venerdì 31 dicembre 2010

Ci risiamo

E’ che mi ritrovo sempre a dire dell’estate e dei piedi nudi nella sabbia calda, della risacca che culla e dei brividi una volta usciti dall’acqua al tramonto. E dell’alba sopra le onde.

Poi arriva il mare d’inverno con un cappotto, che mai sente addosso un briciolo d’allegria ma troppe altre cose che solcano le guance. E che accolgo volentieri nella malinconia di un chitarrista dagli occhi serrati.

Allora, vista la tristezza che sempre accosto a questo giorno di festeggiamenti forzati, ascolto lo strazio meraviglioso di Domingo/Cavaradossi prima dell’esecuzione e penso a quelli strappati dal suolo e lì sotto sepolti dopo aver cullato per anni la vana speranza di guardare tutti dall’alto. Almeno dopo quel giorno. Vedremo. Con la consapevolezza dell’ingiustizia di un casuale incompleto freddo elenco postumo.

Così mi sembra giusto iniziare con

- Andy Irons, al quale associo la foto più emozionante dell’anno. E perché anche le mie ceneri finiranno in mare, altro che suolo, seppur con meno merito delle sue.

- Aldo Giuffrè, per il duetto con Adelina.

- Dennis Hopper, l’ho già detto.

- J.D. Salinger, l’ho già detto.

- Enzo Bearzot, il primo che avrò sempre in faccia al pensiero di una pipa. Altro che Magritte.

- Alda Merini, l’ho già detto.

- Eric Rohmer, per La mia notte con Maud.

- Anita e Andrea, perché, parafrasando il colonnello Douglas Mortimer: "Succede, a volte, tra madre e figlio."

- Tonino Carino, per le cuffie giganti che non ho mai avuto.

- Roberto Lombardi, per l’invenzione del “diritto anomalo”.

- Emanuele Pirella, l’ho già detto, se non sbaglio, in un polverizzatore.

- Maurizio Mosca, per il pendolino.

- Malcom McLaren, perché Never Mind The Bollocks è anche merito suo.

- Mario Monicelli, l’ho già detto.

- Furio Scarpelli, perché Monicelli, forse, non sarebbe stato Monicelli.

- Suso Cecchi D’Amico, perché Monicelli, forse, non sarebbe stato Monicelli.

- Vincenzo Crocitti, il figlio del Borghese piccolo piccolo.

- Tiberio Murgia, per Ferribotte.

- Ronnie James Dio, per le doppie corna.

- Gary Coleman, perché il mio pesce rosso si chiamava Abramo.

- Manute Bol, perché in Sudan è ancora un disastro, nonostante i suoi fragili 2 metri e 31 centimetri ci abbiamo provato fino alla fine.

- Pietro Taricone, l'unico (ebbene sì) a cui donammo un televoto. E perché, come dicono quei matti che si lanciano da 4000 e più metri: “Non è il cielo che uccide, ma la terra.”

- Tony Curtis, per Josephine.

- Stephen J. Cannel, per l’A-Team.

- Solomon Burke, per Everybody needs Somebody to Love.

- Blake Edwards, l’ho già detto nell’ultimo polverizzatore.

- Uccio Aloisi, per quell’autografo che ci firmò con la timidezza dell’esperienza.

Poi, a pensarci, sono arrivate Bianca, Lucia e Sofia Liria. Possiamo crederci ancora.

venerdì 17 dicembre 2010

Mi serve un Polverizzatore Thompson (12)

- In questi tristissimi giorni, con l’impero che continua a scavare, è inevitabilmente venuta fuori ovunque la riunione pre elettorale di Antonio La Trippa. Pur ammettendo la meravigliosa coincidenza dei tre voti, vorrei dare un contributo ulteriore: “Avete visto come si fa la democrazia?” 

- A parziale giustificazione e in vista delle elezioni di primavera, è arrivata immediata la risposta del governo alle accuse di compravendita: “Cassano il ribelle finisce al Milan. La Sampdoria lo cede gratis. In rossonero dal 3 gennaio”.

- Scatenati i quotidiani sulla mancata pena capitale verso i fermati dopo gli scontri di Roma: “Premiati i devastatori di Roma” (Il Giornale); “Liberi di bruciare l’Italia" (Libero); “Istigazione a delinquere”. (La Padania). Chissà se a qualcuno è passato per la testa di leggere le motivazioni dei giudici.

- Che poi, a ben vedere, dovrebbero prendersela col loro capo, visto che fu proprio lui (legge 332 del 1995), forse per un ennesimo gesto di riconoscenza verso il latitante “tunisino”, a modificare il codice di procedura penale in termini di custodia cautelare. Sentite che bello: “In Italia abbiamo tutti pagato un prezzo troppo alto in termini di democrazia e di salvaguardia dello Stato di diritto, a causa di una malintesa ideologia giustizialista, di un’ idea vendicativa della giustizia penale”.

- A proposito di giustizia sommaria e tristezza assoluta, segnalo, l’altra sera, la micidiale interpretazione di Ignazio La Russa (voto 3,25, media tra lo 0 rimediato da Santoro e il 6,5 come doppiatore di Garth AmoreDiMamma in una vecchia puntata dei Simpson). Che il silenzio possa avvolgere la miseria del Ministro della Difesa. Il Ministro della Difesa, ma tu pensa.

- Di riflesso, per chi non lo sapesse, ricordo che il suddetto ministro è padre di tre figli: Geronimo, Lorenzo Cochis e Leonardo Apache. No, non sto scherzando.

- Dev’essere per questo che tempo fa m’ero segnato questo Trilussa: “L'omo scenne da la scimmia, nun è che sta bbestia ciabbia fatto tanto onore. È 'na questione de modestia, j'arispose er Ranguttano (orangutan), l'importante è che la scimmia nun sia scesa dar cristiano”.

- Eccezion fatta – evidentemente - per quella di La Russa, scopriamo, a seguito delle polemiche in casa Tim, delle quali francamente non sentivamo il bisogno, che il culo di Belen (a mio giudizio, frutto di indagini sul campo, sopravvalutato) non piace alle famiglie.
Ora, fermo restando che prima farei la stessa domanda agli uomini di quelle famiglie ma senza le famiglie presenti, vien da pensare che forse, anche la pluripremiata casalinga di Voghera (voto 9 alla pazienza) potrebbe iniziare a capire il significato e il potere che questo continuo bombardamento ha sulla popolazione, tipo distogliere l’attenzione sul reale operato del soggetto pubblicizzato e cercare il consenso facendo leva su primordiali istinti. E poi va beh, qualche chicca ogni tanto, tipo la mia preferita: “vogliamo anche vincere il cancro” (io no, io voglio che tutti muoiano, magari tra giugno e luglio). In una parola, Forza Italia (e successive declinazioni).

- Certo, allora dovremmo tutti passare a Infostrada perché Fiorello ci è simpatico. Ma insomma, ci siamo capiti.

- Rimanendo nel ramo simpatia, propongo un’idea geniale a chi si trovasse ancora con il capodanno scoperto (sul culo – il nostro, mica di Belen - ormai, ci siamo messi l’animo in pace): "Al Monkey Lounge & Wine bar, storico locale dell'Hotel Cristallo di Cortina, arriva il Jerry Calà LIFE Show. Canzoni e sketch per rivivere gli anni ruggenti di Vacanze di Natale. Cantando Maracaibo. Dal 26 dicembre al 2 gennaio".

- Più o meno alla base del “sono tutti uguali”, ecco la votazione a seguito della proposta di Antonio Borghesi sull’abolizione del vitalizio che spetta ai parlamentari dopo solo 5 anni di legislatura a differenza dei comuni mortali:

Presenti 525
Votanti 520
Astenuti 5
Maggioranza 261
Hanno votato sì 22
Hanno votato no 498.

- Rosy parte in quarta, al volante c'è Bossi jr. Il primogenito del senatur con la sua Pupa. (Tgcom)

-  E poi va beh, se Jack Lemmon è il mio attore preferito, il merito è soprattutto di Blake Edwards.

giovedì 9 dicembre 2010

Già, cosa?

Ci risiamo, con 'sto mare che non capisci perchè non si abbia tutti la fortuna di poterlo vedere ogni giorno, quando si vuole. Con quei diavolo di odori e sussurri umidi.  E le nuvole disegnate sopra.
Allora non si può non essere d'accordo col tipo del chioschetto - lì al Parco del Virgiliano, col sole e la birra a veder beccheggiare Nisida, Procida e le altre - mentre, con l'accento che purtroppo non riuscirò mai a rendere con le lettere, vassoio in mano si congedava dal tavolo di fianco al mio indicando l'orizzonte:

"Signo' ma che avimm' fatt' pe' meritarci tutto questo?"

lunedì 6 dicembre 2010

Non lo so

La scrittura è tutt'altro che un sollievo. La scrittura rievoca, precisa. Introduce un sospetto di coerenza, l'idea di un realismo. Si sguazza sempre in una caligine sanguinolenta, ma un po' si riesce a raccapezzarsi. Il caos è rinviato di qualche metro. Misero successo, in verità.

