mercoledì 31 gennaio 2007

Vince il libro?

Da consuetudine ormai diventata casalingo paesaggio, il libro letto dall’avvocato, riposa dolce, caldo e morbido sul termosifone alla sinistra del cesso.
A questo punto potrei dilungarmi sull’assoluta goduria che provoca il sedersi sulla tazza - per i bisogni più importanti - con un calorifero caldo di fianco (magari con la pioggia che suona all’esterno), ma lo farò in altre occasioni.
Il libro dell’avvocato dunque (a proposito di titoli professionali, tutor forse non ricordo bene, correggimi: “Abbiamo comprato Platini per un tozzo di pane. Lui ci ha messo sopra il caviale”, questo era l'Avvocato).

A scaldarsi le chiappe, in questo fine gennaio di sole frizzante, è Una vita da lettore (Nick Hornby, 2006). In quarta di copertina, come in ogni quarta di copertina che si rispetti, c’è la frase che dovrebbe convincerti a comprare il parallelepipedo cartaceo:

I libri, ammettiamolo, sono meglio di qualunque altra cosa. Se organizzassimo un campionato di fantaboxe culturale, schierando sul ring i libri contro il meglio che qualunque altra forma d’arte abbia da offrire, sulla distanza delle quindici riprese…be’, i libri vincerebbero praticamente sempre.

Ricordando che tutte e quattro le federazioni pugilistiche più importanti, hanno deciso di ridurre nello spazio di quattro anni (dall’82 all’86, in seguito alla morte di Deuk-Koo Kim dopo l'incontro con Ray "Boom Boom" Mancini), la durata dei match iridati da 15 a 12 riprese, vorrei soffermarmi sul fantaincontro di cui sopra.
Dico subito che in linea di massima mi trovo d’accordo con Hornby. Ma con delle riserve.
Certo, come dice lo stesso scrittore, potrebbero esserci alcune eccezioni, ad esempio un ottimo album di Dylan vincerebbe contro un Dickens meno ispirato.
Dal canto mio credo che la vittoria di una forma d’arte su di un’altra abbia molto a che fare con il tipo di fantasport praticato.
Mi spiego meglio: se si giocasse a tennis sul Centre Court - il campo centrale - di Wimbledon al meglio di 5 set, i migliori Pink Floyd vincerebbero sul miglior Hemingway (ipotizzo un punteggio: 6-1, 6-4, 2-6, 4-6, 7-5), che però potrebbe prendersi una consistente rivincita se si cambiasse superficie, ad esempio sulla terra del Philippe Chatrier di Parigi (6-4. 5-7, 6-3, 6-2 per l’uomo con la barba).
Allo stesso modo, Rising Sun di Paul Klee vincerebbe per distacco una maratona contro Tropico del cancro di Henry Miller (diciamo 2h 25’ 46’’ contro 2h 48’ 01’).

Dipende molto, se non tutto dal campo di gioco, dalle caratteristiche fisiche di ogni prodotto dell’uomo, dell’arte quindi.
Ci vuole classe d’accordo (ricordate il buon Chuck Wepner, discreto pugile ma nulla più, che riuscì a metterè K.O. Mohammed Alì, prima di lasciar crollare la sua maschera di sangue al tappeto a pochi secondi dalla fine della quindicesima e ultima ripresa?), ma occhio alle certezze, il colpo della domenica può arrivare da un momento all’altro, magari non nel tennis, forse non nella maratona, ma stiamo attenti a parlare di pugilato. Fino all’ultimo secondo, che tu sia Dante o Baricco, l’importante è tenere la guardia bella alta.

La potenza è l’ultima dote ad abbandonare un pugile. (Rino Tommasi)

4 commenti:

Gallit! ha detto...

Su un tartan ben temperato, con vento a favore che non supera i 4 m/s, per omologare il tempo, forse la "Pietà" di Michelangelo, "le danzatrici" di Matisse" o "La vocazione di San Matteo" del Caravaggio, straccerebbero chiunque, pure il miglior Ungaretti (Universo: Col mare mi sono fatto una bara di freschezza).
Ma la disputa che te hai qui proposto Ciro ha impegnato molti dei miei anni di studio di storia dell'arte. Sai che duelli nel corso dei secoli su chi si prendeva l'alloro di arte migliore? Per esempio la scultura, in quanto arte molto manuale, faticò molto prima di affermarsi (ammesso che ci sia mai riuscita) al pari della pittura.
Ma, a mio, e ripeto, a mio parere, seppur la disputa sia tra artisti maggiori o minori che fanno delle loro arti qualcosa che ci emoziona, e non tra arti, se proprio sono costretto a schierarmi mi schiero, e parteggio.
Per quanto un quadro possa riempire i miei occhi, per quanto un libro possa rubare il mio tempo alla realtà, per quanto un palazzo o una chiesa mi possano sorprendere da ciò che riesce a realizzare l'uomo, la musica accompagna la vita anche se non glielo ho chiesto.
Come l'anima non posso toccarla, eppure con meraviglia ogni volta da quei pezzi di materia inorganica quali sono gli strumenti, si ripete la magia. E anche se mi volto e me ne vado, lei mi ha seguito. A volte anche se, ahimè, si chiama Laura Pausini.

Anonimo ha detto...

è proprio questo il punto: "l'arte migliore".
tutto il mio sproloquio è per dire che non ne verrò mai a capo.
Un po' come chiedersi se ci piace di più la carne o il pesce. non ho risposta.

joecanasta ha detto...

Ad esempio: scivolare nel crepuscolo romano, tornando a casa dal lavoro col motorino, con Jimi Hendrix che apre le cataratte di fuoco della sua chitarra, è pura goduria.
Basta l'attacco di Voodoo Chile(possibilmente dal vivo) e mi viene voglia di fare tutta via cavour impennando col mio goffo cygnus yamaha.Mentre nello specchietto vedo il tramonto che spacca in due i fori imperiali, la strada mi sembra infuocata e mi scopro a battere con le mani il tempo sul manubrio mentre un autista dell'atac, fermo con me al semaforo, mi guarda stranito.

Oppure:stare a l'una di notte a farsi venire le crisi epilettiche lavorando al computer e sentire California di Gianna Nannini(versione "Perle") proprio per fare sganciare il cervello dal rischio di crisi epilettiche.
Poi il giorno dopo, presentarsi in ufficio cantando "siamo noi la Californiaa" e sentire Franco(con cui divido la stanza) continurare puntuale: "siamo noi la libertà...".

Cioè, vorrei dire: il libro traccia delle cose fondamentali dentro di me, mi da completezza, mi fa crescere come se fosse qualcosa che interviene ad un livello "sistemico".
Il libro sono io ma la musica è la punteggiatura mia e del mio mondo. La musica può anche durare un attimo, ma catalizza, sta lì ad unire i puntini dall'1 all'infinito.

Quindi non so che dirvi, potrei andare avanti ore, ma non saprei indicare un imputato.
Magari in questa giornata, in questo momento, mi sentirei di dare ragione al caro Galli.

O magari adesso mi metto a pensare alla poesia che forse unisce musica e letteratura e può traspirare attraverso tutti e tutto.

joecanasta ha detto...

E comunque, sì, proprio così disse l'Avvocato di Michel(sempre sia lodato).