? Niente. Bene, guardiamola lo stesso.

(Shakespeare non l'ha mai fatto - Charles Bukowski, 1979)

venerdì 6 settembre 2013

Il resto lo trova naïf

A breve, quando il sole arretrerà di un passo, non so cosa succederà a chi continuerà ad utilizzare la macchina pur non avendone bisogno.
In ogni caso, passare in bici sotto al colosseo - con la strada praticamente deserta - senza rischiare di essere messo sotto da chi arriva in terza piena direzione circo massimo, è una ficata pazzesca.
Pareva una di quelle inutili ma speranzose domeniche ecologiche (..) ed invece era solo un venerdì qualsiasi. E ieri giovedì.
E poi boh, per tutti i fori, nonostante le orecchie nude, continuavo a cantare in loop "una mansarda in via Condotti: moquette, plafond, cassettoni. Giovani artisti e vecchie tardone si realizzano nel nobile bridge." 

Chissà cosa diavolo mi passava per la testa.