(da Estensione del dominio della lotta - Michel Houellebecq, 1994)

martedì 30 novembre 2010

Come fosse mea culpa

"Quanno se scherza, bisogna esse' seri!"
  
(da Il Marchese del Grillo, 1981)


In definitiva non è che riesca a parlare così bene. Il fatto è che mi distraggo e penso ad altro oppure penso a quella cosa che mi è stata appena detta, ma ci penso così tanto (in rapporto ai tempi di una normale conversazione, intendo) che a quel punto, vista l'inevitabile evoluzione del dialogo, ha più senso starsene zitti. Inoltre, storicamente, sono un disastro, non nel senso che sono un disastro io ripercorrendo la storia della mia vita, ma proprio nella storia del mondo e degli uomini, così finisce che non riesco a contestualizzare alcunchè con conseguente perdita di credibilità. 
Dev'essere per questo che quella volta una mi diede ripetutamente dell’ottuso. Ottuso, capite? Mica stronzo, coglione, puttaniere, idiota, traditore e simili, no, ottuso (è evidente che solo le persone che adori possono schiantarti in questa maniera): “notevolmente limitato nelle capacità intuitive, intellettive, sensoriali”. Notevolmente. Ok, è solo il suo "collezionismo di parole complicate", però poi mi disse altre cose e io - cosa mai successa né ripetuta - presi cappotto e sciarpa e andai via di casa (che, per dovere di cronaca, era la sua) ma sto divagando.
Era per dire quanto sia insopportabile quel senso di impotenza, quel non riuscire a trovare le parole giuste eccezion fatta per qualche offesa generica. E poi mi capita pure di sbagliare questa meraviglia che sono i congiuntivi ogni tanto. Così, spesse volte me la cavo con il silenzio, perché ai miei interlocutori certo non posso chiedere di aspettare qualche minuto mentre caco, dormo, suono, pedalo, cucino, fisso il soffitto o qualunque altro punto nello spazio, mi massaggio le tempie, salgo le scale, mi spremo i punti neri, sorseggio dal bicchiere, leggo (col tipico risultato di dover tornare indietro di varie pagine perché gli occhi sono andati avanti ma la testa no e allora cosa diavolo vuoi capire), insomma, tutte quelle situazioni in cui i pochi neuroni rimasti si mettono in moto e ricordano discussioni pendenti solo nella mia testa per poi riuscire - in ovvio e clamoroso ritardo - a trovare risposte e argomenti almeno decenti.

Successe la stessa cosa un paio di anni fa, a casa dei miei, in attesa del caffè dopo pranzo. Credo fosse all’interno della rubrica settimanale a cura di Vincenzo "è tutto bello e imperdibile" Mollica, in coda al Tg1:

- Papà (di stima verso la condizione fisica): “Come sta bene, o no? Ma quanti anni ha?"
- Cirello (sciolto): “Credo sicuramente più di novanta”
- Mamma (la sentenza del nord produttivo): “Ci credo che sta bene, guardagli le mani, quello è uno che non ha mai lavorato!”
- Cirello: “…”

Mia madre, cavolo, quella dolcezza di mia madre. 
Rimasi zitto per un po’ con quella frase agghiacciante che martellava contro la mia idea di mondo e delle cose per cui si vive: “Mario Monicelli non ha mai lavorato, Mario Monicelli non ha mai lavorato, Mario Monicelli non ha mai lavorato…”.
Di nuovo nella situazione di cui sopra. E neanche quella volta riuscii ad argomentare alla Umberto Eco, per dire:

ma poi mi rendo conto che il problema della Stupidità ha la stessa valenza metafisica del problema del Male, anzi di più: perché si può persino pensare (gnosticamente) che il male si annidi come possibilità rimossa del seno stesso della Divinità; ma la Divinità non può ospitare e concepire la Stupidità, e pertanto la sola presenza degli stupidi nel Cosmo potrebbe testimoniare della Morte di Dio.

Né, che so, come Paperino:

sapete bene che è il momento dei miei dieci minuti di ginnastica.

Così, presi (a ragione) la frase di mamma come un attacco frontale alla mia laurea e a tutto quel mondo che scrive, dipinge, scolpisce, compone, studia, ricerca, suona, legge, dirige, fotografa. In poche parole, le persone che non si spaccano la schiena nei campi, che quindi (chiudiamo semplicemente il cerchio) “non hanno mai lavorato.”
Poi pensai a quella puntata dei Simpson in cui la famiglia deve decidere dove andare per la consueta gita domenicale e alla fine - tra la proposta splatter di Bart, quella crepuscolare di Marge e quella relativa a fiere mangerecce o mostre di cose imbecilli tipica di Homer - vinse l’ala culturale, quella di Lisa: la fiera del libro.
Ora, potete immaginarvi le lacrime e la tragedia personale di Homer, con già in testa qualche ettolitro di birra o un viaggio sul dirigibile della Duff, ma la maggioranza, a volte, vince anche a Spingfield, allora tocca accettare: 
“Ma a cosa diavolo servono i libri? Io ne ho letto uno solo, La capanna dello zio Tom e mi ha solamente insegnato che non si giudica un uomo dal colore della pelle. A che diavolo servono i libri? Buaaaaaaaaaah! Buaaaaaaah!”

Ecco, fu questa la mia risposta. Ma non credo andò a segno.

Niente funerali né estrema unzione (come vorrei io peraltro, con l’aggiunta della cremazione, giusto montè?), in stile col personaggio, così come il salto dal quinto piano: “zingaro” fino alla fine

E mi raccomando, "Un po' di rispetto, è un cadavere morto!" (da Totò e Carolina, 1955)


lunedì 29 novembre 2010

Ci salva l'aviatore

- Cindy: “Come capirò il segnale?”
- Colonnello John Matrix: “Perché vedrai saltare in aria la terra.”

(da Commando - Mark L. Lester, 1985)

Non che ci credessi molto. E poi ero un sacco distratto. Pieno di cinghiale per giunta. Però almeno un paio di minuscoli granelli di sabbia credevo di togliermeli. E invece.

Va bene che sono un giovane ingenuotto sensibile al fascino del complotto, ma mica pensavo al ritrovamento del Santo Graal o a chi fosse il datore di lavoro di Lee Oswald, a perché morì Jimi Hendrix, a chi c’è dietro Ustica e Piazza Fontana e Della Loggia, l’Italicus e la stazione di Bologna, a Mattei, De Mauro e Pasolini, a dove diavolo si trovava Atlantide, alle armi di distruzione di massa in Iraq, al perché non ci sono più Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, a chi ha suicidato Sergio Castellari e Giuseppe Pinelli, ci mancherebbe, non mi aspettavo tutto questo né altre risposte.
E sì che ce ne sarebbero di domande da fare: cioè, per dire, ma ci sono andati sul serio sulla luna o stavano davvero dentro agli Universal Studios? Chi ha rubato la mia prima copia di Sulla Strada durante la festa di capodanno 2000? Salvatore Giuliano era lui o suo fratello? E il mostro di Loch Ness, esiste sul serio? Ditemelo una volta per tutti, La Gioconda, chi è? Sarà forse un alieno? Cosa diavolo c’è nell’area 51? Sti diavolo di cerchi nel grano, come li fanno? E quelle tre guardie svizzere morte nel ‘98, ci diranno mai cosa succede in Vaticano? Ad esempio, perché De Pedis a Sant’Apollinare? E Emaunela Orlandi? E Calvi? E Sindona? E Papa Luciani? Paul McCartney, è lui o un sosia? Le fogne di New York, oltre che di topi, sono davvero piene di alligatori giganti? Perché fu messo in atto e fatto fallire il golpe Borghese? Chi ha fatto fuori, Fabrizio Fabrizi “l’avvocato dei carabinieri”, lì dietro al mercato coperto? E quei 140 della Moby Prince? Perché Arresti Riina dopo 25 anni di latitanza e invece di perquisire casa, levi la sorveglianza per poi ritrovartela qualche giorno dopo - la casa, non la sorveglianza – pulita e ritinteggiata, davvero sono così maldestramente geniali? Dove cazzo è il tesoro dei Templari? E quell’1-1 col Camerun al mondiale ’82?
Davvero si spiega tutto con il 61 collegi a zero per La casa delle libertà (non ancora trasformatasi in popolo) nelle politiche siciliane nel 2001 (mica due a uno in zona cesarini, no, proprio 61 a zero. Sessantuno)?
Ma soprattutto, Monica Lewinsky, ha ingoiato?

Niente di tutto questo dicevo, niente crollo del mondo, niente supersegretimisteriosiincredibilmente svelati. No, sì va bene, un paio di passaggi di armi e navi e bombette varie per poi svelarci che Erdogan è una “minaccia islamica”, che Gheddafi "usa il botulino", che Kim Jong-il è “vecchio e flaccido” che Merkel è “poco creativa” e via deliziando, senza dimenticare la vera rivelazione, quella che definisce Berlusconi come "incapace, vanitoso e inefficace”.

