lunedì 16 marzo 2009

Mi serve un polverizzatore Thompson (5)

- Niente più baci d’addio davanti alla stazione ferroviaria di Warrington, nel nord dell’Inghilterra. La Virgin Rail (3 a tutta la fretta del mondo contemporaneo) ha fatto installare nella stazione un cartello di divieto (una coppia di profilo che sta per baciarsi barrata da una striscia rossa), sostenendo che i baci, se scambiati nell’auto, provocano intralci al traffico davanti all’edificio.
Se solo abitassi a Warrington e avessi una donna (senza martellarsi troppo le palle, decisamente più assurda la prima ipotesi che la seconda), sarebbe bello recarsi giornalmente di fronte alla stazione, magari con la macchina tappezzata di fogli di giornale. E quel che deve succedere, succeda.

- “E’ l'unica che mi è sempre rimasta fedele in tutti questi anni difficili”: alla veneranda età di 18 anni, è morta Loki, il chihuahua (3 a tutte le razze similroditrici) di Mickey Rourke (un 7 alla carriera via).
Ora, ammettendo che quello visto in questi ultimi anni sia realmente Mickey Rourke e non una bambola gonfiabile forgiata a sua somiglianza, c’è da chiedersi quanto siano ancora credibili gli scommettitori (non scommettivacche, mi raccomando) di tutto il mondo, che davano la sopravvivenza di Loki nettamente favorita su quella del padrone.

- Dopo Loki, a breve distanza, o infinita se preferite, ci ha lasciato anche Tullio Pinelli (100, come il secolo di vita), uno di quelli che ha contribuito a farmi capire che la scrittura, prima ancora della regia, vince.
L’elenco (selezionato) è piuttosto freddo, lo so, ma state attenti, a guardar bene si rischia di ustionarsi:
Lo sceicco bianco, I Vitelloni, La strada, 8½, Adua e le compagne, Boccaccio ‘70 (ep. Le tentazioni del dottor Antonio), Amici miei, Il marchese del grillo, Ginger e Fred, La voce della luna.
Giù il cappello.

- Rivoluzione Obama: “Tasse ai ricchi per rendere accessibili i costi della salute a tutti gli americani, soprattutto quelli più poveri”. La crisi la paghino i ricchi, insomma. E giù, valanghe (leggeri smottamenti per la questura) di applausi su scala mondiale. Poi uno pensa un po' di cose, del tipo che la redistribuzione del reddito in base allo stato sociale non sia proprio un’idea nuova, ma forse già dell’uomo in barba folta, che forse Dilberto avrebbe dovuto scegliere uno slogan diverso da “Anche i ricchi piangano”, o forse ancora che basterebbe bluffare e definirsi democratici (come suonerebbe PdDI, male, vero?) per proporre sacrosanti principi fondanti dell’essere di sinistra – dell’essere uomini, a mio, sconsolato, giudizio – anziché venir tacciati automaticamente di stanilismo-nostalgico-assassino-mangiabambini.
Sì, insomma, per farla breve, ho capito una cosa: l’abbronzato è comunista.

- Pete Doherty (7,5 di invidia, ma solo per lei) si confessa su Vanity Fair: “Kate Moss (8, allo sfiammo, ma non solo) mi ha sfasciato una chitarra bellissima, a cui tenevo. E poi mi ha ucciso il canarino”. Il Tgcom, sempre sul pezzo, riprende la notizia da par suo: “Kate Moss odia gli uccellini”.

- Purtoppo, le news sul Grande Fratello fanno bella mostra su ogni homepage di base rispettabile, in fondo un culo o una tetta non si negano ormai manco ai preti, o soprattuto a loro. La domanda è un'altra però, visto che a cadenza settimanale leggo "Nuovo ingresso nella casa", mi chiedo: ma come cazzo funziona sto Grande Fratello?

- Risponde in scioltezza La Fattoria (e il suo angolo di fotonews tipico di ogni homepage di base rispettabile): l'altro giorno c'erano tre tipe strafiche, in perizoma, che facevano yoga su di un pontile. Da yoghista della prima ora, comunico che nelle 10 posizioni che compongono il "saluto al sole" (l'unica routine che al tempo praticavo con assiduità da appena sveglio, a digiuno ovviamente), manca la posizone che le donzelle di cui sopra, sembrano, almeno dalle immagini, preferire: la pecora (anche se le due coppie 2-9, 4-7, potrebbero ingannare i non puri).

