lunedì 26 gennaio 2009

Mi serve un polverizzatore Thompson (3)

- Nel vasto programma di eternità mi fa piacere notare come continuino a non mancare figli con improbabili nomi di cantanti di tango: Matteo Ferrari (5 da centrale, 6 da terzino) e Aida Yespica (8 da dietro, 7= da davanti) hanno optato per Aron. La maggioranza, intanto, sta.
- A detta di molti studiosi, l’ormai famoso crocefisso ligneo attribuito a Michelangelo non è di Michelangelo. Appena saputo che l’ultima opera del Buonarroti (Argan mi fa una pippa) venne venduta per oltre 10 milioni di euro (nel 2001), il ministro e poeta (in prosa) Sandro Bondi (3,5) non ha voluto sentire ragioni: quando lo ribecca un Michelangelo a soli 3 milioni di euro? Subito dopo, secondo i “soliti ben informati”, pare che Schifani abbia chiamato il collega per complimentarsi riuscendo persino a vendergli un dipinto del noto maestro Splinter in chiusura di telefonata.
- Pamela Anderson (sei brava sei) invita le autorità indiane a sterilizzare i cani randagi anziché ucciderli: “I cani non possono usare i preservativi”. Appresa la notizia, Pratibha Patil ha commentato: “Ma va?!?”. Bondi ha chiosato: "Perchè?"
- Ladri in casa Buffon. “Forse è opera di una banda di ladri dell’est”, gli investigatori (da non confondere con gli investigavacche) sembrano aver pochi dubbi: a quanto pare, il “succhiello” – una specie di vecchio trapano a mano – lo usano solo quelli lì. Adesso vado a Porta Portese, me ne procuro uno, scassino due serrature e col cazzo che vengo sospettato.
- Lory Del Santo: "Non uso né sapone né bagnoschiuma.” (TgCom). Mmmmmmmh.
- Proseguono le inchieste d’assalto del Tg5 (la Cesara è sempre più in fase calante): l’altra sera, intorno alle 20e15, un Bob Woodward del biscione, ci informava come in un paesino del Veneto ci fosse un supermercato con ben 30 prodotti a prezzi scontatissimi, il tutto condito da interviste agli acquirenti. In fine di servizio pare sia stato tagliato il commento di un pensionato di Vigodarzere nei confronti della cassiera: “Dio can che tosa!”
- Per la gioia di grandi e piccini, Vendola e soci tornano a Chianciano (che la cittadina tutta abbia pietà dei nostri fegati) per sancire ufficialmente la separazione da Rifondazione e lanciarsi a capofitto nel nuovo soggetto politico denominato “Rifondazione per la sinistra”. Spiega Nichi: “Quello che presenteremo alle europee non è un nuovo partito, è solo una tappa.” A fare una previsone, tappa per tappa, il partito, a fine tour, si chiamerà “Nuova fondazione delle fondamenta a partire dalle fondamenta di rifondazione comunista”. Tutto questo avverrà nel 2038. Mussi, in esilio nella sua Piombino, fonderà con altri nostalgici “L’ulteriore sinistra mancina post democratica”. Secondo Paolo Fox (2), la sinistra, bilancia, vincerà le elezioni nel giugno 2051. Urge cambiare muratori (da non confondere con i muravacche).
- Al direttore de "Il Giornale" Mario Giordano (2 alla voce, 2- al giornalista, 0 all’inventore di Lucignolo) non è piaciuto il primo discorso di Obama: “Scusate, ma non ce la faccio. Non riesco ad emozionarmi. Ce l'ho messa tutta, ve lo giuro. Niente da fare. Vedo intorno a me gente che va in sollucchero, fiumi di entusiasmo, commozione e fan scatenati. Sento parlare di «svolta globale», «evento epocale», «parole storiche» che «hanno segnato una nuova speranza per il mondo». […] Insomma. Ma dov'è la svolta globale?”. Giordano, forse, non ha fatto caso a quello che non era sfuggito persino al suo capo, allora provo a dirglielo io: Barack Obama è negro.
- «Dovremmo avere tanti soldati quante sono le belle ragazze, credo che non ce la faremo mai...». Se Berlusconi (ancora una volta impreparato) fosse un personaggio reale quanto Marsellus Wallace (8 al cerotto sulla nuca), affiderei la sua sorte a quest’ultimo, così, giusto per fargli capire la gra(e)vità di quest’affermazione, e magari sentirgliela ripetere nella cantina del negozio di Zed, insieme a due stronzi strafatti di crac con un paio di pinze e una buona saldatrice. "You hear me talking hillbilly boy?"
- Cronaca local calcistica. In bocca al lupo al nuovo presidente del Pescara, ai tifosi l’augurio di poterla sentire proferire chicche assolute come quella volta nel freddo di Roccaraso: “Chi vuole il prosciutto glielo taglio.”

mercoledì 21 gennaio 2009

Il conte Obama

Essendo in affitto, il canone RAI lo paga il padrone di casa.
Ieri avrei quasi voluto chiamarlo e dirgli di smetterla e attendere le guardie, come si dice qui.