A farla breve e senza troppe pippe, si potrebbe pensare che se il governo italiano è morto a seguito di una cubista minorenne e non per tutto il resto dello schifo, allora una bella terza guerra mondiale (così faccio il mio esordio dietro le barricate, “Cirello: senza uno straccio di arma – eccezion fatta per mani e piedi - prova a mettere ordine dietro i cassonetti con la consueta sagacia tattica. Viene falciato immeritatamente da una sventagliata di mitra al terzo minuto prima ancora di riuscire a buttare il cuore oltre l’ostacolo. Non Giudicabile.) potrà pure venir fuori da un paio di pettegolezzi da bar. O da social network. Meno male che mi tengo alla larga. Mica dai bar, s'intende.

venerdì 26 novembre 2010

...and rattle your walls

Capita spesso di essere d’accordo con le cose che si leggono e in chi le scrive. Anche perché c'è una sorta di sottile soddisfazione nel trovarsi di fronte a quel che si pensa e si vorrebbe dire ma (lo confesso senza bisogno di assoluzioni) scritto molto meglio. E poi perché sono convinto che leggere pensieri altrui sia un buon mezzo per formarsene uno proprio. Di pensiero, intendo.
Michele Serra è tra questi, uno a volte persino più retorico di me (motivo per il quale ho quasi smesso di seguire Crosetti), ma che riesce spesso ad intercettare i miei umori.
Pensavo a questo durante la lettura de L'Amaca dello scorso 25 novembre. Insieme però, pensavo anche che io non ho 56 anni.
E scriverlo mentre dalle casse esce una rivalutata versione di The Times They Are a-Changin' (in Mtv Unplugged - Bob Dylan, 1994), insinua ulteriore ansia e consapevolezza di non starci a capire granché. Nel ramo vita, dico.


L'AMACA - da La Repubblica, 25 novembre 2010

venerdì 19 novembre 2010

Mafioso a chi?

Ci avevo passato le dita sopra. Avevo anche chiuso gli occhi. Facevo scivolare il polpastrello dell'indice sull'intera superficie. Dall'alto in basso. Poi quando passavo sul buco, mezza unghia si arenava. Lo facevo su tutte le vetrine. A volte nei fori entrava l'intero polpastrello, a volte mezzo. Poi aumentai la velocità, percorrevo la superficie liscia in modo disordinato come se il mio dito fosse una sorta di verme impazzito che entrava e usciva dai buchi, superava gli avvallamenti, scorrazzando sul vetro. Sin quando il polpastrello mi si tagliò di netto. Continuai a strisciarlo lungo la vetrina lasciando un alone acquoso rosso porpora. Aprii gli occhi. Un dolore sottile, immediato. Il buco si era riempito di sangue. Smisi di fare l'idiota e iniziai a succhiare la ferita.
I fori del kalashnikov sono perfetti.


(da Gomorra - Roberto Saviano, 2006)

Il Giornale, a margine di un povero e sconfortante editoriale del direttore Vittorio Feltri, propone una raccolta firme contro Roberto Saviano, reo di dare del mafioso al Nord, con la maiuscola (che poi non ha detto questo, ma va beh).

Ora, senza stare a tirar fuori i decennali rapporti dell'Antimafia su questi fatti (quello che fa Saviano, per intenderci), basterebbe ricordare che "la primula rossa di Corleone" Luciano Leggio (o Liggio, potere dei dattilografi, come per Andolini che diventò Corleone) fu arrestato per la seconda volta - anche lui, come Iovine e Lo Nigro e tanti altri, sorridente verso i fotografi - in via Ripamonti, a Milano. Nel 1974.
Oppure, se proprio non vogliamo andare così indietro, che il 29 ottobre scorso, il camorrista Raffaele Guarino, è stato assassinato con tre colpi di pistola in faccia. A casa sua. A Medesano, provincia di Parma.

Insomma, più che da Feltri, andrei a bussare - e firmare - da Articolo 21: "per Roberto Saviano (che dà del mafioso ai mafiosi)".

lunedì 15 novembre 2010

Cadenze di liuto

E' sempre ua figata tornare a trafficare con la pellicola, sì, va beh, per digitalizzarla, ma non è questo il punto.
Allora si accumulano cd sopra il tavolino e dopo il Requiem di Verdi (mica cazzi) mi sono fermato qui, mentre passava il fotogramma 17A (1Z per la questura):

Ophelia, la seta e le ombre nere ti avvolgono leggere,
ma dormi ormai e sentirai cadenze di liuto...
Ophelia non puoi sapere quante vicende ha visto il mondo,
ma forse sai e lo dirai con magiche parole...
Ophelia le tue parole al vento si perdono nel tempo,
ma chi vorrà le troverà in tintinnii corrosi...


(da Ophelia, in Due anni dopo - Francesco Guccini, 1970)

domenica 14 novembre 2010

Prova su strada

E' che era appena partita lu rusciu de lu mare e non avevo voglia di fermarmi per la benzina, girare la chiave e spegnere la macchina. Quindi la radio. E il canto.
Allora, anche se - giustamente - non ve ne può fregare di meno, dichiaro che ad una media di circa novanta chilometri orari, la riserva della brizzolata (con due persone a bordo) garantisce almeno 52 chilometri.

mercoledì 10 novembre 2010

Continuare a giocare

Sopra le tombe d'altri mondi
nascono fiori che non so
ma fra i capelli di altri amori
muoiono fiori che non ho


(Secondo Intermezzo, in Tutti morimmo a stento - Fabrizio De Andrè, 1968)

L’urlo di Allison. Dawn è lì, dentro la culla. Supina. Con la bocca aperta, quasi sorridente. Maglietta e pannolino bianchi. Minuscola, stesa tra le pieghe di una coperta turchese, azzurra, verde mare. Boh, non che interessi granché. E un elefante rosa di pezza ai suoi piedi.
“Questi sono tutti problemi a cui non devi neppure pensare quando hai una sana ed onesta tossicodipendenza”, diceva Renton.
Infatti erano tutti insieme, allungati per terra nell’altra stanza, lui e Spud, la “madre superiora” e Tommy. Occupati a farsi. Nessuno si era accorto che Dawn fosse morta, forse di stenti, non ci è dato saperlo. Compreso Sick Boy, per la prima volta conscio di essere padre. L’aveva lasciata lì, sola in mezzo a tutti gli altri, che adesso sapevano: sua figlia.

Non so perché, ma ho pensato a questa scena leggendo di un bambino di tre anni che non vede più la mamma prima di trovarla in bagno, per terra. Morta. Probabilmente per la caduta dopo uno svenimento causa diabete. Allora sì, potremmo fare una bella sorpresa a mamma quando si sveglia. Il vicino di casa lo ha trovato lì, per terra anche lui, sereno. Si era portato i giochi dietro, sul pavimento del bagno. Sparpagliati in ordine come solo i bimbi sanno fare. E chissà che succede quando capisci che se esiste la vita esiste anche il suo contrario, quando si mescolano - diventando inevitabilmente senza senso - tutte le parole che identificano le stagioni dell'esistenza: nascita, infanzia, pubertà, preadolescenza, adolescenza, maturità. E poi adulti. Poi ancora vecchi.
E allora ripensandoci, ha ragione papà a dire che si è sempre giovani quando i genitori sono ancora lì, a rimboccarti le coperte. E a ricordarti il fazzoletto.

mercoledì 3 novembre 2010

Mi serve un polverizzatore Thompson (11)

- Per la gioia di tutti è iniziata le centoseiesima edizione del Grande Fratello, al solito piena di casi umani che nelle intenzioni dovrebbero rappresentare l’Italia tutta e non solo centri d’igiene mentale chiusi con troppa frettolosità. Do un’occhiate alle schede:

C’è Nando, che partecipa per far morire d’invidia la sua ex che invece, suppongo, nel frattempo, se ne sta sbattendo alla grande. Di cosa o chi non ci è dato saperlo. Però con invidia.

Rosa, la cui ambizione è entrare in magistratura ma son il sogno nel cassetto di diventare attrice di teatro. Brava Rosa, la strada, visti i tempi, mi sembra quella giusta.

Giuliano, che di mestiere fa “l’accompagnatore di signore”. E credo sia giusto fermarsi qui.

Il bell’uomo della stagione dovrebbe essere Davide, direttamente dai Grandi Alberghi di Montesilvano, uno che, stimolato a dovere, non dovrebbe aver problemi ad andare di lingua, come dicono a Parigi, in curriculum vanta la conoscenza di italiano (ma questo lo scopriremo presto), olandese, inglese, francese, spagnolo, tedesco (e questo, forse, non lo scopriremo mai).

Guendalina “non potrebbe mai rinunciare ad andare al parrucchiere”, e dalla foto avrei dei dubbi, se non altro sulle qualità del parrucchiere.

Il violinista, arrangiatore, producer e modello Alessandro, si dichiara appassionato di filosofie orientali e – ma va? – tra i suoi libri preferiti c’è Siddharta. Ma questo avrei potuto dirvelo pure io. Allora non vado avanti.

