giovedì 29 luglio 2010

Ottima

oh
to cry
not any cry
so mournful that
the dove just laughs
the steadfast gasps


(da Beneath the Southern Cross, in Gone Again - Patti Smith, 1996)

Avevo bisogno di riscatto dopo l'anno scorso tra sedie di plastica e imbecilli che strillano "seduti!" sotto gli occhi imbarazzati di chi imbraccia la chitarre sul palco.
E sono stato accontentato.
Perché era particolarmente in forma ieri sera. Col sorriso e le canzoni dimenticate e ricominciate, la luna di guardia al teatro, le dediche a Nanda e Pierpaolo con te in piedi a due passi dai quei capelli luridi che ti buttano addosso quella sensazione mai fastidiosa di sentirsi un po' a casa e credere davvero nella possibilità di ritrovarsi in spiaggia tutti insieme con una chitarra in più, nel frattempo a riposare nel bagagliaio della brizzolata in attesa delle mani sapienti di Johnny, ormai anche armato di armonica.

E poi, al solito, quando parte questa, non posso fare a meno di chiudere gli occhi e far squagliare i brividi.

lunedì 26 luglio 2010

E Nina mò la chiameno "Nelly"

Il fatto che tutti voi siate a conoscenza dell'esistenza di queste due, ormai diventate una sorta di simbolo - settimanale - della romanità (e qui potrei aggiungere "me cojoni"), è già di per sé un fatto interessante e in qualche misura esplicativo di parecchie cose. E quindi, per la vostra gioia, potrei fermarmi qui. Invece no.

Perché, l'altra sera, su DA DA DA (programma estivo Rai che mescola, a tema, fior di repertorio televisivo e cinematografico nazionale) ce n'erano altre due. Di romane, dico.

Ora, niente da dire sulle prime due ragazze, anzi, sono tra quelli che "me fanno taja'", è solo che mi prende sempre un magone quando vedo ste cose, tipo le - prime - pagine dei giornali e i telefonini che le fotografano all'entrata in spiaggia, lì al "fabberbicce", nei giorni successivi.
Insomma, quel meccanismo ormai logoro e noioso e ben collaudato che caratterizza 'sto mondo, più volte ripreso da varie latitudini su queste pagine.

Morale abbastanza triste e scontata direte voi, ma che volete, al solito m'è venuto naturale scuotere la testa e pensare semplicemente che, un po' come per il bufalo e la locomotiva, "la differenza salta agli occhi". E insomma.

Magari ne riparleremo quando verrà loro assegnata qualche carica istituzionale.

giovedì 22 luglio 2010

Cominciò così

E chi, chi sarà mai
il buttafuori del sole
chi lo spinge ogni giorno
sulla scena alle prime ore.


(da Cantico dei drogati, in Tutti morimmo a stento – Fabrizio De Andrè, 1968)

Anni fa, capitava che le agenzie di eventi e simili venissero a chiedere addetti alla sicurezza nella palestra di Riccardo.
Fu quello il mio primo lavoro, ben prima che imparassi a portare piatti e aprire bottiglie e un altro paio di cosucce (un giorno, nel risvolto in terza di copertina, quello della mia biografia, ci sarà una frase del tipo "ha svolto diversi mestieri prima di..."). Quarantacinque mila lire a servizio, niente di che, ma di birre ce ne uscivano parecchie.