- La signora Melinda ci confida che suo marito, Bill “non sono invidioso” Gates (5, da sostenitore della mela) ha vietato ai figli l’acquisto di iPhone e iPod: “Sono prodotti Apple”, viva la sincerità. Evidentemente, i soldi, oltre a non dar felicità, non regalano neanche creatività. E buon senso.
Fossi in Jennifer Katherine, Rory John, e Phoebe Adele, invierei una foto al papà (fatta con l’iPhone con Custodia Incipio Ultra Light Feather e auricolari Bluetooth Apple), che li raffiguri di fronte ad un MacPro (processore Intel Xeon Quad-Core da 2,66 GHz con tecnologia "Nehalem"), intenti all’acquisto su iTunes Store di alcuni brani (di Springsteen) da inserire nei loro nuovissimi iPod da 120 giga (per Jennifer e Rory) o nell’iPod shuffle da 4 giga (per la piccola Phobe Adele).

- Nella stessa conferenza in cui il nostro presidente del consiglio costringeva con mano sulla spalla il povero Frattini (8 alla sua faccia nell’occasione, eloquentissima) a sponsorizzare la baggianata del voto ai soli capigruppo, il suddetto si è lanciato nel solito aneddoto sulla sua giovinezza estetica, raccontando di quando, in visita presso un ospizio (per non perdere consensi nella fascia più importante del suo elettorato) chiese ad una vecchina (“tutta raggrinzita su una sedia a rotelle”, con tanto di mimica a disegnare le rughe) che età avesse. La cosa incredibilmente divertente in tutto ciò, dovrebbe essere la risposta della vecchia: “siamo coetanei”. Un classico dell’immaginifico, mascherare la sua vanità (io dimostro vent’anni meno della signora) con un’opera di altruismo (che bravo che sono che vado a salutare i vecchi all’ospizio). Peccato che il prezzo della vanità non sia alla portata della vecchina. Anzi, per fortuna. E poi, come già detto, di tette finte non so che farmene, figuriamoci di facce. Di cuori poi, mi tengo quelli pulsanti, anche se calvi. E senza bandane.
Ah, ci fossero ancora le mie nonne, lo prenderebbero a colpi di borsetta. O di polenta.

- Cronaca local calcettistica: questa sera alle 21, presso il circolo Pro Roma di Largo Preneste, la compagine del Lokomotiv Colleoni cerca il punto promozione. Grazie a tutti.

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Roma, 16 marzo 2009
Il Lokomotiv Colleoni raggiunge con un turno di anticipo l'agognata promozione nella massima serie.

Anonimo ha detto...

Rallegramenti!

Un passante

Anonimo ha detto...

grandissimo Lokomotiv!!!!!
Per sempre nel cuore.
Un Lokomotiv (fredo)

Anonimo ha detto...

grazie Lokomotiv! L'abbiamo sognata a lungo questa promozione. Festeggiamo con voi con le maglie blu e rosse e la peroni d'ordinanza.

Lucha

vecio ha detto...

Festeggiamo la promozione con un'intervista di gianni mura a enzo bearzot (anno del signore 2007)

Enzo Bearzot festeggia oggi 80 anni. “Con mia moglie Luisa, una famiglia di amici e don Luigi, della chiesa del Paradiso qui a Milano, uno che era molto amico di padre Turoldo, furlano di quelli dritti”. I festeggiamenti erano cominciati in anticipo, lunedì. “La Gazzetta mi ha fatto una bella sorpresa, un bel regalo anticipato. Mi sono un po’ commosso con gli azzurri del 1982, o meglio mi ha commosso il loro calore. Non è obbligatorio affezionarsi al nonno. Ho notato un cambiamento in Zoff: 25 anni fa mi dava del tu solo a quattr’occhi, quando parlavamo in friulano, adesso riesce a farlo anche in pubblico. Era ora”.

E gli altri come li ha trovati?
Un po’ invecchiati, naturale, e alcuni pieni di voglia di fare e con un’amarezza appena percettibile. Forse si sentono trascurati dal calcio. A me è spiaciuto molto per Claudio Gentile, un duro sul campo, un pezzo di pane fuori. Lo hanno silurato quand’era scaduto il tempo per trovarsi una sistemazione. Non m’aspettavo che a trattarlo così fosse un ex calciatore.

S’aspettava che Lippi vincesse i mondiali?
Lo speravo, ho cercato di stargli vicino, s’è trovato in una situazione simile alla mia nell’82. E anche stavolta l’Italia, che pure non era la più forte del mazzo, ha trovato la forza del gruppo, l’unità vincente.

Chi era più forte?
L’Argentina nettamente, e anche il Brasile. Ma i loro assi non hanno creato la squadra. E noi quando siamo punti sul vivo diamo il meglio.

C’è qualcuno di Berlino 2006 che avrebbe potuto giocare nell’82?
Buffon no perché avrebbe tolto il posto a Zoff. Scherzo, a me piace molto Buffon che è diverso da Dino ma una cosa in comune ce l’ha: se prende gol per colpa di un compagno, non lo rimprovera, anzi cerca di tirarlo su. Solo i grandi giocatori hanno questa sensibilità. Le rispondo così: come regista avevo perso Capello, quindi Pirlo mi avrebbe fatto molto comodo. E’ bravissimo, sia sul tocco breve che sul lancio lungo, sa tirare in porta, è davvero un giocatore completo.