In attesa delle prime tette, scopate, bestemmie, risse, culi, cazzi, rutti, scorregge, “il mestruo, la pipì e la pupù”, che ogni quotidiano farà a gara per mostrarci. Per solo senso del dovere, intendiamoci.

- La notizia del mese arriva dalla dottoressa Lesley Walzer (voto 7,5 all’idea di ricerca) del Cancer Research UK (a breve documentario BBC): "Sesso orale (10) e tumore (0) alla bocca. Esiste un collegamento." Non so quale sia il rimedio della dottoressa però mi piacerebbe (non per spirito laido, intendiamoci) vederla con il suo uomo. Già m’immagino una situazione del genere:
Lei (mentre lui scompare con la testa fra le sue gambe): “No caro no, te l’ho già detto due ore fa che potrebbe venirti un tumore alla go…alla gola…hai capito?...alla go…la…sì…no…sì…”.
Lei (in situazione opposta, con lui in posizione di inequivocabile invito): “No caro, te l’ho già detto due ore fa, potrebbe venirmi un tum….”
Lui: “Sì, sì…”
Non so voi, ma vista l’incidenza, un tumore me lo rischio volentieri. E credo di poter farmi portavoce di tutte le (perlomeno “mie”) donne. Presenti, passate e future.

- “Dopo l’Addaura Emanuele mi disse: in quell’attentato c’entra la Polizia.”, a parlare, dopo 21 anni di paura, è Gianmarco Piazza, fratello di Emanuele, collaboratore del Sisde, scomparso nel 1990, qualche mese dopo aver contribuito a sventare l’attentato contro Falcone e famiglia, lì a sud della spiaggia di Mondello.
Chissà se si saprà mai chi c’è dietro questa verità che si porta dietro poliziotti morti, probabilmente ammazzati da altri poliziotti.
Allora, ancora una volta, mi tornano alla mente le parole di Giuseppe Ayala, che sintetizzò così il dialogo con Falcone all’indomani del fallito attentato:
“Ci guardammo senza parlare e ci venne in mente la stessa cosa a tutti e due: ma questa, solo mafia è?”

- Piuttosto incomprensibilmente, Ciro Ferrara (7,5, da difensore) è il nuovo ct under 21: “Non sono lippiano”. Apprezzo la presa di posizione ma avrei preferito un outing (si dice così no?) più deciso, che so, del tipo: “Non sono un allenatore”.

- Torna sugli scudi Rocco Buttiglione: “Essere gay è oggettivamente sbagliato”. Chissà se saprà di essere oggettivamente un coglione.

- Alessandra Mussolini s’incazza e ricorda: “Meglio fascista che frocio!”

- Berlusconi para e affonda di fioretto: “Meglio appassionato di belle ragazze che gay.”

- Il Giornale: "Il bunga bunga di Fini" (e relativa vignetta con Berlusconi che corre dietro a Fini, entrambi nudi, con il secondo che urla “no, il bunga bunga no!!”)

- Famiglia Cristiana: "E' malato."

- Libero: "L’elisir di bunga vita. Il premier si sveglia: a Bruxelles risolve i conti, a Napoli i rifiuti."

- Il Manifesto: "Uragano Ruby"

- Mick Jagger: "Goodbye, Ruby Tuesday / Who could hang a name on you? / When you change with every new day / Still I'm gonna miss you..."

- Kaiser Chiefs: "Ruby, Ruby, Ruby, Ruby
Do you, do you, do you, do you
Know what you're doing, doing, to me
Ruby, Ruby, Ruby, Ruby

Due to lack of interest
Tomorrow is canceled
Let the clocks be reset
And the pendulums held"


- Nel frattempo, Cirello, in viaggio con Dylan (min 6:14) e De Andrè (4:40) sulla A24, attende il giorno in cui questo Casanova da basso impero venga violentato sulla via da lui stesso creata. Quella della Povertà (e qui di fianco metteteci quello che vi pare).

- E niente, fermo restando la miseria di tutto ciò, mi son tornate in mente le parole di quella che, per qualche istante, è stata leader dell’opposizione: “Non posso stare con un uomo che frequenta minorenni […]. Figure di vergini che si offrono per rincorrere il successo” (Veronica Lario, 3 maggio 2009).

- Bruno Vespa, al solito sempre sul pezzo, dirige una puntata promozionale con i protagonisti di Benvenuti al Sud (uscito al cinema proprio in questi giorni, il primo di ottobre…). Incredulo e spaesato che si attendeva un plastico della questura di Milano.

- In tutta questa tristezza da difensori del “sono affari suoi”, penso a come sia difficile avere una figlia di una età che boh, decida chi genitore lo è già, e cercare di farle capire che no, le virtù sono altre.
Sempre sperando che non ci risponda citando la classe di Immanuel Casto: “Ma perchè devo imparare il congiuntivo se sono così brava ad aprire il culo?”

- Dopo 84 anni e 40 milioni di auto prodotte è ufficialmente morta la Pontiac, anche lei fagocitata dalla General Motors senza manco un rutto di soddisfazione finale. Al limite una conveniente scorreggia (perché si sa, come si diceva - per evidenti motivi - in camper verso la baviera: “se la loffa è una litigata, la scorreggia è una risata”) in un consiglio d’amministrazione. Niente più eredi, l’albero genealogico si chiude qui. Una cosa contro natura. Come i genitori che sopravvivono ai propri figli. Ma il rombo e quella silhoutte da mangia asfalto li ricorderò anche se di macchine e motori non me n’è mai fregato alcunché. Ma delle cose belle, sì. Allora, in un certo senso, basterà poco, sarà sufficiente riguardare la Pontiac Le Mans del 1971 di Gene Hackman (Il braccio violento della legge - William Friedkin, 1971), la Pontiac Trans Am en Grand Prix del 1979 nell’ultima recita di Steve McQueen (Il cacciatore di taglie – Buzz Kulik, 1980), la Trans Am del 1973 rubata da Jeff Bridges (Una calibro venti per lo specialista – Michael Cimino, 1974), e poi va beh, sì, la Pontiac Firebird TransAm del 1982 guidata da Michael Knight (vero nome, ricordiamolo, Michael Long).

- "Valeria Marini come Anita Ekberg. A Fontana di Trevi rivive la dolce vita" (TgCom). Bene così, continuiamo a mentirci.

- Alessandro, tempo fa, rispondendo a chi gli chiedeva cosa facesse in qualità di ingegnere del suono: “Cerco di abbattere il rumore.”

- Allora passo alla cronaca locale: brindisi e risa di giubilo in camera di Cirello, dove finalmente (ringraziando il Mono per la consulenza e Fiorenzo per la malattia) si potrà ascoltare musica in maniera decente (perché spesso le cose vecchie risultano sistematicamente più belle?), senza fruscii apprezzabili.

Fino a questo momento, mentre suona The Great Gig in the Sky, superati alcuni attimi iniziali di timore dovuti a collegamenti sbagliati sulla cassa di destra, ecco la scaletta:

Da brividi:
- Everything in Its Right Place (da Kid A – Radiohead, 2000)

Per gasarsi:
- Kashmir (da Physical Graffiti – Led Zeppelin, 1975)

Prima del sonno, con i libri e i pensieri:
- Nebraska (tutto l'album - Bruce Springsteen, 1982)

Dalla chiusura del libro, a cullare i pensieri rimasti a cavallo del buio:
- Pat Garrett & Billy the Kid (tutto l'album - Bob Dylan, 1973)

Primi occhi aperti, col latte in caldo e i piatti da lavare:
- Nona sinfonia in Re minore (Ludwig van Beethoven, 1824)

Vediamo come va con un suono più sporco:
- The Complete Recordings (tutto - Robert Johnson, 1936/1937)

Per strillare:
- Thunder Road (da In Concert MTV Plugged – Bruce Springsteen, 1993)

Va beh, vediamo se suona bene sul serio:
- In the court of the crimson king (tutto - King Crimson, 1969)

E sì, in attesa che mi lancino il componente finale, direi che ci siamo.

giovedì 7 ottobre 2010

Era una notte buia e tempestosa.

Fermo restando che darei il primo premio - perlomeno alla carriera - a quel geniaccio di Snoopy, segnalo che l'American Book Review ha stilato la lista dei "cento migliori incipit di romanzo" (per la cronaca, vince "Chiamatemi Ismaele." Moby Dick).
Ora, il gioco è effettivamente molto appetitoso e gradito, soprattutto da noi bambini cresciuti, ma almeno per ora nascondo la mano, anche perché, traduzione a parte, non saprei se buttarmi sul primo periodo, capoverso o interruzione di fiato.

A parte (ma neanche tanto) tutto questo, oggi sono passato in libreria con una bella lista già scritta, che intendiamoci, non è che sia esattamente il mio metodo classico, anzi, ma va beh, era solo per dire che non so proprio quale, per primo, sazierà la mia golosità.
Però mi piace condividere l'idea di una scelta. Allora, in diretta, leggo e trascrivo. Le prime righe, s'intende.