Quell’estate, in piazza 1° maggio, dietro alla nave di Cascella (sì, proprio lui, lo stesso del mausoleo funebre in casa di mister B.), erano in programma i campionati italiani di beach volley, e a parte qualche turno di giorno con di fianco un paio di transenne e la compagnia saltuaria di qualche hostess, passai il periodo in notturna, con la collaborazione di Gianluca nei fine settimana.
Non è che si facesse molto a dir la verità, alla fine c’era ben poco da sorvegliare, qualche decina di palloni più l’attrezzatura audiovisiva, tutto peraltro “blindato” in un paio di gazebo, che va beh, non è che fossero l’emblema dell’inaccessibilità direte voi. Infatti sì, dico io. Ma insomma, non era mio compito decidere come e dove.
Una sera, proprio a cavallo del cambio turno, un manipolo di ragazzotti riuscì a fregarci da sotto il naso le bandiere issate sulle tribune che davano le spalle al mare. Capimmo subito e il mattino seguente, non prima di un'abbondante colazione da Camplone, io e Stefano (il mio equivalente diurno) recuperammo il malloppo senza troppa difficoltà, anche perché quei furbastri avevano avuto la bella idea di lasciare la refurtiva sotto il proprio ombrellone, lì accanto, da Aurora, il primo stabilimento continuando verso nord.

Insomma, da qui a rimanere svegli e vigili tutta la notte ne passava, allora ad una certa ora, quando gli infradito abbandonavano lo struscio serale rivierasco e le partite di risiko – organizzate, con notevoli dosi di birra, sul palco che la mattina seguente sarebbe stato dello speaker – decretavano la vittoria di una qualsiasi armata, ci si addormentava sui lettini griffati Lido, prima che il raggio meno timido decidesse di bussare sulle palpebre.
E vedere quel disco rosso arancio come rame forgiato a caldo stiracchiarsi e sbadigliare e socchiudere gli occhi prima di scaldare i brividi, era ed è sempre una cosa nuova, di cui ci si fida senza il timore di chi almeno una volta nella vita ha lasciato l’amore dentro abbracci sbagliati.

Tutto questo per dire (come tempo fa) che in questi ultimi giorni, per dovere o piacere, ho più volte condiviso con l’orizzonte delle acque quei minuti sospesi. E che ve lo dico a fare, non si spiega proprio. Forse, al solito, è tutto merito dal mare. E che se sei nato a est non puoi che pensarla così. O forse no.
Ma queste, sono solo chiacchiere. In quei momenti si sta zitti.

sabato 10 luglio 2010

Sempre a proposito di eroi

Mi chiedevo che fine avesse fatto il blog "Zitto zitto, piano piano", del quale trovavate un collegamento qui a sinistra. Fino a ieri.
Così ho scritto una mail al suo creatore, Astutillo Smeriglia, chiedendogli i motivi della chiusura. Questa la risposta:

"Ho dovuto ucciderlo, parlava troppo. Altro che zitto zitto."


Allora tolgo il morto e lo sostituisco con uno vivissimo che non ha bisogno di presentazioni. Al punto che gli regalo anche la mia di pagina.
Non mi sento di aggiungere altro (dall'ultimo post di Spinoza):

Marcello Dell’Utri condannato a sette anni per i suoi rapporti con la mafia. Vergognoso: non sono neanche la metà di quelli che stiamo scontando noi per lo stesso motivo.

Dell’Utri sarebbe stato il referente al nord di Cosa Nostra fino alla fondazione di Forza Italia. Poi manco una cartolina.

Pare che il senatore intrattenesse rapporti con mafiosi molto influenti. E anche in Sicilia conosceva dei boss.

Molti quotidiani hanno titolato “Ridotta la condanna a Dell’Utri”. Che è un po’ come titolare “23 maggio 1992: danneggiata l’autostrada Palermo-Capaci”.

Minzolini fa montare un servizio su Dell’Utri riuscendo a non pronunciare mai la parola “condannato”. Questa volta doveva esserci di mezzo una scommessa.

(Al Tg1 hanno parlato così bene di Dell’Utri che ho pensato fosse morto)

Dell’Utri: “Berlusconi avrebbe voluto testimoniare a mio favore, ma gli sconsigliai di venire in tribunale”. Per un processo così importante neanch’io vorrei uno all’esordio.

L’appello riduce di due anni la pena di Dell’Utri: esulta Capezzone, appena tornato dai festeggiamenti per il pari con la Nuova Zelanda.

Ora si attendono le motivazioni della sentenza. Da Dell’Utri.