Sì, perchè se una persona qualsiasi avesse voluto seguire in diretta il discorso per forza di cose epocale del neo presidente USA, si sarebbe dovuto sintonizzare sul canale 2 (come dice chi quei canali li ha visti nascere), ed esattamente - Dio o chi per lui ce ne scampi - con La vita in diretta, meraviglioso programma di approfondimento condotto dall'ex qualcosa Lamberto Sposini.

Ok, il giuramento ce lo spariamo per intero, poi inizia a parlare l'abbronzato di fronte a due milioni di persone, tra i quali un Cassius Clay ("La madre l'ha chiamato Clay? E io lo chiamo Clay!", conversazione dentro al barbiere ne Il Principe cerca moglie) in cappello stile Marlowe.
Passa davvero poco e il presidential speech viene interrotto e si torna in studio. Classici problemi di collegamento in stile mamma RAI? No, stavolta no, perché c'era un servizo imperdibile da mandare in onda. Su Patrizia de Blanck. Titolo (solita magnifica scritta che scorre in sovrimpressione): "I segreti della bella contessa."

sabato 17 gennaio 2009

L'ammainabandiera di Silvio

La morale: c’è sempre un emiro più emiro di te. Se il figlio prediletto Kakà si trasferirà nell’harem dello sceicco di Manchester, Berlusconi avrà applicato a se stesso il principio sul quale ha impostato la vita: ogni uomo ha un prezzo. Anche lui.

Finora quel principio lo aveva sperimentato sugli altri: non solo nel calcio, ma soprattutto lì. Quando scippò l’atalantino Donadoni all’Avvocato raddoppiando all’ultimo la già lauta offerta della Juve. Quando rapì il granata Lentini in elicottero per mostrargli un oceano di banconote. O quando, a furor di bigliettoni, sfilò alla Lazio la sua bandiera, Nesta, dopo aver giurato al meeting di Comunione e Liberazione che Nesta mai e poi mai.

Anche nel calcio Berlusconi ha sempre mostrato le sue due facce. Tradizionalista in famiglia, dove Baresi, Maldini e Costacurta alimentavano il culto feticista per le bandiere, quei giocatori che restano legati in eterno al club degli esordi. E spregiudicato innovatore in giro per il mondo, dove utilizzava l’arma infallibile del denaro per strappare gli scalpi migliori, senza alcun riguardo per i contratti firmati e le promesse fatte ai tifosi: nient’altro che carta da far scomparire dentro altra carta, quella luccicante dei suoi dobloni.

Era come uno di quei condottieri romani che, per conservare la civiltà a casa propria, si prestavano a essere i razziatori di quelle altrui. Finché non trovarono dei barbari più barbari di loro. Il barbaro di Berlusconi si chiama Mansour e sta per dargli 150 milioni di dollari in cambio della sua verginità di seduttore non seducibile. Una proposta impossibile da respingere e il premier, uomo pratico, finirà per accettarla. Ma sono sicuro che, nell’incassare l’assegno, per la prima volta in vita sua si sentirà invecchiato.


(da "Buongiorno", il blog di Massimo Gramellini - La Stampa on line, 17 gennaio 2009)

giovedì 15 gennaio 2009

Rimangono poche certezze

E' successo. Pensavo di essere rincoglionito e invece i miei occhi non si erano fatti ingannare una decina di giorni fa, ne ho da poco avuto la conferma via telefono da qualcuno che passava di lì, sull'asse attrezzato (che poi sarebbe la tangenziale) che porta da Pescara al resto del mondo. Non so perché né per quanto tempo ma posso dirvi con certezza che oggi 15 gennaio 2009 alle ore 1603, il mega cilindrone del cementificio era fermo.

lunedì 12 gennaio 2009

Mi serve un polverizzatore Thompson (2)