- L'animale morente, Philip Roth (E tutti con sto diavolo di Roth, vediamo un po' com'è, sto Roth):
L'ho conosciuta otto anni fa. Frequentava il mio corso. Io non insegno più a tempo pieno, e se volessi essere preciso dovrei dire che non insegno letteratura: già da molti anni tengo un solo corso, un grande seminario di critica letteraria, per i laureandi, che ho chiamato Practical Criticism.

- Questo bacio vada al mondo intero, Colum McCann (non ricordo da chi e dove presi quest'appunto, in ogni caso, saltuariamente, un libro edito da Rizzoli dovrò pur comprarlo):
Quelli che lo videro ammutolirono. Su Church Street. Liberty. Cortland. West Street. Fulton. Vesey. Un silenzio intento ad ascoltarsi, solenne e bellissimo. Alcuni in un primo momento pensarono a un'illusione ottica, a un effetto atmosferico o a un calare dell'ombra. Altri lo presero per il classsico scherzo metropolitano: si sta impalati con il naso per aria finchè non si raduna un gruppetto di curiosi che sollevano la testa a loro volta, annuiscono, confermano, e alla fine si trovano ad osservare il nulla assoluto, come in attesa della fine di una gag di Lenny Bruce.

- Devozione, Antonella Lattanzi (sarà che ormai è di casa da quelle parti, ma di Bassimo, su queste cose, mi fido):
Nikita si è scelta un nome battagliero.
In russo è maschile e al cinema è il nome di una guerriera. A Roma, nel quartiere delle stelle cadenti, una cappa viola e rossa stringe d'assedio la città. Poi, di colpo, come uno sparo si fa buio. - Muoviti, Pablo. Entra.


E poi sì, per inciso, se si volesse fare la classifica opposta, quella del miglior epilogo, per me non ci sarebbe partita. I Sotterranei.

lunedì 27 settembre 2010

Portami una sedia. E vattene.

Era una notte insopportabilmente calda. Presi il lenzuolo e mi asciugai il sudore. Sdraiato sul letto, sentivo il mio cuore battere forte. Era un suono triste. Mi chiesi cosa stesse pensando Mercedes. Restai lì moribondo, col cazzo moscio.
Mercedes voltò la testa verso di me. La baciai. Baciarsi è più intimo che scopare. Ecco perché non mi è mai piaciuto che le mie ragazze andassero in giro a baciare gli altri uomini. Preferirei che se li scopassero.


da Donne – Charles Bukowski, 1978

Nella mini schitarrata post pasta e ceci (e primitivo) di ieri sera, ci si è resi conto (dopo una - al solito - illuminante elucubrazione di uno dei fratelli Altintop, Hamit, credo) come l’Ave Maria di De Andrè sia la canzone che almeno una volta vorremmo dedicare ad una donna, una qualsiasi, una donna bella in quanto donna. Una donna che attraversa la strada e cammina, che fuma una sigaretta su di una panchina, che raccoglie una monetina da terra e che rovista nella borsa, che legge all’ombra e inciampa sul marciapiede, che protegge la gonna dal vento e che scruta il nulla. Come solo loro sanno fare.
Le donne, insomma.
Quelle che, in un modo o in un altro, “sono tutte femmine un giorno e poi madri per sempre, nella stagione che stagioni non sente”.

Poi, stamattina (grazie Pierpa’), a proposito di donne e di dediche, è venuta fuori Adius di Piero Ciampi, che a differenza della prima, almeno nel concetto, abbiamo tutti, nessuno escluso, dedicato a labbra che non ne hanno più voluto sapere.
Allora sì, ”sai che cosa ti dico? Vaffanculo. Te, gli intellettuali e i pirati”.

martedì 21 settembre 2010

We need a leader to follow

Io seguii il suo culo, che ondeggiava, mulinava e cantava, e chiedeva di essere liberato dalla gonna, quel culo che chiedeva la liberazione di quell'elettricità che viene dalle ghiandole dell'uomo - quell'elettricità puzzolente che continua a mandare avanti la bruttezza della specie attraverso l'inutilità dei secoli.
Io lo seguii, come avevano fatto quelli che erano venuti prima di me.


da Niente canzoni d'amore - Charles Bukowski, 1990

domenica 12 settembre 2010

Al matrimonio

- Cirello: "Eeeeh, Santa Gianna Beretta Molla non manca mai!"
- Il ragno: "Sì, sì...ma chi cazzo è?!?"

martedì 7 settembre 2010

Di nuovo

Pare sempre difficile lasciarsi il mare alle spalle, soprattutto quando c’hai passato così tanto tempo insieme e di fila, senza pause e dormendo poco, con la sabbia nel ruolo di lenzuolo. Ma alla fine succede, a settembre. E’ da un po’ che non si scappa da questa consuetudine. Dalle mie parti sono sei anni. Un’estate che diventa sinonimo di agosto. Pure da sei anni. In cui ci si continua a prendere per il culo dicendosi di ripartire, ben sapendo che per farlo dovresti essere per lo meno partito.

Non me ne volete male dai, è normale un po’ di malinconia adesso, ora che mi chiedo senza risposta cosa mi facciano gli odori e i colori di questo primo periodo di brividi ai piedi, se l’effetto di Madame George di Van Morrison o di Movin’ Cruisin’ dei fratelli Carmelo e Michelangelo La Bionda.

In ogni caso è stato difficile andare avanti senza cd, chissà come saranno stati tutti da soli, con la sola luce a filtrare dalla serranda. Senza illuminare alcun corpo che balla.
Però gli amici sono stati qui per tutto il tempo, a parte il pingue andato via troppo presto perché il lavoro, come spesso accade, invece di nobilitare, allontana e basta.
La prima estate senza Lorenzino sotto la palma 3b ma con la capitaneria sempre presente. Anche se solo all’orizzonte. Come un fantasma che spaventa i bambini con la palla. Bello scambio di merda. Infame. Tipico della vita, direi.
Un’estate di birra e di sabbioni incredibilmente sempre vinti, e da noto difensore fabbro, senza mai segnare, conscio da tempo che no, non è vero un cazzo che un gol salvato equivale ad uno fatto. O meglio, per me lo è. Ma vallo a spiegare agli altri.

Un’estate che, al solito, mette le ali ai pensieri. E di riflesso insegna.
Tipo che portare rancore è solo una perdita di tempo.

giovedì 2 settembre 2010

Alboreto is nothing

La frase dell’estate (pronunciata durante un 5 contro 5 Pescara/Milano sulla sabbia rovente delle 2 di pomeriggio) è di tal Ercole, dopo un’entrata del buon Lollo - a onor del vero, a protezione della palla - che per i nostri standard (“o ragà, giochiamo piano ché questi sicuro rompono il cazzo”) equivaleva ad un massaggio morbido.
La risata, con i volti di quelli “ma vid’ addo cazz a da j!” è rimasta sotto i baffi, però, sarà che ci capito sempre di mezzo io, ma pare proprio che lo facciano appositamente, così, giusto per alimentare lo stereotipo del cumenda.
Per la cronaca, è finita 3a1 (il gol preso per una papera clamorosa del greco acquisito Placo). Con due azzoppati tra i lombardi:

“Uè ragazzi, ma non si può mica giocar così! Io tra una settimana devo andare a Dubai per lavoro!”

lunedì 2 agosto 2010

Un fischio (non solo per Drusilla)

E' che ogni tanto, come sapete, mi fermo a leggere i necrologi sui giornali. Forse per capire qualche cosa che non si capirà mai.

Oggi, dove il sole faceva compagnia alla mia schiena, pochi metri dopo la battigia, un'anima che non dimentica salutava così la sua parte andata via per sempre.
Ed è stato piuttosto strano leggerla con dei pargoli coperti di sabbia bagnata proprio dove le telline mettono su la loro tenda. Per poi spostarla con l'arrivo dell'onda successiva.

Avevamo studiato per l'aldilà
un fischio, un segno di riconoscimento.
Mi provo a modularlo nella speranza
che tutti siamo già morti senza saperlo.


(da Xenia I - Eugenio Montale)

giovedì 29 luglio 2010

Ottima

oh
to cry
not any cry
so mournful that
the dove just laughs
the steadfast gasps


(da Beneath the Southern Cross, in Gone Again - Patti Smith, 1996)

Avevo bisogno di riscatto dopo l'anno scorso tra sedie di plastica e imbecilli che strillano "seduti!" sotto gli occhi imbarazzati di chi imbraccia la chitarre sul palco.
E sono stato accontentato.
Perché era particolarmente in forma ieri sera. Col sorriso e le canzoni dimenticate e ricominciate, la luna di guardia al teatro, le dediche a Nanda e Pierpaolo con te in piedi a due passi dai quei capelli luridi che ti buttano addosso quella sensazione mai fastidiosa di sentirsi un po' a casa e credere davvero nella possibilità di ritrovarsi in spiaggia tutti insieme con una chitarra in più, nel frattempo a riposare nel bagagliaio della brizzolata in attesa delle mani sapienti di Johnny, ormai anche armato di armonica.

