Anche se sempre meno tassonomico del signor Valdoni, mi piacerebbe mettere un paio di puntini sulle i, anche se poi sulla i ce ne va uno solo.
Per farlo, vorrei partire da questa frase del miglior presidente degli ultimi 150 anni, all’indomani della bocciatura della consulta al Lodo Alfano:
“Meno male che Silvio c’è. Se non ci fosse Silvio con tutto il suo governo, con un supporto del 70 per cento degli italiani, saremmo in mano a una sinistra che farebbe del nostro paese quello che tutti sapete. Quindi va bene così.”
Al solito, secondo non si sa bene quali sondaggi, siamo quindi al 70 per cento. Per mettere i puntini, saccheggio a piene mani dal blog di Zucconi. Niente di nuovo c'è da dire, ma mi accorgo che alcuni dei suoi elettori - almeno quelli con cui ho parlato domenica a pranzo, di fronte a degli ottimi maltagliati con porcini e asparagi - ci credono sul serio. Rieccoci allora al motivo dei puntini:
"- La percentuale di voti conseguiti dall’alleanza di Centro Destra nell’aprile del 2008 è, come si può vedere dal sito ufficiale del Ministero degli Interni, del 46,8 %, naturalmente più della coalizione opposta (37,5%). E’ dunque una maggioranza soltanto relativa, ben lontana da quel plebiscito che ora viene spacciato confondendolo con la cifra del sondaggio casareccio. La maggioranza degli italiani che votarono nel 2008, scelsero di NON votare per il centro destra (53,2%). Mentre il partito con il suo nome ottenne appena il 37,4%, non proprio una vittoria per acclamazione.
- Alle Europee del 2009, il neonato Popolo della Libertà ebbe il 35,3%, arretrando nettamente rispetto alle politiche del 2008.
- Dalla discesa in campo nel 1994, il partito o i partiti con il marchio di Berlusconi non hanno mai ottenuto più che una vittoria relativa, al massimo poco più di un terzo del voti, grosso modo quello che otteneva la DC.
- Quando ci si chiede dove siano tutti questi elettori di Berlusconi che a volte si fatica a individuare tra i propri conoscenti e amici, basta ricordare che da 15 anni, testardamente 2 italiani su 3, e molti di più contando gli astenuti, rifiutano di votare per lui."
Detto questo, continuo a fare man bassa di scritti e letture altrui, e questa volta, ringraziando il sempre ottimo Lucha, non posso non continuare a citare uno che vedeva un po’ meglio di molti altri. E no, non era una questione di occhiali.
Chiamatela civiltà dei consumi, chiamatelo Berlusconismo. Chiamatelo come vi pare. Questo è, buona lettura:
“Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l’adesione ai modelli imposti dal Centro, è tale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati. L’abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la “tolleranza” della ideologia edonistica voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana. Come si è potuta esercitare tale repressione? Attraverso due rivoluzioni, interne all’organizzazione borghese: la rivoluzione delle infrastrutture e la rivoluzione del sistema d’informazioni. Le strade, la motorizzazione ecc. hanno oramai strettamente unito la periferia al Centro, abolendo ogni distanza materiale. Ma la rivoluzione del sistema d’informazioni è stata ancora più radicale e decisiva. Per mezzo della televisione, il Centro ha assimilato a sé l’intero paese che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un’opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè – come dicevo – i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un “uomo che consuma”, ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane. L’antecedente ideologia voluta e imposta dal potere era, come si sa, la religione: e il cattolicesimo, infatti, era formalmente l’unico fenomeno culturale che “omologava” gli italiani. Ora esso è diventato concorrente di quel nuovo fenomeno culturale “omologatore” che è l’edonismo di massa: e, come concorrente, il nuovo potere già da qualche anno ha cominciato a liquidarlo. Non c’è infatti niente di religioso nel modello del Giovane Uomo e della Giovane Donna proposti e imposti dalla televisione. Essi sono due persone che avvalorano la vita solo attraverso i suoi Beni di consumo (e, s’intende, vanno ancora a messa la domenica: in macchina). Gli italiani hanno accettato con entusiasmo questo nuovo modello che la televisione impone loro secondo le norme della Produzione creatrice di benessere (o, meglio, di salvezza dalla miseria). Lo hanno accettato: ma sono davvero in grado di realizzarlo?
No. O lo realizzano materialmente solo in parte, diventandone la caricatura, o non riescono a realizzarlo che in misura così minima da diventarne vittime. Frustrazione o addirittura ansia nevrotica sono ormai stati d’animo collettivi.[...] La responsabilità della televisione, in tutto questo, è enorme. Non certo in quanto “mezzo tecnico”, ma in quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. È il luogo dove si concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. È attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere. Non c’è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l’aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l’anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione), non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata, bruttata per sempre”.
Pierpaolo Pasolini, “Corriere della Sera”, 9 dicembre 1973