martedì 20 aprile 2010

Perduto nella pioggia

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.

Cosí li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.


Cesare Pavese, 20 marzo 1950

1 commento:

Anonimo ha detto...

Tante volte mi sono chiesto con l'immaginazione come deve essere stato - come deve essere - entrare nell'ultima di chissà quante estranee stanze. Forse, guardarsi nell'ultimo specchio della tua vita; guardarsi dentro: e tornarci, per sempre.

Ma tutto questo le Alici non lo sapranno mai.

Sor