E poi, al solito, quando parte questa, non posso fare a meno di chiudere gli occhi e far squagliare i brividi.

lunedì 26 luglio 2010

E Nina mò la chiameno "Nelly"

Il fatto che tutti voi siate a conoscenza dell'esistenza di queste due, ormai diventate una sorta di simbolo - settimanale - della romanità (e qui potrei aggiungere "me cojoni"), è già di per sé un fatto interessante e in qualche misura esplicativo di parecchie cose. E quindi, per la vostra gioia, potrei fermarmi qui. Invece no.

Perché, l'altra sera, su DA DA DA (programma estivo Rai che mescola, a tema, fior di repertorio televisivo e cinematografico nazionale) ce n'erano altre due. Di romane, dico.

Ora, niente da dire sulle prime due ragazze, anzi, sono tra quelli che "me fanno taja'", è solo che mi prende sempre un magone quando vedo ste cose, tipo le - prime - pagine dei giornali e i telefonini che le fotografano all'entrata in spiaggia, lì al "fabberbicce", nei giorni successivi.
Insomma, quel meccanismo ormai logoro e noioso e ben collaudato che caratterizza 'sto mondo, più volte ripreso da varie latitudini su queste pagine.

Morale abbastanza triste e scontata direte voi, ma che volete, al solito m'è venuto naturale scuotere la testa e pensare semplicemente che, un po' come per il bufalo e la locomotiva, "la differenza salta agli occhi". E insomma.

Magari ne riparleremo quando verrà loro assegnata qualche carica istituzionale.

giovedì 22 luglio 2010

Cominciò così

E chi, chi sarà mai
il buttafuori del sole
chi lo spinge ogni giorno
sulla scena alle prime ore.


(da Cantico dei drogati, in Tutti morimmo a stento – Fabrizio De Andrè, 1968)

Anni fa, capitava che le agenzie di eventi e simili venissero a chiedere addetti alla sicurezza nella palestra di Riccardo.
Fu quello il mio primo lavoro, ben prima che imparassi a portare piatti e aprire bottiglie e un altro paio di cosucce (un giorno, nel risvolto in terza di copertina, quello della mia biografia, ci sarà una frase del tipo "ha svolto diversi mestieri prima di..."). Quarantacinque mila lire a servizio, niente di che, ma di birre ce ne uscivano parecchie.

Quell’estate, in piazza 1° maggio, dietro alla nave di Cascella (sì, proprio lui, lo stesso del mausoleo funebre in casa di mister B.), erano in programma i campionati italiani di beach volley, e a parte qualche turno di giorno con di fianco un paio di transenne e la compagnia saltuaria di qualche hostess, passai il periodo in notturna, con la collaborazione di Gianluca nei fine settimana.
Non è che si facesse molto a dir la verità, alla fine c’era ben poco da sorvegliare, qualche decina di palloni più l’attrezzatura audiovisiva, tutto peraltro “blindato” in un paio di gazebo, che va beh, non è che fossero l’emblema dell’inaccessibilità direte voi. Infatti sì, dico io. Ma insomma, non era mio compito decidere come e dove.
Una sera, proprio a cavallo del cambio turno, un manipolo di ragazzotti riuscì a fregarci da sotto il naso le bandiere issate sulle tribune che davano le spalle al mare. Capimmo subito e il mattino seguente, non prima di un'abbondante colazione da Camplone, io e Stefano (il mio equivalente diurno) recuperammo il malloppo senza troppa difficoltà, anche perché quei furbastri avevano avuto la bella idea di lasciare la refurtiva sotto il proprio ombrellone, lì accanto, da Aurora, il primo stabilimento continuando verso nord.

Insomma, da qui a rimanere svegli e vigili tutta la notte ne passava, allora ad una certa ora, quando gli infradito abbandonavano lo struscio serale rivierasco e le partite di risiko – organizzate, con notevoli dosi di birra, sul palco che la mattina seguente sarebbe stato dello speaker – decretavano la vittoria di una qualsiasi armata, ci si addormentava sui lettini griffati Lido, prima che il raggio meno timido decidesse di bussare sulle palpebre.
E vedere quel disco rosso arancio come rame forgiato a caldo stiracchiarsi e sbadigliare e socchiudere gli occhi prima di scaldare i brividi, era ed è sempre una cosa nuova, di cui ci si fida senza il timore di chi almeno una volta nella vita ha lasciato l’amore dentro abbracci sbagliati.

Tutto questo per dire (come tempo fa) che in questi ultimi giorni, per dovere o piacere, ho più volte condiviso con l’orizzonte delle acque quei minuti sospesi. E che ve lo dico a fare, non si spiega proprio. Forse, al solito, è tutto merito dal mare. E che se sei nato a est non puoi che pensarla così. O forse no.
Ma queste, sono solo chiacchiere. In quei momenti si sta zitti.

sabato 10 luglio 2010

Sempre a proposito di eroi

Mi chiedevo che fine avesse fatto il blog "Zitto zitto, piano piano", del quale trovavate un collegamento qui a sinistra. Fino a ieri.
Così ho scritto una mail al suo creatore, Astutillo Smeriglia, chiedendogli i motivi della chiusura. Questa la risposta:

"Ho dovuto ucciderlo, parlava troppo. Altro che zitto zitto."


Allora tolgo il morto e lo sostituisco con uno vivissimo che non ha bisogno di presentazioni. Al punto che gli regalo anche la mia di pagina.
Non mi sento di aggiungere altro (dall'ultimo post di Spinoza):

Marcello Dell’Utri condannato a sette anni per i suoi rapporti con la mafia. Vergognoso: non sono neanche la metà di quelli che stiamo scontando noi per lo stesso motivo.

Dell’Utri sarebbe stato il referente al nord di Cosa Nostra fino alla fondazione di Forza Italia. Poi manco una cartolina.

Pare che il senatore intrattenesse rapporti con mafiosi molto influenti. E anche in Sicilia conosceva dei boss.

Molti quotidiani hanno titolato “Ridotta la condanna a Dell’Utri”. Che è un po’ come titolare “23 maggio 1992: danneggiata l’autostrada Palermo-Capaci”.

Minzolini fa montare un servizio su Dell’Utri riuscendo a non pronunciare mai la parola “condannato”. Questa volta doveva esserci di mezzo una scommessa.

(Al Tg1 hanno parlato così bene di Dell’Utri che ho pensato fosse morto)

Dell’Utri: “Berlusconi avrebbe voluto testimoniare a mio favore, ma gli sconsigliai di venire in tribunale”. Per un processo così importante neanch’io vorrei uno all’esordio.

L’appello riduce di due anni la pena di Dell’Utri: esulta Capezzone, appena tornato dai festeggiamenti per il pari con la Nuova Zelanda.

Ora si attendono le motivazioni della sentenza. Da Dell’Utri.

lunedì 28 giugno 2010

Il tempo crea eroi

"Con le mani sporche di allegria
i bambini giocano coi sassi della via
ed i vecchi invecchiano davanti alla tivù
con la pipa ed uno scommettiamo in più.

Ed avanti ancora tra la nebbia e la follia
ed in tasca la democrazia
e alla gente povera rimanga l'onestà
a vantaggio di chi non ce l'ha
che comunque può comprarsela."


(da Ed il tempo crea eroi, in Ma cosa vuoi che sia una canzone - Vasco Rossi, 1978)


ROMA - Sarà emessa domani mattina la sentenza nel processo d'appello a carico del senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. La lettura del dispositivo è attesa tra le le 9.30 e le 10. Lo ha annunciato la cancelleria della seconda sezione della Corte di Appello di Palermo per consentire alle parti di assistere alla lettura del verdetto. Per Dell'Utri, condannato in primo grado a 9 anni, il procuratore generale Antonino Gatto ha chiesto 11 anni di reclusione.


Comunque vada a finire non riesco a togliermi di dosso un sentore di sconfitta. Per questi vent'anni. E per i figli che hanno lasciato.

martedì 22 giugno 2010

Bivacchi di fuochi

Qualche tempo fa stavo rileggendo alcune testimonianze di amici e persone che avevano lavorato con Carmelo Bene.

Tipo quella del fotografo Sandro Becchetti, che gli chiese perché amasse così incondizionatamente le donne.
Avevo deciso di scriverci su, poi alla fine mi son detto che no, era sufficiente (ma va?) la risposta di Carmelo:

"perché sono la cosa vivente più vicina alla morte."

lunedì 21 giugno 2010

La senti questa voce

Solo per dire che mentre il Brasile se la divertiva per i prati, su Rai1 scendeva in campo l'11° edizione di Una Voce per Padre Pio.
Presenti fuoriclasse del calibro di Albano, Ivana Spagna, il principe Emanuele Filiberto di Savoia (che "ha raccontato della devozione della Regina Maria Josè di Savoia per il Padre di Pietrelcina"), Jenny B e Marco Carta.

In conduzione la saggezza tattica di Massimo Giletti.

lunedì 14 giugno 2010

Double B

Il fatto è che si dorebbe parlare solo della promozione dei biancazzurri, che dopo tre anni tornano nel "calcio che conta", frase tuttora incomprensibile allo scrivente.