- Con l’addio di Bush (voto 3 di disprezzo) alla casa bianca, ci saluta anche The Great Moment in Presidential Speeches, una delle migliori rubriche del David Letterman Show (7): nell’ultima puntata si vede l’ormai ex presidente durante una conferenza mentre farfuglia a proposito di una nuova tecnologia che permetterà agli uomini di comunicare a distanza.
- Il premio “Miglior figura di merda del 2009” è assegnato sin da ora a Luca Carboni che, nella piazza centrale di Pescara gremita (non troppo per la questura) per il concerto di capodanno, ha donato ai presenti un augurio che non dimenticheranno facilmente: “Buon anno Pesaro!”
- Per la rubrica, “Le migliori cose da chiedere ad un barista”, entra di prepotenza in top ten la richiesta di una signora preoccupata per la sua diuresi: “Mi darebbe una bottiglietta di acqua oligominerale?”
- Massiccia campagna pubblicitaria di Burger King (2 al mondo dei fast food, 8 alla proposta): un panino omaggio, il nuovo "Angry Whopper", a chi cancellerà 10 amici virtuali dalla sua pagina Facebook (in Italia negli ultimi cinque mesi passato da 572 mila utenti a quasi 5 milioni, +763%, allucinante). Prometto di aprirmi una pagina su Facebook quando Qua se magna, l’osteria sotto casa, farà la stessa cosa. Ma con un’amatriciana al posto del panino.
- «Chi è zio Pasquale?», domanda il pubblico ministero. «Pasquale Giampà», risponde il testimone, che è pure parte offesa. «È presente in quest'aula?». Il testimone alza il dito indice, lo punta verso l'uomo sistemato a pochi metri di distanza, fra i due avvocati difensori, e dice: «Sì, è lui». È la prima volta che accade in Calabria: una vittima del racket che accusa pubblicamente i suoi estorsori. Dai uagliu’ (10), ché questi si cacano sotto.
- Una straordinaria ovazione al Tg5 (4-), che ad inizio gennaio, decide di aprire il telegiornale con i bombardamenti israeliani su Gaza. Ma solo perché il collegamento con “uno dei più grandi outlet del nord Italia” risultava disturbato. Rossella (2), in compenso, è sempre elegantissimo.
- Nella tristezza (5=) da karaoke giapponese di Che tempo che fa dedicato a De Andrè (ieri sera su Rai3), ringrazio Gianna, Bubola&Bennato, Fossati e Capossela prima di dar le spalle del numero 4 a Lucio Dalla e prostrarmi davanti a Mauro Pagani e Cristiano De Andrè seduti con la stessa gamba accavallata proprio allo sbocco della mulattiera (9, da capocannonieri).
- Cronaca local-adriatica-calcistica: torna a La Palma (10 all’amalgama) l’ambito trofeo di natale sui temperati campi di Pescara2. Nulla da fare per Pacmania (5 alle maglie del CUS Chieti), piegata 7-6 in zona stracesarini.
- Voto 9 a mia madre, che alle ore 7:53 del mattino del 26 dicembre scorso, si produce in un sms che descrive a perfezione le mie feste natalizie: “La colazione è pronta.”
- Salute: dopo essersi mangiato sì e no 6000 Condorelli, mio padre (9) decide stoicamente di CONTINUARE la dieta.
- Paris Hilton (5-) mette a tacere le malelingue e risponde a chi fantastica sulle sue innumerevoli relazioni: "Sono andata a letto solo con due persone". In seguito si scoprirà che dalla frase riportata dalle agenzie era stato troncato il finale: “, ieri.”
- Secondo l’oroscopo cinese, il 2009 sarà l’anno del bue (8). Non si placano le proteste dell’asinello.
- "Siamo tra le popolazioni più scoppanti del mondo." (Callara, 27 dicembre 2008)

giovedì 8 gennaio 2009

Sempre alto sui naufragi

"...Sicuramente della morte. Non tanto la mia, che in ogni caso quando arriverà, se mi darà il tempo di accorgermene, mi farà provare la mia buona dose di paura, quanto la morte che ci sta intorno, lo scarso attaccamento alla vita che noto in molti nostri simili che si ammazzano per dei motivi sicuramente molto più futili di quanto non sia il valore della vita. Io ho paura di quello che non capisco e questo proprio non mi riesce di capirlo."
(Fabrizio De Andrè, speciale TG1, 1989)

Volevo ripercorrere la mia storia deandreiana, partendo da quella audiocassetta di Callara inizialmente snobbata, Il Viaggio, per arrivare ad ora, con Sogno numero due che rimbomba nella stanza. Poi ho deciso di fermarmi, altrimenti non sarei riuscito a farlo dopo.
Troppe facce e risa e occhi sudati. Troppe chitarre da suonare con sole due mani a disposizione.