Totti no?
Bravissimo, per come fa i gol e li fa fare, ultimo passaggio fulminante. Totti e Kakà rappresentano il meglio che si può vedere oggi in uno stadio italiano, ma come faccio a scartare uno dei miei vecchietti?

Totti, Nesta, mettiamoci anche Maldini: lei avrebbe trovato le parole per farli restare in Nazionale?
Dico solo il mio parere: un giocatore può essere un fenomeno nella Roma o nel Milan, ma il massimo, per me, è la Nazionale. Precludersela mi sembra autoriduttivo.

Riesce ancora a entusiasmarsi per questo calcio?
Entusiasmo è una parola grossa. C’è troppa organizzazione e poca democrazia. Lo guardo meno, lo sento più estraneo. Calciopoli ha prodotto danni profondi, quasi quasi non si crede più al verdetto del campo, è come se qualcosa mi si fosse spento dentro. Riesco ancora a indignarmi, questo sì. Per i fischi di San Siro alla Marsigliese, così come nel ‘90 a Roma mi ero indignato per i fischi all’inno argentino, con Maradona in campo che piangeva. E fischiavano i politici, in tribuna d’onore, gente che aveva studiato. Che vergogna. L’inno è sacro, cosa costa stare zitti per quei due-tre minuti? Poi ce ne sono novanta per fischiare i giocatori.

Bearzot non ama le celebrazioni, l’aveva già detto a caldo, a Madrid, quella sera di luglio. "La melassa soffoca". Dopo la sorpresa in chiave azzurra della Gazzetta, ieri ha parlato ai microfoni di Radio 24, col suo vecchio amico e agiografo Gigi Garanzini, e non ha saputo dire di no a una chiacchierata con altri due giornalisti che lo chiamavano, con rispetto, vecio già nell’82.
A un certo punto suona il cellulare, è Platini dalla Turchia. Una chiamata che a Bearzot fa piacere. “Come devo chiamarti, Michel o presidente? Grazie del pensiero. Ti ricordi di quando ti ho convocato nel Resto del Mondo per giocare contro l’Argentina nel ‘79? Sì, eri già in vacanza, ho corso un rischio. E la cosa che ricordo, oltre alla nostra vittoria, è la faccia depressa del generale Videla al momento della premiazione. Credevano che fossimo lì a fare i turisti. Si erano sbagliati. Oh, Michel, hai visto che Henry è arrivato a un gol da te?”. Segue gran risata. Gliene chiediamo conto. “Platini è sempre il solito. Ha detto: è vero, ma solo perché Domenech non mi convoca. Gli ho detto di avere un occhio di riguardo per gli italiani, anche se non tutti lo meritano. Eh, Michel, il più bel destro visto in 50 anni”.

I più grandi in assoluto?
Di Stefano sapeva coprire tutti i ruoli, Maradona era il calcio. Non dimentico l’intelligenza tattica di Schiaffino. A Pelè è mancata l’Europa, giudizio sospeso.

Qual è il profilo del ct ideale?
Per me, dev’essere stato allevato dentro la federazione. Com’è stato per me, ma anche per Vicini, Zoff, Maldini. Dalle giovanili alla A si ha più visione d’assieme. Scusate, ma di me si parla sempre e solo come ct. Vorrei dire che tra A e B ha giocato 422 partite per intero, perché non c’erano le sostituzioni, non come oggi che vale la presenza anche se giochi tre minuti. Ero il classico mediano, con qualche licenza di scorreria sulle fasce, come Ciccio Sentimenti. Ho cominciato marcando Piola, ho finito contro Mazzola e Jair. Con Piola avrei volentieri scambiato la maglia, ma non usava. Ne avevamo una e ce la cambiavano quando stava in piedi da sola. Tra le mie medagliette c’è che Sivori non mi ha mai fatto un tunnel.

Mai avuto come ct offerte dall’estero?
Lo dico adesso per la prima volta. La più allettante era dell’Arsenal, dopo che avevamo lasciato a casa gli inglesi nel ‘78.

Platini ha fatto carriera come dirigente. Perché alcuni dei nostri, tipo Rivera e Zoff, non sono entrati nelle alte sfere del calcio?
E che li propone? L’uomo di Bari? Matarrese, per chiarezza?

