martedì 22 gennaio 2013

Qualcuno, non loro

Non sono un tipo da compilation, neanche da playlist. E vi giuro che queste saranno le uniche due parole "non italiane" di questo post. Facciamo tre.
Sì, insomma, mi piace molto, a fine giornata, osservare la pila di cd (cazzo...) di fianco lo stereo, è come riguardarsi le immagini di una videocamera di sicurezza piazzata tra i neuroni.
Però, anni fa, in macchina, ne avevo un paio. Una era piuttosto improbabile, partiva da Elio, passava per Bowie e arrivava, in chiusura, al commento di Pizzul al gol di Del Piero contro il Messico, quando Bruno, nell'improvvisazione, riuscì a disegnare perfettamente il periodo di offuscamento del capitano bianconero: "il pallone ha un'infinita gamma di soluzione imprevedibili". Poi va beh, tornò al bar con Bulgarelli, ma il tartufo bianco era ormai servito.

Nella seconda, c'erano Dylan e Gaber, intervallati a darsi pacche sulle spalle a vicenda e contemporaneamente uniti nel costringermi ad aprire la più classica delle valigie piene di ricordi.
Credo fu la prima e unica volta, in età adulta, che piansi davanti a mia madre. E questa è una di quelle cose che non mi perdonerò mai. Insieme al fatto di non essere andato ai funerali dei miei nonni.
Ero alla guida, andavamo in montagna a raccattar salami lasciati stagionare in cantine altrui ed era un periodo, giorni direi, un po' così, di novità e partenze da una parte, di cose vecchie e arrivate dall'altra.
E quindi che ci volete fare, già mi commuovo quando muore Prima Base in Sorvegliato Speciale, figuriamoci cosa può succedere se sono io che ci sto lasciando la pelle.
Riuscii a trattenermi a stento sul penultimo pezzo (It's all right ma, I'm only bleeding) ma non potei alcunché sull'ultima traccia: così, su quel meraviglioso crescendo di storia e tamburi, indignazione e chitarre, la diga si crepò, tremò e poi crollò di fronte all'immagine dei due gabbiani ipotetici.

Tutto questo per dire che dopo pranzo mi son deciso a vedere e sentire Qualcuno era comunista, interpretata (ma son parole grosse) da Veltroni e Bertinotti (ottimo, invece, Paolo Rossi), all'interno della celebrazione officiata da Padre Fazio.
Un'esibizione che nel futuro potrebbe prestarsi ad una parodia della madonna, magari partendo dalla voce e dalla faccia dello stesso Veltroni: "qualcuno credeva di essere comunista e forse era qualcos'altro".

Così, adesso, l'unica cosa da fare è bere un tè e riascoltarsi l'originale, nella speranza di non perdere mai l'intenzione del volo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

“Il guaio in tutto questo è che non esiste il popolo nel senso preciso in cui l'intendete, non ci sono che degli sfruttatori e degli sfruttati, ed ogni sfruttato non chiede che di diventare sfruttatore. Non capisce altro. Il proletariato eroico egualitario non esiste. E' un sogno vuoto. […] Il proletario è un borghese fallito.” (Louis-Ferdinand Céline)


Eeh... aveva proprio una faccia da sincero democratico, quel Giorgio lì! Avesse usato un tantinello di più la cinghia, forse non si sarebbe ritrovato moglie e figlia stipendiate da Papi. (Per inciso, violando l'inconfessabile segretezza dell'urna, mi sa che quasi quasi a 'sto giro lo voto. Giusto per sentirmi parte attiva nella ricostruzione di un paese, partendo dalla sua rovina)

P.S.
E comunque, con fiera demagogia reaganiana, il mio personale picco di commozione sylvesteriana credo resti...
http://www.youtube.com/watch?v=NRGgaqNCZec

Sor (scacco matto, compagno!)

Anonimo ha detto...

eeee, ma l'ammore e l'ammore!!
che gli vuoi di a Ombretta Colli?

cy

Anonimo ha detto...

Mi pare sia stato un certo Nano (Berdoso, al secolo) a dichiarare che le avrebbe assestato un paio di colpi anche ai giorni nostri, all'Ombretta. Ma senza amore, pare.

Sor vittima degli amori che fanno dei giri immensi (sul Grande Raccordo Anulare)