mercoledì 17 gennaio 2007

Chi perde esce

A detta del Mono, Nestore ed Enea mettevano davvero paura: erano due ragazzoni abbondantemente sopra il metro e novanta di altezza e i cento chili di peso con corporatura tendente più a Ciccio di Nonna Papera che a Lou Ferrigno. Ad incutere timore infatti, non era l’epicità dei nomi o la maestosità del fisico, ma la loro bravura nel più classico dei giochi 2 contro 2: il biliardino, definizione che ho sempre preferito (chissà perché poi…) a quella di calcio balilla.
Il tavolo da gioco, rigorosamente di marca Roberto Sport, si trovava proprio sotto al balcone di casa mia, in una sala giochi senza nome ufficiale ma con molti ufficiosi (quasi come il protagonista-eroe di un western crepuscolare) come La saletta o più precisamente Da Romano, per via del nome del titolare.
Tutti noi di Porta Nuova la conoscevamo invece come La sala pigro, a causa dei frequentatori dalla fedina penale non proprio immacolata.

In gergo pescarese, il termine pigro è associabile a proprio piacimento a quello di zingaro, nel senso di un losco figuro dalla camminata inconfondibile alla disperata ricerca della rissa, che non te la manda a dire, che incrocia appositamente il tuo sguardo per dirti frasi del tipo: “chi mi ‘sti uarda’?”, seguito spesso dal magico “chi ting’ la facc' zezz’?”. Insomma, come si dice dalle mie parti, il classico sparem’m’pett.

Ricordo parecchia tensione ogni volta che, rincasando dalla palestra, mi toccava passare di fronte alle vetrine della saletta, ma bastarono due discussioni con borsa poggiata per terra come a dire “adesso ho le mani libere” - una con un tal Rosario, sfigato che si atteggiava a pigro convinto di guadagnare punti nella sua scala sociale disturbando la mia camminata, e un’altra con un tipo che si divertiva a prendere a calci uno sportello in alluminio contenente, se non sbaglio, una sorta di quadro elettrico del mio palazzo - per guadagnarmi il rispetto di tutti che equivaleva a dire lasciarmi passare senza rompermi le palle. Certo, fui fortunato a non incontrare qualche altro simpatico personaggio, ma il pigro è così: se vedono che sei amico di un suo amico allora puoi stare tranquillo, il rispetto te lo sei guadagnato. E a quei tempi, se frequentavi come me la tana delle tigri di Riccardo, di pigri ne conoscevi a pacchi. E con molti ci facevi pure a cazzotti, scherzandoli anche, ma senza che ve lo sto a dire, sul ring è una cosa, sulla strada ne è un'altra.

sostavo da giovincello sotto i portici di Piazza Salotto, come ogni sabato la rissa è nell'aria. Si affrontano in due:

A (un po' impaurito): "Guarda che faccio full contact!"
B (in scioltezza): "J facc' a mazzate."

Vi devo dire com'è andata a finire?


Il Mono arrivava verso le due e trenta, quando, con la copia giornaliera de Il Centro davanti agli occhi, assaporavo l’ultimo sorso di caffè. Era impossibile non accorgersi dell’arrivo del Mono, la sua Sfera cinquanta emetteva un rumore che neanche una Ferrari con marmitta bucata (esisterà mai nel mondo un matto che buca la marmitta ad una Ferrari?) da due cacciaviti modello carpentiere.
Pare che anche Pitucci (noto per la sua camminata dai piedi piatti) fosse molto forte ma sembra anche che in coppia col Mono prese una seria scoppola con i nostri acerrimi rivali (miei e del Mono) di sempre: il Signor Valdoni e La Signora, attaccante il primo, portiere il secondo.
Tra flash, doppiette, pallonetti, passaggi 3-5 o 5-3, scatolette, virgole e sponde contestate (rullate mai) si andava avanti per ore anche oltre il tramonto del sole, con i piedi nudi che iniziavano a diventare freddi come la sabbia sulle mattonelle bianche di un qualunque stabilimento: perché come la vita non può fare a meno della morte, lo stabilimento balneare non ha ragione di esistere senza biliardino (con i suoi 12 tavoli da gioco eccelleva il Belvedere, frequentato da noi giovani di Istria solo per questo motivo, anzi no, la birra in bottiglia costava di meno…).
Sul biliardino le leggende non si contano sulle dita di una mano neanche se scese a patti con quelle dei piedi, ma chissà, forse avrò tempo per raccontarvele.

come quella volta che io e La Signora vincemmo a sorpresa con una coppia di trentenni delinquenti in quel di Saturno, facendo la follia di scommettere dei soldi, mi sembra 5000 lire mila a testa: ci andò bene. Il mio portiere fece miracoli e La Signora in stato di grazia flashava che neanche La Chapelle sotto acido. Portammo a casa la partita sul filo di lana tra il crescente e pericoloso nervosismo dei nostri avversari che, ovviamente, non pagarono la scommessa. A noi andava bene così, non ci interessavano i soldi, o più probabilmente non era il caso di andarglieli a chiedere.

Tutto questo per dirvi che il biliardino ("senza affondare" leggesi gratuito) è rientrato prepotentemente nella mia vita grazie al Fanfulla 101, capannone adibito a locale nel sempre più verde Pigneto. “Si gioca a chi perde esce” recita il cartello con tanto di disegno. Dopo qualche partita di assestamento ingrana la quarta la coppia Cirello-Gallit, ritiratasi imbattuta e con le mani gonfie di dieci e più partite:

Ragazzo: “Ma come?, avete perso alla fine?”
Cirello-Gallit (mostrando il palmo delle mani): “No, no. Ci siamo ritirati, abbiamo mani e occhi a pezzi.”
Ragazzo (dandoci la mano): “Vi sfida ufficialmente il Fanfulla 101.”

4 commenti:

Lasignora ha detto...

...e che dire dei "cappotti" a te così familiari, con tanto di pallina sotto l'ascella e pacca sulla spalla!?!
Certo Cirè che per vincere "dieci e più partite" tu, noto per il gioco fatto di qualche sporadica sponda fortunata, il livello non doveva essere poi così alto...o forse è il tuo compare che macìna!
comunque io e Valdoni siamo sempre pronti...

Anonimo ha detto...

il solito milanista! di cappotti a biliardino manco l'ombra (se vogliamo parlare di tressette allora parliamone...). e poi io so come il vino la signo', quando vuoi sono pronto. è il mono che vedo ormai furoi allenamento.

Anonimo ha detto...

ti devo ricordare qualche sabato pomeriggio al Bar stadio...?
comunque visto che accampi scuse da Gobbo ancor prima di cominciare, puoi anche portarti il nuovo compare (mi ricorda tanto il Mono con Williamino...)

Anonimo ha detto...

cazzo è vero, fu williamino e non pitucci a prendere le scoppole contro di voi!!!

grande il bar stadio..ma esiste ancora?