Intanto continuo a sperare che qualcuno di nuovo ascolti le sue canzoni o una sua intervista e immediatamente capisca di aver sbagliato tutto, mentre non smetto di domandarmi perché quel pomeriggio dissi no al buon Labroz che mi chiedeva di accompagnarlo al concerto. Stupido che non sono altro.
Con estrema semplicità, credo che se ci fosse un po’ più di De Andrè in ognuno di noi, le persone, la vita, le relazioni e quant’altro cambierebbero faccia. Sì, son convinto che il mondo tutto andrebbe un tantino meglio.

Allora lascio parlare lui, con un’autorecensione in cui c’è tutto: la timidezza, il bruciore della voce, la poesia, l’onda nei capelli, l'ironia, una gamba poggiata sull’altra, l’utopia, la cura della lingua, gli eroi, l'amore, le dita con in mezzo una sigaretta, la curiosità, l’anarchia, quei quattro mesi, la capacità di entrarti dentro in ogni gesto e le maniche tirate su di quello che "precauzionalmente si considerava un cantautore".

"Certe volte mi sentivo inorgoglito, altre volte deluso, ma sempre in ogni caso un po’ vergognoso a vedermi quasi costretto a sfogliare le riviste specializzate per scrutare con un occhio quasi da lumaca, fuori dalle orbite, quale posizione avesse ottenuto in classifica il mio ultimo cosiddetto “prodotto discografico”, perché questo voleva dire che il disco in quanto funzione, oggetto di consumo, aveva assunto un’importanza superiore a quella delle canzoni per le quali viveva e nelle quali sinceramente mi sentivo di avere vissuto.
Mauro Pagani la pensava allo stesso modo, forse anche per questo motivo la reciproca stima, il progetto comune, il tentativo di ricondurre la canzone alla sua funzione primaria. Il canto ha infatti ancora oggi, in alcune etnie cosiddette primitive, il compito fondamentale di liberare dalla sofferenza, di alleviare il dolore, di esorcizzare il male.

Certo, le canzoni le abbiamo comunque registrate e da noi sembra con buoni risultati tecnici. Però penso che mai come nel caso di questo "Creuza de ma", di questa "mulattiera di mare", traduzione volutamente approssimativa per quanto desiderava essere descrittivamente precisa. Mai come in questo caso dicevo, il disco ha assunto una funzione molto ridotta rispetto alle canzoni di cui vive, diciamo pure la funzione che può avere la stringa nei confronti di una scarpa. O addirittura nei confronti di un mocassino.
Ci sono sicuramente altri motivi per cui si è deciso di fare canzoni di questo tipo, motivi tutti egualmente di rilievo e a cui sinceramente non riuscirei a dare un ordine di importanza. Ad esempio la scelta stilistica: una volta individuati gli strumenti etnici che - in quella che qualcuno ha voluto chiamare una piccola odissea - volevano ricondurci alle atmosfere del bacino del mediterraneo, dal Bosforo a Gibilterra, era necessario adottare ai suoni che tali strumenti riproducevano una lingua che ci scivolasse sopra e evocasse attraverso fonemi cantati - indipendentemente quindi dalla loro immediata comprensibilità - le stesse atmosfere che gli strumenti evocavano.
A noi la lingua più adatta era sembrata fosse il genovese, con i suoi dittonghi, i suoi iati, la sua ricchezza di sostantivi ed aggettivi tronchi che li puoi accorciare o allungare quasi come il grido di un gabbiano.

Di motivi che ci hanno indotto a scrivere di queste "ombre di facce", di queste "facce di marinai" a cui "la notte punta il coltello alla gola", di questi "emigranti della risata con i chiodi negli occhi", ce ne sarebbero ancora molti da esaminare. Meglio quindi passare a descrivere direttamente i personaggi, la tipologia umana raccolta nelle canzoni, un’umanità che sinceramente susciterebbe la mia e l’altrui ilarità se dovessimo vederla esposta nelle vetrine di una gioielleria del centro di una metropoli. Un campionario umano, al contrario, che bisogna andarsi a cercare "ne ‘a mondezza" come dicono a Roma, o "in tu rumentà" come si usa dire a Genova. Insomma, nella spazzatura."