Poi succede che tutto passa inevitabilmente in secondo piano quando, a sera, ti rendi conto di trovarti sul serio di fronte ad una leggenda, letteralmente. Senza scomodare l'abusivismo di Gianni Minà.
La band - ad occhio e croce tutti fenomeni ben prima della sopraggiunta vecchiaia - lo aspetta passandosi la palla al volo, per dieci minuti buoni, spesso di tacco. E poi arriva lui, con l'andatura in-decisa di chi a 85 anni ne ha viste parecchie, dai campi di cotone fino ad influenzare praticamente chiunque grazie alla sua Lucille.

E non so, del papa non me ne può fregare di meno, ma la sensazione è quella di essere in mezzo a piazza san pietro nella remota possibilità che si avveri la profezia dei Pitura Freska.
E da seduto le gambe non servono più. Bastano le mani. E avanzano.

In realtà finisce che suoni più la band di lui ma poco importa, perché ogni fraseggio pare un cuscino.
E chissà, forse il primo a dire che "i neri hanno il ritmo nel sangue", l'ha fatto dopo aver visto un concerto di B.B. King.

giovedì 10 giugno 2010

Forza azzurri

Il ddl sulle intercettazioni è dunque passato al senato.
Ma cosa volete che ce ne importi, stanno per incominciare i mondiali e la nazionale, notoriamente, dà il meglio nei momenti difficili.

Su tutti, da leggere l'articolo di quei comunistacci dell'Economist, equilibrato quasi come non mai. E che finisce così, giusto per dire che basterebbero poche righe per continuare a sostenere che "finché li cerco io, i latitanti sono loro":

“Un giudice antimafia siciliano ha detto che nessuno dei due grandi ‘capi dei capi’ di Cosa Nostra arrestati sarebbe finito in carcere se questa legge sulle intercettazioni fosse stata in vigore all’epoca degli arresti. Un monito che i legislatori italiani dovrebbero prendere più seriamente del diritto di Berlusconi ad avere una vita sessuale privata“.

AGGIORNAMENTO

Alcuni casi che non potremmo più sapere
(qui nel dettaglio, da La Stampa):

- Mafia, nulla su Ciancimino e addio a Gomorra

- La «cricca», tre anni per far emergere gli affari sui grandi appalti

- Furbetti del quartierino, le imprese di Ricucci e la caduta di Fazio

- Caso Scajola, addio alle notizie sulla casa con vista sul Colosseo

- Protezione civile, le discutibili amicizie di Bertolaso

- La caduta di Prodi, dopo le telefonate di Lady Mastella

- Lo scandalo escort, inutilizzabili i nastri della D'Addario

- Il caso Minzolini, le pressioni sul Tg1 e l'Authority

- La morte di Cucchi, le foto del pestaggio non le avreste viste

- Le dimissioni di Saccà, c'erano una volta le veline raccomandate dal Cavaliere

- Rignano Flaminio, nessuno spazio ai dubbi sulle violenze

altri ancora (da Repubblica)

mercoledì 9 giugno 2010

Normalmente sono brave

Invece Claude...be', con Claude c'era sempre un certo riserbo, anche quando si ficcava sotto le lenzuola accanto a te. E il suo riserbo offendeva. Chi vuole una puttana riservata!
Claude era persino capace di chiederti di voltarti, quando si accosciava sul bidet. Errore! Un uomo, quando brucia di passione, vuol vedere; vuol vedere tutto, anche come fanno a pisciare. E anche se è molto bello sapere che la donna ha un cervello, la letteratura che emana dalla carogna di una puttana è l'ultima cosa che conviene servire a letto.
Germaine era nel giusto: era ignorante e lussuriosa, metteva nel lavoro il cuore e l'anima. Era puttana dalla testa ai piedi, e questa era la sua virtù!


da Tropico del Cancro - Henry Miller, 1966

giovedì 3 giugno 2010

Deserti di diamanti

Was a big high wall there that tried to stop me
A sign was painted said: "No trespassing"
But on the back side it didn't said nothing
This land was made for you and me.


(da This Land is Your Land - Woody Guthrie, 1940)

Ammesso e non concesso che Bossi, con le sue farneticazioni sulla cosiddetta “famiglia trasversale” (minuto 8:38, il 20 marzo scorso a Roma, in quella magnifica recita da scuola elementare privata del pudore), volesse intendere quello che ho capito io, confesso che il mio lato trasversale – o se fossi donna, più semplicemente diritto – si concederebbe volentieri a quest’uomo qui.

Grezzo e "boro" (lassatece passà, semo romani) quanto vi pare, ma che volete - e qui torna a parlare il mio lato classico, quello non sghembo per intenderci - a me le donne con i tacchi, non me ne vorrà Bukowski, non sono mai piaciute.

sabato 29 maggio 2010

Dennis

- "La sua mente è lucidissima, ma la sua anima è matta."
(da Apocalypse Now - Francis Ford Coppola, 1979)

- "Voglio scopare tutto quello che si muove."
(da Velluto Blu - David Lynch, 1986)

- GEORGE: "Lo sai… Una volta questo era proprio un gran bel paese… e non riesco a capire quello che gli è successo…"
- BILLY: "Beh, è che tutti hanno paura, ecco quello che è successo. Noi non possiamo neanche andare in uno di quegli alberghetti da due soldi… voglio dire proprio di quelli da due soldi capisci…credono che si vada li a scannarli o qualcosa. Hanno paura!"
- G: "Sì, ma non hanno paura di voi. Hanno paura di quello che voi rappresentate."
- B: "Ma quando! Per loro noi siamo solo della gente che ha bisogno di tagliarsi i capelli."
- G: "No! Quello che rappresentate per loro è la libertà."
- B: "Che c’è di male nella libertà, la libertà è tutto!"
- G: "Già… sì, è vero, la libertà è tutto d’accordo, ma parlare di libertà ed essere liberi sono due cose diverse. Voglio dire che è difficile essere liberi quando ti comprano e ti vendono al mercato. E bada a non dire mai a nessuno che non è libero perché allora quello si darà un gran da fare a uccidere e massacrare per dimostrarti che lo è. Ah certo, ti parlano e ti parlano e ti riparlano di questa famosa libertà individuale, ma quando vedono un individuo veramente libero allora hanno paura."
- B: "Eh! La paura però non li fa scappare!"
- G: "No, ma li rende pericolosi."

(da Easy Rider - Dennis Hopper, 1969)

A dormire

C'è una luce che non si spiega. Bene così.

lunedì 24 maggio 2010

It suddenly took flight

Complice la prima uscita in infradito (proprio poco prima della - ultima? – pioggia), rinvigorito dai piedi neri, avevo deciso di mettere a posto stanza, a cominciare dalla scrivania, un luogo al limite tra l’assediato Distretto 13 di Carpenter, lo stomaco di un qualsiasi studente dopo la propria festa di laurea e My name is Mud dei Primus.

Al primo minuto, sulla fascia destra, dietro un’anonima bottiglia di Montepulciano (vuota, se c’è bisogno di dirlo) ho trovato un appunto, virgolettato, preso al volo su di un foglio strappato ma ancora vergine.

Ora, la storia è effettivamente vecchiotta, però voglio raccontarla comunque, anche perché ne ignoravo la sceneggiatura: quella di Fernanda Pivano che chiede a Pavese la differenza tra letteratura inglese e americana, con Pavese che le presta Spoon River come risposta.

Succcede poi che Nanda, sulla via del ritorno, apra il libro a caso. E capita che bastino due righe:

mentre la baciavo con l’anima sulle labbra,
l’anima d’improvviso mi fuggì.


Erano i versi finali di Francis Turner.
Il mio appunto.

La bimba avvolta dal cappotto era cresciuta.
La mia scrivania invece, è tuttora lontana dal capirci qualcosa.

lunedì 17 maggio 2010

Portatemi Dio

In radio è stato un omaggio lungo una mattinata, durato per me (costretto in macchina) un'oretta e mezza, il mastodontico tempo - con il traffico delle 8 di mattina (ma come cazzo fanno a farlo ogni giorno?) - necessario per arrivare dal pigneto in zona villa Pamphilj passando per il Gianicolo.
Ad un certo punto, con la degenerazione chiaramente ad un passo, in radio dico, si è iniziato a immaginare cosa farebbe dio alle prese con le situazioni di tutti i giorni, tipo "dio in fila alle poste" o "dio al salumiere che si fa preparare una rosetta col salame milano".

Arrivati a "dio in mezzo al traffico di Roma", il saggio dj ha deciso di mettere un pezzo.
Allora chissà se il buon James avrà finalmente acchiappato sto diavolo di arcobaleno.

Ronnie James Dio (Portsmouth, 1942 - Houston, 2010)

lunedì 10 maggio 2010

Un papillon di seta blu

Ogni tanto fa bene dimenticarsi i cd a casa, così in macchina non puoi far altro che accendere la radio per evitare il silenzio al sapore di monossido.

Ieri è partita questa, dal nulla, o più probabilmente dalle acque che scorrevano sotto. Insieme agli umori che galleggiano dolcemente lasciandosi cullare.

Una meraviglia.

lunedì 3 maggio 2010

Genio!

