venerdì 7 marzo 2008

"Tu che lo vendi, cosa ti compri di migliore?"

In definitiva sono uno dalla lacrima facile.
In privato non sono riuscito a trattenere il sale - e tuttora ho dei fremiti - persino alla morte di Prima Base in Sorvegliato Speciale (John Flynn, 1989) o a quella bellissima e beata e sorridente del vecchio Matto alla vista della città in ...Più forte ragazzi! (Giuseppe Colizzi, 1972).
E’ quindi con un senso di strana autocommozione che mi ritrovo spesso a leggere necrologi, pensare a cose orribili che potrebbero sconvolgere la mia esistenza e allo stesso modo guardare foto di funerali per piangere insieme a chi ha davvero un motivo per farlo.
Poco fa ero con gli occhi a Molfetta e ora già non ci sono più. Come quelle 5 persone mangiate internamente dallo zolfo. Uscite di casa con “ciao, a dopo”, “ci vediamo a cena” o qualsiasi altra bugia inconsapevole.
E non riesco a capire perché le morti sul lavoro mi rimangano dentro più di altre, forse perché la signora di falce armata in quei luoghi non dovrebbe entrarci neanche con lo sguardo. O forse perché non dovrebbe entrare mai in qualunque posto ma adesso sto chiaramente vaneggiando e mi sono perso.
O semplicemente sono piombato nel sonno come Elmer, Herman, Bert e Tom, Charley, Ella e Kate, Maggie, Edith, Lizze e Jones il suonatore.

2 commenti:

Alessandro Vichi ha detto...

Cirello necessario come piace a me. Amore e rabbia. Ma non importa, adesso torno al lavoro..

Fre ha detto...

La cosa più banale, ma più pesante per me, è che si muoia per sopperire a un bisogno elementare, quello i portare a casa i soldi per la pagnotta. E' proprio banale, mi rendo conto. Ma non ci posso credere.