Senta, è vero che quando Matarrese entrò nei vostri spogliatoi per complimentarsi dopo la vittoria sul Brasile, Tardelli gli tirò uno zoccolo?
Se ricordo bene gli zoccoli in volo erano più numerosi. Finché il gioco al massacro lo fanno i giornali, passi, ma se partecipa uno che dovrebbe stare dalla tua parte la squadra non dimentica. Dopo un esordio discreto, la seconda e la terza partita erano roba da spararsi, ma non potevo spararmi, dovevo andare avanti. Finché è venuta fuori la squadra del 78, la mia vera squadra del cuore.

Vede qualcosa di nuovo sotto il profilo tattico?
No, nemmeno in Spagna dove si riempiono tanto la bocca ma con la Nazionale non combinano granché. In Italia tutti dicono di aver rinnegato il difensivismo e poi giocano con una punta sola, ma non si può pretendere che faccia tutto il povero Inzaghi. Poi si tratta sempre di barriere. Rocco le faceva a 20 metri dalla porta, la sua famosa Maginot, oggi si fanno a centrocampo.

Almeno in tv il calcio lo guarda? C’è qualche tecnico che le piace?
Mi piace Ranieri, è una persona esperta e pacata, seria e civile. L’uomo giusto per la Juve. Non conosco personalmente Spalletti, ma mi piace il gioco della Roma, anche se è molto dispendioso con tutte quelle volate senza palla. Se ha riserve all’altezza, può essere l’anno buono, altrimenti resta una questione milanese. Col Milan più esperto, che ha problemi ma cerca di risolverli, mentre l’Inter i problemi è specializzata nel crearseli da sé. Quanto alla tv, è troppo piena di risse, di volgarità volute, mi crea meno arrabbiature quando è spenta. Posso dire una cosa che non sopporto? Life is now. Ma quale now? La vita è oggi se c’è il meglio di ieri e un progetto di domani.

Il suo ieri comincia da una foto di Campatelli sotto il cuscino.
E ho esordito in A al suo fianco. Salendo la scaletta mi ha toccato la spalla: guarda che hai il 5 sul petto. Per l’emozione avevo messo la maglia a rovescio. Il mio ieri è la radiocronaca di Carosio nel ‘38, io sulla piazza di Gradisca, i gol di Colaussi, uno del paese, come la riserva Castellani. Alla fine non c’era più una goccia di vino nelle cantine, ho bevuto anch’io che avevo 11 anni, ma poco, e ho pensato che volevo fare il calciatore perché il calcio dà felicità alla gente.

Ed è vero, valutando oggi?
La felicità è come un’arietta che ogni tanto accarezza il volto. Ma le ferite, anche morali, non passano mai, ti segnano una vita. Non le dimentico. E nemmeno le emozioni: l’Inter resterà il primo amore della mia vita e il Torino il più forte. Ci sono arrivato dopo Superga, facevano fatica a pagarci lo stipendio, le docce al Filadelfia erano gelate, ma quando vedevi la scritta "Ex igne fax ardet nova" ti sentivi dentro un orgoglio, un senso di appartenenza, una cosa da brividi. I brividi che ho quando ripenso agli anni che ho addosso, a chi ho perso per strada: mio padre quand’ero in Sicilia, mia madre quand’ero in Olanda, Scirea che è morto a 35 anni, Ferrini a 37, Baretti a 50, e poi Brera e Arpino, che avevano litigato in un certo senso per colpa mia, una convocazione di Bettega che Brera non condivideva, e ho il rimorso di non essere riuscito a mettere pace, prima che morisse Arpino.

Che regalo s’aspetta per oggi?
Niente, mi basta la presenza dei presenti. Di Luisa, che ho conosciuto nel ‘48 sul tram numero 3, in corso Italia. Il mio amore di una vita, la mia allenatrice, da un po’ la mia badante, cioè da quando in casa non abbiamo figli e nipoti. E pazienza se non mi lascia più fumare.

Come le piacerebbe essere ricordato, fra un po’ d’anni?
Come una persona perbene.

Anonimo ha detto...

occhi gonfi

montelli

joecanasta ha detto...

intervista che primeggia tra i miei ritagli di giornali nella cartellina "futbol".
insieme al necrologio di Sivori e altre chicche.

mi sta venendo il dubbio che, nella cartellina "futbol" potrei avere quasi esclusivamente ritagli di fatti commoventi/tristi/commemorativi.

più tardi quando torno a casa controllerò.

Anonimo ha detto...

il tram numero 3 che passa per corso italia passa anche sotto casa mia, lo prendo quasi tutti i giorni. da oggi penserò a tante cose nuove ogni volta che salirò quei gradini.

rbl

Anonimo ha detto...

Rivolgi anche un pensiero alla solitudine dei numeri primi.

Sor che non è un matematico ma...

Anonimo ha detto...

corretto il refuso: diamo a bubù quel che è di bubù.

Anonimo ha detto...

il refuso corretto era nel post del 19 dicembre...ho sbagliato link. nu macell'!!