Non so quanti di voi siano fanatici di Boris, in ogni caso non è mai troppo tardi per diventarlo (tutte le puntate si trovano in streaming). Fanatici, dico.

La prima volta in cui ho ascoltato questo monologo, ero - con altri intellettuali - al Circolo degli Artisti (per i non romani, è semplicemente un locale), durante la serata evento in cui sono state proiettate, nel delirio da corrida, le ultime due puntate della serie. Ma nonostante il tifo da stadio, è tutto parso subito piuttosto chiaro.

Allora ecco qui quello che considero il testamento della serie, in forma di svelamento, di confessione spassionata e rassegnata di ciò che è nato dal passato (visto che tempo fa, nei commenti di queste pagine, si parlava di berlusconismo) e del presente. E di quello che continua a maturare da esso.

C’è lo dice uno degli sceneggiatori (in chiaro omaggio ad Igor di Frankenstein Junior - Mel Brooks, 1974), che in mezzo al resto ci vomita ancora una volta addosso il motivo per il quale cose del genere non verranno mai trasmesse dalle televisioni cosiddette generaliste in perenne Sindrome di Stoccolma, ostaggio di elise di rivombrose e padri pii 27 - la vendetta.
Le stesse che si ostinano da anni (basta guardare gli orari di messa in onda) a considerare I Simpson (e simili) cartoni animati per bambini.

Il testo è qui sotto (giusto perché lo scritto, a volte, dà forza e evidenzia le immagini, non viceversa), il video, invece, è di qua.

[…]
SCENEGGIATORE - "Vedi Renè, in rete considerano Occhi del Cuore acqua passata. Senza sapere esattamente cosa vogliono, blaterano sempre di futuro. E Occhi del Cuore è il passato."

RENE' FERRETTI (il regista) - "Cioè?"

S - "Renato, svegliati! Serve un qualche cazzo di futuro!"

RF - "No, guarda, ci sono già cascato nel futuro, eh!?! Non mi fido del futuro."

S - "Ma non il futuro di Medical Dimension - che è una gran cazzata - io parlo della locura Renè. La locura! La pazzia, che cazzo Renè! La cerveza…la tradizione… o merda, come la chiami tu…ma con una bella spruzzata di pazzia.
Il peggior conservatorismo che però si tinge di simpatia, di colore, di paillettes. In una parola: Platinette.

Perché Platinette, hai capito, ci assolve da tutti i nostri mali, da tutte le nostre malefatte: sono cattolico ma sono giovane e vitale perché mi divertono le minchiate del sabato sera, è vero o no? Ci fa sentire la coscienza a posto Platinette! Questa è l’italia del futuro, un paese di musichette mentre fuori c’è la morte!

E’ questo che devi fare tu, Occhi del Cuore sì, ma con le sue pappardelle, con le sue tirate contro la droga, contro l’aborto ma con una strana, colorata, luccicante frociaggine. Smaliziata e allegra come una cazzo di lambada! E’ la locura Renè, è la cazzo di locura, se l’acchiappi hai vinto!"


RF - "Ci sto. Non so che cazzo stai dicendo ma ci sto."

venerdì 30 aprile 2010

Credere Obbedire Combattere

Da qualche giorno, in varie zone di Roma, sono stati affissi manifesti per ricordarci il secondo anniversario dell’elezione a sindaco di Giovanni Alemanno detto Gianni.

Nel manifesto campeggia ovviamente la faccia fiera del suddetto con in basso la seguente scritta:
ROMA ALL’ATTACCO.

Essendo piuttosto ottuso, ho impiegato del tempo a capirne il significato, poi ho avuto l’illuminazione: era semplicemente un consiglio a Ranieri. Domenica parte l’offensiva contro il territorio occupato dall'esercito parmigiano. Totti, Vucinic, Cerci, Menez, Batista e Toni. Tutti dentro. Con libro e moschetto.

martedì 20 aprile 2010

Perduto nella pioggia

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.

Cosí li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.


Cesare Pavese, 20 marzo 1950

sabato 17 aprile 2010

Sbirulino

E' che poi uno sta sempre a farsi domande sulla sincerità dei sentimenti e dei rapporti umani in genere, dove a volte è più facile dire le cose piuttosto che crederci sul serio. A volte.

Insomma, alla fine non volevo scrivere nulla di tutto ciò, ma la mia perenne voglia di cercare un motivo per piangere mi ha portato - al solito, direi - a vedere le immagini di Sandra Mondaini durante il saluto terreno al marito. Anzi, un qualcosa di più che si cristallizza nell'imparare "che è difficile sopravvivere a quelli che sono morti" (da Solea - Jean-Claude Izzo, 1995). Ammesso che già non si sapesse prima.
Pensavo di non scrivere alcunché, dicevo, poi mi ha fatto cambiare idea quella donna. Con il volto di chi si sente e vede ancora vivo. Ma con l'aria di chiedersi perché.

mercoledì 14 aprile 2010

Vagli a spiegare che è primavera

In breve, la notizia è questa:

un anonimo imprenditore di Adro, in provincia di Brescia, ha saldato il debito contratto da alcune famiglie del paese con la mensa della scuola che era costato l'esclusione di alcuni bambini dai pasti. L'imprenditore ha scritto una lettera nella quale critica i suoi concittadini e soprattutto la politica.

La lettera che accompagnava il denaro è questa qui.

Dal canto mio, ad una prima lettura posso solo dire di non essere d'accordo con questo passo:

Io sono per la legalità. Per tutti e per sempre. Per me quelli che non pagano sono tutti uguali, quando non pagano un pasto, ma anche quando chiudono le aziende senza pagare i fornitori o i dipendenti o le banche.

No, non sono tutti uguali manco per il cazzo.
Se in "quelli che non pagano" si vuole buttar dentro anche chi ruba per necessità, allora non ci sto, perché (fermo restando che è più difficile essere delinquente che poliziotto) sono convinto da un tempo sufficientemente lungo per non farmi cambiare idea, che sia "un delitto il non rubare quando si ha fame".

martedì 13 aprile 2010

"La parte direi della canzone"

Va bene, potrei risultare tedioso con sto fatto della primavera e di quello che si porta dietro. In termini di pensieri lubrichi (aggettivo che mi è sempre stato simpatico, fin dal tempo de I fichi - min 8e43), intendo.

Quest'oggi, ad esempio, è toccato a San Lorenzo e Centocelle, dove pancia spalle gambe e il resto, viaggiavano senza copertura alcuna.
Se poi dalle cuffie parte questo pezzo proprio nel momento in cui appare un qualcosa che in futuro potrebbe regalarti un torcicollo, vuol dire che il caso ci vede meglio di me. Anche se in questa stagione me la gioco con chiunque. Nonostante la perenne mezz'asta (degli occhi, che avevate capito?).

lunedì 12 aprile 2010

Riassunti

Ieri pomeriggio, tra un seme d’erba cipollina, uno di prezzemolo e un altro d’origano (che non cresceranno mai, vista la pioggia che sta affogando il sole), si commentava la notizia letta all’interno della pagina dedicata all’esposizione, pardon, ostensione, della sacra sindone nel duomo di Torino.
Una frase, una sola, che a pensarci bene, riesce in maniera terrificante a fare un sunto degli ultime decenni - o forse secoli - di storia d’Italia e del mondo
(da La Repubblica di domenica 11 aprile):

All’anteprima per “vip”, ieri mattina alle 8.30, si è presentato Luca di Montezemolo, una visita in solitaria assieme alla moglie e ai figli.

venerdì 9 aprile 2010

Referendum

Volete voi che sia vietata l’insana abitudine insediatasi negli ultimi tempi nell’essere umano di sesso femminile, di indossare qualsiasi genere di pantalone dentro qualsiasi genere di stivale?

Io voto sì. Non ne posso più di vedere piedi e polpacci soffocati in abbracci non voluti. (Almeno) dalla primavera esigo nudità. In infradito.

giovedì 8 aprile 2010

Grazie Nina

Classica situazione di morte apparente sul divano. Ieri sera, dico.
Mi alzo e raggiungo camera. Metto a posto i panni ammucchiati sul letto (che poi, specie di notte, vuol dire ammucchiarli da un'altra parte, tipo sulla sedia rossa). "No superpuzzola, non ho voglia di giocare adesso. Va bene, va bene. Vieni qua e fammi sentire quanto c'hai umido il naso...sì, sì...tanti baci."
Senza un perchè mi sento di nuovo vispo. Potrei guardare un film, penso. Qualche mese fa ho scaricato Oltre il giardino (Hal Ashby, 1979), è un po' che voglio rivederlo. Lo ricordo geniale e anche - o forse sempre - specchio di questi tempi. Mi siedo e illumino la mela. Poi penso che la sveglia suonerà alle 8e16. Faccio due conti e non ho voglia di dormire 3 ore. Decido di cazzeggiare sul tubo nella speranza - dubbia - che il cazzeggio possa durare meno del film.
Così arriva l'illuminazione sotto forma di Suzanne nella versione di Nina Simone. Magnifica. Come quell'ugola di tizzoni ardenti. Ribussa la tranquillità. E dormo da dio.