Capita spesso di essere d’accordo con le cose che si leggono e in chi  le scrive. Anche perché c'è una sorta di sottile soddisfazione nel trovarsi di fronte a quel che si  pensa e si vorrebbe dire ma (lo confesso senza bisogno di assoluzioni) scritto molto meglio. E  poi perché sono convinto che leggere pensieri altrui sia un buon mezzo  per formarsene uno proprio. Di pensiero, intendo.
Michele Serra è tra questi, uno a volte persino più retorico di me (motivo per il quale ho quasi smesso di seguire Crosetti), ma che riesce spesso ad intercettare i miei umori.
Pensavo a questo durante la lettura de L'Amaca dello scorso 25 novembre. Insieme però, pensavo anche che io non ho 56 anni.
E scriverlo mentre dalle casse esce una rivalutata versione di The Times They Are a-Changin' (in Mtv Unplugged - Bob Dylan, 1994), insinua ulteriore ansia e consapevolezza di non starci a capire granché. Nel ramo vita, dico.
L'AMACA - da La Repubblica, 25 novembre 2010           
Gli studenti tornano per le strade, salgono sui tetti,  occupano,   sfilano, gridano. Per quelli della mia età alle ovvie    preoccupazioni di genitore si somma il peso di una memoria   suggestiva  ma ingombrante, quella dei nostri vent' anni. L'   entusiasmo ebbe un  prezzo. Lo sfregio del fanatismo   imbrattò molte pagine di quel libro  di vita. La politica   ci crebbe, ci insegnò molto, ci accese di  passione ma ci   esentò dalla fatica del dubbio (per quello c' era  tempo).   Ma nell' istante stesso in cui formulo questi pensieri, che  danno   corpo all' istinto di protezione, che danno voce all' esperienza    dell' adulto, subito mi taccio. La scena è loro, la vita   anche, di  raccomandazioni giudiziose non sanno che farsene. Tra   languire nel  cinismo e cedere a una passione, a vent' anni non   avrei avuto dubbi.  Passano per strada, li guardo dal marciapiede,   incredibile in quanti  pochi anni le parti si siano rovesciate.   Potessi farlo, pregherei per  la loro incolumità, quella   fisica e quella intellettuale - che non gli  si corrompano mai i   pensieri. Se almeno si mettessero qualcosa di un  po' più   pesante, quando salgono sui tetti o stanno tutto il giorno in    giro. Con quei dannati giubbini, e i jeans a fior di culo,   prendono  un sacco di freddo. MICHELE SERRA
 
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