giovedì 7 ottobre 2010

Era una notte buia e tempestosa.

Fermo restando che darei il primo premio - perlomeno alla carriera - a quel geniaccio di Snoopy, segnalo che l'American Book Review ha stilato la lista dei "cento migliori incipit di romanzo" (per la cronaca, vince "Chiamatemi Ismaele." Moby Dick).
Ora, il gioco è effettivamente molto appetitoso e gradito, soprattutto da noi bambini cresciuti, ma almeno per ora nascondo la mano, anche perché, traduzione a parte, non saprei se buttarmi sul primo periodo, capoverso o interruzione di fiato.

A parte (ma neanche tanto) tutto questo, oggi sono passato in libreria con una bella lista già scritta, che intendiamoci, non è che sia esattamente il mio metodo classico, anzi, ma va beh, era solo per dire che non so proprio quale, per primo, sazierà la mia golosità.
Però mi piace condividere l'idea di una scelta. Allora, in diretta, leggo e trascrivo. Le prime righe, s'intende.

- L'animale morente, Philip Roth (E tutti con sto diavolo di Roth, vediamo un po' com'è, sto Roth):
L'ho conosciuta otto anni fa. Frequentava il mio corso. Io non insegno più a tempo pieno, e se volessi essere preciso dovrei dire che non insegno letteratura: già da molti anni tengo un solo corso, un grande seminario di critica letteraria, per i laureandi, che ho chiamato Practical Criticism.

- Questo bacio vada al mondo intero, Colum McCann (non ricordo da chi e dove presi quest'appunto, in ogni caso, saltuariamente, un libro edito da Rizzoli dovrò pur comprarlo):
Quelli che lo videro ammutolirono. Su Church Street. Liberty. Cortland. West Street. Fulton. Vesey. Un silenzio intento ad ascoltarsi, solenne e bellissimo. Alcuni in un primo momento pensarono a un'illusione ottica, a un effetto atmosferico o a un calare dell'ombra. Altri lo presero per il classsico scherzo metropolitano: si sta impalati con il naso per aria finchè non si raduna un gruppetto di curiosi che sollevano la testa a loro volta, annuiscono, confermano, e alla fine si trovano ad osservare il nulla assoluto, come in attesa della fine di una gag di Lenny Bruce.

- Devozione, Antonella Lattanzi (sarà che ormai è di casa da quelle parti, ma di Bassimo, su queste cose, mi fido):
Nikita si è scelta un nome battagliero.
In russo è maschile e al cinema è il nome di una guerriera. A Roma, nel quartiere delle stelle cadenti, una cappa viola e rossa stringe d'assedio la città. Poi, di colpo, come uno sparo si fa buio. - Muoviti, Pablo. Entra.


E poi sì, per inciso, se si volesse fare la classifica opposta, quella del miglior epilogo, per me non ci sarebbe partita. I Sotterranei.